Il periodo che sta vivendo il college football in questi ultimi venti giorni è stato sicuramente un ritorno al recente passato.
Se difatti un anno fa, dopo aver passato la boa di metà campionato, nessuno aveva nulla da ridire sullo strapotere di Alabama e pochi pensavano che Florida avesse potuto fermare i Tide nella scontata finale della Sec (scontata nel senso che tutti sapevano sarebbe stata quella, non per l’esito del risultato – ndr), all’attualità dobbiamo fare i conti con una realtà molto, molto diversa, se vogliamo più divertente perché continuiamo a vedere forze diverse che si alternano in vetta al ranking, ma che continua a cambiare le indicazioni su quelle che potrebbero essere vedersi nominate quali finaliste in vista della partitissima di Glendale, Arizona.
Proprio Alabama era stata la prima a lasciare il proprio scettro di regina, avendo correttamente occupato il primo posto della speciale classifica collegiale sin dalla pre-stagione, fino al momento della caduta contro Steve Spurrier e la sua enigmatica South Carolina, capace di sostituire il suo quarterback titolare per i troppi turnovers commessi solo sette giorni prima, di abbattere i Crimson Tide con una consistente prestazione dello stesso Garcia, e quindi, altri sette giorni dopo, i farsi sorprendere dalla apparentemente inferiore Kentucky, contro la quale Spurrier in carriera non aveva mai subito sconfitte.
Vortice di eventi che esemplifica alla perfezione quella che è la natura a volte poco prevedibile del college football, dove si può tranquillamente incappare nel campionato dominato dalla prima all’ultima giornata dalla stessa squadra, piuttosto di avere la spia dell’upset sempre aperta, perché ne arriva puntuale uno ogni settimana.
Quindi Ohio State, la nuova numero uno, che non ha retto lo stress di guardare tutti dall’alto ed è stata in cima al resto del gruppo solamente per un weekend, uscendo con le ossa rotte dal confronto interno alla Big Ten contro Wisconsin, che nell’era della spread offense e della option ha vinto come si usava vincere nei tempi passati, dimostrando che una bella difesa consistente ed un gioco di corse fisico e punitivo sono un metodo che procura vittorie anche ai giorni nostri, mettendo sotto la luce dei riflettori una linea offensiva coesa, un rusher come John Clay, e soprattutto una strategia che ha levato di mezzo la pass rush dei Buckeyes, i quali non si attendevano di dover fermare con continuità un gioco terreno che pensavano di poter limitare con maggiore efficacia.
Il che ci porta alla giornata più recente, quella dove un’imbattuta arrivata fino a qui inosservata, Missouri, si è sbarazzata della nuova ex numero uno, Oklahoma, battendo i Sooners in una importantissima sfida all’interno della Big XII, dimostrando che tutto sommato la squadra di Bob Stoops era in cima a tutte solamente per effetto dei cervelloni, capaci di calcolarne l’effettivo rendimento attraverso coefficienti e percentuali che ne avevano determinato la difficoltà delle avversarie fino a lì incontrate e battute, tuttavia senza rispecchiare fino in fondo un valore che invece, nel ranking votato a livello umano, non aveva avuto riscontro, mantenendo in quella sede Oregon quale numero uno assoluta.
Come spesso accade, la debacle dei Sooners può avere un duplice effetto, che potrebbe essere quello di restituire credito da spendere a Nebraska, sorpresa da Texas nella giornata precedente a questa continuando un’impressionante serie negative contro i Longhorns, che da più di un decennio non portavano in dote 3 sconfitte nello stesso campionato, e che stanno invece dimostrando di vivere un anno di completa transizione, o almeno questo è ciò che si evince dopo averli visti perdere sabato scorso contro una squadra difensivamente pessima come Iowa State. Nebraska ha ritrovato Taylor Martinez, che ha dimostrato di non saper solo correre frantumando il suo career high di passing yards contro Oklahoma State proprio nel momento giusto, la squadra ha reagito bene alla sconfitta contro Texas pur denotando un’altra prestazione difensiva (41 punti al passivo) che avrà fatto infuriare il focoso head coach Bo Pelini, proprio lui che predica continuamente la difesa dalla mattina alla sera. Sabato gli Huskers possono tornare di stretta attualità nel confronto proprio con Mizzou, che casualmente è la squadra che sta loro davanti con una sola sconfitta di distacco, ed è una delle ultime squadre imbattute di questo campionato. Ecco quindi che Nebraska potrebbe in un colpo solo riprendersi la vetta della North Division, sconfiggere una squadra imbattuta guadagnando parte della credibilità persa, e rimettersi così in carreggiata puntando di nuovo alla finale di conference, che potrebbe in teoria vederla impegnata contro gli stessi Sooners, sempre che Baylor, l’attuale capofila della South, la smetta di vestire i panni della sorpresa positiva.
I risultati conseguiti dalle squadre a ranking nell’ultimo weekend, hanno peraltro posto in risalto due università che in preseason erano state completamente tagliate fuori da posizionamenti di prestigio, ovvero Auburn e Michigan State.
I Tigers stanno giocando del football offensivamente impressionante, così come impressionanti sono le qualità del leader di questo gruppo, Cam Newton, un cristone di 6-6 per 240 libbre che corre con potenza e velocità, di quelli che, essendo limitati a guardarlo in televisione, ci si chiede come faccia a portarsi dietro quel tipo di peso con quel tipo di rapidità di movimenti. Alto, grosso, veloce, intelligente. Vogliamo dirne altre? Newton è, al momento, il giocatore-sensazione della Ncaa, ed i risultati che la sua squadra sta ottenendo gli permettono il lusso di essere inserito (con merito) nella corsa per L’Heisman Trophy. Dopo Arkansas, i Tigers hanno battuto anche Louisiana State ottenendo un altro successo di grande prestigio, che li ha proiettati dritti nella cima della classifica BCS e che li pone come mina vagante da qui a fine campionato, dove il test della verità arriverà all’ultimo impegno di regular season, in coincidenza con la disputa di un Iron Bowl (l’appellativo per il derby contro ‘Bama – ndr) che si preannuncia fiammeggiante come non mai. Ed anche qui, potrebbe aver luogo il duplice effetto, perché se Auburn sarà ancora così alta a ranking, i Crimson Tide potrebbero seriamente mantenerli nel loro mirino. Occhio, quindi, a dare Alabama per esclusa dal national Championship troppo frettolosamente.
Diverso il discorso per gli Spartans, di cui gli addetti ai lavori non sembrano fidarsi troppo. Sarà per gli innumerevoli trick plays che Mark D’Antonio (a proposito, bentornato sulla sideline, coach!) ha esibito quest’anno per vincere almeno due partite importanti?
Diverso perché Michigan State non incontrerà Ohio State nel corso di questo campionato e non avrà quindi l’opportunità di misurarsi con Pryor e soci, ma anche in quanto lo scontro decisivo per capire le ambizioni degli Spartans non arriverà tra un mese o chissà quando, ma tra pochissimi giorni, quando il più grande ostacolo rimasto tra D’Antonio e la perfect season, Iowa, tenterà a sua volta di raccogliere una vittoria di prestigio per salvare una stagione scesa sotto le attese dopo l’importante vittoria all’Orange Bowl di quasi un anno fa.
Auburn e Michigan State potrebbero anche essere la scusa per tenere buone le piccole, perennemente presenti quando si tratta di spingere per giocare questa benedetta finale, che alle condizioni attuali nessuno mai saprà decretare se meritata o meno, con Tcu e Boise State che continuano imperterrite a battere qualsiasi cosa si pari loro contro e non certo da quest’anno (occhio anche a Utah!!), salvo il dover continuamente sottolineare una difficoltà di calendario nemmeno paragonabile rispetto a quella delle conferences BCS. Se n’è sempre parlato, se ne parla tutti i giorni, e sempre se ne parlerà, almeno fino a che i piani alti non decideranno che è giunta l’ora di giocarsi almeno una final four, e decidere tali meriti sul campo.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Bell’articolo , mi è piaciuto questo recap dell’effervescente panorama universitario che davvero ci sta regalando emozioni ogni settimana.
Da non perdere la prossima settimana Mizzou – Nebraska, che ci dirà se continuare a credere ai Tigers o meno.
Cam Newton è veramente pazzesco: corre come una pantera (anzi come una Tigre), il suo TD di corsa quando ha investito Peterson è stato incredibile!
In prospettiva futura, spero che non diventi il tipico “né carne né pesce”, anche se tempo per definirsi anche tecnicamente ne avrà ancora.