Uno dei pregi legati al poter contribuire a realizzare contenuti per Play.it USA è quello di poter essere stato inviato ad assistere a due partite degli iconici Chicago Bulls, direttamente dallo United Center della medesima città.

Nella mia permanenza qui negli Stati Uniti avevo già avuto l’incredibile fortuna di poter assistere ad una partita dei Bulls in maniera gratuita, grazie ad alcuni biglietti offerti alla famiglia che mi ospita qua negli USA, ma l’esperienza per la stampa è tutt’altra cosa, e oggi sono qui per raccontarla.

Le partite a cui ho assistito e che racconterò qua sono le due disputate dai Bulls rispettivamente il 22 e 23 novembre 2024, la prima contro gli Atlanta Hawks e la seconda contro i Memphis Grizzlies. Entrambe le partite si sono disputate alle 7 pm ora locale, ma le porte ai giornalisti si sono aperte entrambi i giorni ben 4 ore prima, anche se io sono riuscito in entrambi i casi ad entrare solamente dall’orario in cui il palazzetto diventa accessibile anche al resto del pubblico.

Entro all’ingresso per la stampa, mostro documenti e mi consegnano le credenziali per la partita; appena entrato giro dove mi era stato detto di girare e mi ritrovo davanti allo spogliatoio degli Atlanta Hawks, con qualche giocatore appena fuori a fare stretching: follia.

Dall’emozione e dal non saper neanche dove andare proseguo senza realizzare quello che i miei occhi avevano appena visto. Mi ritrovo poi davanti a una stanza non accessibile con scritto fuori: “Family room”, dove c’era qualche parente dei giocatori.

La prima cena ho avuto la fortuna di poter mangiare dei gustosissimi ravioli Alfredo!

Dall’altra parte del corridoio finalmente trovo la work room, piena di giornalisti e addetti a fotografie, riprese e ogni tipo di persona che si occupa dei settori mediatici delle squadre.

Entro e dopo essere rimasto lì seduto a cercare di realizzare dove fossi per qualche minuto, trovo alcuni ragazzi della mia età, che lavorano per i giornali che seguono gli Atlanta Hawks.

A seguire ho avuto però la possibilità di gustarmi una cena a buffet in maniera totalmente gratuita, il che non mi è ovviamente dispiaciuto per niente.

Per arrivare al mio posto, che era al piano 7 (dove poi sono di fatto presenti tutte le press box) sono passato nel corridoio “dietro le quinte” dove alcuni membri dello staff dei Bulls preparavano le magliette che sarebbero poi state lanciate al pubblico, come succede per ogni partita, e dove si preparavano anche le cheerleader e gli stuntman che fanno gli spettacoli nei timeout o nell’half-time.

Dopo diverse curve e diverse strade sbagliate intraprese arrivo finalmente all’ascensore che mi porta al piano 7, dove avrei trovato il mio posto per seguire la partita.

Ecco la mia vista dalla mia postazione in entrambe le partite

Pur essendo parecchio in alto, la vista per seguire l’incontro è pulitissima, non c’è ovviamente nessuno davanti e pochi altri giornalisti a fianco, con gli occhi direttamente sul campo da gioco. Vedere il mio nome e cognome su un posto di una partita NBA e poi osservare effettivamente lo United Center davanti ai propri occhi in tutta la sua maestosità e imponenza è un’esperienza che auguro a tutti gli appassionati NBA di provare.

Prima di parlare delle due partite e analizzare quanto è accaduto in entrambe voglio raccontarvi però forse del momento più da pelle d’oca di tutti, che già avevo provato la prima volta che sono andato allo United Center ma che non smette mai di far emozionare, ovvero il momento dell’inno.

Quando vedi i giocatori girarsi verso la bandiera che riecheggia in alto nel palazzetto e cominci ad osservare le persone alzarsi in piedi con gli occhi verso la bandiera sai che sarà un momento da brividi, una sensazione che anche dalla tv trasmette già vibes americane, figurarsi dal vivo.

Nella prima di queste due serate i Bulls hanno affrontato gli Hawks, vincendo meritatamente la sfida della NBA Cup (un torneo nel torneo organizzato per avere ancora più appeal del normale) per 136-122, ottenendo così la settima vittoria stagionale su 17 partite disputate fino a quel momento.

La partita dei Bulls è stata un mix di sacrificio, generositàe lavoro di squadra, come dimostra il fatto che tutti e 5 i partenti titolari sono andati in doppia cifra, evento già successo ben 6 volte in questa stagione con questo match incluso. Proprio in queste partite Chicago riesce a esprimere il meglio di sé, avendo infatti collezionato 4 vittore in queste sei volte.

La partita comincia un po’ a rilento nel primo quarto per i Bulls, ma uno sprint decisivo da 17 punti contro i 5 degli Hawks al finire del primo tempo porta in vantaggio i Bulls all’half-time col risultato di 58-51. Un buon margine accumulato nel terzo tempo per i Bulls fa tranquillizzare il pubblico presente allo United Center anche per l’ultimo quarto, che si chiude con un vantaggio consistente di 14 punti.

Migliore per i Bulls sicuramente Zach LaVine, che ottiene 26 punti e per la terza partita di fila ottiene almeno 25 punti o più, consolidando il suo splendido stato di forma. Nonostante abbia menzionato la buona statistica riguardante i titolari, bisogna anche sottolineare l’incredibile aiuto arrivato dalla panchina, soprattutto da Jalen Smith e da Dalen Terry, che mette a segno 12 punti ottenendo il suo record stagionale. Il fischiatissimo Trae Young, nonostante un inizio difficile, porta a casa 25 punti. La guardia degli Hawks condivide questa statistica con il compagno Jalen Johnson.

Lo United Center infiammato alla presentazione dei giocatori dei Bulls

Nella partita di sabato 23 novembre, sempre appartenente alla NBA Cup, i Bulls hanno invece perso 142-131 contro i Grizzlies, un avversario estremamente temibile con peraltro un record stagionale in positivo, a differenza della squadra di Chicago.

La partita è stata molto più intrattenente e movimentata di quella precedente, come dimostrano i 273 punti. L’MVP non può altro che essere uno scatenato Scotty Pippen Jr, figlio dell’icona dei Bulls che con una prestazione onnipresente ha portato i suoi Grizzlies alla vittoria incassando 30 punti personali. Da segnalare anche gli applausi fragorosi per lui a inizio partita durante le presentazioni ufficiali, quasi come gli applausi offerti ai giocatori di Chicago.

Per i Bulls per l’impegno e anche la costanza mi sentirei di dare il premio a migliore in campo a Matas Buzelis, il rookie non titolare che forse in questa partita più delle altre ha dimostrato con giocate importanti e una schiacciata sensazionale quali sono le sue reali abilità e il suo talento da numero 11 al draft appena passato. Da apprezzare comunque anche la costanza di LaVine, che è andato ancora sopra i 25 punti, quarta partita di fila per quanto riguarda questa statistica.

Il momento di silenzio prima della partita in onore di Bob Love, giocatore dei Bulls dal 1968 al 1976

Finite le partite non ho avuto troppo tempo per guardarmi in giro e cercare di assistere a conferenze/interviste per non ritrovarmi a Chicago senza treno per tornare a casa, ma solo ciò che avevo vissuto fino a quel momento è stato comunque qualcosa di indescrivibile.

Ci tengo ancora a ringraziare chi ha reso tutto questo possibile: Max e la redazione di PlayIt USA, con un particolare ringraziamento anche a Gianluca “Cine” Corti, che mi sta seguendo da mentore in questa mia esperienza negli Stati Uniti e negli eventi sportivi professionistici.

Se siete interessati a sapere chi sono e cosa ci faccio negli Stati Uniti qua è dove potete trovare le vostre risposte. A presto, see you soon!

 

3 thoughts on “Live from… United Center: i Chicago Bulls dal vivo

  1. Ciao.Negli anni novanta ho visto parecchie partite disputate in questo impianto.Bellissime le finale del 97 e del 98 contro Utah.Ero abbonata a una TV ha pagamento soprattutto x la NFL che nonostante non sia proprio uno sport femminile e’ il mio preferito.Bel racconto complimenti.I tortellini ottimo piatto.😁Ciao 🙋

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