Archiviata la stagione NCAA 2013/14 con la sorprendente vittoria degli Huskies di Coach Ollie sui più quotati freshman di Kentucky, si inizierà a parlare del draft, dei prospetti interessanti e quali ragazzi avrebbero bisogno di restare un altro anno al college per sviluppare le proprie abilità.
Oggi analizzeremo la classe dei freshman di Kentucky che è arrivata fino all’appuntamento finale di Arlington ma a cui è mancata l’esperienza per portare il nono titolo in quel di Lexington.
Julius Randle
L’ala grande del Texas ha disputato una grandissima che lo ha proiettato ad una probabile chiamata nelle prime cinque scelte del prossimo draft.
Randle è un’ala grande mancina di 2.06 metri che ha un ottimo fiuto per i rimbalzi e un talento offensivo impressionante. Sa giocare sia spalle che fronte a canestro ed è molto bravo a concludere, tratta molto bene la palle per i centimetri che si porta a spasso ed ha un buon controllo del corpo in volo.
Quest’anno l’ala di Prestonwood Academy ha messo cifre di tutto rispetto: in 31 minuti ha messo a segno 15 punti e raccolto 10.4 rimbalzi, tirando il 50% dal campo. Statistiche che deve migliorare sono le palle perse, ne perde molto quando riceve oltre la linea dei tre punti e si avvicina a canestro, e la percentuale al tiro da tre, dove tira con il 16%.
Sicuramente è pronto per la NBA, fisicamente era già pronto l’estate scorsa, grazie al suo atletismo e la sua mobilità sarà un problema per le difesa già da subito.
Secondo me, la migliore destinazione per lui sarebbe Orlando, dove manca un’ala grande, perchè la franchigia è molto brava a sviluppare i giovani, troverebbe minuti fin da subito, ma se la scelta di Orlando è una top 3, molto probabilmente, dovrà trovarsi una nuova destinazione.
James Young
La vera sorpresa della squadra di Calipari. Ad inizio anno era oscurato dall’hype che si erano portati dietro dal Texas i gemelli Harrison e Randle, ma durante la stagione ha dimostrato di avere talento e, soprattutto ad inizio stagione, era il go-to-guy della squadra.
Se si dichiara è un giocatore da metà primo giro, ma non mi stupirei se qualche GM lo volesse chiamare in lottery, dato che è, soprattutto nella metà campo offensiva, veramente forte. Ha un tiro molto affidabile, sa usare molto bene il corpo vicino al canestro ed è molto giovane.
Qualità da migliorare sono la difesa e anche il ball-handling, dato che non riesce ancora a crearsi il tiro dal palleggio. Quest’anno Young ha messo buonissime cifre a referto: in 32.4 minuti ha segnato 14 punti con il 40% dal campo e un rispettabilissimo 35% da tre, ha preso 4,3 rimbalzi e 1,7 assist.
Al torneo sono aumentati i minuti arrivando a 33 ma, i punti, a causa dell’esplosione dei gemelli Harrison, sono scesi a 13, mentre è migliorato nei rimbalzi prendendone cinque a partita.
Una statistica che ha migliorato nella post-season è stato la percentuale dietro l’arco: dal 35% di regular season al 45% al torneo. La sua posizione al draft oscilla dalla 12 alla 20, secondo me non andrà ne prima ne dopo. Destinazione migliore per lui può essere Phoenix dove può avere minuti fin da subito o Atlanta.
Aaron Harrison
Il texano dagli occhi di ghiaccio. Così Francesco Bonfardeci lo ha soprannominato durante il torneo, soprannome che gli calza a pennello. Insieme al fratello è stato il trascinatore dei Wildcats, il tiratore scelto quando la palla scottava.
Aaron è una guardia forte fisicamente che dispone di un range di tiro da NBA, chiedere a Michigan e Wisconsin, e che fisicamente potrebbe già essere pronto per il grande salto. A livello mentale invece è un’incognita.
Le sue quotazioni da inizio anno sono calate: all’inizio della stagione era pronosticato appena dopo la top 10, poi è addirittura scomparso dai mock draft e adesso vale una scelta a fine primo giro inizio secondo, sempre che si dichiari.
Aaron Harrison ha messo su buoni numeri: in 32,6 minuti ha segnato 13,7 punti, raccolto tre rimbalzi e smazzato due assist, con il 42% dal campo e il 35% da tre. Al torneo sono saliti i minuti fino ad a 36,6 e i punti si sono leggermente abbassati, 13,1, a causa delle ultime due partite, dove le difese hanno impostato la partita anche su di lui, cosa che non è servita nel caso di Wisconsin che è stata trafitta dal suo Buzzer, ma è servita molto agli Huskies.
Harrison non si è ancora dichiarato sulla scelta che farà, se andrà in NBA o rimarrà un’altro anno al college. Sicuramente è abbastanza talentuoso e pronto fisicamente per il piano di sopra ma, difensivamente e mentalmente ha ancora tante lacune che si sono viste durante la stagione. Se si dichiara, saranno fondamentali e decisivi i workout che farà. Se non si dichiara Kentucky avrà un Shooting Guard di talento per puntare al nono titolo della sua storia.
Andrew Harrison
Se non fosse stato per il torneo, sarebbe stato la grande delusione della stagione di Kentucky ma, è sbocciato appena in tempo ed ha trascinato i suoi compagni a delle Final Four, in cui forse solo loro credevano alla viglia della prima partita contro Kansas State.
Andrew, come il suo gemello Aaron, è fisicamente e in termini di talento pronto per la NBA ma, anche lui ha problemi in difesa, mentali e perde tantissimi palloni per essere un playmaker.
Vale una scelta ad inizio secondo giro ma, nel caso che si dichiarasse, passa tutto tramite i workout. Le cifre che ha registrato quest’anno sono comunque buone, in 31.7 minuti ha segnato 11 punti, 4 assist, 3 rimbalzi di media e 2,7 palle perse che, al torneo, sono arrivate a 4.
Ha tirato con il 37%, rivedibile anche la sua selezione di tiro e, in alcune situazioni, è sembrato arrogante in campo. Lui, molto più del suo gemello, avrebbe bisogno di un anno altro al college dove potrebbe migliorare nella fase difensiva, migliorare la sua selezione al tiro e anche la gestione dei possessi offensivi.
Dakari Johnson
Il centro di Kentucky ad inizio stagione, nei piani di Calipari, doveva uscire dalla panchina ma, con tanto lavoro, sudore e applicazione è riuscito a togliere il posto a Willie Cauley Stein.
Dakari è un sette piedi molto mobile per la sua stazza che in attacco riesce a far valere il suo fisico trovando tiri ad alta percentuale, in difesa deve migliorare il suo tempismo che lo porta a commettere molti falli, ma nel complesso non è male.
Il suo minutaggio è sempre stato molto ridotto perchè all’inizio entrava dalla panchina, poi spesso ha avuto problemi di falli e Calipari in certe partite giocava molti minuti con il quintetto piccolo, con Poythrees da 4 e Randle da 5.
Nelle prime sedici partite ha giocato 9,5 minuti entrando dalla panchina. Nelle restanti ventiquattro 17 di media, statistica falsata dai falli commessi, 3 a partita.
Anche se non è prontissimo, si potrebbe dichiarare al prossimo draft per diversi motivi: Cauley-Stein è rimasto, sorprendentemente, un altro anno al corte di Calipari, non si sa se Poytrhees rimane o no e l’anno prossimo arriva la nuova carrettata di fenomeni a Lexington, che quest’anno rispondono al nome di Towns Jr e Lyles.
Nel caso si dichiari, sarà scelto al primo giro perchè è un sette piedi che si muove bene e potrà diventare un buonissimo giocatore. Destinazione migliore per lui, secondo me, potrebbe essere Oklahoma, dove fanno crescere bene i giovani e con un’po di lavoro potrà prendere il posto di Perkins.
Marcus Lee
Autore di una regular season non esaltante dato i pochi, oserei dire pochissimi, minuti che ha ricevuto, ma autore di un torneo fantastico dove,nei minuti in cui Calipari lo ha dovuto metter in campo, complice l’infortunio di Cauley-Stein, ha giocato molto bene.
Esplode contro Michigan dove nel primo tempo piazza 10 punti senza sbagliare un tiro, dà fastidio a tutte le penetrazioni dei Wolverines e prende 5 rimbalzi.
In America grazie a questo exploit in una partita decisiva, è stato paragonato a Spike Albrecht, playmaker di Michigan, che l’altr’anno, nel suo primo anno al college, ha segnato 15 punti nel primo tempo nella finale NCAA contro Lousiville.
Marcus ha un futuro da giocatore NBA ma, non si dichiarerà perchè è troppo presto, deve giocare minuti e acquisire più fiducia nei suoi mezzi.
L’anno prossimo partirà, probabilmente, a fianco di Cauley Stein, e per lui sarà l’anno decisivo, dove se gioca bene avrà tante possibilità di esser scelto in una buonissima posizione al draft, nel caso contrario a Calipari servono comunque giocatori di esperienza per istruire i suoi giovani freshman,