La prima apparizione in un BCS Bowl dei Central Florida Golden Knights si chiude con la sorprendente vittoria contro i Baylor Bears, in un Fiesta Bowl combatuttissimo e spettacolare, in cui non sono mancati i colpi di scena e i touchdowns, arrivati a quota 13 a fine partita, per un totale di 94 punti che sono diventati il nuovo record della finale giocata al University of Phoenix Stadium di Glendale, Arizona, in cui si disputa da sette anni, dopo che è stato mandato in pensione il vecchio Sun Devil di Tempe, teatro di questa finalissima per 36 anni.
In gran spolvero fin dalle prime battute, il team allenato dall’ex defensive coordinator dei Minnesota Vikings Greg O’Leary ha trovato un inaspettato doppio vantaggio lavorando ai fianchi al difesa del college texano, messa a durissima prova dalle portate del quarterback Blake Bortles e del runningback Storm Johnson, che dopo aver strapazzato gli avversari per due drive consecutive hanno concluso entrambi con una portata in endzone del secondo, a segno in 2 occasioni nel giro di pochissimi minuti, con slalom da 11 e 2 yards che inaspettatamente han proposto gli Knights come unici dominatori del campo.
Un dominio che è leggermente calato con il passare dei giochi, grazie anche alla crescita della offense dei Bears, che trova terreno fertile affidando la palla al runner Lache Seastrunk, unico a trovare una certa continuità nel primo quarto, tanto che riesce a leggere i blocchi con facilità e condurre i compagni di squadra fino ad un passo dall’area di meta, raggiunta poi dal pitcher Bryce Petty, che dopo un paio di serie poco convincenti si fa perdonare mettendo i primi punti sul tabellone con una QB sneak da 1 yards che riporta in partita Baylor.
Sempre i texani di coach Art Briles, risvegliatisi dal torpore, conducono le danze ad inizio secondo quarto, e trovano modo di avvicinarsi ulteriormente con un bel touchdown pass confezionato dal numero 14, che serve Levi Norwood con un lancio da 30 yds, prima che lo special team combini un pasticcio sul successivo extra point, con il long snapper che tiene l’ovale dopo un’incomprensione con il kicker e non riesce a raggiungere nuovamente l’area di meta, nonostante un disperato tentativo di gettare la palla in endzone sperando nella presenza di un compagno pronto a ricoprirla.
Un errore non gravissimo ma che comunque, anche a parità di TD realizzati, costringe Baylor ad inseguire per diversi minuti, distanziata di un punto nel parziale; divario che viene confermato anche nelle due serie successive, prima dell’invenzione finale di Rannell Hall, che a quarantaquattro secondi dall’halftime mette nuovamente una segnatura di distanza tra le due squadre, firmando il secondo touchdown personale del quarto, con un’azione che replica lo screen precedente, 50 yards, colpendo la difesa dei Bears sull’altro lato, quello di destra, con una volata in endzone da 34 yds; l’uno-due del receiver al terzo anno da Miami, risponde direttamente ad un’altra corsa vincente di Petty, che in mezzo alle due realizzazioni degli Knights, si era inventato un TD correndo per 13 yards e balzando, con un salto mortale in avanti, oltre i difensori che gli si erano parati davanti per impedirgli di superare la goal line.
Azione pazzesca e spettacolare che fa preoccupare sia la famiglia del numero 14, assiepata sugli spalti, sia l’ex compagno di squadra Robert Griffin III, spettatore interessato sulla sideline, che con un gesto di stizza, pensando al dolore provato dopo una caduta piuttosto rovinosa, ma per fortuna senza conseguenze, strappa qualche sorriso ai commentatori, e anche a chi, come il sottoscritto, stava seguendo l’avvincente sfida comodamente seduto sul divano; un posto in prima fila senza essere direttamente allo stadio che è un lusso, soprattutto quando si ha la possibilità di assistere ad un match così avvincente e ricco di botte e risposte.
La nuova missiva di Baylor, infatti, non tarda ad arrivare, e manco a dirlo viene siglata ancora da Bryce Petty, che in apertura di terzo quarto, nel primo drive offensivo dopo l’intervallo, decide di prendere in mano la propria squadra e segnare in rapida successione 8 punti, piazzando una corsa da 1 yard in endzone e trasformando con le proprie gambe la conversione da 2 punti, per un pareggio a lungo inseguito che porta il parziale sul 28 a 28.
Un pari che dura giusto il tempo di un altro drive, sfruttato ancora molto bene da Central Florida, che nel tentativo di tenere l’esplosivo attacco di Briles lontano dal campo, imposta l’ennesima serie lunghissima, concludendola con un TD pass da 10 yards ricevuto da Breshad Perriman, che consente al proprio quarterback di tornare in attivo dopo i 2 intercetti lanciati nel primo tempo, con i quali aveva permesso al team texano di rifarsi sotto; sempre Bortles, galvanizzato dal terzo lancio confezionato in endzone di giornata, sceglie poi di optare per una soluzione personale, e dopo aver lasciato al compagno di squadra Storm Johnson l’onere di guadagnare terreno per uscire da una posizione critica, torna a sfoderare quelle corse che hanno messo a dura prova la difesa dei Bears nei primi drive della partita.
Il numero 5 originario di Oviedo, Florida, prima buca centralmente il reparto arretrato avversario con una portata da 22 yards di pura potenza, poi, dopo aver rifiatato consegnando la palla al backup RB William Stanback, decide che è venuto il momento di mettere la propria firma esclusiva sul match, e sfruttando i blocchi dei compagni di squadra, tra i quali uno riuscitissimo del fullback, penetra in endzone al termine di uno slalom da 15 yards, portando nuovamente avanti i Golden Knights di 14 punti.
Vantaggio che dona una certa sicurezza nel quarto finale del match, appena iniziato, al punto che non scombina più di tanto i piani la segnatura successiva del senior runningback Glasco Martin, che prova a riportare sotto i Bears con una run da 9 yards al termine di una serie nella quale il compagno di reparto Seastrunk rischia l’osso del collo, a causa di un facemask pericolossimo da parte di un difensore di UCF.
Nemmeno il tempo di riordinare le idee e riprendere fiato, che Baylor si ritrova cacciata indietro sul ribaltamento di fronte successivo, con l’ateneo di Orlando ancora a segno con Storm Johnson, che infila la difesa texana con una galoppata da 40 yards che annichilisce definitivamente le loro speranze di rimonta, morte del tutto pochissimi minuti più tardi, con Central Florida che trova il punto numero 52 grazie ad un field goal trasformato da Shawn Moffitt, a segno da 36 yards in un drive nato dopo un sanguinoso three&out dei Bears, che alzano bandiera bianca ben prima della fine del match.
Finale in cui però non manca la reazione d’orgoglio da parte dei ragazzi di Art Briles, che chiudono con l’onore delle armi andando dentro al termine della loro ultima serie offensiva, conclusa con il secondo TD pass della serata di Petty, che serve Clay Fuller con un lancio da 9 yards che consente al quarterback di giungere alla fine del suo terzo anno in NCAA con 356 yards, 1 intercetto e 5 touchdowns all’attivo nell’utimo appuntamento stagionale, nel quale ha provato a regalare il trofeo del Fiesta Bowl a Baylor, anche per porre fine ad una maledizione che vuole l’università di Waco mai vincente nello stato dell’Arizona.
Maledizione che ha trovato conferma anche nella sfida di ieri, portata a casa da un team partito con i sfavori del pronostico ma parso decisamente più pronto a sfruttare i limiti avversari, allontanati dal successo anche a causa delle tante penalità, 17 per 135 yards, che non hanno fatto altro che rinnovare la fama dei Bears come squadra più fallosa del football collegiale; panorama universitario che da oggi ha una protagonista in più, partita da sfavorita anche nella neonata American Athletic Conference ed arrivata a conquistare uno di quei Bowl che fino a qualche anno fa non faceva parte nemmeno dei suoi sogni più rosei.
Sogni che sono diventati realtà, e la cenerentola affaciatasi nel football dei grandi solo diciassette stagioni fa, unica ad aver giocato in tutte le Division del football, dalla III fino alla I-A passando per la II e la I-AA, può finalmente gioire, alzando al cielo il trofeo più bello e dorato della sua storia; una storia scritta e riscritta da Greg O’Leary, che dopo essere stato fatto fuori malamente da Notre Dame, si è ricostruito una seconda vita ad Orlando, lanciando in orbita un programma che, dopo aver vestito diversi campioni passati poi in NFL, si è trovato tra le mani una perla di rarissima bellezza, Blake Bortles, MVP e autore di una grandissima prestazione che forse va anche oltre le statistiche, 301 passing yards, 3 TD pass, 2 intercetti, 93 rushing yards, 1 touchdown run, con le quali ha chiuso un match che ha condotto ad una meritatissima vittoria; la più grande della sua giovane carriera.
Folgorato sulla via del football dai vecchi Guerin Sportivo negli anni ’80, ho riscoperto la NFL nel mio sperduto angolo tra le Langhe piemontesi tramite Telepiù, prima, e SKY, poi; fans dei Minnesota Vikings e della gloriosa Notre Dame ho conosciuto il mondo di Playitusa, con cui ho l’onore di collaborare dal 2004, in un freddo giorno dell’inverno 2003. Da allora non faccio altro che ringraziare Max GIordan…
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