Con marzo alle porte è questo il periodo più adatto per presentarsi pronti e costanti nella March Madness.
Team che presenta tali caratteristiche e degna sensazione stagionale NCAA sono i Fighting Illini, squadra in crescita che va di corsa, ai vertici della Big Ten, quinta nei ranking AP e Coaches Poll e protagonista di una striscia di 7 W, ma soprattutto non lontana dall’alone da Final Four, rispetto alle pur sempre buone previsioni della vigilia che la vedevano al limitare della Top Ten!
La distanza dall’eccellenza di Gonzaga e Baylor è tuttora ampia, al pari delle quote sulla vittoria nel titolo nazionale (+1800), ma è anche vero che i due programmi satanasso verrebbero eventualmente affrontati al termine di un tabellone debilitante, dove cali di concentrazione, paure ed infortuni storicamente hanno un ruolo determinante!
Lo stile frenetico di Brad Underwood fa leva ovviamente sull’accoppiata superstar inside/outside Ayo Dosunmu-Kofi Cockburn, col junior all around già genialoide regista sui generis alla Devin Booker, capace di direzionare ogni traccia pallone in mano ed eccellente dal campo col quasi 50% rapportato per 40 minuti e closer primordiale del college basketball odierno, che progredisce pure nelle letture da pick and roll, mentre il sophomore giamaicano è praticamente il deus ex machina di ogni sortita offensiva, mastodontico e quasi animalesco rollante inarrivabile e pivot playmaker attorno al quale si svolge la scena, persino se orfano del socio oggi ai box per una frattura nasale, devastante nell’Offensive rating su 100 possessi (126.0) e tenace nel Def (92.3)!
Illinois si avvicina al tournament senza timori, forte di un attacco mai così agguerrito e veloce nelle soluzioni – 24 pts a partita arrivano nei primi 7 secondi dell’azione – che passa dai numerosi tagli dal lato debole della pinch offense 2019, a movimenti costanti intorno all’incontrastabile big man rim protector, da parte di uno small ball lineup oggi funambolico nel giro palla e preciso al tiro.
Tutto ciò comporta un’inedita maestria nelle assistenze, grazie al senior Trent Frazier, Da’Monte Williams e soprattutto Andre Curbelo, istrionico ball handler coi fiocchi dalla panca, degni compari di “Mister tripla doppia” e papabile National Player of the Year Dosunmu, a una difesa del ferro arcigna, alla rapidità nel cambiare lato del parquet per creare maggiori opportunità (5 possessi per game in più della vecchia tornata), e generare spaziature per liberare transizioni, 1 vs 1 e conclusioni in spot up non contestate.
Il segreto centrale di tanto miglioramento fra una stagione e l’altra si vede perciò da una fase offensiva che adesso sfrutta anche il pericoloso freshman Adam Miller, ennesima personalità di spicco della casata, e capace altresì di performare 11 match continuativi con almeno 72 punti segnati punti, cifra inimmaginabile anche nel recente passato, medie superiori al 51% dal campo e quasi il 40 % da tre – top 15 della nazione – e dall’Adjusted Offensive Efficiency addirittura nella Top 10.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.
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