Due sole gare nella notte NBA. Blitz dei Thunder in casa Mavs mentre Sacramento travolge Denver.
Vediamo com’è andata.
Riportiamo gli orologi indietro di sei mesi, precisamente alla sirena di gara 6 tra i Suns e i Lakers futuri campioni.
Phoenix è fuori dai playoff ma a testa ben alta. Ad inizio anno in molti la davano addirittura in lotteria invece, con la classica “addiction by subtraction”viene svenduto il Big Diesel Shaquille O’Neal a Cleveland, viene aggiunto in rotazione Channing Frye snobbato a Portland e New York e, di nuovo di corsa, Nash e compagni scrivono una delle più belle stagioni dei soli.
Secondi ad ovest, terzo record della lega in assoluto, eliminata Portland con discreta facilità, sweep agli arcirivali Spurs, Finale di Conference con il serio rischio di vincerla. In mezzo tante sorprese e conferme.
“Con la decisione di firmare per i Miami Heat, LeBron ha ucciso i Cleveland Cavaliers. E’ inevitabile che quando un campione di quello spessore se ne va, la squadra che lo perde cada in un abisso”
A dire queste parole è stato Charles Barkley, ex giocatore NBA e attualmente opinionista televisivo.
E, in effetti, non si può dire che non abbia avuto ragione. Dall’inizio della stagione ad oggi, i Cavs hanno vinto 8 partite e ne hanno perse ben 26, e sono tristemente ultimi nella classifica della Eastern Conference.
Indirizzo e-mail: cesc_999@libero.it
“La vita è una metafora del basket” (Phil Jackson)
Dopo un grande inizio di regular season, i Los Angeles Lakers hanno rallentato il passo.
E’ questa una delle notizie più “calde” della NBA in questo periodo: i losangelini non sembrano più gli stessi degli ultimi tre anni. Cosa è successo in questo periodo?
Quali sono le cause di questo momento difficile?
Pochi preamboli stavolta, partiamo subito con i risultati e la relativa analisi.
Indirizzo e-mail: cesc_999@libero.it
“La vita è una metafora del basket” (Phil Jackson)
Il 2011 è appena arrivato, e come tutti gli anni nuovi ha quella sua simpatica abilità nel farti sentire di un anno più esperto… anzi no, diciamocelo, più vecchio.
Gli sport invece, lo sanno tutti, sono per i giovani: l’NBA in questo momento è di Kobe, classe ’78, con Odom e Artest, classe ’79, e Gasol, classe 1980; fra poco sarà magari di Lebron, classe 1984, o di Durant e Westbrook, classe ’88.
Ma appunto all’alba del 2011, spulciando per bene l’albo dei giocatori in attività, troviamo atleti che sembrano arrivare da un’altra era geologica, che in gioventù si sono confrontati con gente come Michael Jordan e Hakeem Olajuwon e che oggi sono ancora qui a contendere un rimbalzo a DeMarcus Cousins (1990) o a tirare sulla testa di un John Wall (1990).
Giocatori che sono ormai lontani parenti di quelli che erano nei loro anni migliori, ma che nonostante tutto sono ancora qui a lottare, a sudare, a scendere in campo.
Alcuni di loro sono ormai semplici panchinari, altri sono ancora nonostante tutto degli ottimi giocatori: tutti hanno alle spalle carriere uniche, nel bene e nel male, che in molti casi spiegano perfettamente perchè sono ancora in attività, e perchè non hanno alcuna intenzione di mollare.
Vediamo chi sono.
Max Giordan
segue l’NBA dal 1989, naviga in Internet dal 1996.
Play.it USA nasce dalla voglia di unire le 2 passioni e riunire in un’unico luogo “virtuale” i tanti appassionati di Sport Americani in Italia.
Email: giordan@playitusa.com