Prima si sono espressi gli allenatori, poi è arrivato il ranking ufficiale e adesso la Ncaa è entrata nel vivo.
La classifica attuale mette queste 10 squadre ai primi posti:
1) Kentucky
2) Michigan State
3) Louisville
4) Duke
5) Kansas
6) Arizona
7) Michigan
8) Oklahoma State
9) Syracuse
10) Ohio State
Da quando è stata stilata questa graduatoria sono però successe molte cose, a partire dal Champions Classic di Chicago che in sostanza ha messo in scena una Final Four anticipata con i due big match Kentucky-Michigan State e Duke-Kansas, di cui abbiamo già parlato.
Alla luce di quelle partite, ma non solo… ecco il nostro ranking personale sulle sulla Ncaa.
1) Michigan State
Questo è il ranking che avranno gli Spartans tra breve e che probabilmente, salvo sorprese, porteranno con loro almeno fino al gennaio 2014. L’unico ostacolo che potrebbe ostacolare la marcia della squadra allenata da Tom Izzo nelle prime settimane è la partita del 4 dicembre contro North Carolina (che però finora non ha brillato). Ma fino ad allora (nonostante contro Columbia, MSU abbia giocato un primo tempo un po’ sotto tono) difficilmente Michigan State scenderà dalla numero 1. Una numero 1 guadagnata sul campo e frutto anche di un calendario studiato in maniera intelligente. La squadra ha pochi freshman da inserire (tutti sotto canestro), ma ha mostrato di avere meccanismi offensivi e soprattutto difensivi rodati.
La guardia Gary Harris è un sophomore ma gioca con una maturità e con letture da veterano. Il play Keith Appling (che veniva da una stagione di alti e bassi) ha iniziato alla grande e soprattutto Branden Dawson, ormai junior, sembra tornato quello del suo anno da freshman. La sensazione però è che la figura chiave della squadra resti Adreian Payne, lungo talentuoso dalla mano morbida, la cui presenza incide molto sulla circolazione e sulla fluidità offensiva degli Spartans. Primo vero match complesso? Se non lo sarà UNC, passiamo al 4 gennaio, in trasferta contro Indiana.
2) Louisville
Difficile dire dove saranno inseriti con l’aggiornamento del ranking dopo il 18 novembre, ma secondo noi i Cardinals meritano almeno la seconda posizione (se non la prima) senza discussione. La squadra è impressionante, sia per talento, sia per energia, sia per profondità di roster. Di fatto, finora non hanno affrontato nessuna squadra di livello e fino al 28 dicembre (quando sfideranno Kentucky fuori casa) è difficile che incontreranno grandi ostacoli. L’inizio soft però servirà per inserire i nuovi arrivati. La grande incognita su Louisville era questa: come avrebbe reagito alle assenze di Siva e Dieng. Le prime partite hanno dato qualche indizio… la squadra ha risposto alla grande.
Il lungo senior Stephan Van Treese parte da titolare, ma soprattutto il freshman Mangok Mathiang (che ricorda Dieng anche fisiognomicamente) sta giocando meglio di quanto ci si aspettasse e Chane Behanan è già stato reinserito in squadra dopo la sospensione. La vera non-sopresa (Pitino l’aveva detto, ma non solo lui) è Chris Jones che venendo da un junior college ha avuto meno pubblicità rispetto ad altri colleghi di reparto. Doveva prendere nientemeno che il posto del leader Siva e ha risposto presente. E’ più piccolo di Siva, ma molto più attaccante naturale. L’infinita truppa dei piccoli di Louisville conta oltre a Jones… Russ Smith, Luke Hancock, Kevin Ware, Wayne Blackshear (e già così sarebbe un reparto stellare e profondissimo), ma anche i freshman Terry Rozier e Anton Gill due di quelli che non sono timidi soprattutto al tiro. La squadra adesso andrà vista contro formazioni di livello (dopo Jentucky il 9 gennaio contro Memphis). Ma per ora non si può non metterla al numero 2.
3) Kansas
Posizione meritata, anche perché se una squadra ricca di freshman affronta Duke (quotatissima e considerata all’inizio più forte dei Jayhawks) e la batte meritatamente e non grazie a una serie di occasioni fortunate… qualcosa vuol dire. Michigan State ha battuto Kentucky, ma in quel caso si è detto che l’esperienza è stata un fattore determinante. Una considerazione che non si può fare con Kansas, che anzi ha visto partire l’intero quintetto base e che (quasi come UK) ha solo un junior (Naadir Tharpe) e un sophomore (Perry Ellis) a fare da balia a una talentuosa truppa di nuovi arrivati. Però, merito anche di coach Bill Self, Kansas ha messo in mostra solidità, talento, esecuzione, tiro e atletismo. Un mix che potenzialmente potrebbe essere letale per ogni avversario.
Il tutto senza considerare che il “fenomeno” Andrew Wiggins, finora si è messo in evidenza, ma senza strafare e senza rubare la scena al resto della squadra. Anzi, se oggi si dovesse fare un commento sui Jayhawks si potrebbe dire che è proprio il team nel suo complesso a impressionare. La sfilza dei singoli, per talento, è impressionante. Sotto canestro parte il transfer da Memphis Tarik Black ma finora si è messo più in evidenza il centro Joel Embiid. In attacco oltre a Wiggins hanno brillato anche Wayne Selden e Brannen Greene. Ci si interrogava su quale sarebbe stato il cambio di Tharpe in regia ed è sbucato il trottolino Frank Mason, che ha messo in mostra una personalità incredibile. E adesso Kansas fa paura.
4) Kentucky
E’ vero, hanno perso contro Michigan State, ma per chi non ha visto la partita (speriamo pochi) ricordiamo che UK ha giocato malissimo… e nonostante questo perso di soli 4 punti. Cioè per spiegarci meglio, in un match in cui le due guardie più titolate (Andrew e Aaron Harrison, soprattutto il secondo) hanno giocato in maniera orribile, con una marea di palle perse (8 del solo Julius Randle), in una partita in cui Kentucky ha tirato 4-20 da 3 punti e 20-36 ai tiri liberi… a 2 minuti dalla fine le due squadre erano in parità.
Se la formazione considerata più esperta MSU) disputa un match quasi perfetto per agonismo e prestazioni e incontra una squadra che sembra invece giocare malissimo e vince solo di 4, qualcosa spinge a pensare (almeno al momento) che appena UK troverà un po’ di chimica le cose si faranno dure per tutti. Basti pensare che con una percentuale anche solo del 70% ai liberi (non del 76% come MSU) Kentucky avrebbe avuto 5 o 6 punti in più. Avrebbero vinto? Forse no, ma i margini dei Wildcats sono quasi infiniti. Randle ha giocato da numero 1 del prossimo draft caricandosi la squadra sulle spalle e risultando a tratti immarcabile, James Young ha fatto vedere che attaccante può essere. Il vero problema è stata la gestione di coach Calipari che ha attaccato molto male la zona di MSU e non ha dato minuti a Dominique Hawkins e Marcus Lee che visto il contesto li avrebbero forse meritati. Ma considerando anche la presenza dei due sophomore Alex Poythress e Willie Cauley-Stein difficile pensare che Kentucky non possa riprendersi in fretta.
5) Ohio State
Sfida molto complessa sul campo di Marquette e risultato? Grande vittoria e Golden Eagles asfaltati, perché dire che Ohio State ha semplicemente vinto sarebbe riduttivo. I Buckeyes hanno tenuto gli avversari (che sono considerati al n° 17 dell’attuale ranking, non degli scappati di casa) a soli 35 punti segnati, con il 18,9% dal campo e il 5% da 3 punti (1-18). Demerito di Marquette, senza dubbio, ma anche merito della indemoniata difesa di Ohio State, che la rende una squadra temibilissima per chiunque. Andato via Thomas, quest’anno i punti saranno distribuiti tra LaQuinton Ross, Shannon Scott e Lenzelle Smith Jr con Aaron Craft a fare da regista e all-around (finora media 11 punti, quasi 7 assist, quasi 6 rimbalzi e 2 recuperi a partita).
La note dolenti potrebbero essere due, la prima è la mancanza di un punto di riferimento stabile offensivo, che però potrebbe sentirsi meno in caso di responsabilità effettivamente condivise.La seconda sono le rotazioni un po’ corte, soprattutto sotto canestro dove dopo Amir Williams (2,10) l’unico altro giocatore da post basso è Trey McDonald che è 2,03. Nonostante questo però la pressione sulla palla che i Buckeyes sono in grado di mostrare nella loro metà campo è quasi ineguagliabile nella Ncaa. In questo contesto l’italiano Amedeo Della Valle per ora ha giocato 13 minuti di media, ma contro Marquette (cioè nella prima partita un po’ complessa anche se alla fine stravinta) Della Valle ha giocato solo gli ultimi minuti del primo tempo (finito 19-19) e poi non è più rientrato in campo. Più spazio sta avendo invece il freshman Marc Loving che finora è stato in campo 15 minuti a partita.
6) Duke
I tifosi dei Blue Devils troveranno forse ingeneroso l’inserimento di Duke solo alla sesta posizione, ma il fatto è che per quanto talento e capacità abbia la squadra allenata da coach K è debole sotto canestro e lo sarà per tutta la stagione. Il centro titolare è Amile Jefferson che però non ha molto gioco in post basso ed è leggerino. Le alternative provate da Duke sono Alex Murphy e Marshall Plumlee, ma entrambi devono crescere parecchio e non a caso contro una squadra pur giovane come Kansas, i Blue Devils sono stati spazzati via a rimbalzo. Attenzione però, perché anche Davidson, pur sconfitta, ha vinto (di poco) la battaglia con Duke sotto i tabelloni e Florida Atlantic ha retto bene l’urto.
Certo, c’è Jabari Parker che fa per due e finora è l’unico che è riuscito ad oscurare l’astro di UK (Randle). Vittima di un infortunio al piede l’anno scorso, molti addetti ai lavori ricordavano un giovane forte, ma non avevano negli occhi molte prestazioni reali (eccettuate quelle farsa dei vari meeting di fenomeni tipo il McDonald’s) e soprattutto recenti. Parker invece, leggermente più leggero rispetto a qualche mese fa, ha messo in luce un talento pazzesco, ma anche tanta continuità. Sa crearsi il tiro, ma anche farsi trovare pronto sugli scarichi, difende e prende i rimbalzi. Insomma è già pronto per la Nba mentre il transfer Rodney Hood sembra più a suo agio quando sono altri a creargli spazi e tiro. La sensazione, alla fine, è che la sorte della stagione dei Blue Devils peserà sulle spalle dei giocatori meno sotto i riflettori come Quinn Cook, Tyler Thornton e Rasheed Sulaimon.
7) Syracuse
Aggiungete alla arcigna difesa a zona di Syracuse una pressione tutto campo degna di Louisville e avete la Syracuse versione 2013-2014. Finora la squadra di Jim Boeheim ha messo in mostra un’aggressività che potrebbe portarla lontano. E siccome anche l’anno scorso, piano piano, la grande difesa ha portato gli Orange fino alla Final Four 2013 è legittimo inserire Syracuse ai piani alti della classifica. Visti giocare, gli Orange sono impressionanti, con una panchina infinita e varietà di assetti pari solo a quelle di Louisville.
Le sicurezze e la continuità sono garantite in primis da CJ Fair, talento da draft che sarà la punta di diamante dell’attacco di Syracuse, ma anche da Rakeem Christmas e Baye Moussa Keita sotto canestro e da Jerami Grant come all-around sui due lati del campo. L’innesto più di rilievo è quello del freshman Tyler Ennis (chiamato a rimpiazzare Michael Carter-Williams) che per molti addetti ai lavori sarà una delle sorprese della stagione. Il dato statistico dice che a Syracuse 9 giocatori sono in doppia cifra per minuti giocati e sono 11 che giocano almeno 7 minuti, insomma una vera rotazione a 11 che permette di tenere ritmi altissimi in difesa. Se gli Orange mostreranno capacità in attacco sopperendo alla perdita di James Southerland, il loro posto nel ranking a fine stagione potrebbe anche salire. Primi test? Il 25 novembre e il 3 dicembre contro Minnesota e Indiana.
8) Oklahoma State
Qui si va un po’ sulla fiducia, visto che il primo test probante ci sarà solo il 19 novembre contro Memphis, ma Marcus Smart, Le’Bryan Nash e Markel Brown sono tornati per portare a termine una missione e l’impressione è che siano partiti concentrati e col piede giusto. A tutto questo aggiungiamo che finora chi si è messo più in evidenza è la guardia Phil Forte passata nel suo anno da junior da 10 a 21 punti di media con il 63% da 3 punti. La morale è che fermare OKST non sarà facile, perché ha veramente molte frecce al suo arco. Il problema è che c’è molta sproporzione tra il reparto dei piccoli e quello sotto canestro.
Nel reparto dietro Oklahoma State può reggere il confonto con tutte le grandi squadre della Ncaa. Sotto canestro invece in attacco quasi solo Nash gioca spalle a canestro e in difesa non c’è molta intimidazione, considerando che gli atleti più alti del roster non vedono il campo. Fra i primi 9 giocatori (per tempo di utilizzo) solo due sono 2,03 e nessuno di questi gioca più 18 minuti a partita. Va detto che la squadra ha grande esperienza e un leader designato, cioè Smart (possibile alto primo giro al draft), fattori che potrebbero fare la differenza man mano che la stagione proseguirà.
9) Michigan
Mitch McGary si riprenderà presto? E arriverà un punto della stagione in cui sarà in piena forma? Se la risposta è sì, occhio a Michigan. Se la risposta è no, i Wolverines potrebbero non valere nemmeno le prime 10. La squadra ha una forte ossatura rimasta dalla scorsa stagione: Jordan Morgan, Jon Horford e appunto McGary sotto canestro ma anche Nik Stauskas, Caris LeVert e Spike Albrecht fra i piccoli e infine Glenn Robinson III a spaziare tra ala grande e ala piccola. L’unico neo è che hanno perso il motore dell’attacco dello scorso anno, cioè la coppia Burke-Hardaway. In compenso sono arrivati Derrick Walton Jr (cui Beilein ha già affidato le chiavi della squadra, e non poteva essere diversamente) e Zak Irvin, il cui talento offensivo non è in discussione.
Morale? Potenziale da prime 5 della classe, che però sarà da mettere alla prova e che per ora è più sulla carta che reale, soprattutto considerato che McGary continua ad avere problemi alla schiena (che spesso affliggono i centri un po’ stazzati come lui). Unica nota, attenzione a LeVert, che l’anno scorso ha avuto spazio limitato ma che quest’anno si sta mettendo in mostra. Che non fosse timido si era capito già la scorsa stagione, ma il giovane nel suo anno da sophomore è passato da 2 a 20 punti a partita e dal 30% al 70% da 3 punti. Se continuasse così, McGary potrebbe riprendersi con più tranquillità. Il 3 dicembre saranno a Duke e il 14 contro Arizona, in due settimane si potrà avere un’idea di che squadra è Michigan.
10) Arizona
Aaron Gordon, ma solo Aaron Gordon. Ed ecco spiegato perché consideriamo i Wildcats l’ultima delle prime 10. La squadra ha un talento immenso, ma giocano in 7, con due freshman e nessun senior. Finora le vittorie sono arrivate grazie all’accoppiata Nick Johnson e Aaron Gordon. Uno a martellare da fuori (con l’83% ai liberi, statistica che quest’anno conterà molto) e l’altro a spazzare i tabelloni, dando sia intimidazione sia punti da sotto (media di 14 punti e 9 rimbalzi nell’anno da freshman).
Diciamolo, Gordon è una potenziale chiamata fra le prime 5 nella Nba e ha skills che rendono sensato o verosimile un giudizio del genere. In più accanto a lui sotto canestro c’è Kaleb Tarczewski, un 2,13 tosto che sa giocare a pallacanestro. Ma resta il problema della rotazione corta (e quest’anno in cui si fischieranno molti falli questo potrebbe essere un problema) e anche quello che negli ultimi anni quando contava Arizona si è un po’ sciolta come neve al sole. Primo match importante il 14 dicembre contro Michigan.
Il riepilogo dei primi test-match delle prime della classe
19 novembre Memphis vs Oklahoma State
25 novembre Minnesota vs Syracuse
3 dicembre Michigan vs Duke e Indiana vs Syracuse
4 dicembre North Carolina vs Michigan State
10 dicembre Kansas vs Florida
14 dicembre Michigan vs Arizona
19 dicembre UCLA vs Duke
21 dicembre Notre Dame vs Ohio State
28 dicembre Louisville vs Kentucky
4 gennaio Michigan State vs Indiana
Da www.ncaabasket.net (Twitter: @ncaabasketnet)
Giornalista di www.basketballncaa.com