Finalmente si inizia! Dopo la Midnigth Madness che ha sancito l’avvio della stagione ufficiale del college basket, tra circa due settimane si inizierà a fare sul serio, con i primi tornei prestagionali.
Lo scorso anno, forse anche per lo spettro del lockout NBA, un’ondata di underclassmen ha preso il volo verso il mondo professionistico, lasciando ad alcuni programmi l’incombenza di una ricostruzione quasi totale.
Tuttavia, lo sconfinato bacino di talenti che offrono gli USA, rende questo ricambio quasi una routine, ed anche la prossima stagione NCAA, ormai ai nastri di partenza, presenta diversi prospetti interessanti.
Quello della point guard sembra ormai essere un ruolo in estinzione, per cui quando si approccia un’analisi dei giocatori più interessanti in questo ruolo, occorre includere anche i tweener e parlare in definitiva di point guards e combo guards.
Quello che segue non vuole essere un ranking, bensì una presentazione, basata su considerazioni personali, dei migliori rappresentanti del ruolo al via della prossima annata. Non tutti i giocatori presenti in questa analisi saranno probabilmente materiale da NBA di alto livello, tuttavia saranno sicuramente tra i principali protagonisti della prossima stagione ormai alle porte.
DEMETRI McCAMEY (ILLINOIS, Big 10)
Questo ragazzo dell’Illinois è reduce dalla stagione della consacrazione con la maglia dei fighting illini, con le cifre che scrivono 15 punti e ben 7 assist di media, a far intendere la propensione al passaggio smarcante di quella che forse è la migliore PG pura dell’intero panorama collegiale.
Dopo aver giocato all’high school nello stesso team di Evan Turner, fresco vincitore del premio Naismith ora in maglia Sixers, ed aver preso gradualmente in mano le redini della propria squadra, McCamey è atteso ad un’ altra grande stagione da senior per lanciare le proprie quotazioni in ottica NBA.
Dotato di una buona struttura fisica per il ruolo (191 cm, 93 kg), McCamey ha nel proprio arsenale offensivo un ottimo tiro in sospensione, veloce e fluido, specie in situazioni di catch and shoot. Nel corso delle prime stagioni aveva la tendenza a forzare troppi tiri contestati, ma nella scorsa annata ha dimostrato dei progressi evidenti dal punto di vista delle scelte di tiro.
McCamey non è dotato di grande velocità di piedi ed esplosività, per cui la maggior parte della sua pericolosità offensiva deriva dal suo tiro in sospensione, che si crea utilizzando al meglio il fisico e il suo ottimo trattamento di palla. Proprio i suoi limiti in termini di cambio di velocità, atletismo e verticalità lo rendono poco efficace in situazioni di isolamento e nell’uno contro uno, caratteristica che abbassa drasticamente le sue quotazioni al prossimo draft.
Tuttavia, è come costruttore di gioco che la point guard dei fighting illini trova sua massima espressione, grazie ad una lucidità di pensiero elevatissima e la capacità di passare la palla efficacemente in una miriade di situazioni differenti. La lettura del pick and roll è eccellente, come la capacità di servire i compagni in uscita dai blocchi o durante i tagli o in contropiede con un passaggio lungo.
La sua limitata velocità di piedi e mobilità laterale si ripercuote anche nella metà campo difensiva, dove è in difficoltà quando è costretto a marcare in situazioni di uno contro uno pari ruolo più veloci ed atletici. La difesa sul pick and roll invece è di ottimo livello, dove McCamey riesce ad usare la propria solidità per passare sui blocchi e a posizionarsi adeguatamente.
In ottica NBA, McCamey deve sicuramente lavorare sul piano fisico e dell’atletismo, inoltre deve rendere il suo gioco più solido ed efficace. Non dovesse riuscire a sfondare tra i professionisti, l’Europa lo aspetta a braccia apertissime.
KYRIE IRVING (DUKE, ACC)
Coach K deve avere fatto i salti di gioia all’annuncio ufficiale del commitment di Irving per i blue devils, infatti era dai tempi di Duhon che una point guard nel senso lato del termine non vestiva la maglia di Duke. Alzando il tiro, possiamo affermare che un giocatore dal talento simile nello spot di playmaker in maglia blue devils non si vedeva dai tempi del povero Jason Williams, con tutto il carico di dolci ricordi che esso comporta.
Il giocatore visto nel corso della sua ultima stagione da high schooler e in due vetrine prestigiose come l’Hoop Summit e il Mc Donald’s All American, sembra possedere le stimmate del leader, con il passaggio smarcante nel sangue. In un’epoca in cui l’evoluzione della specie risponde al nome combo guard, un giocatore come Irving sembra una boccata d’aria fresca per i puristi del gioco.
Irving è dotato di buona stazza e struttura fisica per il ruolo, unite ad un eccellente ball handling e alla capacità di battere l’uomo dal palleggio, che lo rendono una costante minaccia in campo aperto, dove può concludere attaccando il ferro o con il tiro da 3 in sospensione. Una delle sue più grandi abilità è appunto la capacità di arrestarsi in un fazzoletto di campo, per scoccare un jumper dalla media affidabile ed efficace. Inoltre la sua esplosività è decisamente sottovalutata, infatti Irving attacca bene il canestro, dimostrando una certa abilità nel resistere ai contatti e nel conquistarsi parecchi tiri liberi.
La nuova point guard titolare di Duke è anche un ottimo passatore, dimostra infatti una gran visione di gioco e varietà nella scelta dei passaggi.
Con il suo arrivo, unito a quello di Seth Curry, il backcourt dei blue devils risulta essere uno dei più profondi ed esplosivi della nazione, in netto cambio di tendenza rispetto allo scorso anno.
A fine stagione non ci stupiremmo comunque di vedere Irving nel primo quintetto della ACC e con una candidatura come All-American.
KALIN LUCAS (MICHIGAN STATE, Big 10)
Il sogno di ripetere le gesta di Morris Peterson e Charlie Bell si è interrotto bruscamente per Lucas lo scorso Marzo, con la rottura del tendine d’achille nella prima partita del torneo. Nonostante la sua assenza gli spartans sono comunque arrivati alle final four, ma hanno dovuto chinare la testa in semifinale contro la cenerentola Butler.
Lucas è il giocatore perfetto nel sistema offensivo di Tom Izzo, porta palla ed inizia i giochi nella metà campo offensiva, inoltre è abilissimo nello sfruttamento dei blocchi per liberare il proprio jump shot. Pur non essendo propriamente un grande assistman, Lucas è lucido quando ha la palla in mano, limita le palle perse, e trova spesso un buon equilibrio tra il coinvolgimento dei compagni e la creazione di tiri per se stesso. Anche nel pick and roll effettua spesso delle letture corrette, un passaggio per un compagno, o un tiro, attaccando il canestro o dalla media distanza.
Il jump shot dalla media è sicuramente uno dei suoi punti di forza, specie se comparato agli altri prospetti nello stesso ruolo, deve tuttavia migliorare la sua pericolosità oltre la linea dei tre punti, dove è ancora poco continuo ed efficace.
In ottica NBA Lucas potrebbe incontrare alcuni problemi a crearsi dei tiri dal palleggio, infatti pur possedendo una buona velocità di base palla in mano, non è dotato di un primo passo fulmineo. Inoltre la sua altezza limitata (182 cm) e la scarsa elevazione non gli permettono di attaccare l’anello con troppa efficacia, tuttavia è comunque abile nel cercare i contatti che gli sfruttano spesso molti viaggi in lunetta.
Dal punto di vista difensivo ha dei limiti in termini di velocità laterale, il che lo mette in difficoltà contro avversari atletici e dotati di un buon primo passo. In ottica NBA sembrano essere queste le maggiori perplessità di un giocatore che comunque può vantare tre anni di permanenza in un programma collegiale di altissimo livello come Michigan State. Infatti, molte delle possibilità di tagliare la retina il prossimo aprile per i ragazzi di coach Izzo passano proprio per le mani di Lucas.
JACOB PULLEN (KANSAS STATE, Big 12)
Lo scorso anno le quotazioni di Kansas State crebbero con l’avanzare della stagione, fino a far diventare i wildcats una delle favorite per le final four proprio durante il torneo a marzo. La corsa degli uomini di coach Martin si fermò ad un passo dal sogno contro la sorpresa Butler, ma tutti conservano un ottimo ricordo della scorsa stagione a Manhattan. Quest’anno, nonostante la partenza del senior Clemente, Kansas State parte fin da subito tra le favorite per l’approdo alle final four, merito di una front line profonda ed altetica e soprattutto del leader offensivo della scorsa stagione, Jacob Pullen.
Pullen non è dotato di grande statura (183 cm), ne dell’atletismo che caratterizza solitamente le point guard a livello NBA, in aggiunta nelle passate stagioni ha giocato la maggior parte del tempo come shooting guard, ruolo che non potrà assolutamente coprire tra i professionisti.
Con la partenza di Clemente per la Turchia, Pullen ha la propria occasione per iniziare il proprio percorso di avvicinamento verso il ruolo di point guard, nonostante sia molto lontano dall’essere il tipo di giocatore che mette il passaggio come prerogativa nella metà campo offensiva. Infatti la maggior parte del suo gioco è basata sul tiro perimetrale, caratterizzato da un range molto ampio e dal rilascio molto veloce, specie partendo da un palleggio crossover. Inoltre è dotato di grande confidenza nei suoi mezzi e ama prendersi i tiri decisivi, denotando la giusta dose di leadership, coraggio e sfrontatezza.
Come creatore dal palleggio per sé e i compagni Pullen si trova in difficoltà nelle situazioni di isolamento, non possedendo una grande esplosività o raffinate doti di ball handling. Inoltre in situazioni di pick and roll non ha la velocità e l’istinto per essere una concreta minaccia, tuttavia sa sfruttare molto bene i blocchi per liberare il suo jumper dalla media. La sua mancanza di altezza ed atletismo non lo rendono molto efficace nell’attaccare l’anello, lo sono a dimostrazione le scarse percentuali nei pressi del canestro e in generale nei tiri nel raggio dei due punti.
Dal punto di vista difensivo è dotato di mani molto veloci, che lo rendono un eccellente ladro di palloni, tuttavia, come molti prospetti di quest’annata nel suo ruolo, latita della mobilità laterale necessaria per difendere sulle point guard più esplosive.
Pullen si giocherà molte delle sue possibilità di approdare al draft 2011 da qui ad aprile, con le sue quotazioni legate a doppio filo con il cammino di Kansas State al torneo. Il suo spazio in NBA entra nel novero delle combo sottodimensionate ma dall’elevato range di tiro e dai buoni istinti realizzativi. Tuttavia si tratta di un sottoinsieme molto limitato di specialisti, a cui molti ambiscono. Pullen è pronto a giocarsi le sue chance, la sua barba pure.
JIMMER FREDETTE (BRIGHAM YOUNG, MWC)
Quando si parla di Brigham Young a livello di college basket, il primo nome che viene in mente è sicuramente quello di Danny Ainge, leggendario giocatore dei Cougars sul finire degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, e poi protagonista sui campi NBA con la maglia dei Boston Celtics.
Jimmer Fredette è ora pronto a raccoglierne il pesante testimone, cercando di portare l’ateneo dello Utah in vetta alla MWC e a fare più strada possibile nel torneo il prossimo marzo. La corsa dei cougars lo scorso anno si è fermata contro la Kansas State di Pullen e Clemente, ma quest’anno siamo sicuri Fredette venderà cara la pelle durante la sua ultima stagione in maglia bianco blu.
Fredette è dotato di uno degli arsenali offensivi più temibili dell’intero college basket, ha ottimi fondamentali, sa sfruttare al meglio i cambi di velocità e il piede perno. Queste caratteristiche gli permettono di andare oltre gli evidenti limiti in termini di atletismo ed elevazione. Dotato di una buona solidità fisica Fredette è una maestro nello sfruttare le spaziature ed i blocchi per battere il proprio difensore, inoltre riesce ad attaccare il canestro anche più efficacemente di giocatori dotati di migliori caratteristiche atletiche. I suoi limiti fisici sembrano essere molto più evidenti nella metà campo difensiva, dove in ottica NBA potrebbe essere un facile bersaglio di isolamenti, vista la sua scarsa attitudine e durezza mentale in questo fondamentale. Le sue doti di tiratore sono note, anche dalla lunghissima distanza, tuttavia nel corso degli anni ha fatto dei progressi anche nel coinvolgere i propri compagni di squadra.
Come molti senior in odore di draft, quest’anno Fredette si gioca molto, BYU conta su di lui.
MENZIONE D’ONORE
SHELVIN MACK (BUTLER, HORIZON)
Mack è stato insieme a Gordon Hayward il protagonista principale della splendida cavalcata di Butler fino ad un tiro da un clamoroso titolo nazionale. Con la partenza di Hayward per lo Utah, Mack avrà la maggior parte delle responsabilità offensive dei Bulldogs sulle spalle, il che comporterà probabilmente un netto incremento del suo bottino offensivo. Tiratore di striscia anche da distanze siderali, Mack è dotato di una buona struttura fisica per il ruolo ma non è un grande passatore ne è dotato di grande atletismo, il che ne potrebbe limitare le quotazioni in ottica NBA. Il ritorno di Butler al torneo passa per le sue mani e dal sistema difensivo messo in piedi da Brad Stevens.
LACEDARIUS DUNN (BAYLOR, Big 12)
Insieme ad Ekpe Udoh, ora con i Warriors lo scorso anno Dunn ha messo paura ai futuri campioni nazionali di Duke. Udoh è stato sostituito da Perry Jones e quindi le quotazioni di Baylor sembrano restare molto alte, elevando l’ateneo del Texas come uno dei programmi emergenti più credibili e solidi. Se Dunn sarà riuscito a risolvere definitivamente la disputa legale con la madre di suo figlio, i Bears sono attesi ad una stagione di vertice nella Big 12 e a fare strada nel torneo.
Alto e ben strutturato fisicamente Dunn è un maestro delle spaziature e sa sfruttare magnificamente i blocchi per liberare un jumper dalla media solido e dal rilascio molto veloce. Riesce ad attaccare con efficacia il canestro e a resistere ai contatti, anche se non può essere propriamente definito uno slasher, infatti tende ad abusare del tiro dalla media e a cercare poco l’anello.
Potrebbe ricavarsi il proprio spazio in NBA, anche se è il più classico dei tweener non avendo la forza e l’esplosività delle SG NBA, né le capacità di passaggio di una PG.
Realisticamente potrebbe oscillare tra l’inizio e la fine del secondo giro, ma molto ovviamente dipenderà dal cammino di Baylor in questa stagione.
MALCOLM DELANEY ( VIRGINIA TECH, ACC)
Delaney non è mai stato preso in grossa considerazione all’esterno della ACC solo perché non è mai riuscito a portare gli Hokies al torneo durante la sua permanenza in Virginia. Quest’anno però le cose potrebbero cambiare e Virginia Tech parte tra le favorite nella ACC grazie soprattutto al suo giocatore più rappresentativo.
Delaney è uno scorer estremamente veloce e dinamico, dotato di un gran range di tiro e da buone doti di passatore. Spesso tende ad accontentarsi del jumper dalla media e ad attaccare con poca convinzione l’anello. Lo scorso anno si è ritirato dal draft quando ha scoperto che molto probabilmente non sarebbe stato scelto al primo giro. Per incrementare le proprie quotazioni in ottica NBA Delaney deve assolutamente lavorare sui propri punti deboli, a partire dall’ambiguità sul proprio ruolo. Pur essendo dotato di grande elevazione e velocità infatti è piccolo (191 cm) per giocare SG e deve assolutamente rinforzare la parte superiore del corpo.
KEMBA WALKER (UCONN, BIG EAST)
Non è un buon periodo per Jim Calhoun e gli Huskies, ma la tradizione e l’immagine dell’ateneo devono essere sempre e comunque tenuti in seria considerazione.
Walker è una PG estremamente rapida e veloce, dotata di un buon jumper anche se non sufficientemente affidabile nel range di tiro da tre punti. A differenza di altri prospetti presentati in questo articolo è molto esplosivo, ed attacca molto bene il canestro, tuttavia a livello NBA potrebbe pagare lo scotto in termini di centimetri, arrivando a malapena a 180 cm di altezza. Walker è un buon passatore e gioca in maniera efficace il pick and roll, inoltre dal punto di vista difensivo, è dotato di piedi e mani veloci, che compensano parzialmente le carenze in termini di altezza ed apertura alare. In campo aperto è abilissimo nel condurre il contropiede sia con la soluzione personale che cercando il compagno con un passaggio smarcante, diverso invece il discorso quando si trova di fronte la difesa schierata.
Infatti i suoi principali limiti sono essenzialmente legati ad una carenza di lucidità nelle decisioni offensive, tende spesso a forzare dei tiri e a fare delle letture poco corrette. Inoltre il tiro non è sempre fluido e costante, il che nelle serate in cui le percentuali da campo cadono ne limita drasticamente l’efficacia nella metà campo offensiva.
Un occhio da tenere anche su Brandon Knight di Kentucky e Josh Selby di Kansas, giovani e talentuosi freshman, ma che sembrano essere meno pronti ed incisivi di Irving.