Il 17 giugno è diventato a tutti gli effetti una data magica sul calendario dei moltissimi tifosi dei Boston Celtics sparsi per il globo. Dopo sedici anni d’attesa i verdi del Massachussetts sono di nuovo campioni NBA imponendosi d’autorità in gara-5 contro i Dallas Mavericks così come lo stesso giorno e mese del 2008 avevano terminato un digiuno di ventidue stagioni dominando in gara-6 gli eterni rivali dei Los Angeles Lakers.

Un trionfo quantomai meritato e suggellato da una vera e propria cavalcata vincente partita da una regular season in cui i Celtics hanno conquistato la leadership della Eastern Conference con quattordici vittorie di distacco sui New York Knicks secondi e proseguita nei playoff dove la squadra allenata da Joe Mazzulla ha perso solo tre gare, tutte e tre con la sensazione di averle sottovalutate piuttosto che aver realmente ceduto all’avversario di turno.

I successori dei Big Three, Kevin Garnett, Ray Allen e la bandiera Paul Pierce, che riportarono il Larry O’Brien Trophy sotto il tetto del TD Garden dopo quasi un quarto di secolo di assenza non possono che essere Jayson Tatum e Jaylen Brown, quest’ultimo incoronato MVP delle Finals dopo aver ricevuto l’analogo riconoscimento per le finali della Conference orientale.

I due Jay sono stati per anni i protagonisti di una Boston che arrivava sempre in fondo per poi però mancare il passo definitivo: dal 2017-18, quando Tatum e Brown hanno iniziato a fare coppia, i Celtics hanno disputato cinque finali di Conference riuscendo tuttavia solo quest’anno a coronare definitivamente il percorso della loro squadra col trofeo più importante. Non è un caso che ad affiancare il duo sia arrivato Jrue Holiday, il giocatore vincente per antonomasia nella NBA di oggi.

Arrivato negli ultimi giorni del mercato estivo a sostituire Marcus Smart, leader emotivo della Boston post-Big Three passato ai Memphis Grizzlies, Holiday ha portato ai Celtics quella dote di atletismo, energia ed esperienza necessaria per la vittoria di quest’anno così come fece ai Milwaukee Bucks con cui aveva vinto il primo anello della carriera e che lo hanno, di fatto, rimpiazzato con Damian Lillard ottenendo tuttavia l’eliminazione al primo turno playoff.

La sconfitta di gara-4 all’American Airlines Center di Dallas, seppur molto brutta con un -38 frutto di una squadra deconcentrata dopo il 3-0 maturato nelle prime tre partite, non ha quindi rappresentato un problema per Boston così come l’assenza per quasi tutti i playoff di Kristaps Porzingis, rinforzo principale della squadra di Mazzulla, e si è rivelata di fatto un contentino per i Mavericks che archiviano comunque una grande stagione.

La squadra allenata da Jason Kidd si tiene l’arrivo all’atto finale dopo aver disputato la seconda Western Conference Finals negli ultimi tre anni partendo sempre col fattore campo a sfavore ma con Kyrie Irving e Luka Doncic a guidare una Dallas che ha sbaragliato uno dopo l’altro i concorrenti a Ovest arrivando al 3-0 contro i Minnesota Timberwolves, freschi dell’eliminazione dei Nuggets campioni in carica, in semifinale.
Semplicemente, questa volta, l’avversario era troppo più affiatato, più esperto, più forte.

Gara-5 inizia subito su binari favorevoli ai Celtics che pur senza un inizio offensivamente devastante arrivano facilmente al ferro mentre Dallas non fa altro che tirare (e sbagliare) da tre punti dovendo fare nuovamente i conti con la feroce marcatura su Irving che aveva tolto dalle prime due gare delle Finals l’ex più odiato. I Mavericks segnano solo due punti in cinque minuti e mezzo con Kidd costretto al timeout sul 9-2 locale dopo la tripla di Al Horford.

Al rientro in campo Josh Green trova due triple di fila (settimo e ottavo tentativo per Dallas) e la partita torna in un equilibrio che tuttavia è solo apparente: l’attacco dei Mavs è monocorde cercando ossessivamente il tiro da fuori, Irving è ancora una volta fuori partita (zero punti nel primo quarto) e così dopo il -1 ospite con la tripla di Dante Exum gli ultimi due minuti vedono i Boston Celtics imporsi con tutta la loro forza.

Lo schiaccione di Jaylen Brown inaugura un 9-0 emotivamente devastante proseguito dalla tripla di Sam Hauser (13/23 nella serie dall’arco, peraltro condizionato dallo 0/5 di gara-2) e con Dallas che accusa già il colpo andando al primo riposo già in doppia cifra di svantaggio (28-18 Boston dopo 12′) Gli uomini di Kidd cercano di non mollare ma vedono i loro tentativi di rientro nel secondo quarto puntualmente respinti da un grande Jayson Tatum.

Il numero 0 si esalta attaccando il ferro, mette a segno 12 punti nella seconda frazione di gioco e quando non segna fa segnare registrando 9 assist nel primo tempo. Boston amministra il vantaggio del primo quarto e poi scappa definitivamente ancora una volta negli ultimi due minuti.

Sul +12 a 1’58” dal termine il nono assist di Tatum si trasforma in una tripla di Brown che ai 16 del compagno aggiunge 15 punti e soprattutto inaugura la sparatoria Celtics che vede il suo apice negli ultimi 20” quando ancora Tatum brucia la retina dai 7 metri e 24, Dallas risponde con un canestro e fallo di Doncic che però sbaglia l’aggiuntivo e Payton Pritchard, così come aveva fatto alla fine del terzo quarto di gara-2, imbuca un canestro da centrocampo che vale il +21 per i Celtics che alla pausa lunga sentono già le loro mani sul trofeo di campioni NBA.

Come per il secondo tempo di gara-4 c’è molto poco da dire anche sull’ultima metà della gara conclusiva della stagione 2023-24. Dallas non ne ha più e Boston tocca il +26 dopo quattro minuti per poi gestire il vantaggio con tranquillità e senza i cali di concentrazione visti in passato rispondendo colpo su colpo a Luka Doncic che raggiunge la doppia doppia nel terzo quarto.

Lo sloveno non trova appoggio dai compagni di squadra e Jayson Tatum presenta il conto nell’ultima frazione: 11 punti personali per lo 0 che si prende la standing ovation del TD Garden a 4′ dal termine e gara chiusa ancora prima di essere lontanamente riaperta. Gli ultimi minuti vedono le riserve in campo per ambedue le squadre tra i festeggiamenti dei tifosi che aspettano solo la sirena finale per far esplodere la festa di Boston.

All’albo delle statistiche va quindi il 106-88 finale così come la doppia doppia di Tatum da 31 punti e 11 assist accompagnata dai 21 di Brown con 8 rimbalzi e 6 assist, dal 15 di Holiday con 11 rimbalzi (addirittura migliore dei suoi in questa voce) e dalla solita prestazione maiuscola al tiro di Derrick White, anche oggi 4/8 da tre per un giocatore prezioso per Mazzulla data la capacità di prendere e mettere tiri pesanti affiancando i big.

Mai come in questo caso però i numeri vanno in secondo piano; come accennato quello di Boston è un anello che parte da lontano, dalla ricostruzione affidata a Brad Stevens che ha costruito il gioco e gli interpreti di questi Celtics passando per delusioni come la militanza di Kyrie Irving e tragici colpi di sfortuna come l’infortunio di Gordon Hayward alla prima partita in stagione prima che Joe Mazzulla si sia rivelato l’uomo giusto per proseguire un lavoro che lo stesso Stevens gestisce comunque da dietro le quinte.

Joe Mazzulla si gode il Larry O'Brien Trophy al suo secondo anno da head coach

Joe Mazzulla si gode il Larry O’Brien Trophy al suo secondo anno da head coach

Celebrati i vincitori, però, è giusto tributare l’onore delle armi anche ai vinti Dallas Mavericks. Non tanto per la loro resistenza nella serie che alla fine si è rivelata piuttosto velleitaria quanto per come hanno avuto la forza di ribaltare una stagione partita in modo negativo e che ha condotto a dei playoff esaltanti e alle NBA Finals grazie agli acquisti giusti e alla mentalità giusta.

Kyrie Irving è tornato quello di Cleveland quando sembrava un giocatore finito e ha ricoperto alla perfezione il ruolo di co-trascinatore con Luka Doncic, che chiude da sconfitto la sua prima finale NBA e affronta le consuete critiche sulla forma fisica e sull’applicazione difensiva carente ma nella consapevolezza che è toccato a tutti i grandi campioni prima di lui.

Proprio la condizione fisica di Doncic sarà comunque uno dei punti su cui lavorare per Dallas se vuole mantenersi su livelli da contender, oltre che per la forma in sè anche per come lo sloveno arrivi ai playoff troppo spesso con infortuni che influenzano anche ciò che è in grado di fare nella sua metà campo (con il massimo rispetto per le competizioni FIBA da questo punto di vista pesano anche le estati passate regolarmente con la sua Nazionale)

Sulle mosse dei Mavericks per mantenersi competitiva e arrivare alla prossima stagione con un anno di esperienza in più per i vari Dereck Lively, PJ Washington e Daniel Gafford (tutti alle prime Finals) ci sarà comunque ampio spazio di discussione nei mesi successivi. Oggi è tempo di festeggiare meritatamente i Boston Celtics, che superano i rivali Lakers nel numero di anelli NBA vinti e sono oggi la formazione più titolata della lega.

A Joe Mazzulla, al suo staff e ai giocatori che hanno portato i tifosi del Massachussetts e di tutto il mondo a vivere una stagione da sogno vanno quindi i più sinceri complimenti con la sensazione consolidata che anche per il prossimo futuro chiunque voglia ambire al titolo NBA dovrà fare i conti con i Boston Celtics.

Jaylen Brown alza la coppa: la stagione NBA 2023-24 si chiude

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8 thoughts on “I Boston Celtics sono campioni NBA per la diciottesima volta

  1. Ce l’abbiamo fatta!!! 18 anelli, unici in NBA, sono commosso, ebbene sì. Dopo la clamorosa sconfitta di gara 4, che reputo ignomignosa per il punteggio, e il distacco, subiti, temevo una implosione. La temevo a causa dei molti blackout che questo gruppo ha avuto nel corso di tutta la stagione, nulla di che considerando il record di 80-21 (postseason compresa), ma specchio di una possibile debolezza sulla tenuta mentale.
    Invece le pile erano più scariche a Dallas, i Celtics sono scesi in campo con la giusta concentrazione e cattiveria, e senza visibili affanni. Come hai scritto, gara 5 virtualmente chiusa all’half-time.
    GO CELTICS, always proud!!! GRAZIE!

    • Parlare dopo è facile, ma in gara-4 Boston non era proprio scesa in campo. Ed era già accaduto qualche altra volta. Bastava tornare ad applicarsi, per avere gli stessi risultati.

      A parte questo io faccio un plauso a Mazzulla, che doveva essere un ripiego, e alla società tutta. Mi aspetto che rimangano ad altissimi livelli.

      Sinceramente invece Dallas mi ha un po’ deluso e udite udite, un pochettono anche Doncic. Miglior attaccante della serie, ma non siamo all’all star game. Spero per lui che si sia trattato di qualche problema fisico che lo possa avere ammorbidito in difesa.

  2. Premesso che non ho mai avuto simpatia per i Lakers, ma non bisognerebbe calcolare nel loro computo dei titoli anche quello vinto nel 1948 nella National basket league, visto che poi questa lega si è fusa con la Nba?

    Anche perché, se cancelliamo dall’albo d’oro la Nbl, vanno perduti ben dodici anni di basket professionistico americano (quelli che vanno dal 1937 al 1949).

      • Ah, ah, hai ragione. Spero in un riconoscimento postumo della Nbl, come ha fatto di recente la Mlb con le Nl.

        A proposito, complimenti per il titolo: spero anch’io, un giorno, di poter festeggiare il titolo di una mia squadra americana. Però devono sbrigarsi perché sono vecchio: oramai ho superato i quaranta, non mi resta molto da vivere 😆 .

        • Azz….. allora devo ritenermi fortunato, essendo alla soglia dei sessanta :-))))

          Aspettando quello dei 49ers, spero di non dover vivere fino a novanta…….

  3. Serie finale mai in discussione: Celtic troppo preparati, troppo forti, troppo concentrati su fine ultimo, hanno continuato a fare il gioco semi-perfetto delle regular season e hanno tolto ai Mavs prima l’arma dei passaggi al ferro ai loro due lunghi, quindi hanno limitato le penetrazioni al ferro di Doncic e Irving e hanno dettato i ritmi del gioco. Onore a loro, migliori, per tutta la stagione e con una missione da raggiungere. Le due stelle hanno svolto il compito con serietà e voglia di vincere di squadra, i comprimari hanno fatto il meglio possibile. A Dallas, per me, l’onore delle armi per quanto in Finale non abbiano mai brillato, ma hanno fatto dei p.o.esagerati ribaltando sempre il fattore campo, battendo squadre in teoria più forti o più attrezzate con un Doncic in formato superstar(per me il vero MVP della Lega). In Finale il 77 non era nella forma dei mesi prima, si è visto, infortunio o meno, mi pare evidente che Dallas debba rispondere ad una cosa: trovare il modo di risparmiare un po’ Doncic che gioca tantissimo, troppo, e arriva stanco a maggio-giugno, credo che la prima cosa da fare per i Mavs sia proprio trovare il modo di far arrivare lo sloveno a primavera in condizioni ottimali.

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