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BAYLOR BEARS
Come la mettiamo se TCU batte Texas Tech fortunosamente e di tre punti mentre Baylor la batte di 28? Questa è la realtà della week 5, dove i Bears hanno ragione dei Red Raiders in una partita ad alto punteggio, 63-35, e con soli TD realizzati, ben 14. Nonostante i 4 TD pass lanciati e i 2 realizzati su corsa non è il QB Seth Russell a meritarsi la palma di migliore in campo, ma il RB Shock Linwood, capace di un career game da 221 yards e 2 TD. Anche i WR sono parte importante di quello che si può definire il miglior progetto offensivo della nazione e che in 4 partite non ha segnato meno di 56 punti: giocatori come KD Cannon, Jay Lee e Corey Coleman sono bersagli validissimi che ben reggono i paragoni con gli altri elementi dell’attacco. In una Big 12 senza Championship game e con campioni a pari merito in caso di record uguale (TCU e Baylor 2014, ultimo esempio) questa partita potrebbe essere una discriminante pesante in caso Baylor ed Horned Frogs arriveranno di nuovo a pari merito, ma la cosa sicura è un’altra: per i selezionatori questa conference sarà sempre un gran mal di testa.
CLEMSON TIGERS
Ci hanno provato a fare il “Clemsoning” portandolo pure al livello superiore di perdere senza motivo solo nell’ultimo quarto, ma questa volta i Tigers salvano la pellaccia contro Notre Dame, contenendone il ritorno (da 24-3 a 24-22) non permettendo la conversione da due punti al QB DeShone Kizer che avrebbe significato pareggio a 7 secondi dal termine. Clemson ha prodotto molto meno sia in termini di yards offensive (437 a 296) e di primi down (20 a 15) ma ha saputo capitalizzare al meglio i 4 turnover (1 intercetto e 3 fumble) degli Irish. È molto presto per un certo tipo di discorsi ed in ogni caso siamo sempre al cospetto di una squadra abituata (anche se recentemente in quantità minore) a complicarsi la vita, ma forse l’ostacolo più duro è superato, essendo Florida State e South Carolina non nella loro migliore versione (e fa strano dirlo di una squadra imbattuta come i Seminoles). Vittoria con vista playoff?
WILL GRIER (QB, FLORIDA GATORS)
Passati ormai sei anni dai giorni di Gloria di Tim Tebow (nota inutile: ma vogliamo parlare dei numeri di Jeff Driskel a Louisiana Tech? 10 TD pass, 1 intercetto e 5 TD su corsa) sembra che un nuovo QB si affacci con successo sulla scena Gators: il freshman del North Carolina è stato il principale artefice del grande upset perpetrato dai suoi ai danni della #3 del ranking, Ole Miss, piallata 38-10. Grier ha chiuso con 24/29 per 271 yards e 4 TD, tutti nel primo quarto, scavando così un solco che i Rebels non sono riusciti più a ricoprire. La squadra di coach McElwain (definire ottimo il suo esordio sulla sideline di Florida è quasi riduttivo) decolla così nei ranking (#11 dell’Associated Press), rimane imbattuta ma, nel dettaglio, si porta 3-0 nella SEC: chiaramente gli ostacoli impegnativi non sono ancora finiti, con Georgia, LSU e Florida State ancora da affrontare, ma il viatico è buono per proseguire la stagione nel migliore dei modi.
WORST
OHIO STATE E MICHIGAN STATE
Si parla sempre di due squadre imbattute, #1 e#4 (ex #2) del ranking rispettivamente, ma il modo in cui sono maturate le vittorie contro Indiana e Purdue lasciano alcuni dubbi. I Buckeyes hanno avuto ragione a fatica di Indiana, con due fumble (su 4) persi e un intercetto di Cardale Jones sulle 21 yards avversarie e devono erigere un monumento ad Ezekiel Elliott (23 portate per 274 yards e 3 TD) ed agli infortuni delle due principali stelle offensive avversarie, il RB Jordan Howard ed il QB Nate Sudfeld. Gli Spartans, invece, giocano ottimamente per due quarti e mezzo contro Purdue, salvo poi inalberarsi in un gameplan molto conservativo e nel solito paio di infortuni che fanno quasi concretizzare la rimonta Boilermakers, capaci di colpire sulle corse, proprio il segmento su cui gli Spartans sapevano mostrare la loro miglior abilità. Contava restare imbattuti e questo è successo e la week 6 porta avversari leggeri come Maryland e Rutgers, ma che succederà quando le difficoltà aumenteranno?
GEORGIA BULLDOGS
Eccola là: precisa e puntuale, al primo scontro diretto nella SEC arriva la sconfitta dei Bulldogs, cosa che accade puntualmente dal 2012. Dopo quattro vittorie (contro avversari non esaltanti, è da sottolineare), Georgia viene sconfitta da Alabama per 38-10 ed accantona, almeno per il momento, i sogni di gloria. Pur con una buonissima prestazione del RB Nick Chubb (20 portate, 146 yards, 1 TD), i Bulldogs si dimostrano incapaci di avere un piano alternativo al running game ed evidenziano tutti i loro attuali limiti nel gioco su passaggi: i due QB impiegati, Greyson Lambert e Brice Ramsey, chiudono con 11/31 per 106 yards e 3 intercetti. L’emergere prepotente di Florida come potenza principale della SEC East in contumacia di Missouri deve far suonare qualche campanello di allarme in casa Bulldogs: se si vuole tornare al Championship come nel 2011 e nel 2012 tanto passa per le due prossime sfide contro Tennessee e Missouri, prima dello scontro che probabilmente deciderà la division il 31 ottobre.
COLORADO STATE RAMS
Il college football ha un suo fascino particolare per vari motivi, ma uno di questi è la possibilità che ha ogni team di cambiare totalmente forma da una stagione all’altra trasformandosi radicalmente, rendendosi autore di stagioni memorabili. Ovviamente può succedere anche l’inverso e basta che una squadra perda un’annata di senior che ha fatto le sue fortune per ritornare nella mediocrità. È il caso di Colorado State che senza più l’HC Jim McElwain e gente del calibro di Garrett Grayson, Dee Hart, Ty Sambrailo e Aaron Davis sta facendo molta fatica a trovare una sua dimensione: il record attuale è di 2-3, con sconfitte contro una mediocre Minnesota, Colorado e, nell’ultima week, Utah State, e due vittorie contro Savannah State (FCS) e UTEP, risicata di soli due punti. Il WR Rashard Higgins è rimasto ma questo non basta ad una squadra che, contro molte aspettative, rischia di giocarsi gli ultimi posti della Mountain West.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte