Niente da fare per Indiana contro la difesa degli Orangemen

Niente da fare per Indiana contro la difesa degli Orangemen

Era decisamente scritto: qualche testa, nell’East seed, doveva inziare a cadere. Nell’ unico quarto di tabellone dove tutte le prime quattro teste di serie erano risuscite a sopravvivere al primo weekend del Torneo, le partite delle Sweet 16 si preannunciavano decisamente toste. E toste si sono rivelate in particolare per le prime due teste di serie, Indiana e Miami, che non hanno mai avuto una possibilitá reale di vincere i rispettivi incontri.

La prima nobile a lasciare anzitempo il Torneo (61-50 il punteggio) é stata dunque nientemeno che la numero uno del seed, Indiana: gli Hoosiers, probabilmente considerati come i favoriti per vincere il torneo ad inzio stagione, hanno chiuso anzitempo la loro corsa verso il titolo, e se ne tornano a Bloomington con la coda tra le gambe, avendo deluso le aspettative.

Ancora una volta per Syracuse la protagonista é la zona 2-3, ormai indissolubile marchio di fabbrica di coach Jim Boheim. Anche ieri sera gli Orangemen sono rusciti a dominare nella loro metá campo, con una difesa che sembra sempre di piú un cubo di Rubik per gli avversari: ieri Indiana ha dimostrato di non capirci assolutamente nulla, come mettono perfettamente in luce le impietose statistiche finali.

I cinquanta punti finali (la media stagionale di Indiana era di 79.5 punti per gara, la terza piú alta della nazione) sono il punteggio piú basso messo a segno dagli Hoosiers in tutta la stagione: come se non bastasse, i ragazzi di coach Crean hanno pure perso diciannove palloni e subito dieci stoppate, neanche si fossero trovati davanti un muro invalicabile.

Come ha detto Yogi Ferrel alla fine della partita: “Mi sembrava che, piú che giocare, stessimo pensando: il motivo é la zona, che ti fa pensare troppo. E, quindi, non avevamo il ritmo offensivo che di solito abbiamo”.

Sin dall’inizio Indiana ha perso la bussola di fronte alla zona, perdendo immediatamente il contatto con gli avversari che, a metá del primo tempo, mentre Indiana firmava il suo secondo canestro dal campo, avevano giá un vantaggio in doppia cifra (22-11). In pratica non c’é mai stata partita.

Niente meglio delle parole di Boheim per riassumere i problemi offensivi degli Hoosiers: “Non sono mai risuciti a mettere la palla nel posto giusto. Non é facile, ma si puó fare e loro non sapevano come. Nessuno vede la nostra zona. Difendono a zona e giocano contro la zona, ma non la nostra.”

Miglior giocatore della partita é stato di sicuro Carter-Williams che, nonostante una difficile settimana a livello personale (la casa di famiglia é bruciata in un incendio), ha giocato in modo perfetto segnando ventiquattropunti con quattro recuperi e cinque rimbalzi. Lui, come tutti gli Orangemen, aveva qualcosa da provare: “Ho sentito dire che siamo soft e non abbiamo cuore. Abbiamo dimostrato di essere una squadra tosta, di riuscire a superare i momenti difficili e battere delle grandi squadre”.

Nell’altra partita della notte, i Golden Eagles di Marquette hanno eliminato, anche loro inaspettatatamente e senza troppa fatica, la numero due del seed Miami.

Marquette torna quindi alle Elite 8 per la prima volta in dieci annie grazie ad una grande vittoria (71-61) contro gli Hurricanes, meritandosi anche i complimenti via twitter di Dwayne Wade. Il risultato finale sembra addirittura clemente con degli Hurricanes che hanno giocato la piú brutta partita dell’anno proprio nel momento piú importante. La sconfitta rovina anche il ritorno a Washington di Larranaga, che nella capitale ha allenato per quindici anni, portando anche George Mason alle Final Four nel 2006, una delle piú grandi sorprese nella storia del Torneo.

Ma Larranaga e i suoi nulla hanno potuto contro una Marquette in una assoluta serata di grazia, che ha chiuso con quattro uomini in doppia cifra (Wilson, Gardner, Blue e Otule) e nella quale é riuscita a fermare Larkin e Scott, i due uomini piú pericolosi di Miami. Forse i Golden Eagles, dopo i due spaventi delle prime due gare giocate del Torneo, nelle quali hanno vinto di misura contro Davidson e Butler, hanno capito che partire bene é il verso segreto.

Diciamo che, mentre una squadra andava come un treno (Marquette ha tirato con il 54% dal campo, ben oltre il 38% messo a segno nelle prime due partite del Torneo), l’altra inciampava ad ogni passo: gli Huricanes, infatti, sono partiti segnando solo due dei primi dodici tiri della gara (0/6 da tre nel frangente) e si sono di fatto scavati la fossa sin dall’inizio.

Giá nel primo tempo, infatti, i Golden Eagles, sfruttando le difficoltá degli avversari, avevano accumulato un vantaggio in doppia cifra che hanno poi gestito fino alla fine.

Coach Larranaga alla fine la prende con filosofia, sottolineando come la giornata di Miami sia iniziata male e finita peggio: “Avete mai avuto una di quelle giornate in cui tutto sembra andare storto? In pratica, questo é stato il nostro viaggio qui. Il nostro albergo é a 1.5 miglia da qui, e ci abbiamo messo qarnataciqnue minuti ad arrivare, facendoci strada tra il traffico. Un po’ come nella partita, stavamo cercando una direzione e non l’abbiamo mai trovata, non abbiamo mai trovato il ritmo né in attacco né in difesa, non abbiamo comunicato tra noi come abbiamo fatto per tutta la stagione”.

Dunque a chiudere l’East seed, sabato sera, sará un incontro all’interno della Big East: questo, a detta dello stesso Boheim, potrebbe essere un vantaggio per Marquette che, al contrario dei precedenti avversari degli Orangemen, giá conosce l’insidiosa zona di Syracuse e, di conseguenza, dovrebbe avere meno problemi ad attaccarla. Staremo a vedere se le parole del coach degli Orangemen erano solo scaramantiche o no.

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