Non me ne voglia il buon Tom Thibodeau, cioè colui che è stato in grado di risollevare le sorti della franchigia della “Windy City”, rendendola una delle realtà più vincenti della storia recentissima della lega. Inutile sarebbe, perciò, elencare tutti i numeri ed i riconoscimenti messi insieme dell’ex assistente di Doc Rivers; il coach più
Podcast: Speciale Ball don’t live #12
Per chi se la fosse persa, ecco la diretta del 26 dicembre. Contiene il commento alle gare di natale, gli awards a un terzo di stagione, il contest quiz di Ball Don’t Lie, il chinotto Neri, ipotesi di trade improbabili, maglioni altrettanto improbabili, foto imbarazzanti su twitter, pettinature bislacche e molto altro ancora. Da non
NBA on XMas: analisi del triple-header natalizio
La NBA non conosce sosta, soprattutto in concomitanza di festività importanti come il Natale, nelle quali vengono storicamente offerti a tutti gli appassionati gli scontri e le sfide più appetibili e avvincenti dell’intera stagione professionistica. Nemmeno il tempo di digerire il cenone della Vigilia, tra un panettone che va giù e una riunione di famiglia,
NBA Weekly: i primi due mesi
Puntata speciale di Weekly oggi, dedicata ad alcuni dei protagonisti di questi primi due mesi NBA. Utilizzeremo alcuni strumenti statistici, tra cui il famoso PER, un indice di rendimento inventato da John Hollinger dell’ESPN: basti dirvi che il dato ottimale per un giocatore parte da 15, prendete questo come base di raffronto quando lo troverete
Podcast: Ball don’t lie #81
Appuntamento pre-Natalizio con il podcast NBA in Italiano! In questa puntata: – Speciale Rivista Ufficiale NBA: il nostro ospite e amico Dario Vismara, redattore di Rivista Ufficiale NBA, presenta il numero 73, in edicola in questi giorni – Regular Season Top 6: Nel nostro consueto appuntamento con il meglio e il peggio della settimana strisce
Amletici Lakers
I Lakers si presentavano all’inizio di questa stagione con uno dei quintetti più forti di sempre, almeno sulla carta, con interpreti tra i migliori per ogni ruolo, coadiuvato da una panchina rinforzata in estate con veterani e specialisti. L’inizio di stagione però ci racconta di qualche sconfitta di troppo e di una squadra che stenta
Last minute – Episode 4
Altra scorribanda nell’ultimo minuto di alcune gare punto-a-punto, che stavolta ci mostreranno alcune “gaffe difensive” nella difesa sui blocchi. Ma, per iniziare, vediamo una buona difesa punita da una soluzione tanto inattesa quanto decisiva. UTA@TOR (12-11-12) Per la ricezione sulla rimessa, i Jazz hanno eseguito la medesima rimessa già vista attuare dagli Spurs contro
NBA Weekly: i Lakers faticano, Miami si annoia e le altre storie della settimana
Pronti per il Weekly? Allora partiamo con i nostri sette punti… 1) I DUE VOLTI DI LOS ANGELES – Part I Parlando dei Lakers, subito le buone notizie: il ritorno all’allenamento per Pau Gasol, ma soprattutto quello di Steve Nash, ormai desaparecido da inizio novembre, e che potrebbe tornare proprio per natale o anche prima.
Italiani in NBA: rumors, conferme e progressi
Un quarto di stagione è passato ed è il momento di fare un primo bilancio sui nostri portabandiera d’ oltre Oceano.
Toronto partiva con rinnovate ambizioni di post-season ed il Mago, nei piani della dirigenza, era atteso alla stagione della svolta definitiva. Colangelo, già in estate, era stato molto chiaro sul ruolo dell’ ex-Bennetton sottolineando come tutto il coaching-staff si attendesse enormi miglioramenti sia in difesa che nella capacità di andare a rimbalzo, storico tallone d’achille del giocatore romano.
Dopo una ventina di partite è chiarissimo come l’ hype estivo attorno ai Raptors fosse eccessivo come evidente è che sia arrivato il momento per Bargnani di accasarsi in qualche altra franchigia. Sì, ma quale?
Attualmente il Mago è fermo ai box per un infortunio e, mentre la franchigia canadese, proprio in contumacia Bargnani, ha trovato due vittorie consecutive, si sta cercando di capire quale squadra potrebbe essere interessata ad accollarsi l’onerosisimo contratto di Andrea.
Offensivamente stiamo parlando di un signor giocatore, non è facile trovare un 2.13 capace di tirare da fuori con la precisione, ma soprattutto la rapidità, di Bargnani; il punto è che questa sembra essere l’ unica cosa che interessi al ragazzo. Segnare punti. In queste sei stagioni trascorse sotto la foglia d’acero, Andrea è progredito esponenzialmente in attacco senza però mai riuscire a migliorare la difesa in 1vs1 e, letteralmente rifiutandosi, di andare a rimbalzo.
Lo scambio sulla bocca di tutti vedrebbe il nostro (e Calderon) finire alla corte di coach Mike D’Antoni, con Gasol che farebbe il percorso inverso. Tecnicamente, vista la pallacanestro predicata da Mike, i Lakers sarebbero la squadra ideale. Non gli verrebbe chiesto di essere il franchise-player, come erroneamente fatto a Toronto, e formerebbe con Howard una coppia di lunghi ben assortita, non solo offensivamente, con Bargnani dietro all’ arco dei 3 punti e l’ex-magic dominante nel pitturato, ma anche difensivamente, dove le doti di stoppatore e rimbalzista di Howard nasconderebbero i difetti dietro del Mago.
Situazione ideale quindi per Bargnani che, indossando la maglia purple&gold, si troverebbe in una situazione tecnica nettamente migliore di quella attuale e con la possibilità di giocare con personaggi del calibro di Bryant, Howard e Nash.
Se da un punto di vista tecnico sembrerebbe quindi lo scambio ideale sia per il ragazzo che per le due Franchigie, dubbi potrebbero sorgere riguardo al carattere del giocatore.
Una delle critiche più feroci mosse al talento romano è sempre stata quella di avere poca cattiveria, poca leadership e, andando a giocare con campioni del calibro di Kobe, il rischio potrebbe essere quello di veder giocare Bargnani con la paura di prendersi responsabilità facendo finire alla deriva un progetto teoricamente sensato.
Non aiuta neppure il contratto del giocatore, firmato quando a Toronto si pensava ancora di costruire il futuro appoggiandosi sulle spalle del #7 e che condizionerebbe pesantemente, in caso di fallimento, la possibilità per i Lakers di rimanere competitivi.
Non ultimo il fatto che lo scambio vedrebbe partire Gasol, giocatore fondamentale nei Lakers del recente passato e sicuramente superiore pound per pound ad Andrea.
Se Denver era pronosticata come una delle prime tre forze ad Ovest, Gallinari era atteso all’ esplosione definitiva, non tanto nei numeri, quanto nella leadership in campo e nella capacità di giocare ad alto livello lungo tutta la stagione. Nella mente di tutti era rimasta la prestazione incolore di gara 7 degli ultimi playoffs e, visto il contratto firmato (ci risiamo), anche per Danilo questa doveva essere la stagione della consacrazione.
Pronti-via ed ecco un mese di novembre disastroso chiuso con il 28% dall’ arco (in oltre 5 tentativi a partita) e la sensazione di non essere ancora il giocatore in grado di decidere le sorti della franchigia. A rendere più complicato il tutto poi, un calendario difficile con conseguente altalenanza di risultati.
Con dicembre il gioco di Danilo è cresciuto. E’ tornato a tirare con buone percentuali, toccando il 40% da tre ed il 44% dal campo, non riuscendo però a migliorare la media punti (siamo poco oltre i 15 a partita). Il Gallo sta andando a rimbalzo molto bene, aiutato nei numeri dai minuti in cui Karl lo utilizza da 4, e si sta confermando giocatore capaci di ottime letture.
Scorrendo le statistiche di Danilo balza all’ occhio un dato particolare: Gallinari tende ad avere numeri migliori nelle sconfitte.
Provando a “leggere” questo dato si potrebbe arrivare a conclusioni diametralmente opposte: da un lato si potrebbe essere portati a pensare ad un “relativo” peso specifico dei numeri del Gallo; dall’ altra che, nelle partita in cui i Nugs fanno fatica, Danilo tenda a prendersi maggiori responsabilità.
Andando oltre i numeri, la sensazione rimane quella di essere di fronte ad un giocatore dal talento cristallino ma che, per carattere e personalità, non voglia essere il “go to guy”; non si tratta di un limite ma di un modo di intendere il gioco diverso dagli standard Nba e che per molti versi ricalca la filosofia degli stessi Nugs. “Non guardo le statistiche, sono loro che le fanno guardare a me”.
Belinelli ha dovuto aspettare forse più del previsto per conoscere il proprio futuro ma, dopo un estate di rumors, la firma con i Bulls aveva coronato un sogno, quello di poter indossare la casacca del suo idolo da ragazzo, MJ.
Le belle parole spese da Derrik Rose, che lo aveva definito l’acquisizione più interessante, non hanno però aiutato il Beli a trovar minuti, ed una posizione, all’ interno delle rotazioni di coach Tibs.
Il mese di Novembre è stato difficile ed in molti si sono chiesti se i Bulls non fossero l’ennesima tappa di un girovagare che aveva portato Marco ad indossare 4 differenti maglie nei suoi primi 6 anni in “The League” (GSW, Toronto e Nola oltre ai Bulls in questa stagione).
Poi l’infortunio a Rip Hamilton ha permesso al Beli di trovare minuti, splendidamente sfruttati. Offensivamente è riuscito a trovare il proprio ritmo sistemando le cattive percentuali che ne avevano minato il gioco e la fiducia ma, aspetto decisamente più importante, Marco è salito di colpi in difesa, aspetto fondamentale per rimanere nelle rotazioni di coach Thibodeau.
Recentemente Belinelli ha realizzato il canestro decisivo contro i BKN , a conferma dell’ ottimo stato di forma suo e dei suoi Bulls che, nonostante stiano soffrendo per l’assenza di Rose, sono in lotta per la supremazia della Central Division. Il rientro di D-Rose dovrebbe ulteriormente agevolare il gioco del Beli dandogli l’opportunità di prendere tiri aperti.
Marco sembra aver vinto la scommessa fatta in estate, che aveva privilegiato la scelta di un team di alto livello a contratti migliori e con garanzie di minutaggio. Qualcuno aveva storto il naso, non ritenendo Belinelli adatto ad un contesto di questo livello ma dopo un inizio difficile il talento da San Giovanni in Persiceto ha trovato minuti e con essi la possibilità di incidere sulla stagione dei Bulls.
Tifo Knicks dal 1993 e da allora non ho potuto più smettere!
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