Nella giornata che ha chiuso il vecchio anno sono state giocate le partite della seconda edizione di play off.
Da una parte i Clemson Tigers hanno sfidato e battuto Oklahoma, dall’altra Alabama e Michigan State si sono date battaglia in una partita dai sapori antichi, giocata da due squadre che nel football moderno fatto di uptempo, attacchi veloci e verticali, continuano a seguire una filosofia che fa affidamento alla battaglia in trincea e alla gestione della gara da parte dei due allenatori.
Quest’anno l’onore di rappresentare una delle semifinali è toccato al Cotton Bowl arrivato alla sua ottantesima edizione , nella splendida cornice del AT&T Stadium di Arlington in Texas. Geograficamente la posizione ha sicuramente favorito i tifosi provenienti da Tuscaloosa, ma pure i sostenitori di East Lansing non hanno fatto mancare il loro supporto alla squadra vincitrice della Big Ten.
Il fascino delle sfide di college football è spesso rappresentato dai due allenatori residenti sulla sideline: Nick Saban è un nome che a Michigan State ricordano sicuramente per aver guidato gli Spartans dal 1995 al 1999; ora è stabilmente alla guida dei Crimson Tide da nove stagioni con cui ha costruito una serie di successi impressionanti, fatti seguendo la sua filosofia difensiva e dei recruiting sempre in cima ai vari rankings. Tutto questo, oltre alla doppietta ottenuta nel 2011-2012, ha sempre posto Alabama tra le favorite per la vittoria finale.
Dopo la sconfitta contro Ohio State lo scorso anno, chi altro poteva tentare lo sgambetto a uno dei migliori allenatori della storia NCAA? Niente di meno che un suo ex assistente, quel Mark Dantonio capace spesso di costruirsi il titolo di underdog vincendo partite partendo da sfavorito come quest’anno contro i campioni di OSU nella loro casa. Un cammino maturato con ottime prestazioni nell’arco di tutto l’anno battendo Iowa nella sfida decisiva per il titolo della Big Ten, il terzo nella sua esperienza da capo allenatore dei Spartans.
Ma la storia ci insegna che Nick Saban nelle sfide dirette con dei suoi vecchi collaboratori diventati poi head coach non ha mai perso entrando alla sfida personale con Dantonio con il record di 8-0. E così è stato, Dantonio dopo aver collaborato con Nick proprio a East Lansing nel ruolo di allenatore delle secondarie, si è dovuto aggiungere alla lista di Jimbo Fischer, Will Muschamp e Jim McElwain.
Alabama si è posta nettamente sul campo chiudendo con il punteggio di 38-0. Una vittoria meritata da parte dei cremisi, maturata nell’arco di una partita dove Michigan State non è mai riuscita a mettere in seria difficoltà il suo avversario, perdendo nettamente la battaglia in trincea su entrambi fronti, finendo costantemente a sbattere contro il poderoso front seven dei vincitori della SEC e cadendo lentamente sotto i colpi dell’organizzato attacco orchestrato da Lane Kiffin.
La chiave dell’incontro è stata sicuramente la sontuosa prova offerta dal reparto difensivo di Bama contro l’attacco di MSU guidato da Connor Cook: purtroppo i 26 tentativi di corsa dei uomini in maglia verde si sono tramutati in 29 misere yards, senza dimenticare i 4 sacks realizzati e la costante pressione portata su un Cook mai riuscito a entrare in partita.
Le 239 yards totali accumulate contro le 440 yards messe a referto dai cremisi sono l’indizio principale che ci spiega di come sia andata la partita, d’altronde c’era poco da sperare contro la terza miglior running defense della nazione.
Sicuramente quando si può schierare a rotazione A’Shawn Robinson, Jonathan Allen, Jarran Reed, Delvin Tomilson e Darren Lake il compito si facilita, ma ogni volta Kirby Smart, attuale responsabile della difesa e prossimo head coach a Georgia, è riuscito a costruire continuamente un reparto contro cui è difficilissimo correre, specie per vie verticali, confidando nelle abilità del linebacker Reggie Ragland per l’organizzazione della squadra in campo.
Eppure anche MSU aveva ben preparato la sua partita riuscendo a limitare il vincitore del Heisman Trophy Derrick Henry, vero motore della squadra dietro una linea offensiva che ogni anno è costantemente tra i top della nazione.
Nel primo quarto gli Spartans avevano fatto un egregio lavoro contro il running game avversario, soprattutto grazie alla prestazione di un Malik McDowell, lineman interno che si è rilevata una presenza continua nel backfield avversario, sostituendo un Shilique Calhoun (10,5 sacks in stagione) mai pervenuto.
Purtroppo per provare a vincere serviva una prestazione collettiva di squadra, ma quando vedi il tuo attacco venire costantemente spedito in sideline dopo poco tempo, le possibilità di vittoria si assottigliano fino a divenire infime quando l’attacco di Bama piazza una serie di big play che spezzano la partita.
Tutto nel nome Jake Coker to Calvin Ridley: il quarterback senior piazza una prestazione da 25 passaggi completi su 30 per 286 yards e 2 touchdown, entrambi raccolti dal freshman wide receiver che grazie alla sua velocità spezza gli equilibri di una difesa Spartans troppo concentrata a difendere nel medio raggio.
Il terzo quarto diventa letale: Michigan State non riesce più a contenere le incursioni di Bama e il punteggio dilaga da 10-0 a 31-0. Derrick Henry, il miglior corridore della stagione con il 69% delle yards corse dopo il primo contatto, mette a segno due touchdown e Cyrus Jones, uno dei migliori cornerback della difesa, piazza un intercetto che spezza l’inerzia del miglior attacco di MSU, finendo poi il lavoro con uno strepitoso punt return da 57 yards chiuso in end zone.
Cala definitivamente il sipario sul Cotton Bowl in una partita dove Alabama ha dominato dall’inizio alla fine, facilitata da alcuni match up a suo favore. Michigan State non è riuscita a mettere la partita su binari differenti da quelli offerti in stagione, Cook si è fatto trascinare nella pessima prestazione offensiva dei suoi con due intercetti che non hanno fatto altro che infierire sul morale del suo team. Ma la sensazione è che con questo gioco conservativo e poco appariscente, poco si possa fare contro una difesa costruita per vincere sul piano fisico.
Saban ha archiviato la pratica Dantonio come meglio non si potesse sperare, ora toccherà risolvere in vista del National Championship la pratica spread offense giocata da Clemson, una squadra a cui piace correre e tenere alti i ritmi, due fattori che Bama ha dimostrato di soffrire sia contro OSU lo scorso anno e prima ancora contro Oklahoma. Ma la convinzione è alta, questa prova ha mostrato tutta la maturità che ci può essere in un gruppo che ogni anno perde numerosi pezzi e che continuamente sostituisce.
Jake Coker si sta dimostrando un’altra scommessa vinta grazie a delle prestazioni ordinate, Henry continua a essere un fattore in termini di produzione e Ridley si è già guadagnato il rispetto dei vari avversari senza far rimpiangere un certo Amari Cooper.
In tutto questo non bisogna dimenticare un O.J Howard che spesso si è lamentato di essere stato impiegato poco, ma che contro MSU ha offerto una prestazione convincente mostrando lampi del suo potenziale.
Riuscirà la compagnia di Saban ad alzare il suo quarto National Championship? Lunedì prossimo al University of Phoenix Stadium contro Clemson sarà una vera battaglia, d’altronde come potrebbe essere diversamente quando in palio c’è più che una semplice vittoria?
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vincono i Tigers