Non passeranno forse alla storia come i 60 minuti che hanno sconvolto il mondo, ma di sicuro hanno stravolto lo scenario della Pac-12, la corsa alla BCS, le aspettative per l’Heisman Trophy e le stagioni di Oregon e Stanford.
Con una superiorità persino più netta di quanto espresso dal pur severo punteggio (53-30), Oregon ha interrotto quella che fino a ieri era la striscia vincente attiva più lunga di tutto il college football: si è quindi fermata a 17 la serie di vittorie consecutive dei Cardinals (record di ateneo) che si era aperta l’anno scorso proprio dopo la sconfitta rimediata ad Eugene (peraltro con un risultato quasi identico, 52-31 per i Ducks).
Con la nona affermazione negli ultimi dieci scontri diretti, Oregon si conferma un ostacolo insormontabile per Stanford: nelle ultime tre occasioni in cui la difesa dei Cardinals ha concesso più di 50 punti, dall’altra parte c’erano sempre i Ducks.
Come corrono le anatre
Oregon ha surclassato l’avversario imponendo il suo efficacissimo gioco di corse: la difesa di Stanford, che in stagione concede 94.2 yds a partita (28.4 portate per 3.3 yds a corsa), si è vista correre in faccia dai Ducks la bellezza di 232 yards, frutto di una media di 5.0 yds per 46 corse effettuate.
A fare la voce grossa, naturalmente, è stato LaMichael James (146 yds, 3 TD): il runningback dei Ducks, finito secondo nella corsa all’Heisman Trophy del 2010, si è scatenato sentendo aria di confronto diretto con il grande favorito di quest’anno all’ambito trofeo, il QB di Stanford Andrew Luck.
Dopo un inizio piuttosto cheto (12 yards conquistate nelle prime 7 portate), James ha letteralmente spaccato in due la difesa dei Cardinals con 134 yards nelle successive 13 corse: ad accendere la sua partita è stato il TD da 58 yards con cui nel secondo quarto è iniziato il crescendo rossiniano di Oregon. Mentre Stanford controllava il pallone per la maggior parte del tempo, i Ducks si sono così ritrovati in una confortevole situazione di punteggio (29-16) grazie ad altri due big plays: in entrambi i casi ad innescare l’esplosione è stato il quarterback Darron Thomas (11/17, 155 yds, 3TD), con due lanci da 41 e 59 yards per De’Anthony Thomas e Josh Huff.
A rubare l’occhio, oltre a LaMichael James, è stato proprio il true freshman di Oregon De’Anthony Thomas: “Black Mamba” (non si arrabbi Kobe per il copyright), 20”6 sui 200 metri, considerato da Espn l’atleta numero 1 del college football, ha fatto letteralmente sfracelli in campo aperto, mostrando un potenziale che se affinato potrà farne un’arma dirompente sia sui giochi di corsa che sulle azioni di passaggio.
What a bad Luck
Oltre ad un attacco stellare, contro Stanford Oregon ha messo in campo anche una difesa attenta e aggressiva, che è riuscita a mettere pressione su Luck come nessuno ha fatto nelle ultime tre stagioni.
La linea offensiva dei californiani si è presentata forte del record per la FBS di soli 18 sacks concessi nelle ultime 35 partite, ma contro la difesa coordinata da Nick Aliotti i Cardinals hanno avuto vita durissima: Andrew Luck (27/41, 256 yards, 3TD, 2 INT), che fin qui in stagione era stato atterrato solo 4 volte, ha subito 3 sacks in una sola partita (con un fumble) e ha anche lanciato due intercetti.
Uno ha generato il primo touchdown della gara (TD pass da 4 yards di Thomas per Lavasier Tuinei), il secondo (addirittura un pick-six) ha inchiodato il punteggio sul 53-30 e messo la parola fine all’incontro, spezzando le già disperate chances di rimonta di Stanford. L’attacco dei Cardinals si è confermato letale una volta arrivato in red zone (56 volte a segno su 56 situazioni, record FBS), ma dopo sole sette palle perse concesse fin qui in stagione (terzo posto dietro LSU e Wisconsin), contro la difesa di Oregon ne ha concesse ben 5 in una sola partita: togliendo ritmo all’attacco avversario, i Ducks hanno così preso il largo togliendo pathos alla gara e lanciando un chiaro segnale di forza per il finale di stagione.
Oregon si rilancia
La convincente vittoria ottenuta allo Stanford Stadium, dove i Cardinals venivano da 11 vittorie consecutive, miglior risultato di ateneo dal lontano 1925-27, rende giustizia alla squadra di coach Chip Kelly: nelle ultime due stagioni Oregon ha perso solo due partite, il Championship Game contro Auburn dello scorso gennaio e il season opening del 2011 contro la grande favorita per il titolo nazionale di quest’anno, LSU.
Per il resto, nel 2010 e 2011 i Ducks hanno finora calpestato qualsiasi altro ostacolo abbiano trovato sul loro cammino. Forti delle loro rinnovate certezze, le anatre guardano ora con fiducia al titolo di Pac-12 e al relativo posto nel Rose Bowl: gli basta vincere una delle due partite restanti, entrambe in casa con USC e Oregon State, per giocarsi la finale di conference, in cui partiranno ampiamente favoriti contro chiunque arrivi dalla Pac-12 South. Per i Ducks è ancora tempo di correre.
Amando lo sport da sempre, non poteva non lasciarsi contagiare anche dagli sport americani, finiti poi per diventare l’argomento della sua tesi di Dottorato («Eccezionale quel baseball! L’origine dell’isolazionismo americano negli sport»). Segue ogni giorno quello che succede negli sport made in USA: li guarda, li studia e ne scrive e ne racconta come può.
Come avevo suggerito l’altra volta, ha vinto la squadra favorita, la più forte.
LaMichael James (terzo lo scorso anno per l’Heisman dietro Cam Newton e Luck) probabilmente non vincerà l’agognato premio, ma la sua velocità è troppo per difese come quella dei Cardinal.
Complimenti per l’articolo.