Alzi la mano chi, all’inizio della stagione NBA 2024-2025, avrebbe pronosticato i Boston Celtics, i Cleveland Cavaliers e gli Oklahoma City Thunder tra le squadre più in forma della lega…
A occhio e croce direi che sono davvero pochi quelli avrebbero con certezza detto: “A fine gennaio queste tre squadre avranno i tre migliori record dell’intera lega”.
Era abbastanza chiaro che Boston e OKC avrebbero giocato una stagione di livello. Per Cleveland la questione invece era tutt’altro che scontata, soprattutto visto il cambio in panchina e l’arrivo di Kenny Atkinson. Eppure eccoci qui: i Cavs (36-8) davanti a tutti a Est e tallonati dai Celtics (31-14); a Ovest i Thunder (36-8 anche loro) regnano indisturbati, mentre dietro di loro si è aperta una voragine di sette vittorie dalla seconda posizione.
Attacco: chi brilla di più?
Boston Celtics
L’attacco dei Celtics è sinonimo di equilibrio. Con una media di 117.2 punti a partita, sono tra le migliori squadre per efficienza offensiva, vantando un Offensive Rating di 119.4 (3° nella lega). La squadra, che non troppi mesi fa era pesantemente criticata per una modalità di gioco poco “da squadra”, ha progressivamente abbandonato la tendenza all’isolamento. Il gioco non è tra i più corali della lega (17esimi in assist a partita), ma sfrutta un fondamentale come il pick-and-roll. Utilizzato nel 22% delle loro azioni offensive, porta 1.02 punti per possesso. Rimane però una squadra fortemente ancorata al tiro dalla lunga distanza (48.9 tentativi, primissimi, con il 36.3% dal campo) e al rendimento delle loro due stelle, Jason Tatum e Jaylen Brown.
Jayson Tatum sta vivendo una delle sue stagioni migliori, con 27.2 punti, 9.1 rimbalzi e 5.5 assist a partita. Il tutto con un incredibile true shooting del 59.22%, che dimostra la sua efficienza nelle azioni di attacco.
Jaylen Brown, con i suoi 23 punti a partita e 6.0 rimbalzi, sembra in leggero calo rispetto al JB degli ultimi Playoff. Quello che aveva preso per mano e trascinato i Celtics fino al titolo. Rimane un giocatore fenomenale, a tratti letale.
Cleveland Cavaliers
Un attacco visivamente meno letale, meno affidato alle giocate dei singoli, ma che nel complesso è semplicemente il più forte della intera NBA. Con una media di 121.8 punti a partita e un offensive rating di 121.8, i Cavs certificano una nuova era in Ohio. Che la si voglia chiamare o no Era Atkinson, l’attacco dei Cavalieri ha fatto un balzo in avanti da quando l’ex assistente di Steve Kerr ha preso le redini della panchina. Tanti tiri, soprattutto da tre, con un’efficienza elevatissima: 39.7% dalla lunga distanza, 58% da due. Insistendo, sempre e comunque, sui due giocatori chiave:
Donovan Mitchell, con 23.5 punti, 4.5 rimbalzi e 4.5 assist, è il motore del gioco offensivo dei Cavaliers. Con un usage rate di 30.8%, Mitchell è spesso la prima opzione nelle situazioni di isolamento, dove la sua capacità di segnare in modo efficiente (1.05 punti per possesso in isolamento) lo rende una delle armi più pericolose.
Darius Garland, con 21.3 punti e 6.7 assist, è il regista e il direttore d’orchestra. Il suo assist percentage del 40.1% è tra i migliori della lega, e la sua visione di gioco è fondamentale per sfruttare al massimo le potenzialità offensive della squadra.
Tanti assist (29 a partita, quarti nella lega), tanto movimento, tanta rapidità di gioco. Ma soprattutto otto o nove contributori fissi che, nello starting five o dalla panchina, ogni sera portano il loro contributo in maniera costante. Da LeVert a Allen, da Mobley a Jerome: una storia di successo legata con un doppio nodo al gruppo.
The Cavs are off to an 11-0 start, and boast the most efficient offense in the NBA.
“The old NBA was space, everyone stand and 1 guy play P&R. Now there’s a lot more cutting. Cutting opens up space. It creates vacuums, and creates driving lanes.”
Gli Oklahoma City Thunder sono la squadra forse più sorprendente. Ormai abituati all’altura di classifica, non puntano tanto sull’eccellenza offensiva quanto su quella difensiva. Nonostante ciò, la squadra di Mark Daigneault è nella top 10 degli attacchi della NBA con 116.5 punti a partita e un offensive rating di 116.8. La loro velocità e capacità di correre in transizione li rendono temibili per qualunque altra corazzata in circolazione. E anche lo stile di gioco: meno improntato al tiro dall’arco (“solo” 38 tentativi con il 36%) e alla circolazione di palla (26 assist a partita), più alle penetrazioni nel pitturato e all’isolamento dei singoli. Primi tra tutti, ovviamente, Shai – attuale favotiro al premio di MVP – e Chet Holmgren.
Shai Gilgeous-Alexander è la stella indiscussa, con 32 punti, 5.3 rimbalzi e 6.1 assist a partita, e un incredibile true shooting del 64.1%. SGA è una macchina da canestri che fa della versatilità la sua forza: triple, isolamento dal pick-and-roll, penetrazione, stepback, fade-away. Chi più ne ha più ne metta: un vero e proprio spettacolo per chiunque apprezzi minimamente la pallacanestro.
Chet Holmgren ha rapidamente trovato il suo posto nel sistema offensivo della squadra, nonostante le ripetute assenze. Con 16.4 punti e 8.7 rimbalzi, e un ottimo 37.8% da tre, è un’incognita per le difese avversarie anche grazie alla capacità di spalancare il campo per i compagni. E ha la fortuna di costituire un tandem letale con Isaiah Hartenstein: giocatore meno qualitativo, ma più quantitativo a livello fisico (e non solo). Per l’ex Knicks 11.8 punti, 12.2 rimbalzi e 4 assist a partita.
Il gioco in transizione è una delle caratteristiche distintive dei Thunder: il 18% delle loro azioni offensive avviene in contropiede, e in queste generano 1.12 punti per possesso.
Difesa: muri o buchi?
Boston Celtics
La difesa dei Celtics è solida quanto il loro attacco. Concedono solo 108.4 punti a partita e un defensive rating di 110.4, che li pone al sesto posto nella lega. Grande versatilità difensiva, con specialisti sotto il ferro e sul perimetro. Soprattutto grazie al rientro di Kristaps Porziņģis e la leadership di Jrue Holiday.
Kristaps Porziņģis, con 1.4 stoppate di media, è una vera e propria muraglia difensiva sotto canestro. La sua presenza fisica nel pitturato è impressionante, con un defensive FG% al ferro del 42.1%.
Jrue Holiday, on-ball defender da leccarsi le dita, ha visto la sua efficacia difensiva calare leggermente rispetto alle passate stagioni. Il defensive rating rimane comunque in linea con quello delle passare 6 stagioni, combinato però con un offensive rating tra i più alti della sua carriera.
Non mancano però i passaggi a vuoto.
☘️ The Boston Celtics have been in a rut for sure and there are more than one thing to point to.
But in this loss vs the Raptors the defense was very bad as they lacked communication and urgency.
La difesa dei Cavaliers è leggermente in calo rispetto a quella dell’anno scorso, quando Cleveland aveva riscoperto come arma letale la propria metà del campo. Nel 2024-2025 i Cavs concedono 112 punti a partita, cifra esattamente identica al loro defensive rating che li classifica noni in tutta la NBA. Un calo giustificato, probabilmente, dal fatto che non hanno più la stretta necessità di essere perfetti difensivamente per portarsi a casa le partite. Rimangono però la squadra che, a livello di potenziale difensivo nel reparto dei lunghi, è meglio attrezzata di tutte.
Evan Mobley, con 1.4 stoppate di media, si sta lentamente trasformando in un difensore all-around. Permette il 30% dei tiri da tre, contro il 45-50% di quelli dentro l’arco: sintomo di un’evoluzione positiva e di. un netto cambio di posizionamento nel parquet.
Jarrett Allen, compagno di merende di Mobley, ha uno dei defensive win shares più alti della lega (2.1). E di certo la sua presenza sotto il ferro, viste le 1.9 stoppate di media, non invoglia gli attaccanti a optare per il tabellone.
Oklahoma City Thunder
I Thunder sono semplicemente i primi della classe. Concedono 104.2 punti a partita e hanno un defensive rating di 104.5. Forzano 12 turnover a partita (primo dato della lega), e soprattutto sono guidati dal loro miglior giocatore, Shai, che sta giocando una stagione difensivamente eccelsa.
Shai Gilgeous-Alexander: primo in defensive rating (103.4) e defensive win shares (3.2), seguito a ruota dal compagno Jalen Williams (3.0). Si è ormai guadagnato la fama di difensore ottimo grazie alle sue lunghe leve, alla sua agilità e all’aggressività che coach Daigneault gli chiede.
Chet Holmgren, con 2.6 stoppate a partita e un defensive FG% al ferro del 43%, è una forza sotto canestro nonché fattore determinante per il sistema difensivo dei Thunder.
Conclusione
Tre squadre, le tre più forti e più in forma dell’intera NBA, per giocarsi la corona di miglior franchigia della stagione regolare. Arrivati ai playoff, poi, sarà ovviamente tutta un’altra storia.
I Celtics solidi in difesa e offensivamente molto propensi all’artiglieria di lunga gittata.
I Cavs, squadra con la S maiuscola fatta di sacrificio e assist, combinazione che li ha resi il miglior attacco della NBA.
Dall’altra parte gli OKC Thunder, attacco devastante, difesa ancora di più, trascinati dal loro leader indiscusso Shai Gilgeous-Alexander.
Ecco che il Larrry O’Brien Trophy diventa sempre più una poltrona per tre. Tendendo sempre aperto lo spazio a qualche usurpatore esterno, che – chissà – potrebbe arrivare e rubare il tesoro più prezioso.
23 anni, folgorato fin da bambino dal mondo americano dei giganti NBA e dei mostri NFL, tifoso scatenato dei Miami Heat e – vien male a dirlo – dei Cincinnati Bengals. Molto desideroso di assomigliare a un Giannis, basterebbe anche un Herro, ma condannato da madre natura ad essere un Muggsy Bogues, per di più scarso.