Another hill to climb è il titolo di uno dei tre libri scritti dal signor William Francis “Bo” Ryan Junior, che di professione fa l’allenatore di pallacanestro.
Questo titolo rappresenta benissimo, metaforicamente parlando, la grande e ripida collina del basket collegiale -dove le partite sono tiratissime e il sacrificio si mischia con la genuinità del “gioco”- che il coach ha scalato solo parzialmente durante la sua speciale carriera raggiungendo per la prima volta le final four, ma che non ha ancora terminato perché manca ancora un difficilissimo e insidioso tratto che porterebbe, in caso fosse superato, al sogno del National Championship.
Quali sono i segni particolari di questo coach? Se anche voi ve lo stavate chiedendo, vi basti sapere che è generalmente riconosciuto per avere la capacità di allenare meticolosamente un gruppo di giocatori non stratosferico a livello di talento puro, per intenderci non figureranno mai nel suo roster il classici giocatori “one and done”, e portarlo ai massimi livelli.
Allenatore che predilige il sistema squadra al talento del singolo, e che si preoccupa di forgiare uomini e poi, forse contemporaneamente, giocatori fatti e finiti.
Le sue squadre vengono definite come difensive, ma mai come negli ultimi anni il suo sistema è cambiato, e prevede un preciso schema di attacco agli spazi, con tanti tagli, passaggi e blocchi sia sul lato forte che su quello debole, per tenere impegnata la difesa, giocando la maggior parte delle volte sul proprio centro, quel Frank Kaminski che tante soddisfazioni, nell’ultimo anno e specialmente nell’ultima partita da doppia doppia contro Arizona, ha dato al coach.
L’attacco è settato per eseguire l’azione al limite e, conseguentemente, ha come obiettivo principale limitare al massimo i suoi giri a vuoto che causano palle perse e veloci fastbreak avversari. Sostanzialmente il suo gioco si chiama “Swing offense” dove tutti e cinque gli attaccanti ruotano, cercando principalmente le mani morbide del loro centro sul perimetro.
La storia del coach parte intorno ai primissimi anni 70’, precisamente nel 1974, alla Sun Valley HS ad Aston, Pennsylvania, dove rimarrà per 2 anni e, nel 1976, verrà premiato come coach dell’anno, per poi proseguire, e farsi le ossa per ben otto anni, come come assistant coach di Bill Cofield, sulla panchina dei Badgers (che tante soddisfazioni, in seguito, gli avrebbero dato)
Coach Bo Ryan ha allenato tre squadre collegiali, tutte appartenenti allo stato del Wisconsin. Tale Stato ha un sistema di università pubbliche fra le più grandi del paese dove le principali sono rappresentati da UW Madison e Milwaukee.
Analizzando la sua carriera, dopo il periodo formativo passato come AC, accetta l’incarico con i Pioneers di Platteville, college di division III con un sistema perdente prima che il coach ci mettesse la firma.
Ovviamente, come la sua fama vuole, fa vivere fasti incredibili a queste latitudini, ottenendo, nei suoi 15 anni di “servizio”, un’incredibile percentuale di vittorie totali, pari all’82%, guidando i pionieri a ben 4 campionati nazionali (1991, 1995, 1998 e 1999).
Come coronamento di una simile esperienza gli verrà dedicato anche il campo dell’università, rinominato “Bo Ryan Court” nel 2007. Impossibile coach Bo, dicevano.
Dal 1999 al 2001 è alla guida dell’ University of Wisconsin- Milwaukee, dove giocano i Panthers, nella Horizon league. Stavolta si passa direttamente in division I, e sembra quasi un avventura già vista, in quanto si tratta di un college perdente, che il coach resuscita con 2 stagioni chiuse entrambe con un record positivo, oltre il 50% di vittorie, cosa mai successa da quelle parti. Ancora una volta era impossibile, ma di nuovo il coach vince la sfida.
Siamo arrivati nel 2001, sempre nell’amato Wisconsin, ma stavolta il college è diverso, infatti gli viene affidata la panchina dei Badgers, “i Tassi”, che militano in una delle conference più dure, ma, al contempo, migliori del panorama collegiale americano: la Big Ten conference, la più vecchia athletic conference di division I, fondata nel 1896.
Nel corso di questi anni, inutile dirlo, i Badgers hanno sempre ottenuto risultati ottimali, non scendendo mai sotto al 4° posto nella conference, cosa veramente rimarchevole se pensate a quali altri college vi partecipano tipo le due Michigan e Indiana University.
Il capolavoro, però, è stato raggiunto quest’anno, dove partendo dal seed n. 2 e battendo in serie: American, Oregon, Baylor ed Arizona sono arrivate per la prima volta, dopo quelle del 2000, alle Final Four, dove ci sarà Kentucky come penultimo ostacolo per arrivare all’agognato traguardo del National Championship che manca dall’ormai lontanissimo 1941!!
Io, non so voi, provo un naturale rispetto per questo tipo di persone, badate bene ho detto persone, prima che coach o uomini di sport.
Coach Bo Ryan è una persona vera, capace di parlare chiaro e far capire a tutti dove si deve andare e qual è il traguardo, prima di essere un grande allenatore che ha vinto sempre le sue sfide affrontandole con coraggio sapendo come motivare i suoi ragazzi, non sempre di regola “i più forti”.
“Ehi guys, volete ritornare sul bus stanchi, ma felici per una vittoria, oppure abbattuti per essere stati sconfitti..?! ..bene, è tempo di reagire adesso!”.
Questa frase mi ha molto colpito, e da sola riassume quello di cui stiamo parlando, l’ha pronunciata nello spogliatoio, tra il primo ed il secondo tempo, per motivare i suoi ragazzi in svantaggio di dieci punti e in palese difficoltà contro i Ducks di Oregon.
Voleva ottenere una reazione motivando il gruppo, ed una reazione, una grande reazione, come sappiamo tutti, c’è stata. Ciò riassume la genialità di quest’allenatore universitario nel gestire un gruppo di ragazzi trasformandoli da signor nessuno, vedi Frank Kaminski, in ottima squadra che si giocherà, magari da underdog, le sue chance.
Another hill to climb. Forza coach, manca solo l’ultimo tratto di salita per conquistare la vetta della collina.