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– TCU HORNED FROGS
Non si può classificare il 2016 come l’anno migliore di TCU (seppure fosse partito con molte aspirazioni), però gli Horned Frogs sono riusciti a togliersi una discreta soddisfazione in questa settimana, sconfiggendo in trasferta la quotata Baylor con 40 punti di scarto, 62-22. La partita è stata brevemente in discussione, con i Bears subito davanti 7-0 ma incapaci da lì in poi di tenere il ritmo degli avversari, che tra primo e secondo quarto hanno segnato la bellezza di 31 punti consecutivi, con anche un intercetto di Seth Russell riportato in endzone da Ranthony Texada, junior CB di TCU. In una situazione di così profondo vantaggio gli Horned Frogs si sono potuti concedere di non forzare sui passaggi (il QB Kenny Hill ha chiuso con 17/30 per 244 yards e 1 TD) e andare molto con le corse, dove è emerso con forza il RB Kyle Hycks, che ha chiuso con 192 yards e 5 TD, portando il suo totale di segnature a 12, più due TD ricevuti. TCU si ritrova in questo modo con un record di 5-4: la stagione è basicamente andata dopo il primo mese condito da due sconfitte, però accedere ad un Bowl e finire onorevolmente la stagione dee essere il giusto obiettivo.
– D’ONTA FOREMAN (RB, TEXAS)
La sfida tra Texas e Texas Tech è una rivalità storica nel panorama collegiale del Lone Star State, essendo nata nel 1928 ed essendo giunta in questa stagione alla sua 66esima riproposizione. Dal 1996 la rivalità mette in palio i Chancellor’s Spurs (vedi foto), degli speroni – siamo in Texas, no? – che vanno alla squadra vincitrice. Diciamo che se il trofeo fosse stato in palio dalla prima edizione Texas avrebbe già rifornito di speroni mezzo reggimento e Texas Tech pochi uomini perché con la vittoria ottenuta sabato i Longhorns hanno ottenuto la loro cinquantesima vittoria, a fronte delle 16 dei Red Raiders. La partita è sempre stata in equilibrio e fino al quarto periodo nessuna delle due squadre è riuscita ad avere più di 9 punti ma alla fine i padroni di casa di Texas Tech (si giocava infatti a Lubbock) hanno dovuto soccombere alle ennesime due portate di palla devastanti di D’Onta Foreman, il quale con due TD da 38 e 74 yards ha portato il risultato sul 45-30 e virtualmente chiuso la contesa. Lo junior da Texas City (sobborghi di Houston) ha chiuso la sua partita con 341 yards corse (terza prestazione in singola partita nella storia dei Longhorns a sole 9 yards dal recordman Ricky Williams, 1996) e 3 TD ed ha messo l’ennesimo punto esclamativo alla propria stagione: nelle 8 partite fin qui giocate (saltata quella contro UTEP, probabilemnte per evitare infortuni) Foreman non è mai sceso sotto le 124 yards ed è già a 1446 yards e 13 TD, secondo nelle yards corse dietro solo al talento di San Diego State, Donnel Pumphrey.
– TULSA GOLDEN HURRICANES
C’era una volta una squadra che segnava tantissimi punti, ma ne subiva ancora di più e quindi perdeva tante partite: questa squadra è, ovviamente, Tulsa, rappresentante dell’università della seconda città dell’Oklahoma, che nel 2015 segnava in media 37 punti a partita, ma ne subiva 39 e quindi chiudeva con un record di 6-7, Bowl incluso. Quest’anno l’attacco è ancora migliorato, arrivando a 42 punti/partita (13° nella nazione) ma la grossa impresa è stata della difesa, capace di ridurre a 31 i punti subiti per partita (sono sempre tanti ed è il 90° dato della nazione però considerati gli standard è un bel traguardo) e quindi il record della squadra è ovviamente migliorato, ed è al momento 7-2. I Golden Hurricanes si trovano al primo posto della AAC West alla pari con Navy (con cui ci sarà lo scontro diretto in questa week) e molte sono le individualità che ha messo in mostra questa squadra (che negli anni ’40 si giocava pure i Sugar e gli Orange Bowl, per dire): si parte con il QB Dane Evans, a cui quest’anno si sono produttivamente affiancate due coppie, una di RB, James Flanders e D’Angelo Brewer, e una di WR, Keevan Lucas e Josh Atkinson. Il posto ad un Bowl (il decimo in 14 anni) è garantito, ma l’asticella può essere davvero spostata più in alto quest’anno, prima di perdere un bel po’ di senior e probabilmente l’HC Philip Montgomery alla fine della stagione.
WORST
– TEXAS A&M AGGIES
Dubbi? Polemiche? Perplessità? Cosa c’è di meglio di una bella sconfitta per fugare tutto ciò? Il comitato per i playoff aveva inserito nel suo primo ranking gli Aggies alla quarta posizione dei ranking (quindi nelle semifinali per il titolo) davanti a Louisville, Washington e Ohio State ed aveva creato diverse polemiche, ma Texas A&M ha scelto di non complicare di più le cose ai selezionatori, andando a perdere 35-28 in casa di Mississippi State, squadra che prima di sabato vantava un record di 3-5 con sconfitte, tra le altre, contro South Alabama, BYU e Kentucky. Gli Aggies hanno pagato dazio alla sfortuna perdendo il QB titolare Trevor Knight già nel secondo quarto per un infortunio alla spalla (da valutare ancora l’entità) ma hanno anche subito troppo l’iniziativa dei Bulldogs sulle corse, arrivando a concedere 365 yards su corsa, quasi equamente divise tra il QB Nick Fitzgerald (182 yards e 2 TD) e il RB Aeris Williams (140 yards e 1 TD). Onore va, però, al secondo QB di Texas A&M, Jake Hubenak, il quale, pur entrato a freddo ed in una situazione complicata, ha chiuso con 11/17 per 221 yards, 2 TD e 1 intercetto. Dicevamo dell’addio delle speranze playoff per gli Aggies, ma questa sconfitta li mette anche matematicamente fuori da ogni speranza di Championship SEC, lasciando il compito di rappresentante della West division a una tra Auburn ed Alabama.
– FLORIDA GATORS
Sempre in SEC rimaniamo ma ci spostiamo in East division per analizzare anche qui la lotta per la prima posizione: la maglia nera della settimana va senza ombra di dubbio ai Gators, i quali racimolano la seconda sconfitta stagionale con una squallida prestazione contro Arkansas, 31-10 il risultato. Florida ha messo in mostra un attacco pessimo che non ha segnato alcun punto nella partita, in quanto le segnature sono arrivate tramite un FG ed un intercetto riportato per TD, e sinceramente dare i meriti alla difesa dei Razorbacks che solo 7 giorni fa ne subiva 56 da Auburn pare non essere la cosa giusta. Alcuni numeri rendono bene l’idea: 20 minuti di possesso, 13 primi down, 241 yards totali di cui sole 12 su corsa e due intercetti del QB Luke del Rio. Nonostante questa sconfitta Florida continua a mantenere una solida leadership nella East, che appare sempre più una division in crisi, sia a livello di risultati che a livello di gioco: i Gators (4-2) sono davanti a squadre mediocri come Kentucky (4-3), South Carolina e Georgia (3-4) mentre Tennessee è smarrita in prestazioni di scarso livello contro le avversarie più importanti.
– NEBRASKA CORNHUSKERS
Non erano favoriti i Cornhuskers in questa sfida contro Ohio State, senza dubbio, ma i 62 punti subiti a fronte dei soli 3 segnati non sono degni di una squadra che prima della sfida era rankata al decimo posto dal Playoff Committee. La partita è stata più o meno combattuta fino al secondo quarto, cioè fino all’infortunio del QB titolare di Nebraska Tommy Armstrong Jr.: il giocatore ha sbattuto violentemente la testa dopo una sua corsa ed è rimasto esanime a terra per diversi secondi, prima di essere portato via in ambulanza con collarino protettivo, salvo poi tornare sulla sideline prima della fine della partita, con una probabile concussion. Non che gli Huskers con Armstrong Jr. in campo avessero fatto sfracelli (4/15 per 74 yards e 1 intercetto per lui) ma quando è poi entrato il suo sostituto, Ryker Fyfe, nulla ha più girato per gli ospiti ed il risultato ha assunto tali proporzioni. La Big 10 West vede, con gli ultimi risultati, un blocco di tre squadre in testa con un record di 4-2 in conference e 7-2 totale, cosa imprevedibile due settimane fa, quando Nebraska era ancora imbattuta: gli Huskers sono una, in compagnia di Wisconsin (che forse è la squadra più completa del lotto) e Minnesota, la quale silenziosamente ha approfittato di una schedule al limite del ridicolo ed ha perso contro le due squadre appena decenti (Iowa e Penn State, che è molto più di appena decente) che ha finora affrontato.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte