È il football ragazzi, è tutto qui… (cit.)
Con le parole di Al Pacino mi piace definire quell’insieme di pazzie che sta avvolgendo queste ultime settimane di college football, il quale si sta avvicinando alla stagione dei Bowl, delle gioie e dei dolori, delle ultime chiamate che decideranno se il viaggiatore riuscirà a prendere quel dannato aereo.
Forse il college football è sempre stato così, i colpi di scena sono parte integrante di questa parte di sport così tipica della cultura americana e l’immagine dell’underdog che riesce a sconfiggere contro tutto e tutti la squadra più forte, la corazzata, è ormai intrinseca; ma i colpi di scena che hanno caratterizzato questa stagione, e più nel dettaglio queste ultime due settimane, sono stati tantissimi ed altrettanto rumorosi, sia a livelli di squadre che di singoli, e sono stati l’ennesima dimostrazione che nulla è stabilito fino a quando l’ultimo quarto dell’ultima partita è finito.
Andiamo allora ad analizzare quanto successo finora e diamo uno sguardo a quello che ci attenderà a dicembre e gennaio. Le prime 10 posizioni del ranking pre-stagionale dell’Associated Press erano le seguenti:
1 – USC
2 – Alabama
3 – LSU
4 – Oklahoma
5 – Oregon
6 – Georgia
7 – Florida State
8 – Michigan
9 – South Carolina
10 – Arkansas
Prendendo alcune altre squadre (ovviamente non a caso), Kansas State e Florida facevano capolino nel ranking solamente alle posizioni 22 e 23 rispettivamente, mentre Notre Dame raccoglieva qualche voto ma non sfondava nel cuore della critica e rimaneva, seppur di poco, fuori dalla graduatoria.
USC si chiamava fuori dai giochi quasi immediatamente, a causa di una brutta sconfitta contro Stanford e di un Barkley che, seppur aiutato da un supporting cast di alta qualità in attacco, non è riuscito a replicare, se non di rado, le stupende prestazioni che nel 2011-12 lo avevano portato all’attenzione del grande pubblico.
Michigan e Arkansas, seppur per diversi motivi (scarso talento in diverse posizioni per i primi, infortuni pesanti come quello del QB Wilson per i secondi) li imitavano mandando in tempi rapidi a sud il sogno di una stagione ai massimi vertici. Per contro, le tre squadre citate sopra si mantenevano imbattute e scalavano posizioni sfruttando le sconfitte delle avversarie.
Dopo 5 settimane di partite la graduatoria diceva quanto segue:
1 – Alabama
2 – Oregon
3 – Florida State
4 – LSU
5 – Georgia
6 – South Carolina
7 – Kansas State
8 – West Virginia
9 – Notre Dame
10 – Florida
Tutte quante erano imbattute ma la prima scossa arrivava la settimana successiva: Florida State perdeva di un punto contro North Carolina State, LSU scivolava contro Florida e Georgia andava al massacro contro North Carolina.
Saliva West Virginia, ma Texas Tech e le giornate successive dimostravano che non erano loro gli eletti. Saliva Florida al #2 ma una coriacea Georgia faceva tornare indietro i suoi sogni di gloria.
In questa furiosa battaglia solo Alabama si manteneva, con distacco e vincendo in scioltezza le sue sfide, in testa al ranking, che due settimane fa recitava:
1 – Alabama
2 – Kansas State
3 – Oregon
4 – Notre Dame
5 – Georgia
6 – Florida
7 – LSU
8 – South Carolina
9 – Louisville
10 – Florida State
con solamente le prime quattro e Louisville senza sconfitte.
Il copione era chiaro: i Crimson Tide al BCS Bowl e le altre a giocarsi il ruolo di vittima sacrificale, aarrivando a quella partitatra vittorie, scarti e calcoli del computer.
E qui inizia la corsa a perdere: nella week 11, Alabama si fa sorprendere in casa dalla Texas A&M del freshman QB Johnny Manziel, mentre le tre immediate inseguitrici, nell’ordine Kansas State, Oregon e Notre Dame regolavano facilmente TCU, California e Boston College superando in classifica i Crimson Tide, che sembravano così aver perso la possibilità di giocarsi il terzo titolo in quattro anni.
Ma a volte il destino si diverte anche ad ingarbugliare i fili più lineari, e così, che poteva succedere? Week 12: Notre Dame sconfigge Boston College ed attende le rivali; Kansas State, appena salita al n° 1, viene invece messa a tacere anche piuttosto nettamente da una Baylor (quasi 30 punti di scarto) che fino a quel momento poco aveva dimostrato e molto aveva concesso ai suoi avversari.
Palla dunque ad Oregon, che non avrebbero dovuto mancare, almeno sulla carta, l’appuntamento contro Stanford, dall’alto della sua maggiore esperienza nelle posizioni che contano. Ed invece anche i Ducks perdono, in OT contro la citata Stanford, sprofondando a loro volta nel ranking.
Alabama, Georgia e Florida invece facevano il loro dovere complicando ulteriormente il tutto, che in termini di ranking ora vede Notre Dame prima ed imbattuta, seguita a buona distanza di sicurezza dal gruppone comprendente Alabama, Georgia, Florida, Oregon e Kansas State, tutte con una sconfitta.
I Fightin’Irish sembrano ormai sicuri del posto, complice anche una ultima giornata con visita a quella USC che possedeva il #1 ad inizio stagione e che sarà anche priva del QB Barkley nello scontro.
Ma chi contro di loro? Tra sfide più o meno complicate, finali di Championship e quant’altro è davvero complicato.
Alabama sembra favorita, ma se perdesse nella finale della SEC? Che succederebbe? Basta attendere un paio di settimane, e tutto sarà chiaro.
Andrea Cornaglia, classe ’86, profonda provincia cuneese, si interessa al football dal 2006, prendendo poi un’imbarcata per il mondo dei college dal 2010: da lì in poi è un crescendo di attrazione, inversamente proporzionale al numero di ore dormite al sabato notte
Che stagione che ND! Sarà anche vero che contro USC ND è favorita, ma è la prima partita da numero uno e giocare con la pressione addosso ha fatto dei brutti scherzi nell’ultima settimana. Ciò non toglie che la squadra di Kelly non ha niente da perdere dato che vengono da vent’anni di vacche magre.