Troppo facile trovare una citazione quando si ha a disposizione una leggenda come Víctor Hugo Morales, che ha fatto la storia con le sue telecronache (o almeno una, peraltro iper inflazionata in Italia). A prescindere da questo concentriamo la nostra attenzione, oggi, su un giocatore che non sarà certamente Maradona ma che a 19 anni (classe 1997), alla seconda stagione nel mondo collegiale, ha già fatto voltare parecchie teste e scomodato paragoni importanti. Stiamo parlando del QB dei Louisville Cardinals, Lamar Jackson, proveniente da Boynton Beach, cittadina sulla costa Atlantica della Florida a circa 50 km da Miami, il quale in queste prime tre partite di campionato collegiale è stato il giocatore che per dispersione è stato il più decisivo e dominante. Partiamo dalle cifre:
Avversario | Yards su | TD pass / | Yards su | TD su |
passaggio | intercetti | corsa | corsa | |
vs. Charlotte | 286 | 6/0 | 119 | 2 |
@ Syracuse | 411 | 1/1 | 199 | 4 |
#2 Florida State | 216 | 1/1 | 146 | 4 |
TOTALE | 913 | 8/2 | 464 | 10 |
In tutto questo, per terminare, la vittoria più risicata dei Cardinals è stata di 34 punti (62-28 nella partita contro Syracuse) ed i 63 punti (a 20) segnati a Florida State, che occupava la posizione numero due dei ranking in approccio alla partita, sono il record di punti mai segnati da chiunque ai Seminoles nella loro storia, iniziata nel 1954. Si tratta di prestazioni e numeri che pongono Jackson anche in una luce particolare agli occhi degli scout NFL (sebbene debba fare almeno ancora un’altra stagione al college) nonché in prima fila per la conquista dell’Heisman Trophy di quest’anno, anche a causa di alcune controprestazioni di qualche diretto contendente come il RB di Florida State Dalvin Cook, il QB di Oklahoma Baker Mayfield o il QB di Clemson Deshaun Watson.
Le sensazioni che lascia Jackson in questa stagione, ovverosia una sostanziale incapacità di qualsiasi avversario di fermarlo, sono però molto diverse da quelle del 2015, quando giovane true freshman (quindi senza la stagione di redshirt che solitamente si lascia ai giovani per adattarsi) ebbe ragione di tre compagni di reparto (Will Gardner, Reggie Bonnafon e Kyle Bolin) e si guadagnò i gradi da QB titolare che poi mantenne in una stagione non esaltante, fatta di poco meno di 1000 yards corse, 12 TD lanciati e 8 intercetti subiti. Il primo di questi ultimi? Al primo snap della prima sua prima partita di college, persa contro Auburn 31-24. In generale il primo anno di Jackson al college è stato principalmente buono per i giocatori di fantasy football, in quanto il record di Louisville in stagione regolare è stato un non eccezionale 7-5, con tutte le sconfitte arrivate contro avversari di buona caratura, senza nemmeno l’ombra di un upset, con il nostro afflitto anche da alcuni infortuni, in particolare nella seconda parte della stagione. Il primo squillo impostante della carriera di Jackson è infine arrivato nel Franklin American Mortgage Music City Bowl del 30 dicembre 2015, giocato contro Texas A&M nella cornice del Nissan Stadium di Nashville: nella vittoria per 27-21 Jackson ha messo lo zampino in tutte le segnature dei Cardinals, mettendo a referto 2 TD pass e correndo per 226 yards con due TD. In tutto questo cambiamento dalla prima alla seconda stagione, il suo HC Bobby Petrino vede una voglia senza confini di migliorarsi, una offseason fatta di, usando le sue stesse parole, “extra hours for himself, in watching video, taking notes, trying to learn what it takes to be a quarterback. He improved tremendously on his footwork and his accuracy throwing the ball.” Quindi oltre alle innegabili doti atletiche e tecniche paiono esserci delle grandi doti mentali, sicuramente indispensabili in un contesto molto competitivo quale è il college football e quale si spera essere, in futuro, la lega dei professionisti.
In uscita dalla Boynton Beach Community High School, Lamar Jackson non era, in ogni caso, un top prospect, capace di muovere folle di osservatori e recruiter, almeno inizialmente (si pensi che Leonard Fournette, RB di LSU, fu conteso dai Tigers e da Alabama fin dal suo primo anno di high school, 14-15 anni): 247sports lo accreditava di tre stelle su cinque, per un indice composito di 0.8788, dato che lo poneva come 13° dual-threat QB della nazione, 58° talento overall dello stato della Florida e 401° a livello nazionale. Una percentuale di completi tra il 40% e il 50% e una scuola non molto sulle rotte “mainstream” del recruiting lo frenavano, ma il suo HC di allora, Rick Swain, ai tempi aveva allenato Lamar Thomas, il WR coach di Bobby Petrino, che in quel momento si stava trasferendo da Western Kentucky a Louisville, e Jackson nel suo anno da senior ebbe la sua ribalta con 20 offerte (tra le più importanti Florida, Nebraska, Oregon, Mississippi State, Miami, Clemson, Florida State ed Ohio State) tra cui, infine, scelse proprio i Cardinals.
Cosa può diventare Lamar Jackson? La domanda è forse prematura ma si deve fare sempre molta attenzione quando si parla di dual threat QB: viaggiando un po’ attraverso i luoghi comuni, non sempre la loro accuracy è sufficiente per gli standard della NFL ed inoltre la loro tipologia di gioco li sottopone sempre a rischi di infortuni, ma molti rivedono in lui Michael Vick, atleta con uno stile di gioco molto simile a Jackson: lo stesso Vick, per dire, ha recentemente ammesso in un’intervista che il giovane 19enne è molto più forte di lui a quell’età. Infine vale sempre ricordare una cosa: per ogni Vick ci sono un Taylor Martinez, un Denard Robinson ed un Tim Tebow, incapaci di traslare tra i pro le loro caratteristiche migliori. Si lasci quindi tempo al giovane Lamar, lo si lasci migliorare, perdere qualche partita e crearsi la sua strada: se però questo è l’inizio, questa strada sarà oltremodo divertente.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte
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