Le 4 gare che hanno dato l’accesso alle Sweet 16 si sono tutte giocate nella notte.
La sorpresa più grande, non solo di questa parte di tabellone, ma di tutto il torneo NCAA finora, è stata la vittoria di Butler nei confronti dei favoritissimi Pittsburgh Panthers. Una gara a dir poco entusiasmante, cosi come quella fra UCLA e Florida, che ha visto prevalere i secondi in un confronto che per molti è stato il migliore del torneo fino a questo punto.
Andiamo a vedere nel dettaglio chi (e come) ha guadagnato il diritto di giocare le sweet 16:
UCLA (7) VS FLORIDA (2) 65-73
21 punti per Erving Walker (autore di 10 degli ultimi 12 punti dei suoi) regalano una faticosa vittoria ai Gators nella sfida contro i Bruins. Una tripla della point guard a 1.14 dalla sirena spegne le ultime speranze di una squadra californiana che ha dato parecchio fastidio ai favoriti Gators, numero 2 del seed della SouthEast Region. E’ la terza volta nel giro di sei anni che la squadra di Billy Donovan elimina quella di Ben Howland, che rende l’onore delle armi ai vincitori e sopratutto a Walker, autentico padrone della gara nonostante i suoi 180 centimetri:
“He’s so quick. He’s very fast. He’s athletic, and he’s very skilled. He can really shoot it. He shoots a very high percentage from 3 and he’s a fearless little guy.”
Non solo Walker, ma anche tanto Alex Tyus, che con i suoi 13 rimbalzi totali ha contribuito a limitare il big-man di UCLA, Josh Smith, autentico gigante e leader dei Bruins insieme all’ottimo Reeves Nelson (entrambi fermi a quota 16 punti). Tyler Honeycutt ha contribuito con soli 13 punti, e purtroppo per coach Howland con due triple sbagliate nei minuti finali, dopo aver tenuto in vita i Bruins con la tripla del meno 3.
E’ la prima volta che i Gators raggiungono le sweet 16 dopo i titoli del 2006 e del 2007, e lo fanno con i favori del pronostico per arrivare alle final four dopo l’eliminazione a sorpresa del seed numero 1, Pittsburgh. Ma prima c’è da affrontare Jimmer Fredette e i suoi Cougars.
PITTSBURGH (1) VS BUTLER (8) 70-71
Incredibile partita quella disputata al Verizon Center di Washington, DC. I favoritissimi Panthers vedono il loro sogno di raggiungere Houston spezzarsi a 0.8 secondi dalla fine, quando Gilbert Brown fallisce il tiro libero della vittoria e sul seguente rimbalzo, Nasir Robinson commette uno dei falli più stupidi mai visti su un campo da basket ai danni di Matt Howard. Proprio l’eroe del precedente turno contro Old Dominion segna il libero del vantaggio per poi sbagliare volutamente il secondo e lasciare le briciole ai Panthers. Un finale convulso con due falli abbastanza inutili a corredo di una gara giocata sempre punto a punto, in cui la squadra di Jamie Dixon non ha saputo mai cambiare marcia e mai dimostrare di essere meritatamente annoverata fra le favorite per la vittoria finale.
I senior della squadra della Pennsylvania, Wanamaker, Brown e McGhee, devono lasciare torneo e campus in lacrime dopo la sconfitta con una squadra che ci ha ormai abituato ai miracoli di marzo. Butler, dopo questa insperata vittoria, proverà a ripetere le imprese dello scorso anno, quando fece sudare non poco i Duke Blue Devils nella finale nazionale. Ci proverò di nuovo affidandosi alle gesta del suo leader indiscusso, Shelvin Mack, autore di una prestazione monstre contro una delle migliori difese del torneo, chiusa con 30 punti e tanti tiri decisivi down the stretch. Lo farà affidandosi alla freddeza di Matt Howard, autore del libero decisivo e di 16 punti totali.
Gilbert Brown, autore di 24 punti e migliore dei suoi, non avrà dormito bene dopo il libero sbagliato, ma le due indiscusse stelle dei Panthers, Wanamaker e Gibbs, avranno dormito ancora meno pensando di aver segnato la miseria di 19 punti in due. Fattore che non impedisce a coach Dixon di guardare al futuro in maniera positiva:
“Anytime we’ve lost in the tournament, there’s been no good losses. We’ve just got to keep working harder and keep having great years and keep putting ourselves in a position that we’re in.”
Ma le parole di coach Brad Stevens la dicono lunga sulla sua squadra, autentica “cindarella” che ora affronterà Wisconsin per provare ad entrare nelle otto migliori squadre d’America:
“We’re not better than Old Dominion. We’re not better than Pittsburgh, we just had the ball last.”
KANSAS STATE (5) VS WISCONSIN (4) 65-70
Nonostante i 38 punti (career-high eguagliato) ed essere cosi diventato il miglior marcatore della storia dei Wildcats, Jacob Pullen, non è riuscito a portare i suoi fra le migliori 16 squadre della nazione per il secondo anno consecutivo. E’ infatti Jordan Taylor, suo avversario diretto, a sorridere, dopo aver stoppato il tiro da tre proprio di Pullen negli ultimi secondi di gara. Ma non è stato certo Taylor il miglior giocatore dei Badgers, che devono ringraziare in particolare il loro vero leader, Jon Leuer, autore di una prestazione da 19 punti e 7 rimbalzi,.
Nel primo tempo di gioco, i Badgers sembravano aver ricominciato da dove avevano finito contro Belmont, chiudendo il parziale in vantaggio 36-30, grazie esclusivamente al tiro da fuori: 5 su 10 da tre è un bell’andazzo, proprio come le 12 triple messe a segno nella gara di primo turno. La ripresa è stata più equilibrata con la squadra di coach Frank Martin che le ha provate veramente tutte, ma il solo Pullen non è potuto bastare visto che oltre al talento cristallino del senior, si registra il solo Curtis Kelly in doppia cifra (11 punti).
La differenza fra le due squadra è stata comunque minima, visto che i Badgers hanno tirato peggio e sono andati peggio a rimbalzo. Ma alla fine la statistica che è contata di più riguarda i tiri liberi, dove Wisconsin ha tirato con l’82 % contro il misero 68% dei Wildcats, oltre a un rapporto fra turnover/assist di gran lunga superiore. Ora i Badgers dovranno vedersela con Butler, in una gara nella quale cercheranno di approfittare dei favori del pronostico per giungere cosi alle Elite 8.
GONZAGA (11) VS BYU (3) 67-89
Una partita senza molto da dire, in cui Jimmer Fredette, grazie alle sue ben 7 triple per 34 punti finali, contribuisce in maniera decisiva alla vittoria di BYU, che dopo 30 anni di assenza accede alle sweet 16. Nel 1981 c’era Danny Ainge, adesso c’è Fredette che senza strafare registra una prestazione da autentico dominatore contro una Gonzaga annichilita sin dalla palla a due. “You Got Jimmered” hanno cantato i tifosi dei Cougars, che vedono la loro squadra vincere sonoramente in una partita senza storia. 11 su 23 dal campo, 7 su 12 da tre, queste sono le percentuali pazzesche del numero 32 in maglia bianca, che paradossalmente è stato limitato a sentire le parole del coach avversario, Mark Few:
“Believe it or not I thought we defended him OK”
Questo la dice lunga sul talento offensivo del ragazzo, che ora vorrà ripetere le gesta dell’attuale GM dei Celtics nelle sweet 16 dove BYU se la vedrà con Florida. I Cougars hanno ampiamente dimostrato di meritare la posizione di prestigio datagli prima del torneo e daranno particolare filo da torcere a chiunque, a cominciare dai Gators.
PROSSIMO TURNO (A NEW ORLEANS, IL 24 MARZO)
BUTLER (8) VS WISCONSIN (4)
BYU (3) VS FLORIDA (2)