I Bears si affacciano nel freddo invero consci della propria stratosferica forza, pronti a scavalcare Kansas e vincere la Big XII per la prima volta e assaltare poi il tanto agognato titolo, ritornando runner-up dopo 73 anni!

Le intenzioni, serie, sono rafforzate dal filotto di vittorie (12) con le quali dominano Conference e Power Ranking, a un passo da quei Bulldogs contro i quali ogni appassionato vorrebbe vederli combattere per la gloria finale!

Le due superpotenze si differenziano per un paio cose; in primis Gonzaga ha immesso nuovi assi (Jalen Suggs e Drew Timme) per assalire vette estreme, mentre Baylor, perso Gillespie, conta sostanzialmente sugli stessi starter del 2019, col Big Three da backcourt Jared Butler/MaCio Teague/Davion Mitchell, interscambiabile in penetrazione, palleggio, conclusione al ferro e da lontano, a fare ancora il bello e cattivo tempo e dare continuità all’ottimo 26-4 (15-3) pre Covid, col primo a caccia del premio “Player of the year All-Big 12 Team” e il secondo insieme a Mark Vital dell’Honorable Mention.

Inoltre, mentre Mark Few copre ogni ruolo in maniera canonica per il basket moderno, il suo collega Scott Drew, di stanza in Texas, presenta invece un nucleo di skill player prettamente piccoli e veloci, che fanno delle individualità il loro punto di forza, eccellendo come in passato nei cambi forsennati a protezione del risultato, ma aggiungendo per di più in O-zone ball movement, creazione di tiri e capacità realizzativa fuori dall’arco: armi inedite fino a ieri!

Drew al timone è sintomo di garanzia qui a Baylor, come si evince dalle 18+ W dal 2007/08; con lui, Big 12 Coach of the Year 2020, le 360 vittorie totali rappresentano un primato a Waco, al pari delle 15 quale HC da Division One.

I Green & Gold sono costanti Top Ten sia nell’efficienza offensiva che difensiva, e inoltre occupano il podio (secondi) dell’AP Poll e Power 36.

Baylor è forse l’unica Big a poter contare su 9 starter affidabili, in cui le responsabilità di ognuno sono pari all’altro, in base ovviamente alle peculiarità individuali; tutto questo si vede sia nei 30 minuti per match dell’asso Teague che nei 15 di Flo Thamba, nono uomo e unico profilo statico ma utile rim intimidator!

Si eccelle nella Big XII per medie dal campo e assist, che confermano abbondanza di mani calde e abilità nel giro palla, nelle rubate e in marcature dalla lunga o nei pull up 15-footer, segno di timing rapido e asfissiante dei molteplici piccoli a disposizione.

Ciò che andrebbe affinato, e sostanzialmente costante cruccio qui a Waco, sono i liberi, troppo esigui e a scarso coefficiente esecutivo (70%) per un attacco atomico e terzo overall – su 345! – in OffRtg, spaventosa a 123.8!

Lo step sotto la duecentesima posizione per free throw rate (28.7) infatti, non collima con l’orientamento perimetrale di un team così eccentrico e abile a creare dal palleggio, prerogativa che Scott Drew pretende da quasi tutto il roster. Basti pensare che il coach utilizza una guardia/ala come Mark Vital nello spot da 4, trasformando così Baylor in uno small ball lineup a tutti gli effetti!

La pazzesca media al 43% da tre e terza NCAAM, che sprona ogni rivale a coprire l’arco più di ogni altra cosa, potrebbe essere sfruttata con maggiori avventure al ferro, che provocherebbero – specie in primavera quando il pallone scotta per i long range shooter – alte possibilità di viaggi in lunetta.

Se i tre assi esterni assieme a Vital sono il cuore pulsante del team, è dalla panchina che Drew pesca linfa vitale per chiudere le gare, con la big guard Matthew Mayer, junior con molti punti nelle mani, il transfer e formidabile cecchino Adam Flagler (63%-2pt/44%-3pt) e soprattutto Jonathan Tchamwa Tchatchoua, sostituto di Tristan Clark (sconfitto dagli infortuni), atletico difensore e pivot camerunense sui generis, che crea scintille adrenaliniche quando entra in campo, e valvola di sfogo per spettacolari giochi in pick and roll con Teague, Butler e gli innumerevoli playmaker presenti, chiusi da layup, dunk o finger roll degni dei migliori maghi in circolazione!

One thought on “I maghi di Baylor

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