I Johnnies prima della palla a due

    • Torniamo con HoopsFocus dopo una settimana di buca a causa dell’assenza del sottoscritto, impegnato nella settimana di ferie in giro per New York. Durante il viaggio però non ho certo lasciato da parte il panorama cestistico collegiale ed infatti mi sono goduto la prima esperienza dal vivo nel tempio da tutti conosciuto come Madison Squame Garden.
      L’arena in questo caso non era certo una delle più adatte per respirare a pieno l’aria di College Basketball, ma diciamo che qualche gradito spiffero è arrivato comunque.
      Due partite in programma: Stony Brook-Rutgers e St.John’s-Fordham. Decido di godermi un po’ più di Grande Mela e scarto la prima partita, arrivando al MSG giusto per accorgermi che mi sono perso un grande spettacolo.
      No, non la partita ma la band di Stony Brook che è veramente eccelsa per coinvolgimento, passione e anche teatralità. La gara ha poco da dire visto che la piccola università di NY nel finale prova un disperato tentativo di rimonta che si sbatte sulle spalle larghe di Gilvydas Biruta (lituano, nome da tenere in considerazione per il mercato europeo). Per i Seawolves si segnala un Bryan Dougher che farà le onde nelle partite aziendali e Tommy Brenton, ala forte sottodimensionatissima che però zitto zitto alla fine conclude in doppia doppia.
      Mi metto comodo con hotdog e coca media d’ordinanza per la partita successiva, ed intanto capisco che ognuno ha i suoi modi di seguire i 40 minuti visto che i due signori che ho davanti d’ordinanza hanno due Shirley Temple con tanto di ciliegina, ma vabbè.
      Mi aspetto le gesta di Chris Gaston e del dono di Dio, God’s Gift Achiuwa, ed invece è Moe Harkless che si prende il proscenio, prima piazzando una dunk in traffico contenente effetti speciali e poi raggiungendo l’accoppiata 10+10 dopo poco più di un tempo. Achiuwa comunque non è da meno e fa vedere buonissime cose sotto canestro; ci sarebbe tanto da lavorare sul ragazzo, ma i soli due anni di eleggibilità non aiutano per un possibile approdo in Nba a meno di exploit incredibili nel suo ultimo anno. Per Fordham in vista c’è appunto Chris Gaston, giocatore con la calamita a rimbalzo e macchina incredibile di intangibles, mentre per la categoria “solo in Ncaa” la guardia Jeffrey Short porta la bandiera, tirando ogni cosa che gli passa per le mani con esecuzione e risultati a dir poco rivedibili.
      La partita si conclude con un 56-50 per i padroni di casa, ma i Rams non sono molto andati dal risultato sfruttando la stanchezza dei Johnnies (196 minuti in 5), troppo talentuosi però per lasciare la W ai cugini concittadini.
      Comunque grande esperienza che ovviamente consiglio caldamente., magari in un’arena un po’ più piccola per assimilare a pieno lo spirito collegiale.

 

    • In questa settimana sono iniziate le partite all’interno delle Conference e alcune di queste hanno già regalato qualche sorpresa.

 

    • La prima l’ha regalata Notre Dame, largamente vittoriosa contro una Pittsburgh al secondo upset consecutivo dopo quello ancora più clamoroso contro Wagner 4 giorni prima.
      Ottima prova corale del gruppo di Brey, trovando in un sorprendente Dragicevich la bocca da fuoco principale ben supportato dal solito Jerian Grant, che dall’infortunio di Abromaitis sta mettendo in mostra grandi doti, sia tecniche che mentali.
      Il coach dei Panthers, Jamie Dixon, deve invece far fronte ad un gruppo che al momento non è minimamente paragonabile a quello della scorsa stagione ed ad evidenziarlo sono anche le prove di Ashton Gibbs, solide dal punto di vista realizzativo ma abbastanza scarne da quello che concerne la leadership. Una nota positiva è però Talib Zanna, che partita dopo partita sta acquisendo una gran fiducia nei propri mezzi.

 

    • Passiamo però alle sconfitte che hanno fatto più rumore, ovvero quelle di Indiana e di Louisville, le prime della loro stagione.
      I sorprendenti Hoosiers di Tom Crean si sono dovuti piegare alla sempre temibile Michigan State, che ogni anno viene sempre considerata meno per poi piazzare sempre qualche colpo di rilievo. East Lansing non è un campo assolutamente facile e Indiana lo ha provato sulla loro pelle, soprattutto la grande serata di Keith Appling (25 punti, 6 rimbalzi e 7 assist) e la fisicità dalla panchina di Derrick Nix. Watford da 26, ma Zeller al palo per problemi di falli e questo può essere il motivo principale della elle maiuscola.
      Louisville invece alla fine è arrivata al varco contro Georgetown e proprio lì la aspettava quasi tutta America, visto che erano pochi i media che non credevano nella sopravvalutazione iniziale della squadra di Pitino. Anche qui la stazza ha fatto tutta la differenza, con i Cardinals in grossa difficoltà contro Otto Porter, autore di un doppio 14.
      Il grosso problema per le due squadre è che rischiano di finire il 2011 con più di una sconfitta, considerando le rispettive partite contro Ohio State e contro Louisvile (faida da vedere assolutamente)

 

    • Chi invece riesce ad avere ancora lo 0 nella casella delle sconfitte è Baylor, la quale però in questa settimana ha dovuto non poco sudare per mantenere tale pregio.
      Contro West Virgina è servito un supplementare ed una grande partita da parte dello JuCo transfer Pierre Jackson, mentre contro Mississippi State (nota personale: stanno sbugiardando tutte le mie previsioni negative di inizio stagione) è servito un layup vincente di…. sempre Pierre Jackson.
      Insomma, in una squadra che doveva far breccia sull’immenso talento del frontcourt, per ora la differenza la fa l’estrema utilità del backcourt composto da Heslip, Walton ed appunto Jackson. Ed intanto i Bears si godono la miglior partenza della storia.

 

    • A proposito di imbattute, non è che Murray State rischia di arrivare al torneo della Ohio Valley (ma anche al Torneo vero e proprio, qullo con la T maiuscola) imbattuta?
      A vedere il calendario e le avversarie che si troverà di fronte potrebbe sembrare di sì e nelle prime gare è riuscita a battere Memphis, Dayton e UAB, mantenendo in 14 partite uno scarto medio che supera i 14 punti.
      Ricordiamo che gli ultimi a finire imbatutti sono stati gli Indiana Hoosiers di Bobby Knight nel 1976. Guardiamo se i Racers sono veramente da corsa.

 

    • Continuano i transfer all’interno della Division I. Dopo quelli di Jabari Brown e Bruce Barron da Oregon (inizio a pensare che sia per colpa del campo di gioco orrendo), di Sidiki Johnson da Arizona e di Nurideen Lindsay da St.John’s, sono arrivati altri movimenti importanti.
      Il primo riguarda Virginia, fresca fresca di comparsa nel ranking, che però deve far fronte all’addio alla guardia KT Harrell e dell’ala James Johnson, non giocatori fondamentali ma che comunque allungavano la panchina di coach Bennett.
      Khem Birch invece è un nome importante. McDonald’s All-American, il secondo nella storia di Pittsburgh, terzo freshman di sempre a conquistarsi il quintetto di Dixon, pronto a crescere sotto le ottime direttive del coach. Ed invece domenica 18 il ragazzo chiama proprio Dixon e lo avvisa che vuole il transfer, senza spiegare troppo le sue ragioni. Le squadre in fila per il ragazzo potrebbero essere molte, ma questa decisione rischia di porre qualche domanda in più verso chi ha intenzione di arruolarlo.
      E occhio anche alla situazione di Joe Jackson a Memphis che ha preso male la panchina decisa da Josh Pastner e potrebbe decidere, molto ingenuamente, di cambiare aria.

 

    • Chi invece ha grossi problemi con il transfer è il centro Todd O’Brien. Dopo 3 stagioni a Saint Joseph’s in cui ha raggiunto anche la laurea, il ragazzo ha deciso di trasferirsi a UAB per seguire un altro corso di studi ed ha chiesto all’ateneo di Philadelphia di potergli dare l’ok per giocare con i Blazers.
      Tutto a posto per quanto riguarda l’athletic director degli Hawks Don DiJulia, molto meno d’accordo coach Phil Martelli, facendogli capire senza mezzi termini che se non avesse giocato a St.Joe’s lui non avrebbe dato alcun permesso.
      Questa è la lettera di O’Brien a SI.com, vi consiglio la lettura perchè tutta la situazione ha del grottesco. A partire proprio dall’atteggiamento di Martelli.

 

  • Abbiamo parlato tante volte dei vari figli d’arte che popolano il College Basketball, come i già celebri Austin Rivers e Tim Hardaway Jr.
    Stavolta però parliamo di un erede un pò meno talentuoso ma che comunque ha fatto parlare di sè. Questo è James Fraschilla, freshman ad Oklahoma e figlio dell’ex coach di St.John’s e New Mexico e ora Espn analyst Fran, alle prese con dei trick shot di tutto rispetto.
    Pensare che il padre è un allenatore è uno dei coach più attaccati ai fondamentali e al clean-game fa ovviamente sorridere.

 

(da Draftology)

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