Il fallimento del Processo in Philadelphia, la ricostruzione (quasi) da zero. La speranza di aver trovato finalmente il duo del futuro in Embiid-Maxey, e di aver aggiunto a questo duo una terza punta di diamante tramite free agency in Paul George. Un costruzione di aria grande come un castello che, almeno perora, si è rivoltata contro il president of basketball operations Daryl Morey e contro il coach Nick Nurse.

Dopo tredici partite – quasi un mese – di stagione regolare, i Philadelphia 76ers sono ultimissimi nella Eastern Conference con un record di 2-11. Sì, avete letto bene. Due vittorie e undici sconfitte (peggiore dell’intera NBA insieme a Washington) per una squadra che mira a contendere per il Larry O’Brien Trophy.

Le uniche vittorie? Contro gli alquanto discutibili Charlotte Hornets e contro gli Indiana Pacers dopo un overtime in una notte di grazia per Tyrese Maxey. Rispettivamente 11 novembre e 27 ottobre. Punto a capo, finito il capitolo vittorie.

È ovvio che qualcosa nella Città dell’amore fraterno non stia funzionando. Ed è qualcosa che va al di là degli infortuni (scaglionati in parte) subiti dalle tre stelle indiscusse della formazione della Pennsylvania.

Perchè tutto questo?

Per cercare di andare a fondo nella crisi che stanno vivendo i Sixers di inizio stagione, bisogna prima evidenziare cosa non sta funzionando nel sistema di Nick Nurse… niente. Sembra che qualunque soluzione, qualunque trovata, sia destinata a cadere nel vuoto più assoluto.

Una squadra non eccelsa (l’anno scorso a metà classifica sia per offensive che per defensive rating) non può permettersi di sbagliare. Non così tanto, non così spesso. Cosa che, invece, al Wells Fargo Center gli spettatori hanno visto fare troppe volte.

Nella stagione 2024-2025, a livello offensivo, i Philadelphia 76ers sono:

  • ultimi in offensive rating (104.2)
  • ultimi in punti fatti a partita (103.3)
  • ultimi in field goal percentage (42.8%)
  • 29esimi su 30 in three-point field goal percentage (49.6%)
  • ultimi in effective field goal percentage (49.6%)
  • ultimi in assist a partita (21.2)
  • 28esimi su 30 in assist to turover ratio (1.46)

A questi possiamo aggiungere il dato dei rimbalzi (39.7 a partita, 29esimi) e del pace, il numero di possessi giocati in una partita: 96.6, 27esimo dato dell’intera lega. Insomma, ci troviamo di fronte a una squadra che ha poco ritmo, poca “voglia di giocare”. E che quando gioca, non è per nulla efficiente al tiro. Non proprio una ricetta vincente.

Nella metà campo difensiva la situazione migliora, ma non di troppo:

  • 20esimi in defensive rating (114.5)
  • 16esimi in punti subiti a partita. (112.3)
  • 28esimi in field goal percentage allowed (48.2%)
  • 19esimi in three point field goal percentage allowed (36%)
  • 28esimi in two point field goal percentage allowed (57.2%)
  • ultimi in effective field goal percentage allowed (49.6%)

Inutile tirare le conclusioni quando sono così ovvie. Quando giochi con il peggiore attacco del campionato e una delle peggiori difese, è normale che dopo 13 partiteti ritrovi nei bassifondi della classifica. La domanda ora è un’altra: saranno in grado di rialzarsi? E se sì, quanto in fretta?

Il rendimento dei giocatori chiave

Dopo l’ultima sconfitta, subita contro i non irresistibili Miami Heat, Nurse si è presentato in ritardo in conferenza stampa. Ha spiegato così il contrattempo:

“Abbiamo avuto un piccolo confronto negli spogliatoi. Non entrerò nei dettagli, ma sono felice di rispondere a qualsiasi domanda sulla partita. È stato un confronto utile? Risponderò a questa domanda dopo aver visto la prossima partita. Questo è il famoso incontro di crisi, che alcune squadre organizzano in tempi difficili. Dobbiamo migliorare su diverse cose”.

E alla domanda se il problema fosse la difesa, Nurse ha risposto:

“Dobbiamo fare meglio anche in attacco, girando la palla, rispettando le istruzioni. Dobbiamo credere che questi giocatori siano tiratori e marcatori migliori di quanto stanno dimostrando in questo momento. Abbiamo bisogno che si facciano avanti e facciano il proprio lavoro”.

Insomma, lo ha ammesso l’head coach stesso (non che ci volesse un grande interprete a dirlo): i Philadelphia 76ers sono ufficialmente entrati in crysis mode. Sì, il rientro di Embiid sicuramente aiuta. Ma rimane ancora pesante – anzi al momento pressoché insormontabile – l’assenza di Tyrese Maxey a dirigere il traffico. E il tutto è reso più pesante dalle presunte storie tese tra la guardia e il centro ex Mvp. Secondo quanto ha riportato Shams Charania di ESPN, Maxey avrebbe criticato duramente l’atteggiamento di Embiid in un incontro di squadra.

“Tyrese Maxey avrebbe messo Joel Embiid di fronte alle sue responsabilità, spronandolo a essere puntuale alle attività della squadra e sottolineando come sia sempre in ritardo su tutto”.

Rimarrà fuori ancora almeno una settimana, e il compito ora per Philly è contenere i danni. Anche perché proprio l’ex Kentucky si stava comportando di gran lunga come protagonista assoluto – e unico – della stagione dei Sixers. Prima dell’infortunio alla gamba, stava viaggiando a 27.6 punti, 3.0 rimbalzi, 3.9 assist e 1.4 palle rubate a partita. Numeri alti figli di un volume di tiro ancora più alto. Basti pensare alla percentuale da tre, 28.6%: di gran lunga il peggior dato della sua carriera, durante la stagione in cui tira più triple in assoluto (11). Questo è il prezzo da pagare quando si è costretti a caricarsi il destino della franchigia sulle proprie spalle.

Di Embiid e George, rispettivamente 3 e 7 partite giocate, è quasi inutile gettarsi in un’analisi dei numeri. Troppi pochi minuti sulle gambe, pochissimi insieme, per trovare una chimica che sia sufficiente a raggiungere una vittoria. Paul George sta viaggiando a cifre storicamente basse per la sua carriera:

  • 16.7 punti a partita, mai così pochi dal 2011-2012 (secondo anno in NBA, escludendo il 2014-2015 in cui ha registrato solo 6 partite prima di un grave infortunio)
  • 39.6% dal campo, peggiore percentuale della carriera
  • 28.8% da tre, peggiore percentuale della carriera

Inutile dire che si riprenderà, he’ll figure it out. Ma vederlo così in difficoltà fa comunque un po’ di impressione. Per Embiid sono 14.7 punti a partita (nella sua rookie season ne segnava 20.2), 6.3 rimbalzi, 4.0 assist e 1 stoppata. Quasi tutti dato peggiore dell’intera carriera. Insomma, poteva tornare in campo meglio, anche viste le performance fuori dal parquet.

In questa situazione drammatica, non aiuta che i famosi gregari di lusso si siano ridotti a un ruolo marginalissimo. Il veterano Kyle Lowry ormai è nel dimenticatoio (6 punti in 24 minuti di media), così come il collega Eric Gordon (5.7 punti in 18 minuti). Le aggiunte della offseason – KJ Martin e Reggie Jackson – praticamente non vedono il campo.

Poco efficace l’europeo Guerschon Yabusele, mentre Kelly Oubre Jr. viaggia a 13.4 punti e 4.7 rimbalzi di media, non numeri straordinari quando in campo ha avuto molto spazio e molte opportunità per esprimersi senza l’attrazione gravitazionale delle tre stelle della franchigia. Uguale Caleb Martin, rubato alla rivale Miami, che finora ha deluso: 11 punti e 5.6 rimbalzi in 33 minuti.

Unica nota positiva? Il rookie Jared McCain. Nelle ultime 6 partite, è stato lui il trascinatore della squadra, piazzando 25.2 punti e 4 assist di media a referto. E le medie non impressionano di meno: 100% dalla lunetta, 44% da tre con quasi 10 tentativi da dietro l’arco. Per ora il tanto criticato “ballerino di TikTok” è l’unica luce nel buio della Pennsylvania.

One thought on “Quella polveriera dei Philadelphia 76ers

  1. Hanno puntato tutto su un giocatore colla gelatina nel cranio (motivo dei continui infortuni, tra l’altro). Scommessa persa. Fine della franchigia finché George e il camerunense non smettono.

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