26 aprile 2023, Fiserv Forum, Milwaukee.

La stagione dei Bucks, titolari del miglior record nella Eastern Conference e tra i favoriti per le Finals 2023, si è conclusa nel peggiore dei modi con una sconfitta in 5 gare da parte dei Miami Heat. Il pubblico di Milwaukee ha quindi dovuto vedere i loro beniamini eliminati dopo un supplementare davanti ai propri occhi e in sala stampa Giannis Antetokounmpo, che in quella gara-5 ha segnato 38 punti e preso 20 diconsi venti rimbalzi (ma sbagliato 13 liberi su 23 e perso 7 palloni) è chiamato dal giornalista Eric Nehm a rispondere di una stagione da considerarsi deludente.

Jimmy Butler, autore di 42 punti, esulta durante gara-5 nei playoff 2023 vinta dai suoi Heat

Jimmy Butler, autore di 42 punti, esulta durante gara-5 nei playoff 2023 vinta dai suoi Heat

La risposta del greco è ancora oggi celebre:

 

 

Do you get a promotion every year? No, so every year you work is a failure, yes or no? No. Every year you work, you work towards a goal. Whether it is to get a promotion, to take care of your family, to be able to provide a house for them or take care of your parents, you work towards a goal.

It’s not a failure, it’s steps to success… There are always steps to it. You know, Michael Jordan played 15 years and won six championships. The other nine years were a failure? That’s what you are telling me.

Il messaggio di Antetokounmpo era chiaro. Ogni stagione rappresenta un passo verso il successo. 

Ma quel successo, che Giannis e soci hanno assaporato nel 2021 con l’anello NBA per i Bucks che aveva seguito il doppio titolo di MVP arrivato nel 2019 e nel 2020 per il 34, negli anni successivi si allontanerà sempre più. 

La stagione 2023-24 si concluderà infatti in modo non molto diverso dalla precedente con un’altra eliminazione al primo turno stavolta per mano degli Indiana Pacers che come gli Heat hanno ribaltato il fattore campo e quest’anno l’ascesa della corazzata Boston Celtics e dei redivivi New York Knicks ha fatto in modo che ben pochi abbiano preventivato una deep run dei Bucks verso la finale NBA.

Ma soprattutto le prime partite dei Milwaukee Bucks versione 2024-25 hanno visto i cervi vincere solo la gara d’esordio contro i Philadelphia 76ers per poi perdere tutte le cinque partite successive. Restringendo il campo alle prime sei gare, è la peggior partenza in assoluto da quando Antetokounmpo veste la maglia dei verdi del Wisconsin e accompagna le continue indiscrezioni secondo cui il Greek Freak sarebbe stanco di quelli che lui stesso ha definito steps to success e avrebbe intenzione di abbandonare Milwaukee qualora la squadra non si dimostrasse competitiva.

 

La situazione difficile in cui si trovano oggi i Bucks è tuttavia frutto di una volontà piuttosto brusca di cambiare in modo radicale la squadra che prima di essere eliminata dagli Heat nel 2023 aveva portato il titolo NBA a Milwaukee due anni prima ed era stata eliminata poi dopo una serie combattutissima dai Celtics la stagione seguente in un contesto assolutamente degno di una vera lotta al titolo.

In breve, l’invito di Antetokounmpo a considerare ogni stagione come passo in più verso nuovi trionfi è stato smentito da una volontà neanche troppo nascosta di fare in modo che questi passi fossero quanto più lunghi possibile, fino a superare la proverbiale lunghezza della gamba.

La mossa più appariscente è stata senza dubbio quella che nelle ultime battute della offseason 2023 ha portato a Milwaukee Damian Lillard, ormai resosi conto di non poter competere per un titolo a Portland e che desiderava i Miami Heat ma con Antetokounmpo che caldeggiava da tempo il suo nome.

 

Per arrivare a Dame i Bucks hanno deciso di fare a meno di Grayson Allen, finito a Phoenix che ha fatto da terza squadra nell’importante affare tra Milwaukee e i Trail Blazers, e soprattutto di Jrue Holiday che per moltissimi era stato il vero uomo in più della squadra anellata del 2021 nonchè il tassello mancante per portarsi a casa il massimo alloro stagionale. In pratica si è smantellata l’anima difensiva del roster dopo aver impiegato anni per costruirla scommettendo sul fatto che le qualità balistiche universalmente conclamate di Lillard e la voglia di vincere sua e di Antetokounmpo fossero sufficienti per una squadra da anello.

A questo si aggiunge la scelta di licenziare colui che quell’anima difensiva l’aveva messa in piedi, l’allenatore Mike Budenholzer che come spesso accade nello sport di squadra è stato il primo a pagare l’eliminazione dei suoi Bucks contro gli Heat ed è stato scaricato senza troppi complimenti dalla franchigia con le spietate leggi del business che passano oltre la tragica scomparsa del fratello di Budenholzer proprio durante la serie con Miami.

Mike Budenholzer con Giannis Antetokounmpo

Mike Budenholzer con Giannis Antetokounmpo

Privati di Holiday (e Allen) e del preziosissimo apporto energico che portava l’ex Sixers, con il terzo violino Khris Middleton sempre più a mezzo servizio (giocherà solo 55 gare nel 2023-24 dopo le 33 dell’anno prima) e con l’acquisto di Patrick Beverley apparso senza mezzi termini come una toppa su un buco troppo grande la squadra fa una fatica pazzesca a ingranare e quando finalmente sembra riuscirci (11 vittorie su 13 a dicembre 2023) si decide per un’altra mossa da win now mode: viene destituito dopo appena tre mesi Adrian Griffin, che aveva sostituito Mike Budenholzer sulla panchina dei Bucks ed era alla prima esperienza in assoluto da head coach, per rimpiazzarlo con Doc Rivers.

Per Rivers i tempi dell’anello 2008 con i Big Three di Boston Celtics, in cui aveva saputo tesaurizzare al massimo le qualità di Rajon Rondo, sono lontanissimi: a quel trionfo sono seguite solo delusioni sia ai Clippers, ancora oggi in attesa delle loro prime Finals, sia a Philadelphia. Il buon Doc ha però una caratteristica particolare: lasciare totale carta bianca alle sue stelle, e a Milwaukee ce ne sono due come Lillard e Antetokounmpo che sono ben felici di disporne a tutto spiano.

Il responso del campo però è di quelli senza alcun tipo di appello. La stagione dei Bucks finisce come accennato con un’altra eliminazione al primo turno in una serie giocata senza Giannis ma soprattutto Jrue Holiday, il grande sacrificato in nome di Dame Lillard, vince l’anello a Boston giocando da protagonista assoluto i playoff al fianco di Jaylen Brown e Jayson Tatum e rivelandosi ancora una volta il tassello mancante per le ambizioni dei Celtics.
Come era avvenuto con i Bucks, che però lo hanno scaricato senza troppi problemi in nome dell’All Star a caccia d’anello di turno.

Parlare di stagione perdente dopo sei partite, a meno di essere una squadra da tanking più o meno annunciato come i Detroit Pistons o gli stessi Portland Trail Blazers, è sempre prematuro. Tuttavia se l’inizio da 1-5 dei Bucks sarà molto probabilmente migliorato nelle prossime settimane lo stesso non può dirsi per le prospettive della squadra.

Milwaukee ha salutato Patrick Beverley che ora è in Europa dopo aver visto la sua parabola discendere sempre più negli anni e gli acquisti principali sono stati quelli di Gary Trent Jr. e Taurean Prince che appaiono, in particolare riguardo Prince, volti ancora una volta a rimettere in piedi un sistema difensivo. I Bucks sono però tuttora la 23esima squadra della lega per punti subiti con un non esaltante 118.6 a gara, sono (tanto per cambiare) privi di Middleton e l’attacco è totalmente in mano a Lillard (10 tiri da tre a gara) e Antetokounmpo (che tira 12.7 volte a partita, saranno solo sei gare ma è la media più alta da quando gioca in NBA)

L’ultima gara giocata dai Bucks contro gli imbattuti Cleveland Cavaliers è una fotografia molto fedele della situazione attuale: finale punto a punto, prima Giannis che si divora il layup del sorpasso a 49” dal termine, poi Lillard che sembra inaugurare il Dame Time portando avanti i Bucks con meno di 10” da giocare ma infine Donovan Mitchell che segna in faccia a Gary Trent Jr. il canestro della vittoria. Fotografia fedele non solo per l’andamento sul campo ma anche perchè i Cavaliers a loro volta hanno avuto una stagione deludente l’anno scorso ma hanno deciso di continuare ad affidarsi al loro progetto e ne hanno ottenuto una partenza con zero sconfitte.

Se i Bucks appaiono ben lontani dal poter essere competitivi per il titolo è però d’obbligo porsi delle domande anche sulle possibilità di Giannis Antetokounmpo di vincere altrove. E quindi chiedersi: se il greco è protagonista assoluto in un contesto in cui ha una società che di fatto lo ha assecondato in molte sue scelte e in quel contesto non vince, riuscirà ad ottenere qualcosa in un altro tipo di situazione dividendosi i riflettori con altre stelle più o meno affermate?

Si era parlato di un apprezzamento reciproco di Dallas per il Greek Freak che quindi si troverebbe ad affiancare Luka Doncic e Kyrie Irving. I Mavericks però sono arrivati alle Finals non solo con l’acquisto (definito azzardato e che aveva portato l’anno prima a non fare i playoff) di Irving al fianco di Doncic ma anche e soprattutto aggiungendo giocatori come Washington, Gafford e Lively che hanno portato quell’energia e quello spirito di sacrificio che mancava alla squadra.

 

Paradossalmente, l’arrivo di Antetokounmpo potrebbe essere per i Mavericks quello che è stato per i Bucks l’acquisto di Lillard: smontare una struttura che funziona e grazie alla quale le stelle possono fare le stelle per aggiungere un giocatore già affermato e con la richiesta di continuare ad essere a sua volta una stella. Ai Bucks finora è andata male, difficile che possa andar bene ai Mavericks o altrove.

Ad oggi quindi appare molto difficile che i Bucks riescano a riavvicinarsi al titolo del 2021 ma anche che il neo 30enne Antetokounmpo possa arrivare a vincere un altro anello da protagonista. Come sempre la parola spetta al campo che però finora non si è certo pronunciato a favore di Giannis e della sua attuale franchigia; rimane il fatto che se davvero il Greek Freak avesse tenuto fede alle sue parole del 26 aprile 2023 forse ci sarebbero state più possibilità di successo sia per lui, sia per chi con lui ci gioca e ci lavora.

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