Se il dna è quello dei campioni, prima o poi si vede. Un inizio di stagione zoppicante, tanto da aprire le cateratte a fiumi di critiche e di “non sono più quelli di una volta”. Poi, come normale che sia, le misure piano piano si trovano. Soprattutto quando l’head coach ha semplicemente da costruire attorno a giocatore di pallacanestro più forte del mondo: Nikola Jokic. Siamo al 7 di gennaio quando scrivo queste righe e i Denver Nuggets, dopo aver incominciato la stagione 0-2 e 2-3, ora siedono al quarto posto della Western Conference con un record di 20-14.
La prima della classe, quegli OKC Thunder che ormai non sorprendono più nessuno, è distante dieci vittorie. Ma poco importa: ora si tratta di entrare in ritmo, trovare le misure e gli automatismi, magari fare qualche piccolo movimento sul mercato. E arrivare in aprile lanciati per la postseason.
Denver Nuggets center Nikola Jokić and Boston Celtics forward Jayson Tatum have been named the NBA Western and Eastern Conference Players of the Week, respectively, for Week 11 of the 2024-25 season (Dec. 30 – Jan. 5). pic.twitter.com/IHn6rIFecY
— NBA Communications (@NBAPR) January 6, 2025
Analisi di squadra
I Denver Nuggets delle prime 34 partite di stagione non raccontano una sola storia. È quasi come trovarsi di fronte Dr. Jekyll e Mr. Hyde, metà campo difensiva e offensiva. Con il pallone in mano sono tra gli attacchi più letali della lega, senza arrancano e inseguono senza – apparentemente – trovare una quadra. Partiamo, allora, proprio da qui:
- 24esimi in opponent points per game (117.2)
- 19esimi in defensive rating (114.5)
- 29esimi – quindi penultimi – in field goals attempts allowed (93.9 a partita)
- 28esimi in field goals allowed (43.8 a partita)
- 18esimi in field goal percentage allowed (46.7%)
- 17esimi in two-point percentage allowed (54.8%)
- 26esimi in offensive rebounds allowed (11.8 a partita)
Sono solo alcuni dei numeri che certificano la mediocrità – a dir tanto – del reparto difensivo della franchigia del Colorado.
Me: Have you considered playing defense?
The Denver Nuggets: pic.twitter.com/fWNd7u5TSS
— Grace Marlowe (@graceofthecurls) January 2, 2025
Dall’altra parte, però, è notte e giorno:
- terzi in points per game (120.8)
- quarti in offensive rating (117.9)
- secondi in field goal percentage (49.8%)
- quarti in three-point field goal percentage (37.9%), pur essendo la squadra che ne tenta di meno a partita (31.1 tentativi da dietro l’arco di media)
- sesti in two-point field goal percentage (56.0%), essendo la squadra che più ne tenta (59.5 a partita)
- settimi in rimbalzi a partita (45.4)
- primi in assist a partita (31.7)
- secondi per tiri liberi tentati (24.6 a partita)
Una squadra a dir poco dominante sul fronte offensivo – la media di 121 punti a partita è impressionante – pur andando nella direzione opposta rispetto al “nuovo” gioco del basket. Le pepite d’oro di coach Michael Malone rispetto alla passata stagione hanno diminuito il tasso di tiro dalla distanza e elevato quello da dentro l’arco (rispettivamente -0.5% e +3.4%). È schizzato verso l’alto il numero di volte che si trovano a tirare dalla lunetta, +25% rispetto a dodici mesi fa). Il che significa un gioco mobile, dinamico, che cerca sempre l’uomo libero (si guardi la statistica degli assist di squadra sopra citata) e che costringe l’avversario alle cattive maniere. L’inevitabile affanno delle difese, causato soprattutto da trovarsi di fronte il miglior big passatore della NBA, non è certo placato dal ritmo. La squadra di Malone ama giocare veloce, in transizione, e la statistica del pace lo dimostra: i Nuggets sono quinti nella lega con 101.2 possessi giocati in media a partita.
Who better than Jokic to play an early and inverted ball screen. Interesting because sometimes all Braun needs is a touch on defender's back and immediately slip to the rim while defense is not fully back and set. Important to fill weak side quickly in order to maintain advantage pic.twitter.com/qIuXEzC615
— Michele Conti (@MicheleConti00) January 3, 2025
Il rendimento dei giocatori chiave
Se andate nella pagina dei leader di stagione in ogni categoria o statistica possibile e cercate come chiave le lettere “den”, vi uscirà un unico nome: Nikola Jokic. Sempre lui? Ancora lui? Esattamente. Zitto zitto, il tre volte MVP sta registrano la sua migliore stagione di sempre negli Stati Uniti. Eh già:
- punti a partita: 31.5 (secondo dietro a Shai Gilgeous-Alexander)
- percentuale da due: 57.6%
- percentuale da tre: 47.3% (migliore della lega e della sua carriera)
- effective field goal percentage: 60.5%
- rimbalzi a partita: 13.0
- rimbalzi offensivi a partita: 3.5
- assist a partita: 9.7
- palloni rubati a partita: 1.7
- stoppate a partita: 0.6
- Triple doppie: 14 (primo nella NBA)
Una stagione con un offensive rating oltre il 130 e uno dei defensive rating migliori della franchigia (110). Per capire che Jokic è l’anima, il motore, la mente e il braccio della squadra basta davvero poco. Quando è in campo mette la sua firma sul 38% dei rimbalzi e sul 43.3% degli assist di squadra. Se decide di tirare, la probabilità di muovere la retina quando Jokic tira entro i tre piedi dal canestro è poco più alta di quando tira da oltre 16 piedi.
One of the most fun parts of the season: the growth of the two man game between Nikola Jokic and Russell Westbrook. Pass and cut has become a staple. pic.twitter.com/MOTnl65GvY
— Steve Jones Jr. (@stevejones20) January 2, 2025
Tra quando è in campo e quando è seduto sulla panchina, il plus/minus di squadra varia di 25.3 punti: se gioca i Denver Nuggets segnano +11.2 punti rispetto agli avversari, quando non è sul parquet -14.1 punti. È nella top 5 della NBA in punti fatti, punti per partita, rimbalzi totali, rimbalzi a partita, assist, assist a partita e percentuale da tre punti. È nella top 10 in rimbalzi offensivi e palloni rubati. Nikola Jokic è l’incarnazione del MVP, most valuable player, quello che regge la baracca sulle sue spalle come secondo la leggenda faceva Atlante con la volta celeste.
Nuggets
With Jokic on the floor
126.3 offensive rating
*The Cavs have the league’s best offense (121.3 rating)
With Jokic off the floor
101.1 offensive rating
*The Wizards have the league’s worst offense (105.3 rating)
— Brian Barrett (@itsbrianbarrett) January 7, 2025
A fare da spalla all’Ercole serbo ci sono i soliti noti, come a dire il vero è quasi tutto il roster a disposizione di coach Malone. A guidare il backcourt c’è Jamal Murray, che quest’anno sta viaggiando a medie buone, che certificano il suo status di guardia solida e affermata nella lega: 19.4 punti, 4.2 rimbalzi, 6.3 assist e 1.6 rubate a partita tirando con il 36.6% dalla lunga distanza e con il 46.9% da dentro l’arco.
Terzo realizzatore di squadra è Michael Porter Jr., il tuttofare di coach Malone. Ha qualche minuto da shooting guard, qualcuno da centro, molti da ala grande e da ala piccola. Un vero e proprio coltellino svizzero che – e non è un caso – sta vivendo la miglior stagione della sua carriera dal punto di vista realizzativo. Per il prodotto di Missouri sono 19.1 punti a partita con il 42.3% da tre e il 52.4% dal campo, accompagnati da 6.5 rimbalzi e 2.6 assist. Il coinvolgimento nella costruzione dell’azione cresce di anno in anno: il suo assist percentage tra 2023 e 2024 è salito dal 6.7% al 10.4%.
Michael Porter Jr. ices the #Nuggets' win with a "Yeah, Mike!" (or maybe in Michael Malone's case, "No, Mike!) triple pic.twitter.com/YmUVkt5PqR
— Joel Rush (@JoelRushNBA) January 5, 2025
A chiudere il quintetto delle meraviglie altri due veterani: Aaron Gordon e Russel Westbrook. L’ex Orlando Magic, nonostante alcuni problemi di infortuni e una stagione non stellare a livello statistico, ha sempre il suo impatto nel ben oliato sistema di Malone. I 13.7 punti di media sono il minimo dal suo primo anno a Denver, nel 2020, così come i 5.8 rimbalzi. Nonostante ciò l’offensive rating è il più alto della sua carriera (127), mentre paga qualche difficoltà nella sua specialità: la difesa. Il tasso di stoppate è crollato dal 20-30% delle passate stagioni al 7%, quello dei palloni rubati dal 16% al 9%. Nessun cambio di sistema, probabilmente l’assenza prolungata dal parquet lo ha leggermente destabilizzato e fatto uscire dagli ingranaggi rodati di squadra.
Per Russel Westbrook, invece, a un inizio zoppicante sono seguite settimane di ottimo rendimento. Da metà novembre in poi Russ viaggia a 12.7 punti, 7.2 assist, 5 rimbalzi e 2 rubate di media a partita. Le cifre non sono ovviamente stratosferiche, ma ala sua 17esima stagione Westbrook sta facendo esattamente quello per cui Denver lo ha portato in Colorado: avere un impatto, in qualunque metà del campo sia, in ogni momento gli sia richiesto.
Russell Westbrook should seriously be considered for an all defensive team. He should have been on one in 2019. However, this year must be the year.
He's been excellent in so many ways. Here is how he's helped the Denver Nuggets this year defensively when he's on the floor. pic.twitter.com/Tb2ugyrPyM
— JDJackson (@TheWestWolfPod) January 6, 2025
Oltre a loro, un Christian Braun abbastanza volatile e mai del tutto convincente. I numeri sono ottimi se confrontati ai primi due anni in canotta Nuggets, ma non era difficile dato che gli erano riservati scampoli di partita. La partenza di Kentavious Caldwell-Pope gli ha inevitabilmente aperto il parquet: 13.9 punti, 4.8 rimbalzi, 2.2 assist e 1.2 rubate tirando con il 35.7% da tre. Per dirla con terminologia culinaria: quanto basta. Ma sarà davvero così?
Sei giocatori, e poi il vuoto. I giovani (Peyton Watson, Julian Strawther e Jalen Pickett) non riescono a ricavarsi un ruolo stabile nelle gerarchie. E, se anche lo fanno, quando il gioco si fa duro vengono relegati in panchina. I veterani (Dario Saric e DeAndre Jordan) sono ombre delle ombre di loro stessi. Denver manca di profondità e naviga sulle spalle del suo gigante. Basterà? E quanto a lungo può durare questa strategia? Ma alla fine nello sport è giusto che funzioni un po’ così: finché si vince…
23 anni, folgorato fin da bambino dal mondo americano dei giganti NBA e dei mostri NFL, tifoso scatenato dei Miami Heat e – vien male a dirlo – dei Cincinnati Bengals. Molto desideroso di assomigliare a un Giannis, basterebbe anche un Herro, ma condannato da madre natura ad essere un Muggsy Bogues, per di più scarso.