Doug McDermott

    • Una in meno.
      Mentre Syracuse (sempre salda in cima al ranking), Baylor e la sorprendente Murray State continuano il loro cammino senza sconfitte, Missouri lascia il gruppo e inserisce la prima stanghetta nella colonna delle L.
      A dare questo dispiacere ai Tigers è stata la banda del sergente di ferro Frank Martin, quella Kansas State che, come tante altre squadre valutate troppo frettolosamente sulla carta ad inizio stagione, diventano delle vere e proprie protagoniste quando le partite nella Conference hanno il loro peso.
      Una di queste partite si è giocata sabato scorso, con gli Wildcats che hanno lavorato molto bene sul perimetro di Missouri costringendoli a tirare con il 30% dal campo a dispetto del 50% a cui sono abituati. Grande protagonista è stato il duo composto da Rodney McGruder e Will Spradling, che oltre ai 34 punti segnati complessivamente hanno lavorato in maniera eccellente pure dall’altra parte del campo.
      La squadra di Haith comunque si è rifatta subito alla prima occasione in settimana contro Iowa State, mentre Kansas State è andata vicina a far abdicare pure Baylor, vincente ancora una volta in volata. Frank Martin non l’ha presa benissimo…
    • La settimana appena trascorsa comunque ci ha regalato una quantità impressionante di upset.
      Iniziamo dal weekend, dove Tennessee ha servito a Florida la seconda sconfitta consecutiva dopo quella contro Rutgers, che nel mentre si aggiudicava un’altra partita contro un ranking team, Connecticut.
      Sempre sabato West Virginia ha sottolineato il marasma che dovrebbe vigere anche quest’anno nella BigEast battendo Georgetown e Mississippi State deve arrendersi alla Arkansas di Mike Anderson.
      Passando alle sfide “feriali”, fa molto rumore la seconda sconfitta nella Big Ten di Ohio State contro Illinois, sotterrata dalla prestazione mostruosa di Brandon Paul, autore di 43 punti con 11/15 al tiro (8/10 da 3), 8 rimbalzi e 4 stoppate, tra cui quella inflitta nel finale a Jared Sullinger per sancire la vittoria.

 

    • Capitolo a parte meritano le situazioni di due squadre in netta difficoltà nell’ultimo periodo, quello coinciso con l’inizio delle sfide della BigEast. Parliamo ovviamente di Louisville e Pittsburgh, due squadre già affrontate in queste pagine perché aspettate al varco al primo momento di difficoltà.
      Questo momento per la squadra di Pitino era arrivata, sottoforma di prima sconfitta stagionale, contro Georgetown nella prima sfida della BigEast, è continuato contro Notre Dame ed è sfociato nel disastroso blowout (90-59) contro la modesta Providence.
      Ancora peggio sta succedendo ai Panthers di Jamie Dixon che reduci da una preseason non esaltante e dal fresco transfer di Khem Birch (destinazione UNLV), non sono ancora riusciti a trovare la prima stagione nella Conference a seguito delle sconfitte contro Notre Dame, Cincinnati (male), DePaul (malissimo) concluso anche qui con una disfatta: contro i Rutgers, con il punteggio di 62-39, in casa.

 

    • Chi invece sta festeggiando è Seton Hall, grande sorpresa di questa prima metà di stagione e proprietaria di un record di Conference importante, un 4-1 che la mette seconda solo all’imbattuta Syracuse.
      Guidati dalla sapiente gestione di Kevin Willard, il quale ha saputo gestire al meglio un giocatore non facile come l’Herb Pope ora primo candidato al BigEast Player of the Year, i Pirates sono in una striscia di 4 vittorie consecutive dopo la sconfitta all’esordio contro gli Orangemen appunto, trovando dietro ad Herb Pope protagonisti sempre diversi tra Jordan Theodore e Fuquan Edwin.
      Sempre nella Big East c’è da sottolineare la grande stagione di Notre Dame e la ripresa di Georgetown, che però mostra i soliti segni di cedimento mentale che li accompagna ormai da tempo.

 

    • Superata la prima metà della stagione, iniziano ovviamente le prime previsioni su chi concorrerà per il titolo di Player Of The Year.
      Mentre in preseason i nomi che si sprecavano erano quelle dei soliti noti come Jared Sullinger e Harrison Barnes, a rompere le uova del paniere dei due è arrivato prorompente Thomas Robinson di Kansas, che con la grande stagione disputata sinora si posiziona in cima alle classifiche di preferenza per il modo in cui sta trascinando i Jayhawks in attacco, in difesa, a rimbalzo e come leader.
      Ed ovviamente tutta questa attenzione lo fa schizzare in cima alle preferenze degli scout in vista del prossimo draft, a cui Thomas dovrebbe prendere parte a quasi sicuramente a causa della triste storia che si porta dietro (in 6 mesi ha perso la famiglia, rimanendo solo con la sorellina di 9 anni).
      Oltre ai 3 citati, occhio anche a chi arriva dalle mid major…

 

    • …è ormai una realtà infatti che Doug McDermott da Creighton sia uno dei candidati più seri per il premio di giocatore dell’anno, forte anche dell’attenzione portata dal campione uscente Jimmer Fredette, vincitore del premio nonostante BYU non facesse parte delle power conferences.
      E proprio della guardia ora ai Sacramento Kings, McDermott sembra esserne l’erede. No, non per il ruolo, ma per la facilità con cui riesce ad arricchire il suo tabellino alla voce punti. Vederlo giocare in attacco è uno spettacolo, un clinic di tutti i modi che si possono usare per trovare la via del canestro: tiro da 3, mid-range game, gioco spalle a canestro, uso del corpo e del palleggio per creare distanza col difensore, lettura della difesa, movimenti in post, uso del piede perno. Sa fare praticamente tutto.
      A scoprirlo, nel peggiore dei modi, è stata Bradley che si è vista recapitare 44 punti in casa dal nostro Doug.
      Aveva già fatto vedere ottime cose già ai Mondiali U19 in Lituania quest’estate, ma ora si sta consacrando e non è da sottovalutare che stiamo parlando di un sophomore e che probabilmente porterà questo show per altri due anni, visto che sembra non avere fretta di tentare la carta professionistica.

 

    • Da segnalare anche le prestazioni di Damian Lillard in un ateneo ancora più piccolo di Creighton, ovvero quella Weber State che al momento domina la Big Sky Conference.
      Altra pasta rispetto a McDermott, visto che parliamo di una guardia dai grandi istinti offensivi che fa del tiro dalla lunga distanza e dell’atletismo il suo pane, ma anche lui non scherza sulle cifre e nella stessa sera dei 44, Lillard ha scritto 38 ed anche lui l’ha fatto in trasferta contro Portland State.
      Al momento il titolo di miglior marcatore della Division I se la stanno giocando loro.

 

    • Doveva essere della corsa anche Tu Holloway, ma il play sta giocando una stagione disastrosa.
      Atteso alla stagione definitiva per il suo futuro, in cui avrebbe dovuto essere tra i primi nella classifica dei punti realizzati ed in prima fila per uno dei quintetti All-American, sta deludendo tutte queste attenzioni mostrando grandi difficoltà dal punto di vista realizzativo (vedi gli 0 punti contro Fordham e le percentuali sensibilmente peggiorate nonostante si prenda meno tiri dello scorso anno) che a livello mentale, come ampiamente dimostrato anche nella famosa rissa contro Cincinnati dove tutto ebbe inizio da lui.
      Morale della favola: Xavier in picchiata che nel giro di due settimane passa dalla #8 del ranking a fare fatica nelle prime partite della Atlantic 10, con il tassametro che corre sul 3-5 dopo la scazzottata al Cintas Center.

 

  • Parlando di record negativi, non possiamo non rendere “onore” alla striscia che sta mantenendo Towson già dallo scorso anno.
    36 sconfitte consecutive, con ultima vittoria datata 29 dicembre 2010, quindi un intero anno (2011) senza una gioia.
    Un detto dice “quel che non ammazza, ingrassa”… il problema è che qui si rischia il decesso a causa del colesterolo!

 

(pubblicato da Draftology)

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