Alabama conferma i pronostici della vigilia, domina Ohio State 54-22 uscendo fuori alla distanza e si porta a casa il settimo National Championship dell’era Nick Saban, primato unico che adesso lo erge fra i migliori allenatori di sempre in NCAAF!
Il più difficile perché più strano, ottenuto con le scure della pandemia che abbattevano verso l’incertezza il campionato di maggior interesse mondiale, quello grazie al quale gli eroi NFL si formano e fanno le ossa.
Nonostante il Covid, la casata bianco/cremisi ha compiuto l’ennesimo percorso netto della sua storia recente, demolendo ogni ostacolo si frapponesse fra lei e la gloria, pronta a vendicare la prematura dipartita del 2019, avvenuta esclusivamente per sovrapposta malasorte sotto forma di infortuni. La partita appena terminata è stata la ciliegina sulla torta di una stagione fantastica, nella quale una decina di sensazionali prospetti ha apposto la propria firma sul trionfo finale e prenotato un futuro roseo nella lega major.
I Buckeyes escono con le ossa rotte, dopo la bella W su Clemson che aveva acceso speranze e un primo tempo nel quale con le unghie erano riusciti a mantenersi in scia, malgrado già si palesasse un divario sostanziale specialmente nella retroguardia.
La gara difatti resterà in equilibrio fino a 5 minuti dall’halftime, quando sotto 14-21 per le segnature di Najee Harris e due volte Master Teague (una dopo fumble di Mac Jones) e DeVonta Smith, OSU fallirà l’aggancio nella red zone, accontentandosi poi di un piazzato di Seibert. I drive susseguenti, nei quali un paio di penalità difensive nel primo e i consueti screen pass uniti a un big play di MC#10 nel secondo aiuteranno Alabama ad avvicinarsi alla meta, decreteranno in pratica la linea di demarcazione di fine match, col cecchino Smith ad allungare lo score a 17-35, poi insormontabile nella ripresa!
Da segnalare la squalifica di Jordan Battle per un terrificante targeting che stramazzerà Ruckert al suolo e farà temere il peggio per un contatto al collo!
Il field goal di Reichard, a seguito di un bellissimo e lungo drive (16 giochi, 7:20, 75 yard) fra Jones, Harris, Metchie III, Waddle, Xavier Williams e Billingsley, aumenterà lo spread e dimostrerà quanto deep sia il nucleo offensivo creato da Nick Saban. A nulla difatti servirà il touchdown della super combo Justin Fields/Garrett Wilson, visto che Slade Bolden prima e l’immarcescibile Harris, vicino alla clamorosa cifra di 30 mete annuali, concluderanno il tabellino sul 24-52 Crimson Tide.
Pete Werner, Baron Browning e Tuf Borland proteggeranno comunque degnamente il muro Buckeye, ma a deludere – come previsto – sarà la secondaria, distrutta dalle geniali chiamate della Tide sideline, e a fine match asfaltata da 464 yard e 5 TD!
Ottimi invece i blitz del front seven di Pete Golding, che costringeranno Fields a veloci rilasci e quindi lanci sotto pressione, alla difficoltà nel percorrere tracce via terra se non in scorribande personali, comunque in spazi ridotti, e porteranno Sermon al precoce abbandono del match! Per questo, il clock control versione Notre Dame, certamente pensato da Ryan Day, rimarrà un sogno nel cassetto!
Mac Jones, resuscitato dall’oscurità dei paragoni con Hurts e Tagovailoa, anni di oblio e peripezie giovanili, si confermerà per merito del coach ottimo regista di sistema, pregno di varianti nel suo vicinato e diligente nei numerosi short pass all around, che anche oggi gli lasceranno in eredità cifre spaziali (464 yd/36-45), grazie agli infiniti yard after cather disponibili e prodigi lineman quali Landon Dickerson (vincitore del Rimington Trophy) e Alex Leatherwood!
Oltre ai big rinomati, fra i quali l’Heisman DeVonta Smith, pure stavolta mostruoso nel record da CFP Championship Game di 12 prese, 215 iarde, 3 td, la tornata corrente concede il lascito di sicure star futuristiche quali Christian Harris, Dylan Moses e Patrick Surtain II per Bama, feroci ma tecnicamente pregevoli registi arretrati, e Chris Olave e l’oggi sfortunato Trey Sermon nell’offense di Ohio State!
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.