Seattle. 07.33 di mattina, sala comune di un American Hostel. Il primo weekend di settembre ha portato, come tradizione, la prima abbuffata stagionale di college football.
Come ogni anno questa rubrica cerca di selezionare le migliori e peggiori prestazioni della week appena trascorsa, senza pretese di onnipotenza e, per forza di cose quando più di 120 squadre giocano contemporaneamente, omettendo qualcosa che andrebbe inserito. In ogni caso, queste sono le scelte della prima settimana.
TOP
MOBILE, ALABAMA
Che settimana per la città marittima dello stato dalla rossa croce sulla bandiera: innanzitutto i Crimson Tide, campioni in carica, dimostrano che chiunque abbia velleità di titolo dovrà vedersela con loro asfaltando, demolendo, annichilendo USC 52-6. Come canovaccio oramai in uso nelle ultime stagioni, il merito principale è della difesa, i cui numeri fanno spavento: 64 yards su corsa concesse (2.1 per portata), 130 su passaggio (3.5 per completo), 1 intercetto, 3 sacks, 9 TFL.
Anche l’attacco, con i suoi 6 TD realizzati, si è ben comportato nonostante il QB titolare fosse il true freshman Jalen Hurts: questi, texano di Channelview, nonostante l’inesperienza ha realizzato una ottima prestazione da 2 TD pass e 2 su corsa, aggiungendo una variabile in più, quella del dual threat QB, che finora ancora mancava alle squadre di Nick Saban.
La perla di giornata è stata realizzata da South Alabama: i Jaguars hanno avuto ragione, enormemente a sorpresa, di Mississippi State, in trasferta, dopo essere stati sotto di 17 punti, segnando a 57 secondi dalla fine e vivendo il panico di un FG allo scadere sbagliato dagli avversari. La squadra della Sun Belt è al secondo scalpo pesante negli ultimi due anni: nel 2015, infatti, aveva sconfitto San Diego State, che da quel momento in poi aveva inanellato 10 vittorie consecutive, titolo di Mountain West e Bowl. Tra i nomi che i tifosi dei Jags ricorderanno per tanto tempo a venire ci sono quelli del QB Dallas Davis e del TE Gerald Everett, che sono stati i responsabili dell’ultimo TD, ma anche del K Westin Graves, che però gioca per i Bulldogs ed ha sbagliato il FG decisivo.
TEXAS LONGHORNS
The Longhorns are back, folks! Con queste parole (o quasi) Joe Tessitore, commentatore ABC della partita, ha sintetizzato splendidamente quanto visto nella notte di Austin, dove Texas ha battuto Notre Dame, #9 del ranking, 50-47 in doppio overtime.
Stiamo senza dubbio parlando di una delle squadre che ha messo in mostra i maggiori miglioramenti dal 2015 a questa parte: che ne è del fragile attacco incapace di segnare e della triste difesa che appena vedeva un RB puntarla si squagliava come un gelato al sole?
Dal lato offensivo quanto fatto dall’OC Sterling Gilbert, proveniente da Tulsa e voluto fortemente dall’HC Charlie Strong, è straordinario: con la doppia regia del true freshman Shane Buechele, che si è occupato delle situazioni di passaggio, e del più esperto Tyrone Swoopes, i Longhorns non hanno mai permesso agli Irish di capire veramente qualcosa, giocando a ritmi vertiginosi e muovendo la catena con continuità.
Anche la difesa ha fatto la sua parte, nonostante la prestazione da 6 TD del QB di Notre Dame DeShone Kizer, guidata dal sophomore Malik Jefferson: dopo una stagione da freshman ottima, il texano di Mesquite non vuole mollare il tiro e si propone come uno dei migliori LB della nazione, rapido, potente e capace di entrare nel backfield con continuità. Se il buongiorno si vede dal mattino sarà una bella stagione per i Longhorns, che già hanno ottenuto un buon risultato: per la prima volta dal 2013 hanno fatto il loro ingresso nel ranking.
J.T. BARRETT (QB, Ohio State)
Forse non è mai andato via il QB dei Buckeyes: nonostante un 2015 in cui ha faticato e diviso il ruolo con Cardale Jones, Barrett è prepotentemente tornato al suo ruolo di titolare unico con una prestazione notevole, seppure contro una Bowling Green molto rinnovata nei giocatori come nello staff, nella vittoria per 77-10.
Quanto fatto da Barrett, 6 TD su passaggio e uno su corsa in qualcosa come due quarti e mezzo, è un record per la scuola, superando il precedente di totali 6 che apparteneva a Kenny Guiton e Tony Curcillo.
Le 776 yards di attacco complessivo in tutta la partita, inoltre, superano un altro record scolastico vecchio di 86 anni in quanto il precedente era di 718 yards, realizzato nel 1930 contro Mount Union.
Al di là della caratura dell’avversario i Buckeyes hanno dimostrato di aver superato la perdita di molti senior e che la Big 10 quest’anno dovrebbe essere una faccenda tra loro e Michigan, a sua volta capace di realizzare una vittoria di grande impatto, un 63-3 contro Hawaii.
WORST
LSU TIGERS
Quale modo di festeggiare una top 5 nei ranking prestagionali che perdere di 2 da una squadra che non era neanche pronosticata per vincere la division scarsa della Big 10? LSU perde la prima partita stagionale contro la Wisconsin di quest’anno e mette tanti dubbi negli occhi di chi vedeva i Tigers come principale alternativa ad Alabama in questa stagione.
Nella sfida contro i Badgers si sono riviste le problematiche che già erano evidenti nel 2015: un QB, Brandon Harris, incapace di sviluppare un gioco su passaggi convincente e un gameplan riassumibile nel dare la palla a Leonard Fournette e togliersi da davanti. Il RB poi non ha giocato male ( 138 yards in 23 portate) ma non ha saputo essere effettivo in red zone anche perché la difesa di Wisconsin ha potuto concentrarsi molto su di lui. Questa sconfitta potrebbe essere anche abbastanza ininfluente per LSU, in quanto ovviamente non contava per la SEC, però il concetto è chiaro: nessun errore potrà più essere tollerato.
VIRGINIA / WASHINGTON STATE / BUFFALO / IOWA STATE
Inizia la stagione e puntualmente si vedono molte partite che squadre di FBS decidono di giocare contro squadre FCS, quindi il livello inferiore, per avere un rientro più soft al football giocato e prendere confidenza con i nuovi giocatori e i nuovi schemi. Puntualmente, però, ogni anno qualche squadra della divisione superiore incappa in uno scivolone contro la squadra del livello inferiore, facendo una brutta figura contro una squadra che può anche essere buona ma sulla carta neanche dovrebbe avvicinarsi al suo livello.
Quest’anno 4 squadre sono cadute nella rete: la Virginia del nuovo coach Bronco Mendenhall, arrivato in pompa magna da BYU, ha perso 37-20 contro Richmond, Washington State è recidiva in quanto già aveva perso nel 2015 contro Portland State prima della sconfitta 45-42 contro Washington State, Buffalo forse era la più pronosticata a perdere contro Albany, sebbene la sconfitta suoni strana, e Iowa State, della Big 12, ha perso nella sfida intrastatale contro Northern Iowa, 25-20. Per nessuna di queste è stato il modo migliore di iniziare la stagione.
SAMAJE PERINE (RB, Oklahoma)
Forse è troppo duro mettere Perine come principale “colpevole” della sconfitta che Oklahoma, #3 del ranking e semifinalista nella scorsa stagione, ha subito all’esordio, contro una Houston che zitta zitta si candida ad essere imbattuta protagonista della stagione però se non altro è corresponsabile con la difesa incapace di fermare con continuità i Cougars.
Perine è stato inconsistente in tutta la sua breve partita, prima di uscire per un colpo alla spalla e provare a rientrare: almeno il suo collega di reparto Joe Mixon ha segnato un TD e Baker Mayfield, l’osannato QB, ha messo in mostra un discreto gioco su passaggi nonostante sia stato a sua volta cancellato nel settore corse. Data da molti come una delle principali candidate al titolo nazionale, Oklahoma si inserisce nel novero delle squadre top 10 (con LSU e Notre Dame) che hanno perso all’esordio.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte