Non confondiamo le idee, I Seminoles sono i primi del ranking e lo resteranno fino a che una sconfitta non rovinerà la loro reputazione nei confronti dei votanti. Rispetto alla squadra che l’anno passato dominò letteralmente la competizione, ci sono però delle notevoli diversità, questo nonostante il record di 4-0 (2-0 ACC) che i ragazzi di Jimbo Fisher hanno ottenuto fino a questo momento, e fa poca differenza il fatto che alcuni ostacoli abbastanza pericolosi (Oklahoma State, Clemson) siano già nello specchietto retrovisore.
Onestamente, ci sono squadre che hanno convinto di più di Florida State. Alla quale va il merito di aver mostrato la forza morale e fisica di recuperare svantaggi ed affrontare situazioni impervie uscendo sempre con la vittoria in tasca, una serie di lezioni che devono per forza aver acceso un piccolo allarme all’interno dello spogliatoio ricordando una volta di più a questi ragazzi che nessuno va sottovalutato. Nonostante, da campioni, abbiano portano a casa confronti dove si sono trovati con le spalle al muro, quanto fatto vedere fino a questo momento dal team di Tallahassee fa pensare che debbano intervenire degli aggiustamenti tempestivi in ottica playoffs, pena il vedersi saccheggiati della possibilità di difendere il titolo conquistato nel campionato 2013.
Momento nel quale, quello appena citato, si scopriva settimana dopo settimana il talento di Jameis Winston, che nell’anno da redshirt freshman non si pensava essere già così pronto per condurre una squadra al titolo nazionale, impresa suggellata da una performance a dir poco clutch nella finalissima contro Auburn, e momento in cui era stato chiaro lo stampo dominante di una difesa che ha concesso pochissimi punti per tutto il tragitto dei Seminoles, facendovi corrispondere valanghe di statistiche offensive di qualità. Contro quei sorprendenti Tigers era arrivato il primo vero momento di difficoltà della stagione, e la squadra tutta aveva risposto con grande preparazione e maturità.
Che cos’è cambiato quest’anno?
Sicuramente ciò che varia per tutti, dato che ciascuna compagine universitaria deve fare i conti con termini di eleggibilità, sospensioni, uscite anticipate per dichiararsi al Draft, ragione per la quale si deve avere sempre pronta la soluzione alternativa, ovvero un recruiting di grande spessore, un dettaglio che Fisher ha sempre curato nei minimi dettagli da quando è diventato head coach al posto della leggenda Bobby Bowden. In sede di pronostici pre-stagionali si pensava ad una connessione più difficoltosa tra Winston ed i suoi ricevitori, dato che Rashad Greene era (ed è ) l’unica certezza in mezzo a tanta gioventù che avrebbe avuto tantissimo da dimostrare in un reparto che aveva salutato Kelvin Benjamin e la sua presa da titolo scolpita nella storia, nonché un gioco di corse orfano di due elementi importanti come Devonta Freeman e James Wilder Jr., cui sono subentrati nuovi talenti come quelli di Mario Pender e Dalvin Cook, mutatori di ritmo assai importanti, ma soprattutto liberando maggiori spazi per Karlos Williams, ex-safety ed ora protagonista primario di un backfield che lo ha visto disputare già ottime partite, in alcuni casi salvando il risultato.
La risposta è già parzialmente arrivata, basta dare un’occhiata alle statistiche del sempre presente Greene e comprendere come il senior sia l’unico playmaker di affidabilità a roster, Rashad potrebbe difatti ritrovarsi a fine stagione ad aver comodamente superato le 1.128 yards dello scorso anno, suo career best, ed è tra i motivi per cui i Seminoles non hanno già una sconfitta nel loro bilancio. Ma cosa succederà se, strada facendo, un coordinatore difensivo riuscisse ad imbrigliare Greene in mezzo alle sue marcature lasciando maggiori libertà a ricevitori inesperti?
Oltre a ciò, quello che maggiormente preoccupa è lo sviluppo dello stesso Winston, ed il suo comportamento fuori dal campo, che gli è già costato una sospensione e poteva pesare enormemente sulla squadra in caso di sconfitta contro Clemson, gara in cui è stato punito restando escluso dalla lineup e dove ha dimostrato appieno la sua immaturità, presentandosi ugualmente in uniforme sulla sideline come se nulla fosse. Se a gennaio parlavamo di un possibile Top 5 del Draft Nfl, oggi i discorsi sono leggermente diversi: è tutt’oggi in corso l’esame delle accuse mosse al giocatore per un caso di violenza sessuale risalente al suo ultimo anno di high school, a maggio è uscito un video che lo ha pizzicato a rubare delle chele di granchio da un market, e poi la chicca finale, delle ingiurie enunciate in piedi ad un tavolo con altri studenti ad ascoltarlo, e la conseguente sospensione per la delicata sfida ACC contro i Tigers.
E Winston non è lo stesso, neanche in campo.
Guardando solamente le statistiche pare strano criticare l’Heisman Trophy in carica, visto il quasi 70% di completi o le quasi 1.000 yards lanciate, ma sono le decisioni prese a rappresentare il fatto più preoccupante, nonostante il quarterback sia comunque stato capace di reagire positivamente ai propri errori. L’esempio lampante è stato colto nella sfida contro North Carolina State, nella quale i Seminoles hanno trovato la strada per recuperare da uno svantaggio di 24-7 e sono stati dominati dal bravo Jacoby Brissett, ma dove Winston ha commesso due errori che potevano costare molto, due turnovers provocati da altrettante decisioni sciocche, una delle quali da una lettura in progressione sui suoi ricevitori eseguita con sufficienza. Nel quarto periodo. Dare un pallone all’avversario mentre si tenta di chiudere la partita, potrebbe significare l’addio ad una seconda finale nazionale consecutiva, qualora l’avversario riuscisse a capitalizzare l’errore meglio di quanto non fatto dai pur ottimi Wolfpack, che hanno fatto passare a Fisher un quarto d’ora davvero bruttino.
Poi c’è la questione difensiva, la linea ha parecchi infortuni, poca profondità, e non sembra avere un elemento in grado di fornire un impatto vicino a quello che forniva Timmy Jernigan, ovvero un defensive tackle distruttivo e veloce. La pressione fatica ad arrivare e le secondarie sono spesso costrette a tenere le marcature per troppi secondi, e da questo sono già nati diversi big plays per gli avversari, quando invece per tutto il 2013 il reparto è risultato niente meno che dominante. I 25.2 punti a partita elargiti di media sono il doppio rispetto ad un anno fa, e nel mezzo c’è una partita contro Citadel, uno scrimmage che non dovrebbe nemmeno comparire a statistica per evitare di falsarla.
Ma come reagirebbero i Seminoles di fronte ad una Oregon o ad una Alabama? La difesa riuscirebbe a salvare il risultato provocando il turnover giusto al momento corretto come accaduto contro Clemson? Winston saprebbe rimediare ad un intercetto scagliato nel momento più importante di una sfida-playoffs, nonostante la freddezza dimostrata nella scorsa finalissima?
Per il momento sono tutte supposizioni e Florida State è sempre la numero uno del ranking. ma il cammino, da qui a fine stagione è tutt’altro che in discesa, perché il calendario ACC può proporre altre insidie, e gli impegni extra-conference, Notre Dame e Florida, non rappresenteranno certo delle tranquille passeggiate.
Se davvero i Seminoles sono forti e determinati come l’anno passato, dovranno voltare pagina e sperare che il loro leader offensivo mostri quella stessa maturità che l’anno scorso ne aveva fatto un leader giovanissimo, ma più che affidabile. Le occasioni per redimersi, se così si può dire dopo un 4-0 per cominciare la stagione, non mancheranno di certo.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.