Bisogna tornare al 1988 per incrociare un evento simile a quanto successo nella terza giornata di questa stagione di college football: l’esito finale della partita disputata al Bryant – Denny Stadium, la storica e attuale casa dei Crimson Tide, vide Alabama soccombere contro i colpi di Mississippi per 12 a 22 registrando così l’ultima storica impresa dei Rebels nell’espugnare la casa di un programma tra i più rispettati di tutto il Paese.
La stessa cosa è accaduta sabato con i Rebels vincitori per 43 a 37, un risultato maturato nell’arco di tutta la partita dove i Rebels hanno sempre dato l’impressione di essere in pieno controllo costruendo un massimo vantaggio di venti punti nel corso del terzo quarto con il quale è riuscito a contenere il tentativo di rimonta innescato dai cremisi. Una vittoria meritata dalla squadra allenata da Hugh Freeze, capo allenatore dal 2012, artefice di un progetto nato bene e migliorato progressivamente con il passare delle stagioni.
Molte sono le aspettative per l’attuale annata di Ole Miss, inutile nasconderlo, basta guardare il principale nucleo di giocatore presenti a roster e si capisce che davvero questa possa essere l’occasione per ottenere finalmente dei risultati dopo delle classi di recruiting ben condotte dove spunta l’anno del 2013 in cui Freeze ha portato a casa pezzi pregiati e molti pilastri dei titolari attuali. La vittoria contro Alabama potrebbe essere l’iniezione di fiducia definitiva per iniziare una cavalcata che si spera tanto di continuare più a lungo possibile pur navigando in acque pericolose come può essere la SEC, una Conference che sta facendo fatica ma sa sempre nascondere molte insidie.
Nei recenti sfortunati anni il limite principale del attacco è stata la posizione di quarterback dove Bo Wallace ha spesso diffuso friabili speranze di poter fare lo step decisivo sul piano dalla continuità, alternando buone prestazioni a disastri completi, lasciando l’attacco come una sorta di eterna incompiuta. La risposta a questo problema sembra chiamarsi Chad Kelly: il figlio di Jim è arrivato a Oxford dopo un trascorso allo JUCO a causa di problemi extra field, il suo impatto è stato devastante e se le prove contro Tennesse-Martin e Fresno State possono aver avuto il loro “limitato” valore, la vittoria a Tuscaloosa nasce dalla capacità di alzare il ritmo portata dal ragazzo originario di Buffalo.
La difesa di Alabama a livello assoluto per la qualità e la quantità di talento disponibile è qualcosa di inimmaginabile pure per una squadra NFL, tuttavia da quel maledetto Sugar Bowl perso contro Oklahoma, la formazione allenata da Nick Saban ha sempre sofferto dannatamente attacchi interpreti di no huddle, up tempo e spread offense. Kelly si è già dimostrato un passatore efficace portando sul campo anche molta imprevedibilità dovuta alle sue gambe e una voglia di attaccare la partita che lo fanno sembrare già un leader del reparto.
Il passing game è stata l’arma con cui i Rebels hanno abbattuto la difesa avversaria grazie alla stazza del suo parco wide out costringendo la difesa di Bama ad arrangiarsi con mismatch sfavorevoli contro i vari Cody Core, Evan Engram e Laquon Treadwell, un trio veloce e fisicamente devastante non scendendo sotto i 6’2 piedi. Se ci aggiungiamo il touchdown miracoloso messo a segno da Quincy Adeboyejo dopo una forzatura di Kelly sotto pressione, pare chiaro che Ole Miss abbia insistito su questo aspetto trovando un’alternativa a delle corse che hanno fatto fatica a macinare yards contro una run defense sempre al top della condizione.
Kelly ha completato 18 passaggi su 33 lanciando per 341 yards e 3 touchdown senza concedere alcun turnovers, parola che invece è costata cara ad Alabama che ha visto ben cinque palloni passare di mano agli avversari di cui tre dovuti a lanci sbagliati dei propri quarterback. Qui molto merito va dato alla difesa di Ole Miss guidata da un Robert Nkemdiche semplicemente sontuoso capace di creare una costante pressione all’interno della tasca e di compiere placcaggi decisivi dietro la linea di scrimmage.
Pur avendo subito 503 yards in 35:26 minuti in cui è stata impiegata sul campo, il reparto è riuscito a dare il meglio di se nella parte centrale del match togliendo ritmo agli avversari dando senza dimenticare tutte le occasione ben sfruttate per piazzare i tre intercetti alla fine risultati decisivi. Il linebacker Denzel Nkemdiche insieme a delle ottime secondarie guidate dal junior NICK Tony Conner e dal sophomore CB Kendarius Webster sono l’anima di un back seven capace di alzare di continuo il suo rendimento contro le corse togliendo risorse all’attacco sui screen pass e aiutando il lavoro della linea in fase di blitz e contro le corse.
Proprio qui è dove Saban e Lane Kiffin dovranno lavorare più a fondo se vogliono tornare in corsa per la testa della Division: dopo aver provato Jake Coker nei primi due impegni, Saban ha dato fiducia al suo sophomore Cooper Bateman ottenendo come risultato 87 yards in 11 lanci completati e un intercetto. L’esperimento è durato poco, meno di un tempo di gioco, poi Coker ha ripreso la sua posizione ma la sensazione è che Saban voglia finalmente trovare un QB giovane attorno a cui costruire per i prossimi anni perché il continuo affidamento al senior di turno come Blake Sims o Coker può essere fortunoso o meno oltre ad essere di poca prospettiva.
Bateman, Blake Barnett e David Cornwell sono i tre nomi che potrebbero essere esplorati nel lungo periodo, difficile che qualcosa possa avvenire quest’anno perché Jake Coker, al di la di essere all’ultimo anno di eleggibilità, quando è entrato in campo ha dato la netta impressione di essere al momento l’unica via per costruire un gioco aereo presentabile per essere un’alternativa a un sontuoso Derrick Henry, fulcro del gioco orchestrato da Kiffin, ma che da solo non potrà di certo fare molto pur avendo prodotto altre 166 yards e un altro touchdown nell’ultima sfida.
Qui sta parte del nocciolo della questione: Coker ha sbagliato alcuni lanci con due intercetti dovuti a incomprensione, per il resto ha svolto un buon lavoro dando fluidità a un attacco fino a quel momento pressoché nullo con Bateman in campo, inoltre è un discreto corridore e ha dato l’idea di esserci pure sotto l’aspetto mentale. La difesa di Ole Miss ha cancellato la parte profonda del campo regalando qualcosa sul medio/corto, Alabama ha ben attaccato questi punti trovando anche i touchdown di Richard Mullaney e ArDarius Stewart, ma è una soluzione dimostratosi poco efficiente perché allunga i tempi di gestione del pallone e in momenti di forte distacco nel punteggio impedisce una rapida rimonta.
Saban sa bene che difficilmente potrà fare altri esperimenti, come lo scorso anno ha perso con Ole Miss e per rimontare dovrà sbarazzarsi della concorrenza di una LSU che al momento sembra essere l’unica rivale di questi Rebels. Offensivamente non c’è più Amari Cooper e tra i nomi a roster non c’è un giocatore con le qualità per sostituirlo in tempi brevi (Robert Foster al momento non è ancora un fattore) quindi davvero la posizione di quarterback sarà cruciale per determinare un esito che non può passare esclusivamente dalle prodezze di un running game ben oliato e già in ottima forma.
La difesa allenata da Kirby Smart è ancora troppo distaccata tra il rendimento proposto contro le corse e le prestazioni offerte nel passing game, Bama soffre terribilmente quando c’è un quarterback mobile che può attaccare e far vivere la palla quel poco che basta per trovare un suo target libero perché Marlon Humprey e Cyrus Jones sono veloci ma non potenti, di fatto attacchi con target alti come Ole Miss, LSU e Texas A&M possono rappresentare un bel grattacapi per tutto il reparto difensivo. E sabato si è visto.
Bisogna sempre dare merito a Saban di essere un allenatore capace di raddrizzare le situazioni facendo affidamento sulle qualità dei propri singoli, quest’anno dovrà superarsi perché in tutta la sua gestione a Tuscaloosa, Nick si è sempre trovato con un game manager affidabile e ben dentro gli schemi circondato da target di talento – si pensi a Julio Jones prima e Amari Cooper poi – mentre quest’anno dovrà cercare di partire dal quarterback come punto di sviluppo di tutti i target a roster, compreso O.J. Howard, tight end che tanto aspettano in NFL ma che fino ad ora non ha colpito per come tende a scomparire da certi momenti delle partite.
Mississippi finalmente si prende i meriti che sperava perché vincere ad Alabama non è mai semplice. Bisogna ammettere che dovremmo aspettare ancora diverse partite prima di esprimere giudizi definitivi sulla squadra di Oxford, ma per ora sono arrivate le conferme che tanto si aspettavano come l’impatto del core di target messi a disposizioni di un quarterback degno di questo nome senza dimenticare una difesa che può permettersi di stare sul campo a lungo contro diverse tipologie d’avversario. Se Chad Kelly dovesse confermare tutto quello fatto di buono sino ad ora, complice la salita di un running game appoggiato a una linea esperta e solida, l’attacco dei Rebels potrebbe rappresentare un bel enigma per diverse difese.
La trasferta in Florida il 3 Ottobre potrebbe essere un’altra conferma positiva prima di iniziare una serie di sfide che li porterà a sfidare Auburn in trasferta il 31 dello stesso mese per poi accogliere il 21 Novembre i temibili LSU Tigers, al momento la principale rivale per la testa della Division. Il messaggio inviato lo scorso Sabato è stato chiaro e decifrato da tutti: i Rebels ci sono e fanno sul serio!
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