Non si può dire che in questo inizio della regular season 2024/25 il fato sia stato clemente con gli Oklahoma City Thunder, lo scorso anno primi classificati della Western Conference e considerati da molti tra i favoriti a disputare le Finals di quest’anno.

La squadra erede dei Seattle Supersonics si è trovata azzoppata praticamente di tutto il frontcourt: già in preseason è arrivato l’infortunio alla mano sinistra di Isaiah Hartenstein con l’ex Knicks ancora atteso quindi all’esordio con la nuova maglia, a cui si è aggiunto lo stop di Jaylin Williams con problemi al polso e fuori da fine ottobre.

La perdita più pesante è stata però senz’altro quella di Chet Holmgren, protagonista suo malgrado di una bruttissima caduta nel match dell’11 novembre contro i Golden State Warriors che gli ha causato una brutta frattura al fianco. Tempi di recupero: dalle 8 alle 10 settimane.

 

La squadra allenata per il quinto anno consecutivo da Mark Daigneault ha iniziato solo lo scorso anno il ritorno ai vertici della Western Conference e una serie così rapida e pesante di infortuni rappresenta un importante banco di prova per qualsiasi squadra chiamata a confermare quanto di buono fatto la stagione precedente confrontandosi con una concorrenza agguerrita come quella offerta dalla maggioranza delle squadre del girone occidentale.

Il campo finora dice però che i Thunder stanno affrontando questa prova al meglio delle loro possibilità.

Pur avendo perso la leadership della Conference proprio in favore dei Warriors quella avvenuta stanotte contro Dallas è solo la terza sconfitta in 14 gare della squadra di Daigneault che si è trovata priva, oltre che di tutti gli effettivi di cui sopra, anche di Alex Caruso e che nonostante questo ha lottato fino alla fine, rimontato 10 punti di scarto a 1’20” dal termine e preso il tiro della vittoria (andato in realtà ben lontano dal bersaglio) con Luguentz Dort.

Al di là delle considerazioni su quale impatto abbiano gli infortuni di Holmgren e compagnia (e ovviamente è un impatto molto, molto importante) la squadra presieduta da Sam Presti non ha affatto intenzione di piangersi addosso e continua a giocare con la consapevolezza nei propri mezzi di una squadra in grado di arrivare fino in fondo.

Questo aspetto non è scontato in quanto la mentalità vincente non si crea dal nulla ma con anni di paziente lavoro che può essere paragonato a quello dei Boston Celtics attuali campioni in carica e tra i favoriti assoluti per bissare l’anello del 2024.

Sam Presti, artefice della relocation dei Thunder, del ciclo Westbrook-Durant e dell'attuale OKC seconda a Ovest

Sam Presti, artefice della relocation dei Thunder, del ciclo Westbrook-Durant e dell’attuale OKC seconda a Ovest

I Thunder hanno vissuto anni lontano dai playoff e in generale da una parvenza di competitività dopo aver ceduto l’ultimo baluardo del precedente ciclo vincente Russell Westbrook e Paul George. In queste stagioni non hanno rincorso stelle affermate come invece hanno fatto tantissime altre squadre con fortune talvolta troppo alterne ma hanno trasformato la contropartita principale della cessione di George, Shai Gilgeous-Alexander, da un promettente scorer a un All Star e degno candidato al titolo di MVP e accumulato gli asset giusti in termini di scelte per tornare in alto come Presti fa bene ormai da molti anni.

Il lavoro di OKC non si è fermato però al semplice tanking—>scelta alta che ha perseguito ossessivamente Sam Hinkie nel famigerato Process dei Philadelphia 76ers (che non ha portato più di varie eliminazioni al secondo turno playoff negli ultimi dieci anni) ma è proseguito con la responsabilizzazione dei giovani e la definizione dei loro ruoli senza cedere alla tentazione di renderli pedine di scambio per la trade spaccatutto di turno. Luguenz Dort è ora un difensore d’èlite sugli esterni, Jalen Williams un realizzatore di qualità.

Riassumendo quanto scritto, a Oklahoma City, grazie alle mosse manageriali ma anche e soprattutto all’operato di Daigneault e di chi lavora con lui, si è creato un sistema che funziona bene. Si sono impiegati anni di attesa in cui si è perso tanto ripagati però da questa preziosa dote per cui la squadra non è dipendente dalla resa o dalla presenza di un singolo, per quanto importante come Holmgren, e può attenderne il recupero senza potenzialmente patire una discesa troppo pesante in classifica.

Da sinistra Lu Dort, Jalen Williams, Chet Holmgren e Shai Gilgeous-Alexander, attuale core dei Thunder

Da sinistra Lu Dort, Jalen Williams, Chet Holmgren e Shai Gilgeous-Alexander, attuale core dei Thunder

Se i Thunder sembrano pronti ad affrontare questo periodo difficile è però comunque irrealistico pensare che il campionato possa fare sconti alla squadra di Daigneault.

Non c’è dubbio su come la sconfitta con i Dallas Mavericks abbia mostrato, come già analizzato, una OKC assolutamente competitiva e disposta a continuare a dimostrare di essere squadra d’alto livello; ciò detto i Thunder hanno dovuto assistere a PJ Washington, già loro carnefice negli scorsi playoff, che ha tirato giù 17 rimbalzi (uniti ai 12 di Daniel Gafford) e messo a segno 27 punti con 10/10 ai tiri liberi.

Il calendario immediato presenta due avversarie abbordabili come i San Antonio Spurs in trasferta, che hanno Victor Wembanyama in dubbio per una contusione al ginocchio, e i Portland Trail Blazers in casa ma poi verrà il turno di quattro gare molto più ostiche e tutte fuori casa: avversari i Sacramento Kings di Domantas Sabonis, i Warriors attuali leader della Western Conference, i Los Angeles Lakers di Anthony Davis e gli Houston Rockets decisi a dimostrare che la loro crescita è a sua volta in pieno svolgimento (attualmente sono terzi con 4 sconfitte)

La seconda parte di novembre si presenta quindi molto difficile da affrontare per i Thunder che hanno dovuto fare i conti anche con l’uscita di Isaiah Joe, prezioso 3&D dietro Dort, nell’ultimo quarto della partita coi Mavs.

 

Ancora una volta sarà quindi richiesta a Shai Gilgeous-Alexander un’ulteriore dimostrazione di essere un vero leader prendendo per mano una squadra incerottata ma agguerrita. Il canadese, come in passato, ha finora ampiamente risposto presente.

Parlavamo di prove di leadership, ne è arrivata una molto eloquente nella gara coi Los Angeles Clippers immediatamente successiva a quella dell’infortunio di Holmgren. SGA ha trascinato i suoi Thunder al successo con quello che finora è il suo career high: 45 punti con 13/21 dal campo, 9 assist e 15/16 ai liberi, ancora più pesante se pensiamo che è arrivato in una vittoria di 6 punti.

Ad impreziosire il rendimento di Gilgeous-Alexander è il suo affiancamento con Lu Dort che è forse il risultato più appariscente degli anni di lavoro in contesti di bassa classifica. La coppia SGA-Dort è tra le più affiatate e devastanti in assoluto tra gli esterni NBA e se Shai è libero di mettere in mostra tutta l’eleganza del suo repertorio offensivo lo deve anche al proverbiale lavoro sporco del connazionale Dort che non disdegna di prendere responsabilità anche pesanti in attacco togliendo quindi ulteriore pressione al compagno e leader.

In queste prime 14 gare Dort tira addirittura col 44.9% da tre a fronte di una carriera in cui non ha mai superato il 40%, andandoci però vicinissimo lo scorso anno col 39.4%. Ulteriore segnale di un attacco che gira bene e di un Gilgeous-Alexander perfetto nel creare spazi sul perimetro per Dort e per Jalen Williams che a sua volta supera il 40% dall’arco su 1.4 tentativi in più rispetto allo scorso anno.

Se il frontcourt è peggio che malconcio il backcourt continua a funzionare in modo eccellente per i Thunder insomma. Servirà però che l’infermeria inizi quanto prima a svuotarsi; da questo punto di vista si spera soprattutto nel rientro di Isaiah Hartenstein.

 

Si potrà quindi iniziare a valutare quanto potrà dare l’ex Knicks, che a New York ha a sua volta approfittato di una situazione infortuni disastrosa per emergere trovandosi titolare al posto di Mitchell Robinson e che è stato preso col preciso scopo di aggiungere più cattiveria cestistica in una zona del canestro dove Chet Holmgren agli scorsi playoff aveva dimostrato qualche fragilità più che fisiologica per un ventenne.

Se Hartenstein rientrerà in forma per i Thunder sarà già un’ottima cosa in quanto il tedesco-americano è già abituato dalla stagione ai Knicks sia a un ruolo da titolare (che lo scorso anno era nuovo per lui) sia a minutaggi elevati (tipici di Tom Thibodeau…) sia soprattutto ad avere le spalle abbastanza larghe per reggere il peso del gioco in area anche di una squadra che punta in alto.

Resta da capire ora in che modo evolverà il recupero di Holmgren che già al suo primo anno tra i professionisti dovette saltare un’intera stagione. La speranza dei Thunder è di riuscire a fargli riacquistare la forma ideale a farlo arrivare ai playoff nel pieno delle sue capacità, certo è che saltare molti mesi in una fase cruciale della sua crescita cestistica non è affatto semplice.

I Thunder vogliono restare in alto, lo abbiamo detto più volte, ma i punti interrogativi conseguenze di questo difficile periodo sono tanti sia per l’effettiva tenuta della squadra sia per i rientri degli infortunati. A mio avviso la squadra di Daigneault è perfettamente in grado di superare queste difficoltà ma sarà come sempre il campo unico giudice ad emettere la sentenza sulle possibilità di OKC di reagire ad un momento durissimo e trasformarlo in ulteriore energia per la scalata al successo, che spesso e volentieri suggella la definitiva consacrazione di una contender.

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.