Siamo arrivati al terzo dei quattro step di presentazione e ci avviciniamo a grossi passi ai BCS Bowls, quelli che poi contano davvero. In questo set di partite troviamo molte squadre tra le migliori 25 della nazione e la prima sfida tra due squadre rankate.
NATIONAL FUNDING HOLIDAY BOWL
QUALCOMM STADIUM, SAN DIEGO, CALIFORNIA
MERCOLEDI’ 28 DICEMBRE, ORE 1.00
MINNESOTA GOLDEN GOLPHERS (BIG 10, 8-4) vs.
WASHINGTON STATE COUGARS (PAC 12, 8-4)
Dopo essere andati al Bowl nella scorsa stagione con un record di 5-7 i Golden Gophers si guadagnano con molto più diritto questo viaggio a San Diego, con una stagione da 8 vittorie e 4 sconfitte, arrivate con quattro delle migliori rappresentanti della Big Ten e mai con più di 7 punti di scarto, se si esclude la partita dell’ultima giornata con Wisconsin. Anche qui abbiamo avuto una difesa molto performante che ha chiuso con meno di 23 punti subiti a partita ed un attacco un po’ più balbettante: il QB Mitch Leidner si è dimostrato più volte abile nello scrambling ma alla quarta stagione da starter ha denunciato pericolosi regressi come passatore, chiudendo con 7 TD pass e 12 intercetti. Ciò che salta anche all’occhio è la ristrettezza delle rotazioni imposte dall’HC Tracy Claeys: se si esclude Leitner solamente 3 RB hanno avuto più di 7 portate in tutta la stagione e solamente 6 WR hanno avuto più di 10 ricezioni. E’ da vedere come si presenteranno i Golden Gophers alla sfida, dopo una vigilia di tensione: a causa di uno scandalo concernente, probabilmente, uno stupro, 10 giocatori della squadra sono stati sospesi per la partita ed i loro compagni hanno deciso di giocare il Bowl solamente dopo uno sciopero e dopo una seria minaccia di non scendere in campo. I loro avversari saranno una delle squadre che ha fatto dell’attacco la propria filosofia, Washington State: dopo due sconfitte all’esordio contro Eastern Washington (squadra FCS) e Boise State i Cougars hanno inanellato 8 vittorie consecutive, realizzando 35 o più punti in 7 di queste occasioni, prima di mollare poi il tiro nelle ultime due sfide stagionali contro Colorado e Washington, squadre di ottimo livello. I Cougars si distinguono per l’estremo sbilanciamento del loro attacco, che è il secondo della nazione per yards su passaggio (370,9 yards/partita) ed il 114° su corsa (126,8 yards/partita), ed è guidato da un ottimo QB quale Luke Falk: lo junior dell’Utah ha peggiorato, anche se di poco, le sue statistiche stagionali che fanno comunque paura e parlano di 4204 yards lanciate, 37 TD e 10 intercetti. Ciò che però ha impressionato di Falk durante la stagione è stata la sua abilità nel compiere lanci anche molto difficili con la massima precisione, in finestre piccole e sempre fuori dalla portata dei CB avversari: indipendentemente dalla sua volontà di dichiararsi o meno già per il draft di quest’anno Falk ha tutte le possibilità di fare bene anche in NFL. In questo sistema avrebbe potuto mettersi in luce qualche WR ma la gestione della cosa è uscita con stile molto comunitario: il miglior ricevitore, Gabe Marks, ha chiuso con 867 yards (e 13 TD) e sono addirittura 11 quelli che hanno chiuso con più di 100 yards ricevute. L’attacco dei Cougars ha dimostrato di essere inarrestabile contro quasi tutti gli avversari affrontati in stagione: è difficile che i Golden Gophers trovino le risorse per fermarli, e per questo partono sfavoriti di molto.
MOTEL 6 CACTUS BOWL
CHASE FIELD, PHOENIX, ARIZONA
MERCOLEDI’ 28 DICEMBRE, ORE 4.15
BOISE STATE BRONCOS (MOUNTAIN WEST, 10-2) vs.
BAYLOR BEARS (BIG 12, 6-6)
Si parla di Boise State e si parla della storia del successo. In 21 stagioni nel sistema FBS i Broncos hanno inanellato 19 stagioni vincenti, tra l’altro consecutive dopo le due di esordio, 17 inviti ai Bowl (11-5 il record in attesa di quello di quest’anno) di cui 15 ininterrotti dal 2002 a questa parte, 14 stagioni con vittorie in doppia cifra. Sono numeri di livello assoluto e paradossalmente stiamo parlando di un 2016 sotto le attese per la squadra di coach Harsin: il record è un più che sorridente 10-2 ma i Broncos hanno mancato (anche clamorosamente se vogliamo) l’accesso al Championship della Mountain West a causa di due sconfitte contro Wyoming ed Air Force, questi ultimi ormai nemesi a tutti gli effetti di Boise State, che hanno vanificato quanto di buono fatto in off-conference, con le vittorie ai danni di Washington State e BYU. Anche se la difesa ha sempre ottenuto buone prestazioni (mai sopra i 31 punti subiti) è l’attacco che ha messo in mostra le migliori individualità: la più forte è senza dubbio quella del RB junior Jeremy McNichols, il quale ha abbattuto il muro delle 2000 yards overall (1663 corse,450 ricevute e 27 TD) e si è già dichiarato per il draft NFL, ma si sono fatti notare anche il QB Brett Rypien, ancora sophomore, ed il WR Thomas Sperbeck, recordman tra tutti i WR della storia di Boise State per tutte le più importanti statistiche. Contro di loro si troverà Baylor squadra dalla stagione travagliata, in particolare fuori dal rettangolo di gioco: i Bears sono infatti stati coinvolti in una serie di scandali a sfondo sessuale che hanno visto coinvolti molti giocatori dell’università e che hanno, per ora, condotto alle dimissioni dell’HC Art Briles prima dell’inizio della stagione. Jim Grobe ha accettato di portare la squadra in questo 2016, ma dopo sei vittorie in sei partite la squadra si è spenta, molti freshman hanno chiesto ed ottenuto il loro rilascio ed il clima è di smobilitazione generale (tanto per capirsi un solo recruit ha confermato di voler andare a Baylor nella classe 2017). Tutto ciò ha ovviamente messo in secondo piano le faccende di campo e le prestazioni che l’attacco ha fornito sotto la guida del QB Seth Russell e, dopo il suo infortunio che ne ha terminato la carriera collegiale, di Zach Smith, che sarà probabilmente la pietra su cui iniziare la prossima stagione. Le motivazioni potrebbero essere basse per Boise State, finita in un Bowl assolutamente minore, mentre per giocatori ed assistenti di Baylor può essere la prima occasione per mettersi in mostra davanti al nuovo head coach (Matt Rhule, ex Temple): non sto dicendo che i Bears vinceranno ma sicuramente possono giocarsela molto di più di quanto dicano record e qualità dei roster.
NEW ERA PINSTRIPE BOWL
YANKEE STADIUM, NEW YORK
MERCOLEDI’ 28 DICEMBRE, ORE 18.00
#23 PITTSBURGH PANTHERS (ACC, 8-4) vs.
NORTHWESTERN WILDCATS (BIG 10, 6-6)
Questa è una sfida che racchiude molta storia antica al suo interno, con due programmi che insieme vantano 235 anni di militanza nel sistema FBS. Pittsburgh conferma che la cura di coach Pat Narduzzi funziona e riesce ad ottenere la seconda stagione consecutiva da 8 vittorie, seppur non nel modo che ci si aspetterebbe da un ex DC di grande qualità come Narduzzi era a Michigan State: i Panthers hanno subito, infatti, 38,2 punti a partita (110° dato della nazione a fronte di 128 partecipanti) ma hanno tamponato questa falla enorme con il quinto attacco della nazione. Ne consegue che le partite di Pittsburgh sono sempre state piuttosto divertenti da vedere e a volte hanno anche raggiunto punteggi esagerati, come il 51-28 subito da Miami e il 76-61, record FBS di punti realizzato in una singola partita, rifilato a Syracuse nell’ultima giornata. Guardando le statistiche individuali si fatica a capire da dove vengono le segnature dei Panthers: il QB Nathan Peterman ha lanciato per sole 2600 yards ma anche per 26 TD mentre c’è un solo RB oltre le 1000 yards (James Conner, capace di battere una brutta malattia per tornare in forma per questa stagione), uno a 555, Qadree Henderson e gli altri tutti sotto le 300; anche quelli che hanno giocato meno hanno però portato il loro contributo alla causa e alla fine si contano ben 8 giocatori capaci di realizzare un TD su corsa. Minima spesa, massima resa. Questo è il contrario di quanto accaduto a Northwestern (università della zona di Chicago), che nel 2015 ha aumentato di quasi 6 punti la sua quantità di punti segnati (da 19,5 a 25,5 circa) ma è passata da un record di 10-3 a un modesto 6-6. Le prestazioni della difesa sono peggiorate solo leggermente, da 19,5 a 22,5 punti subiti, quindi cosa ha portato questo calo? Le vittorie dei Wildcats sono arrivate tutte con buon margine (28 punti di scarto su Purdue, 21 su Illinois) e con grandi punteggi mentre le sconfitte per buona parte con margini risicati. Questo peggioramento di record ha messo in ombra quelli che sono stati i grandi miglioramenti offensivi della squadra di Pat Fitzgerald: il QB Clayton Thorson ha quasi raddoppiato i numeri della sua stagione da freshman passando da 1500 a 3000 yards passate e soprattutto portando il rapporto tra TD e intercetti da 7/9 a 21/8, facendo altresì emergere il talento del WR Austin Carr, mentre il RB Justin Jackson ha superato per la terza stagione consecutiva le 1000 yards consecutive corse, migliorando però il numero dei TD, 12. Sarebbe facile dare Pittsburgh favorita ma la sua difesa ha “sbarellato” troppe volte per esserne sicuri e potrebbe essere l’ora in cui qualcuno sveli l’arcano offensivo dei Panthers.
RUSSELL ATHLETIC BOWL
CAMPING WORLD STADIUM, ORLANDO, FLORIDA
MERCOLEDI’ 28 DICEMBRE, ORE 23.30
#16 WEST VIRGINIA MOUNTAINEERS (BIG 12, 10-2) vs.
MIAMI HURRICANES (ACC, 8-4)
Finalmente iniziano a giocare con continuità squadre che hanno raggiunto la top 25 della nazione e ed in questo Bowl di Orlando si trova una delle maggiori protagoniste della stagione: West Virginia è infatti rimasta imbattuta per sei giornate prima di capitolare contro Oklahoma State e, più tardi in stagione, Oklahoma, ed ha raggiunto le 10 vittorie in stagione, mark di eccellenza, seconda volta per l’HC Dana Holgorsen e prima volta dal trasferimento in Big 12 datato 2012. I miglioramenti dell’attacco Mountaineers portano un nome ed un cognome, quelli del QB Skyler Howard, senior, che in questa ultima stagione a Morgantown ha decisamente messo in mostra il meglio di sé: il numero 3 ha infatti aumentato di 6 punti la sua percentuale di completi (da 54,8% a 60,8%) ed è passato da 7,8 a 8,5 yards per passaggio completato, diminuendo anche il numero degli intercetti, passato da 14 a 10, nonché aggiungendo anche 400 yards e 9 TD su corsa, altro aspetto molto importante per la sua struttura di gioco. Accanto a lui si sono messi in mostra due ottimi WR, Shelton Gibson e Daikiel Shorts, mentre nel backfield è emerso prepotentemente, settimana dopo settimana, il talento di Justin Crawford, trasferitosi da un junior college nel Mississippi e capace di rubare via via sempre più spazio al più esperto Rushel Shell: la storia di Crawford è allo stesso tempo unica e comune e parla di un ragazzo che sia al JuCo che poi a West Virginia continua a lavorare in un fast food per mantenere moglie e due figli. In difesa, invece, il nome da segnalare è quello del DB Rasul Douglas, senior, il quale ha ottenuto 8 intercetti, di cui uno riportato in TD, e 7 passaggi deflettati. Dalle parti di Miami le attese erano alte: l’arrivo di Mark Richt, appiedato da Georgia a favore di Kirby Smart, e l’attesa maturazione di Brad Kaaya erano motivi sufficienti ai tifosi per un rinnovato ottimismo. La stagione è però presto precipitata nell’anonimato: 4 vittorie ad aprire contro avversarie più deboli, 4 confitte consecutive contro le squadre più forti della conference e Notre Dame, e altre 4 vittorie a chiudere quando il livello si è di nuovo abbassato. A discolpa di Richt va detto che il roster che si ritrovava era davvero molto giovane e che grazie a lui si sono affermati diversi freshman che saranno le pietre miliari del futuro Hurricanes come il WR Ahmmon Richards (inseito nel 1st team ACC) ed i LB Shaq Quarterman, Michael Pinckney e Zach McCloud. Kaaya, invece, ha molte meno scuse: nel 2014, quando freshman fece una buona stagione, era indicato come un astro in ascesa ma le sue statistiche nel 2015 e nel 2016 sono pressoché identiche a quelle di due anni fa in termini di percentuali di completi, yards per tentativo e TD realizzati. Miami è una squadra che in questa stagione ha viaggiato in anonimato, senza squilli e senza grosse débâcle: è difficile, quindi, che proprio ora trovi il colpo grosso contro questa ottima West Virginia.
FOSTER FARMS BOWL
LEVI’S STADIUM, SANTA CLARA, CALIFORNIA
GIOVEDI’ 29 DICEMBRE, ORE 2.30
INDIANA HOOSIERS (BIG 10, 6-6) vs.
#19 UTAH UTES (PAC 12, 8-4)
Per la seconda stagione consecutiva Indiana si qualifica ad un Bowl con un record di 6-6 ma questa volta non ci sarà l’HC Kevin Wilson a dirigere gli Hoosiers: dopo 6 anni senza neanche una stagione vincente Wilson ha deciso di dimettersi ad inizio dicembre ed al suo posto è stato promosso in via definitiva il DC Tom Allen, il quale va elogiato per il lavoro fatto finora perché ha preso ad inizio anno una difesa che era 120° in punti subiti e 106° in yards concesse e la ha condotta, nonostante una Big Ten molto competitiva, rispettivamente al 53° e al 35° posto, scovando anche un talento oltremodo interessante come la S Marcelino Ball, devastante nel suo anno da true freshman. Tutto ciò è stato compensato da un attacco che invece è peggiorato: partiti Nate Sudfeld e Jordan Howard si è optato per il sostituire il primo con il JuCo transfer Richard Lagow, pocket passer poco preciso (18 TD e 16 intercetti), mentre molto ci si attendeva da Devine Redding, buonissimo come backup di Howard ma incapace di uno step in più quando gli è toccato prendersi in carico tutto il lavoro. Anche Utah perdeva due giocatori indispensabili come il QB Travis Wilson, che ora gioca in Australia, e Devontae Booker, ed anche qui per la loro sostituzione si sono scelte le strade più alternative, con risultati però migliori: il QB è Troy Williams, ex recruit di altissimo livello passato per due anni a Washington con scarsissime fortune e poi attraverso un anno di JuCo in California, il quale si è ben comportato limitando il numero dei turnover (solo 7), mentre l’unico RB di livello è stato un altro Williams, Joe, senior, il quale aveva deciso di ritirarsi dopo due partite in stagione a causa di problemi fisici, ma è stato richiamato in squadra dopo che 4 altri RB si sono infortunati gravemente nelle successive 4 partite; ritornato in squadra, Williams ha corso per 1110 yards e 9 TD in sole 6 partite, esplodendo nella partita contro UCLA, chiusa con 332 yards e 4 TD. Utah parte favorita ma le sue prestazioni nell’ultimo mese sono decisamente in calo: se a questo si unisce che gli Utes potrebbero non trovare grandi motivazioni la partita potrebbe essere molto più combattuta di quanto ci si attende.
ADVOCARE V100 TEXAS BOWL
NRG STADIUM, HOUSTON, TEXAS
GIOVEDI’ 29 DICEMBRE, ORE 3.00
TEXAS A&M AGGIES (SEC, 8-4) vs.
KANSAS STATE WILDCATS (BIG 12, 8-4)
Gli Aggies non erano partiti con grandi ambizioni in questa stagione 2016 ma una partenza 6-0 con vittorie contro tre avversarie nei ranking (UCLA, Arkansas, Tennessee) li ha spinti con veemenza alle ribalte nazionali. Forse questo è stato il malinteso, perché poi quando il record della seconda metà di stagione è stato di 2-4 con sconfitte, tra le altre, contro Alabama e LSU, c’è stata molta delusione ed il malcontento è stato alto. Non va però dimenticato che Texas A&M vantava la maggior parte delle sue sicurezza in difesa, la quale è stata colpita dagli infortuni nella persona del miglior giocatore della nazione, Myles Garrett, che ha saltato diverse partite proprio per problemi fisici. L’attacco era fondamentalmente un esperimento, con un transfer QB, Trevor Knight, e un transfer RB, Keith Ford, a guidare la parte offensiva insieme ad un buon gruppo di esperti WR. Se il feeling tra Knight e i vari Josh Reynolds, Speedy Noil e Christian Kirk era prevedibile, non si poteva certamente immaginare che Ford sarebbe stato spiantato a favore di un giovane true freshman, che si candida a fenomeno dei prossimi anni e degno erede di Leonard Fournette nella SEC: Trayveon Williams ha prodotto 1024 yards e 8 TD alla ottima media di 7 yards a portata ed ha un potenziale molto alto. Anche Kansas State partiva con poche aspettative in questa 28esima stagione di Bill Snyder sulla sideline, in un’ottica di ricostruzione dopo i fasti di 2011 e 2012: il record di 8-4 (6-3 in Big 12 con un più che onorevole quarto posto solitario) può quindi intendersi come un ottimo risultato, con la difesa capace di diminuire da 31 a 21 i punti subiti mentre l’attacco ha faticato di più nonostante la conference non vantasse certo difese ermetiche. Tre sono i talenti principali della squadra: il DB D.J. Reed, secondo placcatore della squadra nonché autore di tre intercetti e 15 passaggi deflettati, il DE Jordan Willis, 16,5 TFL di cui 11,5 sacks, ed il QB Zach Ertz, junior al suo primo vero anno di gioco dopo due stagioni da riserva: per lui pochi passaggi (solo 1600 yards) e tante corse (quasi 1000 yards) in attesa di vederlo all’opera nel 2017. Texas A&M parte con i favori del pronostico, anche abbastanza nettamente a detta di chi scrive, ma l’ambiente non idilliaco che si respira a College Station potrebbe far risalire le quotazioni di Kansas State.
BIRMINGHAM BOWL
LEGION FIELD, BIRMINGHAM, ALABAMA
GIOVEDI’ 29 DICEMBRE, ORE 20.00
SOUTH FLORIDA BULLS (AAC, 10-2) vs.
SOUTH CAROLINA GAMECOCKS (SEC, 6-6)
Dispiace vedere un Bowl di questo tipo perché, personalmente, avrei ritenuto molto interessante vedere South Florida impegnata contro un avversario più performante: i Bulls hanno infatti uno degli attacchi più divertenti della nazione (44 punti a partita, quinto attacco della nazione sulle corse) ma soprattutto alla quarta stagione di coach Willie Taggart hanno ulteriormente migliorato le loro prestazioni, partite dal 2-10 del 2013 e terminate con il 10-2 di questa stagione. Dico terminate perché Taggart ha già accettato di trasferirsi all’altro capo degli USA per provare a risollevare uno dei più grandi ed ambiziosi programmi della nazione, Oregon: in attesa del suo sostituto, Charlie Strong (in uscita da Texas), sarà il co-OC T.J. Weist a dirigere la squadra. Le fortune dell’attacco di South Florida si sono legate indissolubilmente in questa stagione al QB Quinton Flowers, giocatore offensivo dell’anno della AAC, il quale è maturato tantissimo in questa stagione da junior rispetto alla sua stagione da sophomore. Lasciamo che una tabella parli per noi:
QUINTON FLOWERS |
||
2015 |
2016 |
|
Passaggi tentati |
276 |
299 |
Percentuale di completi |
59,1% |
61,5% |
Yards per passaggio (media) |
8,3 |
8,5 |
TD pass |
22 |
22 |
Intercetti |
8 |
6 |
Corse tentate |
191 |
177 |
Yards per corsa (media) |
5,2 |
8,1 |
TD su corsa |
12 |
15 |
Al suo fianco si è messo in luce il RB Marlon Mack, anche lui molto più efficace in questa stagione in cui ha migliorato la sua media portata da 6,6 a 7,1 yards, raddoppiato il numero dei TD, da 8 a 15, e trovato molte soddisfazioni anche fuori dal backfield, dove non si è affermato nessun WR in particolare ma otto giocatori sono andati oltre le 100 yards ricevute e 9 hanno realizzato almeno un TD. Dall’altra parte abbiamo una squadra, South Carolina, che sta cercando di risollevarsi dopo l’epoca di gloria di Steve Spurrier e per farlo si è affidata a un volpone (non vecchio perché nonostante sia da tanto sulle migliori sideline ha solamente 45 anni) come Will Muschamp, allenatore super esperto se si parla di SEC, il quale ha realizzato l’impresa di portare una squadra con pochissimo talento a 6 vittorie (tra cui anche Missouri e Tennessee) ed anche nelle sconfitte non ha mai perso per più di 14 punti, se si esclude l’imbarcata presa con Clemson, 56-7, all’ultima giornata quando i Gamecocks avevano già conquistato l’invito a un Bowl mentre i Tigers non potevano perdere per non togliersi le possibilità playoff. Muschamp si è sempre fatto notare per le sue difese efficaci e quanto visto in questa sua prima stagione a Columbia non fa differenza, con i Gamecocks capaci di subire solamente 22,9 punti a partita, in netto calo dai 27,5 del 2015 e dai 30,4 del 2014: tra i migliori giocatori del reparto si sono distinti il LB Bryson Allen-Williams e l’esperto DE Darius English (12,5 TFL di cui 9 sacks). L’attacco ha invece faticato molto di più: a causa di infortuni e scarse prestazioni Muschamp ha dovuto puntare su 3 QB diversi per molto tempo, arrivando poi a usare con più continuità verso la fine della stagione il true freshman Jake Bentley (figlio dell’assistente dei Gamecocks Bobby, nonché fratello di Chas, QB di Rutgers e Shuler, QB di Old Dominion) che si è imposto come il più affidabile e sicuramente il più papabile al ruolo sia nel Bowl che nel futuro un po’ meno prossimo. Nonostante i progressi fatti da South Carolina e la buona difesa che possono offrire, South Florida sembra poter avere tutte le possibilità di concedersi una vittoria contro un avversario dalla storia molto importante.
BELK BOWL
BANK OF AMERICA STADIUM, CHARLOTTE, NORTH CAROLINA
GIOVEDI’ 29 DICEMBRE, ORE 23.30
ARKANSAS RAZORBACKS (SEC, 7-5) vs.
#22 VIRGINIA TECH HOKIES (ACC, 9-4)
Immaginare cosa possono fare i Razorbacks in questa sfida è complicato in quanto sotto la gestione di Bret Bielema si sono dimostrati squadra capace di grandi imprese come di cadute pesantissime, e quindi incapace di dare una qualsiasi forma di continuità ad ogni miglioramento: in questa stagione, per dire, in settimane consecutive hanno sconfitto Ole Miss all’epoca #12 del ranking, perso di 53 punti da Auburn, sconfitto Florida all’epoca #11 del ranking, perso di 28 punti da LSU, sconfitto Mississippi State e perso da Missouri (!!!). Il demerito principale va alla difesa, che ha subito molto in stagione e che ha avuto come principale difetto quello di non riuscire a mettere pressione sugli attacchi avversari e creare magari qualche turnover: pochi sacks, pochissimi TFL e quasi nessun intercetto; già il livello della SEC è alto, se poi ci si mettono anche queste pesanti carenze si capisce come Arkansas non superi le 8 vittorie ormai dal 2011. Il punto è che l’attacco avrebbe anche buone individualità: il QB Austin Allen (fratello di Brandon, QB titolare dal 2013 al 2015) ha superato le 3000 yards su passaggio anche se ha patito qualche intercetto di troppo, il TE Jeremy Sprinkle si è messo in luce come uno dei migliori nel ruolo a livello nazionale ed il RB Rawleigh Williams III ha avuto un anno da sophomore quasi perfetto, correndo per 1326 yards e 12 TD. Dall’altra parte si trova una Virginia Tech che per la prima volta dal 1986 non aveva sulla sideline un HC che non si chiamasse Frank Beamer: dopo 29 anni e 361 partite, infatti, Beamer ha deciso di ritirarsi ed ha lasciato il posto a Justin Fuente, arrivato a Blacksburg dopo una ottima tenuta di 4 stagioni a Memphis. Fuentes ha iniziato la sua avventura nel migliore dei modi, conquistando la ACC Coastal e arrivando a soli 7 punti da Clemson nel Championship della conference. Fuente ha avuto anche la fortuna di avere a sua disposizione un QB come Jerod Evans, recruit di Air Force nel 2013 che si è fatto due anni di junior college prima di arrivare a trovare il suo spazio in FBS: Evans ha guidato l’attacco chiudendo con 3309 yards, 27 TD e 7 intercetti ed è stato anche il miglior corridore della squadra con 759 yards e 10 TD; in un gioco così esplosivo anche i ricevitori hanno avuto le loro fortune e tra essi si sono messi in luce i WR Isaiah Ford e Cam Phillips nonché il TE Bucky Hodges, uno dei più produttivi della nazione nel ruolo. Fare previsioni su questo Bowl è complicato, perché Arkansas può veramente fare tutto ed il contrario: personalmente ritengo che West Virginia abbia maggiori possibilità di vittoria perché si presenterà con un morale più alto e motivazioni maggiori.
VALERO ALAMO BOWL
ALAMODOME, SAN ANTONIO, TEXAS
VENERDI’ 30 DICEMBRE, ORE 3.00
#12 OKLAHOMA STATE (BIG 12, 9-3) vs.
#10 COLORADO (PAC 12, 10-3)
Questo è il primo Bowl che mette di fronte due avversarie facenti parte delle migliori 25 della nazione ed è uno dei non-FBS Bowl che merita di essere guardato con più attenzione. Il regno dell’HC Mike Gundy in quel di Oklahoma State sta arrivando ad essere, a livello di prestazioni, forse il secondo per importanza della storia dei Cowboys, secondo solo a quello di Jim Lookabaugh che nel 1945 raggiunse il titolo nazionale: anche in questo 2016 Oklahoma State si è comportata bene, sapendo recuperare da due sconfitte nelle prime 4 partite (di cui una molto controversa contro Central Michigan) con un filotto di 7 vittorie consecutive prima di perdere lo sconto diretto contro Oklahoma (cronico tallone d’Achille dei Cowboys, il record della serie è 86–18–7 a favore dei Sooners). Come ogni squadra della Big 12 che si rispetti, il ruolo predominante della squadra è stato preso dall’attacco: il QB Mason Rudolph si è confermato sullo yardaggio dello scorso anno, poco più di 3700 yards, ma ha più che dimezzato i suoi intercetti (da 9 a 4 a fronte di 25 TD) ed ha trovato una buona spalla nel WR James Washington, anche lui junior, il quale per la seconda stagione consecutiva è andato sopra le 1000 yards. Oklahoma State ha, però, una grande minaccia nel backfield, il primo RB capace di andare oltre le 1000 yards corse da Joseph Randle nel 2012: a compiere quest’impresa è stato il redshirt freshman Justice Hill, ancora un po’ undersize e non molto propenso ai TD (1042 yards e 5 segnature) in quanto in redzone si preferiscono compagni più robusti. Ad affrontare i Cowboys in quel di San Antonio è una squadra che forse ha avuto la stagione più inattesa di tutto il college football, alla pari e forse più di Penn State: i Colorado Buffaloes partivano da un record di 4-8 (1-8 in conference) nel 2015, non avevano mai vinto più di 4 partite dal loro arrivo in Pac-12 del 2011 e non raggiungevano un record positivo dal 2005 ma alla terza stagione di coach McIntyre (non a caso nominato allenatore dell’anno dall’Associated Press) hanno realizzato una stagione superba, vincendo 10 partite ed arrivando al Championship della Pac 12, poi perso con Washington. Il merito di McIntyre e del DC Jim Leavitt (che ha già salutato la squadra alla volta di Oregon) è stato il creare una difesa capace di mettere pressione sui QB avversari e creare tanti turnover: 12 sono i giocatori che hanno realizzato almeno 2 TFL, mentre i talenti più brillanti sono stati il DE Jimmie Gilbert (10,5 sacks), la S Tedric Thompson e il CB Akhello Witherspoon (18 passaggi deflettati). In questo contesto l’attacco si è potuto permettere anche l’infortunio del QB Sefo Liufau per un paio di giornate ed ha visto a sua volta l’esplosione del RB Philip Lindsay (1189 yards e 16 TD su corsa, 390 yards e 1 TD su ricezione). La sfida sarà esplosiva ed equilibrata: probabilmente Colorado non ha ancora affrontato in stagione un attacco così performante ma se le secondarie reggono l’impatto (e ne hanno la possibilità) allora i Buffs hanno le loro chance.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte
Ma Michigan quando gioca il suo bowl? Il 30? Non l’ho visto nelle vostre preview…
Michigan gioca il 30 dicembre sera, o meglio il 31 mattina alle 2.00, e presto potrai trovare una preview dedicata solamente all’Orange Bowl a cura dell’ottimo Dave Lavarra
Ah ecco perché non avevo trovato il bowl!😂
Grazie mille e complimenti per la rubrica 👍