Tra un mese inizieranno i settantanovesimi NBA Playoff e la caccia al Larry O’Brien Trophy entrerà nel vivo. I campioni della pallacanestro a stelle e strisce sono pronti a darsi battaglia per accaparrarsi l’anello ma tra essi, a meno di miracoli, non ci sarà Kevin Durant.

Da quanto tempo KD non lotta seriamente per il terzo titolo della sua carriera dopo i due vinti consecutivamente con i Golden State Warriors?

Quelle due Finals in cui Durant, dopo essersi unito agli Splash Brothers della California, si fregiò anche del titolo di MVP dell’ultima serie in ambedue le occasioni sono ormai datate 2017 e 2018. Poi arrivò l’occasione del three-peat nell’anno successivo sfumata in una finale contro i Toronto Raptors a cui Durant dovette rinunciare per gli infortuni prima al polpaccio destro e poi, questione ben più grave, al tendine d’Achille proprio nella gara-5 del suo rientro.

Kevin Durant festeggia il titolo di MVP delle Finals 2017: ne è passato però di tempo...

Kevin Durant festeggia il titolo di MVP delle Finals 2017: ne è passato però di tempo…

Una conclusione amara della militanza a Golden State di Kevin Durant che è poi divenuto protagonista delle trade discussions approdando prima ai Brooklyn Nets e attualmente ai Phoenix Suns.

Sei anni che hanno visto KD continuare a cannoneggiare le retine avversarie in ogni modo, stabilire il record per una prestazione individuale in una gara-7 con i suoi 48 punti contro i Milwaukee Bucks nel giugno 2021, ritoccare il career high piazzandolo ai 55 punti segnati contro gli Atlanta Hawks nell’aprile 2022, ma non arrivare mai più avanti di un secondo turno playoff.

E le cose quest’anno non sono destinate a cambiare se non con un ribaltamento di prospettiva che ad oggi sembra assolutamente improbabile. I Phoenix Suns, che pure hanno investito in modo faraonico per aggiungere l’ultimo passo alle Finals raggiunte nel 2021, sono infatti attualmente fuori anche dal play-in tournament occupando l’undicesima posizione nella Western Conference con 14 gare ancora da disputare.

Da sinistra Booker, Beal e Durant: dovevano portare i Suns all'anello, non hanno finora superato le semifinali di Conference

Da sinistra Booker, Beal e Durant: dovevano portare i Suns all’anello, non hanno finora superato le semifinali di Conference

Il mini torneo di qualificazione ai playoff probabilmente sarà raggiunto da Durant e dai suoi Suns solo grazie all’autodistruzione dei Dallas Mavericks attualmente decimi e che dopo essersi ignobilmente privati di Luka Doncic faticano anche a mettere insieme gli effettivi per disputare le partite rimanenti a causa degli infortuni che hanno messo KO la maggioranza del roster.

Ma prima ancora di pensare alle possibili avversarie per i playoff veri e propri, al play-in Phoenix potrebbe vedersela con i Minnesota Timberwolves (attualmente settimi) che lo scorso anno li hanno eliminati con un perentorio 4-0 o con i Los Angeles Clippers (attualmente ottavi con sei vittorie di vantaggio sui Suns) entrambe avversarie ben più quotate.

Di fatto l’ormai trentaseienne Kevin Durant sta vivendo un’altra stagione deludente a livello di squadra che sembra doversi concludere con un altro risultato non all’altezza delle aspettative. La prossima stagione sarà l’ultima del suo contratto con i Suns che da parte loro, per quanto a febbraio abbiano smentito voci di trade per KD, non possono correre il rischio di perderlo per nulla avendo l’urgenza di organizzare quantomai rapidamente un’altra ricostruzione.

Tuttavia non è restando a Phoenix che Durant potrà puntare al titolo in quanto i Suns non hanno neanche la possibilità di migliorare la squadra: basti vedere come sono finiti i tentativi di piazzare Bradley Beal. Così in questa estate è pressochè sicuro che assisteremo a una situazione già vista nel passato recente ma sempre interessante per gli appassionati NBA: quale sarà la nuova casa di Durant?

Per iniziare ad ipotizzare possibili risposte a questa domanda, come già stanno facendo vari analisti NBA, cerchiamo di iniziare mettendo insieme le esigenze di Durant e della sua squadra attuale. Quest’ultima ha già fissato il prezzo per la sua punta di diamante (insieme a Devin Booker, già blindato fino al 2028 e intorno al quale verrà presumibilmente costruita la nuova squadra) che consiste in tre prime scelte e un giocatore giovane ma in grado di dare da subito un contributo sostanzioso.

Dal canto suo KD per questioni d’età è probabilmente al suo ultimo contratto davvero importante e richiede una squadra che non solo punta a vincere nell’immediato ma che abbia un sistema vincente già costruito e collaudato. Quest’ultimo aspetto è evidente dalla fine ingloriosa delle sue avventure a Brooklyn e Phoenix, due franchigie che hanno cercato di raggiungere l’anello NBA collezionando campioni ma senza avere una struttura corale in cui inserirli (è il caso dei Nets) o buttando giù quella che già c’era (è il caso dei Suns)

Da questo punto di vista Durant non è adatto alla costruzione di una nuova identità di squadra e quindi un suo innesto va inquadrato diversamente da quanto considerato, ad esempio, per un Jimmy Butler; Kevin è ancora in grado di segnare a profusione e di trascinare la squadra con i suoi punti ma non di contribuire alla crescita di un progetto tecnico alle fasi iniziali del suo sviluppo.

In breve: se si aggiunge Durant a una squadra che funziona già (com’erano i Warriors prima del suo arrivo nel 2017) l’ex Thunder può puntare concretamente a migliorarla con le sue ancora eccezionali doti offensive. Se invece lo si aggiunge a una formazione che parte da zero (com’erano invece i Nets) la carriera di KD non consente di dare troppe garanzie di successo.

Due dei tweet, poi cancellati, in cui Durant ha duramente replicato alle critiche a lui mosse da alcuni fans dei Phoenix Suns

Due dei tweet, poi cancellati, in cui Durant ha duramente replicato alle critiche a lui mosse da alcuni fans dei Phoenix Suns

Uno dei nomi che si sono fatti quando è diventato chiaro che Durant avrebbe lasciato i Suns a breve, addirittura iniziato a circolare già il mese scorso, è quello dei Dallas Mavericks che sostituirebbero così Luka Doncic proprio con KD. Qualora Durant si accasasse in Texas però le prospettive sarebbero davvero grigie sia per lui che per i già martoriati tifosi texani.

Attualmente a Dallas non è rimasto che una collezione di giocatori attempati guidata da Kyrie Irving, già compagno di Durant ai Nets e colpito dal peggiore degli infortuni per un giocatore della sua età, struttura fisica e modo di giocare che porta il famigerato nome di torn ACL e da Anthony Davis che invece proprio non è riuscito a restare sano in modo continuativo per la maggioranza della sua carriera (ad oggi, Dallas ha gettato via Doncic per 20 minuti di Davis)

L’aggiunta di Kevin Durant costerebbe inoltre uno dei pochi giovani rimasti (Dereck Lively?) e malgrado le doti di KD porterebbe nel migliore dei casi a una situazione simile a quella che sta attualmente vivendo il cestista di Washington: la prospettiva di un primo o secondo turno playoff come punto di arrivo. Tant’è vero che il giornalista Marc Stein, che segue i Mavericks da vicino, ha gettato acqua sul fuoco delle succitate voci.

Diversa sarebbe la questione se Durant scegliesse un’altra sede di cui si è molto parlato e che aveva già affermato di gradire quando decise di lasciare Brooklyn: come allora infatti tra le possibili destinazioni di KD si annoverano i Miami Heat che hanno perso Jimmy Butler e hanno quindi bisogno di un grande nome per sostituirlo.

A differenza di Dallas, in Florida il sistema di squadra c’è eccome ad opera di un Erik Spoelstra mai troppo sottovalutato e i suoi interpreti hanno dimostrato di poter far bene ma non ancora di essere in grado di arrivare al bersaglio grosso fermandosi due volte alle NBA Finals.

Se ai Mavericks Durant si unirebbe a una franchigia scossa per la partenza di Doncic e l’infortunio di Kyrie Irving e costituita in grandissima parte da ultratrentenni washed up, agli Heat troverebbe invece (al netto del sacrificio di un giovane richiesto dai Suns) compagni come Bam Adebayo, pronto a completare col suo gioco d’area il contributo potenzialmente ancora devastante di KD, e Tyler Herro che nelle intenzioni di Miami resta un giocatore di punta. Butler da solo non è stato sufficiente a portare l’anello, Durant potrebbe trovare invece i giusti stimoli per aiutare gli Heat a portare a Miami il loro quarto titolo.

Va detto però che Miami ha già provato il mese scorso ad intavolare un discorso con i Phoenix Suns per la cessione di KD trovando però per il momento eccessive le richieste della franchigia dell’Arizona. In estate le cose potrebbero forse cambiare, ma per il momento il primo tentativo è di fatto andato a vuoto.

Negli ultimi tempi tuttavia è emerso prepotente, a proposito di squadre giovani, il nome degli Houston Rockets attualmente secondi a Ovest dopo il paziente rebuilding seguito alla partenza di James Harden. La franchigia texana ha idealmente sostituito nei rumors i Minnesota Timberwolves che erano anch’essi dati come possibile approdo di Durant per unirlo al suo grande ammiratore Anthony Edwards ma che sembrano invece poco inclini al sacrificio di un giocatore importante (hanno annunciato di voler bloccare Jaden McDaniels)

I Rockets invece potrebbero inserire nel discorso, oltre alle tre scelte richieste dai Suns, Jalen Green che è senz’altro un giovane in ascesa e sarebbe potenzialmente un buon fit per Phoenix da inserire al fianco di Devin Booker. Dal canto suo Kevin Durant avrebbe l’occasione di trovare un grande frontcourt costituito da giocatori come Alperen Sengun, ormai una stella a tutti gli effetti, e Amen Thompson in crescita costante (ben 14 punti e 8.3 rimbalzi rispetto ai 9.5+6.6 dell’anno da rookie) nonchè la difesa di Dillon Brooks e un Tari Eason ogni giorno più affidabile.

A mio avviso l’opzione più intrigante per Durant sarebbe proprio unirsi ai Rockets per aiutarli a fare il salto di qualità definitivo e rivaleggiare ad armi pari con gli Oklahoma City Thunder per il dominio della Western Conference nel futuro immediatamente prossimo. Le condizioni per farlo ci sarebbero tutte ma ovviamente occorrerebbe che lo stesso KD continui a dare il massimo non solo a livello realizzativo ma anche portando una mentalità vincente a un gruppo che a vincere ha iniziato solo da quest’anno.

Molto spesso Durant ha ricevuto critiche proprio per il suo approccio alla mentalità di squadra e per la sua tendenza, una volta realizzato che la situazione in cui si trovava non era funzionale, a richiedere trade piuttosto che a contribuire a un vero spirito corale. Per questo l’analisi della situazione ha tenuto conto di come l’ultimo vero campione a militare nei compianti Seattle Supersonics abbia bisogno di trovare un contesto con dinamiche già collaudate.

A parte questo però Durant non è più nel suo prime e per riuscire a portarsi a casa il terzo titolo NBA della sua carriera ci sarà sicuramente bisogno di una maggiore disponibilità ad essere d’aiuto per i suoi compagni, specie se giovani, a prescindere dalla sua prossima destinazione. KD può essere ancora un leader di una squadra titolata ma questo prossimo contratto potrebbe essere l’ultima opportunità quantomeno di vincere da protagonista: a chi lo rappresenta spetta l’onere di scegliere dove potrà provare a farlo, ma le possibilità di vittoria sono ovviamente tutte nelle sue mani.

 

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