Questo non vuole essere uno dei tanti articoli che avete letto sulla recente esperienza dell’NBA Europe legata alle due partite che Spurs e Pacers hanno giocato alla Accor Arena di Parigi lo scorso 23 e 25 gennaio 2025. Tantomeno vuole essere il racconto di un appassionato andato lì in vacanza, avendo la fortuna ed il privilegio di godersi l’esperienza grazie ad un pass stampa, quasi me ne sono vergognato parlando sul volo di rientro con due ragazzi di Ponte di Legno che hanno speso 400 euro per la partita.
Apro e chiudo una parentesi, l’aeroporto di Beauvais è davvero da evitare se potete, altro che Parigi, ed il terminal 1 è a tutti gli effetti un capannone con due piccole attività commerciali, se il prossimo anno la NBA rigioca a Parigi e ci volete andare valutate altre opzioni lo dico per la vostra salute fisica e mentale.
Inizio dal contesto che, volo e bus a parte, è davvero top. Appena sbucati dalla metro alla gare de Lyon vedi in fondo l’Accor Arena e ti rendi conto che non è propriamente il palazzetto di Pizzighettone (non me ne vogliano gli amici del ridente comune cremonese). Bella fuori in attesa di gustare quanto sia bella dentro.
Io ed il mio compagno di viaggio, di cui vi parlerò dopo per ovvi motivi, andiamo subito a prenderci il pass stampa, negli scantinati del Novotel attaccato all’Arena. Altra nota dolente di Parigi sono gli hotel, che sotto le 4 stelle sono spesso delle topaie a costi cravattari, quando le nostre aspettative pensano a Versailles, salvo ricordarsi che nel 1600 e 1700 i nobili si lavavano una volta l’anno e gli splendidi giardini che vediamo oggi un tempo erano delle latrine a cielo aperto.
Ma non andiamo fuori tema, il pass ah già, splendido plastificato, con il tuo faccione e la scritta media, sono quelle cose che per i più romantici sanno di primo bacio.
Tronfi del nostro trofeo decidiamo di fare tappa in Rue Eugène Spuller dove alle 12 apre l’NBA house al pubblico di cui ovviamente non sappiamo nulla.
La dovuta premessa è che l’NBA, per quanto sia una lega un poco in affanno negli USA (è l’unica che non cresce negli USA rispetto ad NFL o MLB) è certamente il prodotto più globale che hanno gli americani, si vede che tengono al loro monopolio e lo sanno ben amministrare.
L’arena dicevo da fuori è splendida, ma è evidente che per qualche giorno sarà roba della National Basket Association, i cartelloni, la pubblicità, le innumerevoli maglie Spurs che vedi girare sono il preludio all’evento. Certo avere un connazionale di 21 anni che sta riscrivendo tutta una serie di record aiuta non poco, ma anche su questo torneremo a tempo dovuto.
Dicevo NBA house, arrivo alle 12 in punto, praticamente svizzeri, peccato che la coda fuori sia già importante. Ma noi abbiamo la kryptonite, ovvero il pass media, sbiascichiamo due parole in franco inglese e siamo tra i primi ad entrare, i primi 50 alla fan house degli Spurs hanno tazza e macaron, ovviamente checked.
Il Carreau du Temple è uno splendido mercato coperto inaugurato nel 1863, la NBA lo ha reso una mini silicon valley con strutture accattivanti, schermi a led tecnologici e giochi per i fan.
Da cliente Revolut mi lancio sulla sfida ai liberi, il primo è un mattone che dopo la tabellata si infrange sul primo ferro e viene sputato, anni di ruggine su una mano da falegname…. Poi altri due a segno, e sciarpa vinta, tre su tre era una felpa, ma va bene così. Il mio socio mi emula e ne mette due.
Allo stand di Emirates coi mini canestri facciamo davvero ribrezzo e vi risparmio la cronaca, mentre di fianco a noi dei ragazzini francesi che faranno le medie o poco più schiacciano al ferro con la facilità con cui io mastico una Mentos.
Quello che avviene dopo è una storia alla Federico Buffa, 28 secondi in un capo ipertecnologico dei Pacers, devi mettere più tiri possibili, dal lato fuori dal pitturato, dalla linea dei liberi e da tre. Non è che sia chiarissimo ma il tabellone presenta dei nickname e una serie infinita di tre.
Abbiamo davanti almeno 50/60 persone che a occhio significa 30/40 minuti di coda. Aspettiamo il nostro turno e ne vediamo di ogni con gente improbabile a tirare ed altri gasatissimi. È chiaro che di lato devi andare di tabella, il mid range alla Rip Hamilton è roba da mano sopraffine, infatti ne vedi pochi, Gianluca “Cine” Corti (eccolo svelato il mio compagno di viaggio) cala il carico e dice se metti il primo di tabella poi prendi confidenza, se sbagli è dura…
Me la tira e mi mette pressione, bene ma non benissimo. Prima di me tale Alessandro fa 3 su 3 e poi si inceppa però alla fine passa in testa con 4 canestri. Entro tocca a me, metto il primo di tabella, balbetto col libero che infine entra e da tre il braccino è corto (troppa palestra ma è la scusa del perdente).
Tocca a “Cine”, ragazzi giudicate voi ma a vederlo nessuno gli dava un soldo bucato, mette il primo, mette il libero, segna la tripla…. La coda si scalda, sbaglia la prima tabellata, mette la seconda ed il libero, siamo a 5 segnati e la tripla sul finire dei 28 secondi si stampa sul secondo ferro.
Ovazione, cine mi tira una manata che manco Mario Brega e si prende la sua meritata maglia Pacers (vedi foto e video, chissà se qualcuno l’ha poi spodestato). C’è tempo per un tentativo di schiacciata allo stand Tissot, che ho quasi sradicato e ce ne andiamo.
Quanto sopra non è tanto il racconto di un’esperienza personale che tale rimane ma una descrizione perfetta di quello che la NBA ha messo in scena a Parigi, in luoghi belli ma relativamente “normali” hanno piazzato degli stand di puro intrattenimento rendendo le persone stesse parte dell’evento. Marketing allo stato puro, sorrisi e gente che è venuta da altri paesi solo per l’evento ed il suo contorno, di quella che non è stata una festa solo francese.
E da qui sarò cattivo perché lo spunto e ciò che porto a casa è proprio una nota stonata per il nostro paese e per un movimento che meriterebbe ben altra considerazione.
Iniziamo dal capitolo arena, la Accor arena è stata inaugurata nel 1984 ed è stato ristrutturato tra il 2014 ed il 2015, quindi la scusa olimpiadi non regge. In Italia non abbiamo lontanamente un palazzetto che ricordi qualcosa di simile, e lo stesso confronto varrebbe con la O2 arena di Londra o la SAP arena di Monaco di Baviera o per il Palacio de Deportes della Comunidad de Madrid solo per citarne alcune.
Senza girarci troppo intorno, la NBA non verrà mai in Italia per una partita di regular season perché non ci sono le strutture. Paradossalmente lo stesso vale per la NFL, che in Europa si avvale di strutture utilizzate da squadre di calcio, nel nostro paese ci scordiamo stadi come quelle inglesi (chi è stato al Tottenham stadium o a Wembley sa bene di cosa parlo) o tedeschi (Monaco o Berlino) o come il nuovo Santiago Bernabeu di Madrid che il prossimo anno ospiterà una partita dell’NFL Europe.
Lo scrivo con una certa amarezza, perché a Parigi erano parecchi gli italiani che avevano voglia di NBA, ragazzi, ragazze, famiglie venuti apposta per vedere lo spettacolo del basket USA, appassionati che meriterebbero la possibilità di vedere questo spettacolo nel nostro paese.
Chi sostiene che la NBA può venire al forum di Assago o è in malafede oppure non ha mai assistito dal vivo ad un evento NBA. La struttura meneghina è datata (1990), non ha gli spazi e la tecnologia per organizzare un evento simile, le altre arene europee hanno capienze superiori o vicine ai 20 mila posti e le più datate sono state oggetto di ristrutturazioni (vedi Parigi e Madrid).
Analogo discorso si potrebbe fare per le strutture minori ed i palazzetti, personalmente mi indispone vedere lo stato di certe palestre dove giocano le categorie minori, spesso strutture scolastiche o comunali vecchie di decenni che mostrano chiaramente i segni del tempo.
Tutto questo in un paese in cui il basket è uno sport molto popolare e seguito (circa di 17 milioni di persone che lo seguono secondo la ricerca Sponsor Value, realizzata da StageUp in partnership con Ipsos):
Possibile che un seguito del genere non meriti investimenti maggiori e strutture adatte a far crescere il movimento?
Senza fare confronti con paesi più civili (e più ricchi del nostro) basta fare un confronto con paesi come la Grecia, Serbia, Spagna etc tanto per citarne alcuni ed è evidente il divario che il nostro paese deve colmare.
In Italia purtroppo le isole felici sono lasciate all’iniziativa privata mentre lo sport dovrebbe avere delle strutture scolastiche e giovanili con degli standard minimi, ennesimo segno che nel nostro paese manca una cultura sportiva o di supporto allo sport che è paradossale visto l’elevato numero di appassionati e\o praticanti.
Tutto ciò si traduce alla fine in un grande caos dove spesso i talenti nazionali sono costretti ad emigrare per emergere (o avere la possibilità di giocare) con la conseguenza che il movimento fatica a crescere e senza campioni di livello, o squadre di livello lo sviluppo rimane limitato, ad eccezione di qualche sporadica realtà.
Altra osservazione legata all’esperienza parigina è stato appunto l’elevato numero di ragazzi, giovani e giovanissimi che ho visto non solo alla partita ma anche agli eventi organizzati dall’NBA. Avere dei connazionali che giocano nella lega americana certamente è un catalizzatore importante, e la fortuna di avere un talento generazionale come Wembanyama è una leva di inestimabile valore. Oltretutto Victor mi è sembrato un ragazzo serio e con la testa sulle spalle, oltre che un fenomeno in campo.
Durante la conferenza stampa della prima partita ha risposto a delle domande ovvie con risposte ovvie, ma quando si è trattato di calare il carico è stato chiaro dicendo che per migliorare occorre lavorare e ribadendo che per lui è stato un onore giocare nel suo paese, davanti alla sua gente sentendosi un ambasciatore per la Francia.
Questo ha 21 anni, è già un fenomeno ma pensare a che margine di miglioramento possa ambire e che seguito possa generare fa impressione.
Ma la Francia non è solo Wembanyama, ci sono i vari Risacher, Sarr, Yabusele, inutile girarci intorno, sono figli di un’immigrazione di seconda o terza generazione, che ha portato ad ampliare il movimento con ragazzi che hanno delle caratteristiche fisiche sopra la media, a volte eccezionali.
Questo non vuol dire che la Francia non abbia problemi di integrazione, vi invito a farvi un giro nelle periferie parigine se avete il pelo sullo stomaco, tuttavia è inevitabile in questo mondo fermare i flussi migratori, tantomeno un mescolarsi di geni che a volte portano ad avere dei veri e propri fenomeni come quelli che la Francia sta sfornando a livello sportivo non solo nel basket.
Ho aperto argomenti spinosi e che spesso dividono, quando lo sport invece dovrebbe unire. Spero solamene un giorno di vedere un spettacolo simile in Italia, di ascoltare l’inno ad inizio partita con la gente a cantare. La strada è lunga ma il primo passo lo si deve pur fare.
Grazie Parigi, è stato bello.
Complimenti per l’esperienza! Ma su quella ricerca mi permetto di nutrire qualche dubbio: 17 milioni di appassionati credo sia un numero da calcio. Temo che manchi un punto e che gli appassionati di pallacanestro in Italia siano 1.7 milioni. Mi sembra che in Italia vi sia un calo d’interesse verso lo sport in generale: forse l’unico in ascesa è il tennis, ma solo perché partiva da una base molto bassa e ora, avendo trovato il fenomeno, siamo un po’ più interessati.