Epica. Così si può definire una sfida che nel momento stesso in cui è terminata è entrata tra i grandi classici di questo sport. Epica è stata la cornice di questa partita, un Rose Bowl gremito da 90.095 tifosi scatenati, un pregame emozionante con l’onore ai veterani della seconda guerra mondiale per celebrare il 75° anniversario dell’unico Rose Bowl non giocato sulla costa ovest (bensì in North Carolina, a Durham) e addirittura uno Stealth a sorvolare a bassa quota lo stadio, per la gioia di tutti i presenti.
La partita, come detto, è stato degno dipinto dentro ad una cornice di questo tipo, un dipinto impressionista, fatto di attimi, emozioni, ribaltamenti e grandi emozioni, ed è stata vinta allo scadere da USC, che conquista così il 25° Rose Bowl della sua storia, con un FG del K Matt Boermeester che ha saputo così farsi perdonare i due errori fatti nei quarti precedenti e che ha fissato il punteggio finale sul 52-49 per i Trojans, punteggio più alto nella storia della manifestazione.
Dal punto di vista della cronaca è interessante notare come tre quarti siano stati ad appannaggio di una delle due contendenti per almeno 13 punti e che 13 siano stati anche il massimo vantaggio di USC, mente Penn State ha bruciato prima 15 e poi 14 punti nel terzo quarto. USC ha iniziato ottimamente la partita, approfittando anche della partenza shock del QB dei Nittany Lions, Trace McSorley, che ha lanciato due intercetti nei suoi primi due drive e grazie a un TD pass di Sam Darnold per Deontay Burnett e a due FG di Boermeester chiudeva il primo quarto sul 13-0. Il secondo periodo vedeva, finalmente, Penn State realizzare degli ottimi drive e realizzava tre TD, sia su corsa che su passaggio, ma i Trojans sapevano rispondere colpo su colpo ed all’intervallo erano ancora davanti 27-21.
La caratteristica che più ha marchiato la squadra della Pennsylvania durante la stagione è stata la capacità di aggiustare gli errori durante la pausa ed anche questa volta il canovaccio si è dipanato in questi termini: nei primi 5 minuti della terza frazione di gioco Penn State realizzava 3 TD, i primi due attraverso due big play (una corsa da 79 yards del RB Saquon Barkley ed un passaggio profondo di McSorley per il suo WR Chris Godwin, capace di approfittare di un intervento mal eseguito del CB Iman Marshall che deflettava il pallone non abbastanza da allontanarlo e di andare in endzone per 72 yards) e poi approfittando dell’errore di Darnold, forse l’unico della sua partita, che si faceva intercettare dal LB Brandon Bell, il quale riportava sulle 3 yards avversarie da dove McSorley segnava il 42-27 per i suoi. Un altro paio di TD, uno per parte, concludevano la terza parte di gioco sul 49-35 per Penn State.
Nel quarto quarto, però, succedeva l’impensabile: l’attacco dei Nittany Lions si bloccava di colpo, diventando incapace di conquistare primi down e sottoponendosi cosi al ritorno prepotente di USC, che prima segnava con una corsa del RB Ronald Jones II e poi ancora con la connection Darnold-Burnett per il 49-49 a 1 minuto e 20 secondi dalla fine. Dopo ciò Penn State aveva ancora una chance, ma per loro in cauda venenum, il veleno stava nella coda: McSorley lanciava il suo terzo intercetto e i Trojans potevano tranquillamente mettersi in posizione per il FG di Boermeester citato all’inizio, che si infilava tra i pali quando il cronometro sofficemente dichiarava la fine della partita.
Confetti, dunque, per USC e per i suoi due MVP: per l’attacco è stato scelto Sam Darnold e mai premio fu più sacrosanto, in quanto il redshirt freshman dall’alto dei suoi 195 cm ha offerto una prestazione in pieno stile gotico, caratterizzata da vette altissime (si veda il TD lanciato a JuJu Smith-Schuster nel terzo quarto per capire) ma anche da una solidità che non è più fatta da muri ma di spettacolari e luminosissime vetrate, segno di un talento che nei prossimi anni può veramente diventare degno dell’abbazia di Saint-Denis. Darnold ha chiuso con 33 completi per 453 yards, 5 TD e 1 intercetto. MVP difensivo è stato invece il DT Stevie Tu’ikolovatu, senior ormai 25enne, il quale ha prodotto 8 tackles (che per la sua posizione è traguardo notevole) ed ha sempre dato enorme fastidio alla OL di Penn State.
Dall’altro lato Penn State paga la cattiva giornata della difesa, che così tanto ha concesso agli avversari, ma anche quella di Trace McSorley: non è che il sophomore della Virginia abbia giocato male, e 4 TD pass non sono pochi, ma ha lanciato i suoi intercetti nei momenti peggiori e quindi all’inizio, costringendo i Lions ad affannosa rincorsa, e alla fine, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Chi invece non ha deluso le aspettative è stato il RB Saquon Barkley, sophomore originario proprio della Pennsylvania: per lui una prestazione solida come un monolito di Stonehenge, con 194 yards e 2 TD su corsa e 55 yards e 1 TD su ricezione.
Per nessuna delle due squadre, in ogni caso, si chiude un ciclo: entrambe le università hanno messo in campo squadre giovani, affamate e con le stelle giuste affinchè il prossimo futuro sia ancora loro.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte