La delusione dei Bonnies, ad un passo dall'upset contro Florida State

Forse Ohio State (2) si è presa paura dopo aver visto Syracuse, la numero uno del seed, faticare oltre ogni previsione contro UNC-Asheville; o forse Loyola (15) era veramente troppa poca cosa per impensierire i Buckeyes.

Sta di fatto che i ragazzi di coach Thad Matta sono partiti con il botto nel Torneo (78-59), sfruttando la loro stazza e non dando nessuna speranza ai loro avversari, un risultato tanto più importante vista la successiva caduta di Duke e Missouri, anche loro numero due dei rispettivi seed.

Già nel primo tempo, Loyola si è a lungo ritrovata sotto di quindici punti, non dando neanche vagamente l’impressione di poter competere, come dimostra il fatto che i Greyhounds, nella seconda frazione, non sono mai riusciti a ridurre lo svantaggio sotto gli undici punti, nonostante un parziale contro le riserve avversarie.

Loyola va comunque a casa contenta, come riassume coach Pastos: “Sono orgoglioso dei ragazzi, hanno combattuto. Abbiamo realizzato il record di vittorie nella storia dell’ateneo. La MAAC ha mandato due squadre al Torneo. Non solo il nostro programma è cresciuto, ma tutta la nostra lega”.

Ohio State, alla sua ventottesima partecipazione al Torneo (quarta consecutiva) ha quindi giocato alla grande, in particolare con un Deshaun Thomas in forma strepitosa (31 puti, career high, e 12 rimbalzi per lui). A fine gara Matta ha anche detto che i suo non hanno giocato al meglio: “Ovviamente in questo Torneo quello che conta è avanzare, e questo abbiamo fatto stasera, ma non credo che abbiamo giocato al livello necessario. I ragazzi lo sanno. Bisogna dare credito a Loyola, ci hanno dato filo da torcere”.

Se il coach di Ohio State ha ragione, allora gli avversari dei Buckeyes, a cominciare da Gonzaga stasera, hanno decisamente qualcosa di cui preoccuparsi.

Gonzaga (7) dal canto suo ha condotto alla grande la partita contro West Virginia (77-54 il punteggio finale): i Muntaneers (10) non hanno mai dato l’impressione di poter portare a casa la partita che, in pratica, ha preso la direzione di Gonzaga già a metà del primo tempo, quando i Bulldogs hanno piazzato un parziale di 13-0 che ha messo in ginocchio gli avversari.

E dire che i Bulldogs avevano, in un certo senso, il fattore campo a loro sfavore: hanno dovuto volare da una parte all’altra del paese, da Spokane nello stato di Washington a Pittsburgh in Pennsylvania, mentre invece West Virginia era a sole settantacinque miglia dal suo campus e quindi aveva, ovviamente, molti più tifosi al palazzetto.

Tutti i tifosi del mondo non avrebbero fatto la differenza per i Mountaneers ieri sera: a distruggere West Virginia è stata in particolare la difesa di Gonzaga, che l’ha limitata al 32% dal campo; quella di ieri sera è stata anche una grande prova di squadra per i Bulldogs, con quattro quinti del quintetto iniziale in doppia cifra (Bell, Sacre, Pangos e Harris).

West Virginia se ne va a casa con la coda tra le gambe, dopo una partita decisamente sotto i propri standard, come si capisce decisamente dalle parole di coach Huggins: “Non sono mai stato battuto in questo modo, questa è la peggior squadra difensiva che io abbia avuto in trent’anni di carriera. Non ci sono aiuti in difesa, non prendiamo le palle vaganti. Non facciamo le cose che facciamo da anni”.

Se Ohio State e Gonzaga sono riuscite a chiudere le loro pratiche con relativa facilità, molto più combattute sono invece state le altre due partite della notte nell’East Region.

L’impatto con il torneo NCAA è stato decisamente importante per Florida State (3), che ha fatto una gran fatica ad entrare in partita ed ha seriamente rischiato di essere eliminata da St. Bonaventure (14), riuscendo in qualche modo a spuntarla (66-63). I freschi campioni della ACC sono stati sotto per buona parte della gara ma, con un parziale di 16-2 nel secondo tempo chiuso da una tripla di Ian Miller, sono riusciti a mettere la testa avanti a cinque minuti dalla fine.

Quando i Seminoles hanno esteso il loro vantaggio fino al più otto a poco meno di tre minuti dalla sirena, la partita poteva sembrar finita. I Bonnies, invece, non avevano intenzione di andarsene a casa senza lottare e, una tripla dopo l’altra, si sono ritrovati sotto di tre a pochi secondi dalla fine, con in mano il possesso del possibile supplementare: non sono riusciti a gestirlo al meglio, non hanno trovato buoni spazi ed hanno visto il tentativo di Da’Quan Cook stoppato da White.

St. Bonaventure quindi se ne torna a casa, nonostante un’ottima prova di squadra, in particolare di Nicholson e Conger. Coach Schmidt, a fine gara, ha solo buone parole per i suoi, che andavano alla ricerca della prima vittoria nel torneo NCAA per la loro università dal 1970: “Non siamo venuti qui per ottenere vittorie morali ma per vincere. Sono fiero dei miei ragazzi, hanno fatto tutto quello che avevamo chiesto loro. Hanno lottato. Ci è solamente mancato un canestro”.

Per Florida State, dopo la paura dell’eliminazione, rimangono le prove di James e Loucks, unici due giocatori in doppia cifra (a quota diciannove e tredici), che hanno tolto le castagne dal fuoco per la loro squadra. E rimane anche il rispetto, come conferma Loucks a fine agra, per un avversario che ha lottato alla grande: “E’ stata una delle partite più dure che abbiamo giocato quest’anno, bisogna dare loro credito, ci hanno attaccati e noi non abbiamo risposto fino a dieci minuti dalla fine. Complimenti a loro, abbiamo davvero dovuto lottare per vincere questa partita”.

Anche la prossima partita, che Florida State giocherà contro Cincinnati, non si preannuncia per niente facile per i Seminoles. I Bearcats (6) hanno eliminato Texas (11) in una partita dalle due facce (65-59 alla fine): Cincinnati infatti è partita forte, memore degli errori compiuti nella finale della Big East contro Louisville, prendendo il controllo della situazione sin dai primi minuti e chiudendo in comodo vantaggio i primi venti minuti (31-17) grazie ad una buona difesa.

Dopo aver pagato lo scotto dell’esordio nel Torneo NCAA, la giovane Texas si è però ripresa nella seconda metà di gara, segando cinque dei suoi primi sette tentativi da tre e riuscendo a pareggiare la gara a poco meno di quattro minti dalla fine.

Arrivati al dunque, però, i Longhorns hanno poi commesso una serie di errori (una persa e qualche tiro sbagliato) che li hanno condannati alla sconfitta. A fine gara J’Covan Brown ha riassunto bene la partita dei suoi: “Sapevamo nell’intervallo che saremmo rientrati in partita, giochiamo sempre duro, abbiamo mostrato di avere un gran cuore. Dobbiamo solo imparare come chiudere le partite”.

Se Texas ha fallito nella gestione degli ultimi possessi, Cincinnati invece ha eseguito al meglio nel momento che conta, nonostante il colpo psicologico di essere stata recuperata e la pressione di essere i favoriti.

A fine partita è chiara la soddisfazione nelle parole di Dion Dixon per come lui e si suoi compagni sono riusciti a gestire la situazione: “Noi siamo partiti bene, loro sono una squadra giovane e probabilmente non erano preparati, ma hanno fatto un bel parziale nel secondo tempo. Abbiamo mostrato la nostra esperienza chiudendo la gara. Abbiamo mostrato la nostra esperienza nei momenti finali”.

Il secondo turno è quindi già andato in archivio: neanche il tempo di respirare e stasera si ricomincia. Presto sapremo chi sopravvivrà al primo weekend del Torneo.

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