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Potrebbe non essere una finale ACC come tutte le altre, anzi, diciamo pure che non lo sarà proprio. Cambiano i tempi, cambia il sistema, il college football si modernizza e da quest’anno ci sono i playoffs. Via ogni traccia di elaborazione da parte di cervelloni informatici sulla difficoltà del calendario e sul valore delle vittorie, adesso decide tutto l’apposito comitato, e nonostante Florida State abbia mantenuto l’imbattibilità, il primo compito da ricoprire sarà quello di vincere, ed in maniera convincente, contro Georgia Tech, pena il mancato accesso alla strada che potrebbe portare dritta la bis del National Championship di un anno fa. I Seminoles hanno una striscia attiva di 28 vittorie consecutive, ma non sono certo la squadra dominante del 2013.
Hanno perso tanti pezzi per la NFL, li hanno rimpiazzati molto bene, ma hanno vacillato contro avversarie a loro molto inferiori, e di questo nella classifica che determina i playoffs, i votanti hanno tenuto conto. Florida State è quarta, con Ohio State e Baylor alle calcagna, la prima impegnata a sua volta in una finale di conference dove dovrà schierare addirittura il terzo quarterback contro Wisconsin, la seconda che giocherà la chiusura della regular season della Big XII contro Kansas State, una candidata al titolo di quel raggruppamento. Entrambe sono situazioni che, qualora Florida State faticasse a vincere (se perdesse non se ne discuterebbe nemmeno) potrebbero creare davvero tantissime polemiche sulla disposizione finale della griglia, della quale i ragazzi di Jimbo Fisher occupano, come detto, l’ultima posizione valida per i playoffs, ed ogni mossa sbagliata potrebbe quindi costare un prezzo salatissimo.
Ripetere gli errori del passato sarà un lusso che i Seminoles non avranno. Hanno vinto sempre, ma convinto quasi mai. Sono sopravvissuti ad un’autentica sparatoria offensiva all’esordio, contro Oklahoma State, vinto miracolosamente contro Clemson una gara che pareva già persa, rimontato in fretta e furia contro North Carolina State e Louisville, hanno combattuto un’autentica guerra per avere ragione di Boston College sotto una pioggia battente che, quel giorno, aveva investito Tallahassee e dintorni. Hanno rischiato di perdere entrambe le partite di rivalry statale contro Miami e Florida commettendo una marea di turnovers, e vinto al fulmicotone contro Notre Dame, difendendo in maniera sospetta la giocata decisiva. Una serie positiva di circostanze, certo, ma va anche dato atto ai Seminoles di non aver mai smesso di credere di poter vincere qualsiasi partita, e di poter scavalcare ogni singolo ostacolo. Fino ad ora, i risultati hanno dato ragione non solo alla fortuna, ma anche all’audacia.
Sabato a Charlotte, terreno neutro, l’avversario di turno sarà la Georgia Tech di coach Paul Johnson, il quale dal 2008, anno del suo sbarco da Navy, ha portato l’ateneo alla conquista di quattro titoli della Coastal Division e ad un titolo assoluto della ACC, nella stagione 2009, tuttavia vanificato da alcune sanzioni comminate all’epoca da parte della NCAA. Gli Yellow Jackets non erano favoriti per vincere la Division in questa stagione, Miami e Duke parevano vantare una marcia in più, ma ancora una volta Johnson ha saputo sorprendere in positivo contro ogni pronostico, un esercizio verso il quale ha sviluppato una certa abitudine in questi anni, trovando il modo di primeggiare contro una competizione più attrezzata solo in apparenza.
Georgia Tech ha registrato le uniche due sconfitte stagionali in settimane consecutive contro North Carolina e Duke, avversarie non irresistibili, ma aveva in precedenza battuto gli allora considerati Hurricanes ed in seguito chiuso il percorso interno alla Conference con quattro larghe vittorie in fila, prima di piazzare un upset che ne ha alzato le quotazioni durante l’ultima gara di regular season, quando un’incredibile combinazione di eventi – non ultima una pessima gestione dei timeout da parte di coach Mark Richt – ha permesso ai Jackets di imporsi al supplementare contro un Top-10 team come la rivale statale Georgia. Seminoles e Yellow Jackets si incontreranno per la ventiseiesima volta nella storia, con il record a favore dei primi (13-11-1). Le chiavi tattiche sono molto interessanti, in quanto i ‘Noles affronteranno un’avversaria completamente differente da Duke, finalista nel 2013, votata al gioco aereo più di ogni cosa.
Georgia Tech, dall’arrivo di Johnson, gioca difatti la triple option, un sistema offensivo che punta quasi tutta la sua forza sulle corse e sulle decisioni del quarterback, lasciando un minimo spazio alla playaction per dei giochi aerei di grosso guadagno. E’ un tatticismo che riesce, quando funziona correttamente, a far mantenere a chi attacca un’ottimale gestione del cronometro, quindi la prima missione dei Jackets sarà quella di tenere fuori dal campo Jameis Winston (3.240 yards, 21 TD, 17 INT) a lungo, rischiando di raffreddarlo e di non farlo entrare in ritmo. L’opzione, come suggerisce il nome, è triplice, con il quarterback, in questo caso il bravo Justin Thomas, chiamato a leggere il movimento del defensive end per decidere se tenere palla, oppure affidarla ad uno dei due corridori, A-Back e B-Back, solitamente un fullback ed un running back. Il duello nel duello sarà quello tra le decisioni di Thomas, atletico regista in grado di racimolare 16 passaggi da touchdown a fronte di soli 4 intercetti oltre a ben 861 yards e 5 mete su corsa, e le reazioni della linea difensiva di Florida State, che schiera due futuri professionisti come l’end Mario Edwards Jr. ed il tackle Eddie Goldman, le cui azioni dietro alla linea di scrimmage saranno di capitale importanza.
I corridori titolari saranno il possente Synjyn Days, 4 TD complessivi, il quale ha una struttura fisica che la difesa dei Seminoles può soffrire proprio come accaduto contro Boston College nei confronti di Jon Hillman, e Zach Laskey, 8 mete, ma dietro di loro la batteria di ricambi è parecchio nutrita ed il “peggior” elemento a livello statistico possiede una media di 4.5 yards per portata. Un attacco che è quarto nella nazione con 333 yards di media a terra, apre diversi scenari per le poche occasioni di lancio, e qui si sentirà la mancanza di DeAndre Smelter, il quale aveva ottimizzato i suoi pochi coinvolgimenti con 715 yards e 7 mete, numeri scritti usufruendo di sole 35 ricezioni, ma che sabato sarà assente per infortunio al crociato anteriore. L’attenzione dovrà comunque essere massima per le secondarie avversarie, comandate da un grande playmaker come Jalen Ramsey, ambivalente per marcare e per andare con efficienza in blitz. Questo significa che Winston non avrà grossi margini di errore. Cadere dietro nel punteggio contro un attacco del genere vuol dire avere poche possibilità di recuperare, perché minore potrebbe essere il tempo da trascorrere in campo per l’attacco. La chiave per limitare i Jackets è difendere ottimamente le corse nei primi due downs, in quanto non sono una squadra capace di convertire con costanza situazioni di terzo e lungo.
Servirà un Jameis Winston perfetto nonostante i guai alla caviglia, sicuramente migliore nelle letture degli schieramenti difensivi, dato che avversari come Isaiah Johnson e D.J. White sono in grado di effettuare numerose giocate a favore della difesa, un matchup che può preoccupare se si pensa all’alto numero di intercetti lanciati quest’anno da Winston. Trovare un’alternativa a Rashad Greene, ricevitore di rara consistenza e recordman d’ateneo, sarà fondamentale in quanto uno dei limiti offensivi è la mancanza di un wide receiver secondario di livello, escludendo ovviamente il notevole apporto del pericoloso tight end Nick O’Leary, ottima valvola di sfogo con il vizio del touchdown. Il freshman Dalvin Cook sarà responsabile del gioco di corse dopo una crescita esponenziale nel corso della stagione, dato che Karlos Williams potrebbe restare ai box a causa di un trauma cranico riportato contro Florida. Cook ha la giocata esplosiva nelle sue corde, e può essere utilizzato in fase di screen grazie alle ottime mani, il che rappresenta un altro matchup chiave della partita, dato che linebackers come Quayshawn Nealy sono particolarmente mobili e capaci di piazzare la giocata.
L’appuntamento per la finale è quindi per sabato 6 dicembre alle 1:45 italiane, la partita sarà ospitata dall’impianto dei Carolina Panthers, il Bank Of America Stadium di Charlotte, North Carolina.
Saranno favoriti i Seminoles, ma la partita presenterà più di un’insidia.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.