Miami Heat 84 – 90 Indiana Pacers
Nello scontro al vertice della Eastern Conference, la partita che tutta America attendeva per misurare il polso ai galoppanti Pacers di questo inizio stagione, Indiana non tradisce e si conferma – ora sì – una contender a tutti gli effetti.
Dopo un primo tempo sofferto (anche 13 pti di vantaggio per gli ospiti), che aveva fatto credere ai ragazzi di coach Vogel di non essere ancora all’altezza dei Campioni NBA, ci ha pensato nuovamente la premiata ditta Hibbert&George, così come nelle partite vinte della finale di Conference dello scorso anno, ad affossare gli Heat.
Il primo (24 pts, 10-15 dal campo) li lavorava costantemente ai fianchi, PG invece dopo aver trotterellato per gran parte di gara metteva a referto due triple micidiali durante il decisivo parziale del secondo tempo. Alla Bankers Life Fieldhouse non è andata in scena la vostra classica partita di regular season, a cominciare dal calore e dalla pressione esercitati dal pubblico. La difesa fisica e i costanti raddoppi di Miami hanno tenuto George a soli 17 punti, con lunghi tratti di partita in cui sembrava completamente avulso dal gioco.
Dall’altra parte LBJ ha finito con 17 punti e un inusuale 6-16 al tiro che è diventato 3 su 11 negli ultimi 36 minuti. David West per Indiana ha messo a segno 17 punti, testimoniando una volta di più, se ce n’era bisogno, che gli Heat soffrono terribilmente i lunghi dei rivali (43-33 il computo dei rimbalzi in favore dei padroni di casa). La rivincita a Miami fra una settimana.
New York Knicks 94 – 109 Cleveland Cavaliers
Dopo la scoppola presa in casa dai Celtics (-41), i Knicks rimediano l’ennesima ripassata. Questa volta sono i Cavs a ballare sopra le macerie della squadra di New York. Irving segna 12 punti nel terzo quarto (chiuderà con 37 e 11 assist), periodo in cui i suoi prendono definitivamente il largo, conquistando la quarta di fila alla Quicken Loans. Non bastano i 29 di Melo e i 15 di un positivo Stoudemire. Inaccettabile il dato dei soli 5 liberi guadagnati per la squadra della Grande Mela che a fine partita, a cominciare da Anthony e dall’assistant coach Herb Williams, fa quadrato intorno a Woodson, ora più che mai a rischio di esonero.
San Antonio Spurs 116 – 103 Toronto Raptors
Gli Spurs dopo essere stati sotto anche di 14 nel primo periodo di gioco ed aver concesso un massimo stagionale di 36 punti in un quarto all’avversario, piazzano a inizio secondo un parziale di 13-4, grazie soprattutto alle folate di Tony Parker. Con Tiago Splitter fuori e Jeff Ayres in quintetto, è la panchina di San Antonio a fare la differenza. Ginobili gioca alla sua maniera, chiudendo con 16 punti e 9 assist – quando ne fa almeno 5 i suoi sono 10-1 in questa stagione, Belinelli segna 12 punti con 2/3 da oltre l’arco e il sorprendente Aron Baynes, che fino a lì aveva soltanto 17 punti in stagione, ne aggiunge 14 con 6 rimbalzi e 7/9 al tiro. I Raptors alla prima uscita senza Rudy Gay, con DeRozan e Amir Johnson da 19 pti a testa, non possono evitare la sesta sconfitta consecutiva negli incontri contro i texani.
Oklahoma City Thunder 101 – 92 Atlanta Hawks
Prova di ordinaria amministrazione per Durant che, con 30 punti, 10 rimbalzi, 5 assist e 2 stoppate – anche se con 9 su 21 dal campo, guida i Thunder alla conquista della vittoria numero 11 nelle ultime 12 uscite. Un po’ peggio fa Russell Westbrook che realizza soltanto 6 delle 21 conclusioni che prende. Tuttavia Atlanta non riesce ad approfittare della serata storta al tiro del numero 0 e, a sua volta, conclude la contesa con un misero 36% dal campo.
Millsap cerca di mettere a tacere le voci che lo vorrebbero coinvolto in uno scambio con una prestazione da 23 punti e 12 rimbalzi per aiutare i suoi a rientrare in partita. Grazie anche al decisivo quanto insperato apporto di Shelvin Mack dalla panchina (17 pti con 3-5 da 3 punti), gli Hawks tornano anche a meno 3, sul 95-92 Thunder, con 2:05 ancora da giocare. Da lì in poi però non segnano più.
Phoenix Suns 114 – 108 Los Angeles Lakers
Alla seconda uscita stagionale, Kobe Bryant sembra pian piano incominciare a riprendere confidenza coi suoi ritmi e le sue giocate e torna a guidare i Lakers nelle realizzazioni con 20 punti in 29 minuti con 6-11 al tiro e – questa volta – solo 3 palle perse. Purtroppo per lui però è costretto ancora a rimandare l’appuntamento con la vittoria, complice anche la superba performance di Goran Dragic, che segna 12 dei suoi 31 punti totali nell’ultimo quarto di gioco.
I Suns nei 12 minuti finali mettono a nudo tutte le lacune difensive dei Lakers, racimolando 35 punti di squadra (9 a testa dei Morris brothers) e non permettendo mai agli avversari di avvicinarsi a più di 4 punti di distanza. Al contrario dei giallo-viola, nei quali latita la chimica di squadra, Phoenix sembra distribuire il gioco con raziocinio fra le sue principali bocche da fuoco: alla fine ci sono 22 punti anche per Marcus Morris, 15 sono invece quelli di Markieff e 18 di Bledsoe (con 9 assist).
Boston Celtics 96 – 104 Brooklyn Nets
Deron Williams, al rientro dall’infortunio, ruba la scena al duo di ex Pierce-Garnett, per la prima volta opposti a Boston e al loro recente e glorioso passato in partita ufficiale. I due veterani ringraziano e portano a casa la seconda vittoria consecutiva; non era mai successo dall’inizio della stagione. Season-high i punti di D-Will (25), ai quali si aggiungono i 24 di Lopez.
Primo ingresso dalla panchina per Double P in 6 anni. Per lui, reduce da un recupero lampo dall’infortunio alla mano che l’ha tenuto fuori per sole 4 partite (invece di 4 settimane), Kidd sta pensando ad un possibile impiego continuativo nella second unit dei Nets. Tra i sorprendenti Celtics di questi tempi, buone prove di Bradley e Green che mettono a referto rispettivamente 22 e 19 punti.
Minnesota Timberwolves 121 – 94 Detroit Pistons
Contro la squadra dei Pistons, costruita per dominare dentro all’area, i T’wolves ottengono una grande prestazione proprio dalla loro frontline. Love segna 26 punti con 16 rimbalzi e 7 assist, rimanendo comodamente seduto per tutto l’ultimo quarto. Brewer e Pekovic combinano per 29 punti, dando a Minnesota una vittoria con ampio margine.
Dall’altra parte il bottino complessivo della coppia Monroe-Drummond recita un misero 18+10 nelle caselle punti e rimbalzi. Gli ospiti tirano da 3 con il 45.8% (11-24), contro il 28.6% degli avversari (8-28). Per di più superano i padroni di casa nel computo dei tiri liberi tentati (33-16). Dopo il secondo periodo praticamente non c’è più gara, salvo un rientro di Detroit fino a -11 (86-75) per essere definitivamente ricacciati indietro da 2 triple velenose di Martin.
Milwaukee Bucks 78 – 74 Chicago Bulls
Le squadre sono falcidiate dagli infortuni e il punteggio rispecchia perfettamente questa condizione. Emerge la prestazione di John Henson per i Bucks, autore di 25 punti, 14 rimbalzi e 6 stoppate. Il migliore dei Bulls è invece Dunleavy che segna 18 dei suoi 24 punti finali nel solo secondo quarto. Mette anche la tripla del -1 (73-72 Bucks) a 2 minuti scarsi dal termine. Sul ribaltamento di fronte però è ancora Henson a segnare un improbabile turnaround jumper allo scadere dei 24 secondi. Ekpe Udoh quindi stoppa il tentativo da 3 punti successivo di Snell e piano piano scendono i titoli di coda sulla partita.
grande amante del basket, del vino e della scrittura, segue l’NBA dal 1994, quando i suoi occhi furono accecati dal fulgido bagliore emanato dal talento irripetibile di Penny Hardaway. Nutre un’adorazione incondizionata per l’Avv. Federico Buffa e non perde occasione di leggere i pezzi mai banali di Zach Lowe.