La brusca conclusione della postseason collegiale per l’emergenza Coronavirus, che ha lasciato milioni di fan senza lo straordinario spettacolo del March Madness, porta in una sorta di limbo molteplici prospetti, indecisi o no se dichiararsi eleggibili al Draft di fine giugno.

Non è il caso ovviamente dei vari Obi Toppin o Anthony Edwards, e nemmeno dello “scandaloso” James Wiseman, da tempo ex centro di Memphis e possibile first overall, per i quali il termine anticipato del campionato ha un impatto trascurabile.

C’è però una realtà marginale che molti ignorano ed è quella relativa a parecchi giocatori “on the fringe”, cioè mentalmente in border line tra il grande salto (eventuale) o un’ ulteriore tornata collegiale: per loro il reset del calendario nella fase più critica e opportunistica è stata una vera e propria sventura! Un mese in meno per impressionare dirigenti e scout, e la stagione NBA ferma con dunque maggiori attenzioni ed evoluzioni esclusivamente sulla draft schedule, rappresentano un’occasione andata perduta.

Niente Madness, Nation Invitation Tournament, College Basketball Invitational e Portsmouth, evento sfruttato dai seniors per mettersi in mostra: un colpo mortale pure per lo sviluppo futuristico del Draft, tanto che la NBA ha dichiarato, tramite il vicepresidente Kiki VanDeWeghe, di essere persino propensa  ad accettare le domande all’Undergraduate Advisory Committee, per ricevere feedback degli studenti atleti sul proprio eventuale e potenziale “stock”.

Tutto ciò lascia qualche giocatore dubbioso rispetto ad altri. Se i seniors non hanno altra scelta che “provare”, gli underclassmen, nella speranza di incrementare il proprio appeal attuale, devono invece ponderare per bene quale percorso seguire, con irrisorie informazioni e indicazioni a disposizione, indipendentemente da calendario e Draft.

Dietro ai top 30 per Big Board ci sono 5 nomi che vanno per la maggiore.

Tyrell Terry, PG freshman da Stanford, 160 pounds, brillante scoperta annuale in Pac-12, è una guardia dall’efficienza impressionante col 41% da fuori e quasi 15 pti e 3.2 assist di media. Sorprende quanto il ragazzo sopperisca ad un atletismo carente con una furbizia da senior, che gli permette di battere regolarmente l’uomo per trovare solerte lo spot giusto sul parquet. Se scivolasse al secondo giro sarebbe un ottimo target per qualche smart team.

Aaron Henry, SF da Michigan State, possiede un elevato skill set che però poco costantemente è riuscito a sfruttare nella stagione corrente, e che forse non gli consentirà di salire oltre la chiamata 40, ragion per cui un altro anno di perfezionamento non sarebbe male per affinarsi e divenire più competitivo l’estate prossimas.

In alternativa, chi lo portasse a casa subito dovrebbe trasferirlo in G-League per permettergli di farsi le ossa. Certo che con Winston e probabilmente Tillman in uscita, sarebbe allettante divenire la prima o seconda opzione per gli Spartans del futuro, al pari però dei soldi intascati da un contratto NBA. I feedback che riceverà saranno il termometro della decisione che si appresterà a fare nei prossimi mesi.

Altra small forward, ma da Florida, è Scottie Lewis, per molti oggi un Sub first rounder, ma difensore perimetrale atletico, tenace ed efficiente, al 52° percentile in situazioni da spot-up, profilo 3 & D col 36.1% dall’arco e ottimo asset se trovasse una squadra capace di migliorarne l’arsenale offensivo. Certamente tenterà la via pro ma un altro anno collegiale ne rilancerebbe lo stock!

Ochai Agbaji, al 50° posto nel ranking, è un’atletica SF da Kansas, ottimo nel playmaking da ala e nella creazione di tiri, ma scostante nelle scelte: sophomore impostosi dietro le stelle Dotson e Azubuike, è magari ancora acerbo per il grande salto NBA.

Da Gonzaga Joel Ayayi ha un buon potenziale da guardia, col 34.5% da tre ed eccellente rimbalzista (6.3 per game), assolutamente migliorabile anche come passer, il che ne farebbe un profilo già pronto per la lega maggiore.

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