A causa dei particolari meccanismi che governano il funzionamento e lo svolgimento del campionato Ncaa di football, spesso si fa presto ad eliminare una possibile contendente dalla corsa al titolo solamente per una sconfitta arrivata durante il tragitto. Si sa, se una squadra è imbattuta ed ha giocato un calendario parecchio difficile i cervelloni informatici che gestiscono le classifiche BCS non dovrebbero avere alcun problema ad assegnarle in automatico uno dei due posti validi per disputare la finalissima che in questa edizione verrà disputata a Pasadena, e ciò significa che se una concorrente ha già perso – a patto che la sconfitta sia giunta per mano di un’avversaria che sia almeno nella top ten – deve sperare che gli altri a loro volta raccolgano un potenzialmente letale insuccesso per poter così rientrare in corsa.
Georgia ha una grande squadra e lo ha dimostrato sin dalla passata annata, quando è andata a pochi centimetri e ad una gestione più accurata del cronometro dall’abbattere Alabama nella finale della Sec, conseguimento il quale sarebbe andato a garantire ai Bulldogs la presenza al National Championship. Chi batte i numeri uno, spesso, ne prende anche il posto.
Durante la prima uscita di questa stagione però la squadra aveva già subìto una battuta d’arresto per mano di Clemson, università che attualmente staziona al terzo posto delle classifiche AP – quelle BCS non saranno disponibili se non tra una quindicina di giorni – e quindi può essere considerata a livello di logica compositiva del ranking una sconfitta più che onorevole, nel senso che nessuno avrebbe più tolto quell’uno dalla casellina delle L, ma se non altro non si era andati a perdere contro una Kentucky (con tutto il massimo rispetto possibile per i Wildcats) qualsiasi, evento che da solo può rovinare la stagione di una pretendente al titolo.
Aaron Murray e compagni non si sono dati per spacciati ed hanno pienamente avuto ragione a farlo, il loro cammino li avrebbe messi ancora davanti ad ostacoli difficili e quindi sapevano che un paio di successi di quelli giusti avrebbero potuto rimettere le cose a posto, contando poi su una seconda parte del calendario molto più morbida della precedente. I motivi per cui oggi i Bulldogs nutrono nuove speranze di rivalsa nei confronti di Alabama sono sostanzialmente due: South Carolina e Lsu.
Murray ha giocato da grande quarterback in entrambi i casi, si è dimostrato psicologicamente adatto a recitare il ruolo di leader dell’huddle mantenendo la calma anche nelle situazioni dove mentalmente la squadra era andata in difficoltà, e tecnicamente ha messo in scena dei consistenti spettacoli che non solo ne hanno aumentato la considerazione tra gli scout Nfl, hanno decretato la sua definitiva maturità nell’interpretare al meglio delle sue capacità le circostanze più impegnative, nello specifico effettuando tutti i lanci necessari a ricavare un big play negli istanti caldi, quando la fretta di recuperare e la pressione avversaria rischiano di mandarti fuori giri, mostrando forza, precisione ed abilità nel leggere lo svolgimento dell’azione in base allo schieramento difensivo.
A chi gli imputava il fatto di non riuscire a giocare con il dovuto coraggio le gare più importanti Murray ha risposto totalizzando il 64% di passaggi completati, 607 yards, 8 passaggi da touchdown ed un solo intercetto contro Connor Shaw e Zach Mettenberger, quest’ultimo peraltro anch’egli autore di una grandissima prova nello spettacolare confronto tra pistoleri che è diventato il Georgia vs Lsu di sabato scorso, dimostrando di essere maturo a sufficienza per giocarsela nei grandi palcoscenici nazionali, anche se, a dire il vero, a nostro avviso aveva già onorato la sua crescita mentale e tecnica arrivando alla finale della Sec, che detto per inciso non è un’impresa alla portata di tutti.
Ampliando il discorso oltre la mera visione del regista, un’altra componente fondamentale dell’attacco georgiano risulta essere il gioco di corse, che può contare su talento e profondità. Todd Gurley e Keith Marshall stanno confermando le ottime cifre scritte l’anno passato, quando assieme ruppero il muro delle 2.000 yards, ed il loro gioco è una componente importante per tenere guardinghe le difese e permettere a Murray di giocare con la playaction; le azioni a terra dei Bulldogs sono avanzamenti sistematici ed occasionalmente ci scappa anche il guadagno lungo, una specialità particolare del forte Gurley.
La profondità ha invece salvato Georgia contro Lsu, quando il buon Todd si è dovuto arrendere ad una caviglia fortunatamente solo slogata lasciando a Marshall il compito di giocare più di metà partita, personalmente conclusa da questi con 96 yards conclusive in 20 portate. Tali statistiche, unite al tempo elargito a Murray per lanciare, sono un segno dell’estrema bontà della linea offensiva.
Il problema più evidente potrebbe essere rappresentato dalla difesa, molto giovane, che propone solo tre titolari rispetto al 2012, e la mancanza di esperienza, in una Sec che può essere letale, si sente ma non ha ancora pregiudicato le possibilità dei Bulldogs, e non è detto che ciò nemmeno accada, perché con le durissime prove sinora affrontate in un solo mese, i ragazzi avranno sicuramente già intascato un bagaglio importante di esperienza.
Curiosamente il reparto ha invertito le tendenze rispetto allo scorso campionato, se da un lato sono difatti tangibili i netti miglioramenti nel difendere contro le corse, settore nel quale Georgia è passata da ultima a sesta nella conference, dall’altro si è passati dal concedere 175 yards aeree a partita a ben 275.
Le secondarie soffrono troppo di mancati placcaggi che portano a guadagni sin troppo generosi ed ogni componente, compreso il veterano Damian Swann, sembra in perenne ritardo sulle coperture oppure sbaglia alcune letture. Nate Jones, Sammy Watkins, Odell Beckam Jr. e Jarvis Landry sono avversari che hanno letteralmente banchettato nelle tre gare più impegnative ed importanti che i Bulldogs hanno affrontato sinora, e la cosa non è passata certo inosservata.
L’importante è che l’attacco continui a produrre statistiche ad alto voltaggio come già sta facendo e che Murray continui ad essere il futuro first rounder Nfl che ha dimostrato di poter essere, a maggior ragione oggi che sta capeggiando la classifica di rendimento per i quarterback nella Sec, la miglior conference di tutta la Ncaa.
Grazie difatti alle grandi possibilità offensive messe in atto, non solo i ragazzi di coach Mark Richt sono risaliti alla sesta posizione assoluta del ranking, ma si sono presi la testa della Sec East condividendola con Florida (con tanto di scontro diretto previsto tra un mese), e contemporaneamente staccato di una lunghezza i sempre pericolosi Gamecocks di Steve Spurrier.
I Bulldogs da questo momento in poi possono considerarsi quindi artefici del loro destino: devono solamente mantenere questo passo da qui alla fine senza farsi sorprendere dalle avversarie qualitativamente inferiori che troveranno, e la riedizione della finale dell’anno scorso potrà diventare realtà.
Così fosse Murray potrebbe placare la sua sete di rivincita nei confronti dei Crimson Tide e magari riscrivere quel dannato epilogo, perché la situazione che era ieri non è cambiata oggi: battendo i Saban Boys presumendo che questi rimangano imbattuti per tutta la regular season, la destinazione logica dei Bulldogs è una sola: Pasadena.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
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