Tornati dallo stato di Washington, la città di Denver era totalmente arancione, pronta per l’opener NFL tra Broncos e Panthers. Il centro aveva un sapore magico, un giorno di festa che tutti aspettavano, e così è stato, con la vittoria dei campioni in carica, facendo esplodere la città dalla felicità.
Il giorno dopo però era il momento di lasciare nuovamente il Colorado per dirigersi in Nebraska. Abbiamo affittato una macchina e siamo partiti, 1500 miglia tra andata e ritorno, un vero e proprio “trip on the road”. Il viaggio non è stato particolarmente emozionante, una strada a due corsie per senso di marcia in mezzo al nulla (come potete vedere dalla foto a destra), o meglio, in Colorado in mezzo a campi con qualche mucca e cavallo, in Nebraska invece erano presenti solamente i caratteristici campi di pannocchie.
Il giorno dopo era il Gameday dei Cornhuskers. Armati di biglietto ci siamo diretti al Memorial Stadium con ben 3 ore di anticipo. Ovviamente tutti erano vestiti di rosso, non esisteva nessun’altro colore quel giorno. Nel pre partita abbiamo potuto ammirare i famosi Tailgate, gente che alle 9 di mattina si riempie di Hamburger, Hot Dog, Cornbread, ecc, ovviamente cucinato al momento. Accanto allo stadio erano presenti diverse attrazioni, come la Fan Zone dove i bambini potevano divertirsi con i vari giochi legati al football, o fare foto con le Cheerleader e la mascotte o anche solamente fare un paio di lanci con l’ovale.
Un momento molto bello è stato l’arrivo della squadra dei Cornhusker, i giocatori scendevano dal pullman ad una cinquantina di metri dallo stadio e percorrevano la via principale tra due ali di folla, abbracciando i famigliari, dando il cinque ai tifosi sempre col sorriso sulla faccia. I giocatori sono come degli eroi per i loro tifosi, nonostante siano poco più che dei ragazzini.
Lo spettacolo coreografico dentro lo stadio invece è stato qualcosa di unico, una atmosfera incredibile, una vera e propria bolgia, difficile da descrivere a parole ma è qualcosa che ogni appassionato di football dovrebbe vivere. La partita con Wyoming è stato il 349° tutto esaurito consecutivo di Nebraska, una streak che dura dal lontano 1962. Ci ha fatto davvero una grande impressione vedere 87000 persone vestite totalmente di rosso sugli spalti intente a fare una sola cosa, supportare la propria squadra. Dai più piccoli ai “veterani” di lunga data, armati di radiolina e cannocchiale, come se fossero ancora negli anni 90.
Prima della partita c’è stata la presentazione della classe degli Hall of Famer 2016, Kris Brown, Adam Carriker, Scott Rairdon e Dean Sukup erano tutti presenti allo stadio e sono stati acclamati in maniera molto calorosa. Bellissima anche l’ovazione ad un certo punto per Andy Janovich, il FB dei Broncos entrato come walk-on a Nebraska, quanto è stato proiettato sugli schermi il video del suo TD contro i Panthers.
Un aspetto che ci ha colpito molto è stato il fatto di quanto gli abitanti di Lincoln ci tengano agli Huskers. È una vera e propria religione, come se per loro ci fosse solo quello e nient’altro. Un altra cosa che ci ha colpito molto è stato notare quanto tengano alla difesa. Gli Huskers hanno avuto la famosa Blackshirts e per loro il gioco difensivo è sacro. L’attacco può sbagliare ma la difesa no, basta un tackle sbagliato, un intercetto mancato o una corsa di 6 yard per far rumoreggiare il pubblico, soprattutto i tifosi di lunga data.
La partita comunque è stato un dominio di Nebraska che ha annichilito Wyoming, che si è fatta notare soprattutto per i turnover commessi.
Dopo la partita tutti si ritirano nei parcheggi dove han fatto tailgate la mattina oppure nei vari locali della zona, per godersi una birra, festeggiare la vittoria e guardare altro College Football, facendo diventare un deserto la città. Da segnalare che non vendono alcolici all’interno del stadio.
Lincoln è una città che non ha molto da offrire ma quando giocano gli Huskers diventa una dei posti più belli del mondo, è una emozione unica e la città ha qualcosa di magico nell’aria.
Il giorno dopo ci è toccato ritornare a casa base, per passare gli ultimi due giorni a Denver prima di ripartire per l’Italia, ma che non staremo qua a raccontarvi anche perchè non abbiamo fatto praticamente nulla.
America ci mancherai, è sicuramente un arrivederci, torneremo molto presto. Ci hai lasciato immagini e ricordi bellissimi, una esperienza straordinaria che consigliamo a tutti e che noi cercheremo di ripetere, magari sulla West Coast o negli stati del Sud, chissà.