Case Keenum sognava un finale diverso alla sua stagione...

Case Keenum stavolta non ce l’ha fatta . Dopo aver riportato l’università di Houston sulla mappa del grande College Football, avrebbe voluto congedare gli spettatori del Robertson Stadium regalando loro il titolo della Conference USA e il viaggio ad un BCS Bowl.

Ma il sogno dei Cougars si è ben presto trasformato in una fatica immane, immediatamente costretta a rimediare a 14 punti di svantaggio, messi a segni da una Southern Mississippi che si è presentata sul campo di gioco ospite con un game plan ben studiato e applicato alla lettera.

Gran parte del merito va a coach Larry Fedora, che ha sfidato Case Keenum a riprodurre le sue solite grandi cifre sotto una pressione difensiva soffocante, che la linea d’attacco di Houston non ha mai saputo arginare, mentre nei possessi di palla i Golden Eagles hanno alternato giochi di corsa centrali con lanci laterali che hanno più e più volte sorpreso la non irreprensibile retroguardia della squadra di casa.

E dire che l’atto conclusivo della Conference USA sembrava il giusto trampolino di lancio per il team diretto da coach Kevin Sumlin, accreditato della testa di serie numero 6 dalla BCS e assurto agli onori della cronaca grazie alla condivisione (con LSU) dell’imbattibilità assoluta all’interno della FBS.

Alla rinnovata credibilità del programma della squadra texana ha contribuito la carriera del già nominato Case Keenum, il quarterback con più yards lanciate nella storia del college football, che giungeva alla partita decisiva con 43 TD realizzati in stagione, a fronte di soli 3 intercetti.

Da parte sua Southern Mississippi non si sarebbe facilmente fatta addomesticare e, nonostante alcuni inaspettati tonfi, il record parziale di 10 vittorie e sole 2 sconfitte suggeriva che la squadra fosse in buona salute, forte del numero 24 della classifica BCS e del migliore gioco di corsa all’interno della propria Conference.

Fin dalla prima discesa in campo del supposto attacco atomico guidato da Keenum, si capisce che tira una brutta aria: Case fa difficoltà a prendere ritmo, soprattutto con il suo bersaglio preferito Edwards, e sugli spalti la giovane moglie Kimberly è sorpresa, dalla televisione nazionale, a soffrire per la propria dolce metà.

Come se non bastasse il già stitico attacco dei Cougars, ci si mette anche il sophomore punter Richie Leone, che fiacca l’iniziale resistenza della propria difesa con 3 punt che non superano le 30 yards, in parte ascrivibili ad un vento piuttosto continuo che soffia nel pomeriggio di Houston.

A questo punto l’attacco guidato da Austin Davis prende coraggio e Ryan Balentine è svelto nel farsi trovare smarcato, superare un difensore che sbaglia completamente l’angolo di placcaggio e portare in vantaggio i Golden Eagles.

La linea difensiva di So Miss ha però soltanto iniziato a guastare la giornata del quarterback avversario e, ad inizio di secondo quarto, il DL Jamie Collins costringe Keenum ad una perdita di 17 yards, respingendo l’attacco di Houston nuovamente all’interno delle proprie 20 yards: quarto tentativo e il punt diventa nuovamente tema d’attualità.

Sul capovolgimento di fronte, Fedora e i suoi non devono neanche sudare troppo per ritornare ad esultare: nuova penalità inflitta allo special team di Houston, posizione di campo invitantissima per i Golden Eagles e Tracey Lumpkin che beneficia del secondo suggerimento in end zone da parte di Davis.

Sulla sideline coach Sumlin mastica amaro, sebbene sfoggi ancora una certa tranquillità, confidando soprattutto nel suo attacco issatosi in testa alla speciale classifica dei reparti offensivi più produttivi della nazione.

La fiducia è ben riposta e, sebbene la catena dell’attacco dei Cougars non si muova né in maniera fluida né in maniera spettacolare, il talento del quarterback numero 7 garantisce due drive di pura rabbia, il primo concluso con la ricezione di Justin Johnson (unico ricevitore a sostenere in maniera eccellente la pressione del match con 12 ricezioni per 171 yards e 2 segnature) per il TD del 14 a 7, il secondo concluso da una corsa ravvicinata vincente di Michael Hayes dopo l’unico big play regalato dalla difesa di Southern Mississippi.

Parità a quota 14 e tutto da rifare. Macché: la sciagurata secondaria dei Cougars cade immediatamente in un fatale errore di comunicazione e Dominique Sullivan ringrazia e trasforma in una nuova segnatura da 69 yards un passaggio morbido di Austin Davis, alla sua terza assistenza in meta.

Il primo tempo si chiude così con i Cougars aggrappati sempre più labilmente al sogno di un BCS bowl, incapaci di trovare una risposta ai ripetuti blitz della difesa dei Golden Eagles e di arginare l’attacco che una volta fu di Brett Favre.

Al ritorno dagli spogliatoi l’ennesima doccia gelata: costretti all’ennesimo punt, l’inaffidabile Richie Leoni calcia contro l’accorrente Furious Bradley, che ricopre la palla e varca la linea di meta: 28 – 14 e Cougars al tappeto.

La partita è virtualmente chiusa già all’inizio del terzo quarto, sebbene la prestazione incolore di Hayes venga impreziosita dal secondo TD personale che porta UH ad un’incollatura di distanza:   28 – 21.

La difesa di Houston ha però speso troppo nel tentativo di rimonta e viene pian piano costretta alla resa dalle incornate di Desmond Johnson e dalla fantasia del folletto Tracy Lumpkin (mio personale MVP della partita).

I Cougars onorano la partita fino alla fine e trovano a pochi secondi dal termine l’inutile TD che fissa il risultato sul 49 – 28, con Case Keenum che aggiusta le sue statistiche finali a 2 TD lanciati e 2 intercetti, mentre il dirimpettaio Austin Davis distribuisce ben 4 TD con 1 solo intercetto.

Al fischio finale il campo viene ricoperto dall’ondata di gioia giallo-nera, con coach Fedora e i suoi ragazzi che festeggiano la prima affermazione nella Conference USA; ora il record parla di 11 vittorie e solo 2 sconfitte, chissà se basterà per un bowl importante a cui sicuramente So Miss arriverà con una carica impressionante.

Nell’altro spicchio di campo, coach Sumlin esce amareggiato da un confronto in cui i suoi non sono riusciti ad imporre il loro aggressivo gioco offensivo come era successo durante tutto l’anno e, subito il primo svantaggio, non hanno mai dato l’impressione di poter recuperare e gestire la partita verso il trionfo, neanche dopo il momentaneo 14 pari; il bowl assegnato sarà sicuramente diverso da quello a cui i ragazzi di Houston anelavano, ma potrebbe trasformarsi nella panacea che potrebbe lenire la ferita derivante da questa bruciante sconfitta.

Commovente l’ultimo saluto di Case Keenum al suo pubblico, un rapporto d’amore durato per ben 6 anni e costellato da impressionanti vittorie e record. Il nativo di Abilene, Texas avrebbe voluto salutarli con quel sogno che sembrava ormai a portata di mano, prima di tentare il grande salto verso il professionismo. Stavolta SuperCase non ce l’ha fatta.

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