Cambia lo scenario, ora quello dell’American Airlines Center di Dallas, non cambia il risultato nelle NBA Finals: i Boston Celtics contengono il tentativo di reazione dei Dallas Mavericks, prendono il largo nel terzo quarto e seppur col brivido finale della rimonta texana dal -21 dopo due minuti nell’ultimo quarto al -1 si aggiudicano anche gara-3 per 106-99.

L’assenza di Kristaps Porzingis non ha penalizzato la squadra di Joe Mazzulla che rimane imbattuta in trasferta nei playoff e mette la più seria delle ipoteche sul suo diciottesimo anello NBA con quel 3-0 mai rimontato da nessuno nella storia della postseason.

Nonostante Dallas abbia potuto contare finalmente sul miglior Kyrie Irving (35 con 13/28 per l’ex campione NBA con i Cleveland Cavaliers) Boston ha continuato a imporre la sua pallacanestro lasciando ai Mavs poco più della speranza di guadagnare il punto della bandiera in gara-4, potendo a sua volta contare sul ritorno di un Jayson Tatum ai massimi livelli.

Il numero 0 non aveva del tutto sfigurato finora ma nelle prime due gare non era comunque riuscito a esprimere il meglio di sè mentre a Dallas è stato il top scorer dei suoi con 31 punti (anche se 4/13 da tre) e così ai Celtics è bastato attendere l’ingresso mentale in partita di Jaylen Brown (6 nel primo tempo, 24 nel secondo) per prendere il largo.

31 per Jayson, 30 per Jaylen: i due Jay festeggiano il successo di gara-3

31 per Jayson, 30 per Jaylen: i due Jay festeggiano il successo di gara-3

 

L’inizio del terzo atto delle Finals rispetta il classico copione della squadra in svantaggio che cerca la spinta del pubblico amico per rimettersi in gioco: spinta da Luka Doncic e Kyrie Irving, come accennato da subito dentro la partita, nonchè dal primo possesso di Dereck Lively che significa canestro e fallo subito i Mavericks vanno sul 25-12 di metà primo quarto. Proprio Tatum guida i Celtics alla rimonta immediata con 13 punti nei primi 12′ assistito dalle due triple (su 2) di Sam Hauser, tutto ciò propizia un controparziale di 28-6 in favore di Boston per chiudere il primo quarto sul 31-30 per i Mavericks.

Malgrado abbia realizzato a sua volta 13 punti nella prima frazione di gioco Doncic non è affatto nella sua versione migliore. In campo sotto antidolorifici, lo sloveno mostra un lato di sè che abbiamo più volte visto durante la postseason e che rappresenta a tutti gli effetti il rovescio della medaglia del suo abbagliante talento, protestando continuamente e cercando di mettersi in partita a tutti i costi con soluzioni sempre più difficili.

Non è un caso che venga messo a sedere dopo 4′ nel secondo quarto mentre va in scena il duello tra Irving e Tatum che rispondono l’uno ai colpi dell’altro: Kyrie conclude il primo tempo con un bottino personale di 20 punti con 4/5 da tre che è già migliore di quanto messo a segno nelle due intere gare precedenti, Jayson risponde a sua volta col ventello personale.

L’intervallo lungo vede i Mavericks ancora avanti di un punto e con una situazione che tutto sommato non gli andava nemmeno troppo male in quanto erano riusciti a resistere ai tentativi di allungo di Boston approfittando di un Jaylen Brown che come accennato non era ancora entrato in partita realizzando solo 6 punti con 0/3 da tre. Se però Irving si è mostrato in forma e Lively ha mostrato di superare l’impatto del debutto alle Finals nel suo anno da rookie non si può certo dire che Dallas abbia potuto finalmente trarre vantaggio dai role players che tante volte hanno tolto pressione ai leader offensivi designati.

Così quando inizia il terzo quarto l’attacco dei Mavericks vede PJ Washington e Derrick Jones Jr. rifiutare continuamente tiri costringendo Irving a tenere su la baracca da solo esattamente come era successo a Doncic nelle prime due gare e se aggiungiamo che i Celtics trovano cinque punti in un minuto da Brown (quasi quelli che aveva messo nell’intero primo tempo) e che trovano nei tagli backdoor un importante punto debole nella difesa di Dallas il risultato non può che essere il fatidico allungo ospite.

Brown è a pienissimo regime, Jrue Holiday ci mette gli intangibles necessari sporcando ogni pallone e Boston vola sul +13 con la tripla di Xavier Tillman, prezioso anche in precedenza tesaurizzando al massimo quello che poteva dare in una gara-3 di Finals in trasferta, sotto qualche “boo” poco generoso del pubblico di Dallas che vede comunque nuovamente la sua squadra andare sotto e soprattutto non essere in grado di contrastare un avversario in pieno rush vincente.

Da questo punto di vista le mosse di Jason Kidd sono sostanzialmente l’ingresso di Josh Green, a sedere per tutto il primo tempo, e soprattutto lo scongelamento di Tim Hardaway Jr. che usufruisce di un minutaggio inspiegabilmente alto (19 minuti e mezzo dopo essere entrato in campo solo una volta, per 7′, nelle ultime cinque gare) ripagando con uno 0/5 dal campo e un -19 di plus-minus in una gara persa di 7.

Più che i Mavericks protagonisti di una seconda parte di stagione da solo 4 sconfitte in regular season dal 7 marzo in poi si sono visti quelli dei mesi precedenti, quasi totalmente inerti di fronte ai parziali avversari. Da questo punto di vista non si possono avanzare quantomeno dei dubbi sul coaching di Kidd, rinnovato un mese fa.

Questo ovviamente non sminuisce nella maniera più assoluta i meriti dei Celtics che chiudono il terzo quarto sul +15 realizzando 35 punti nella frazione di gioco dopo i 30 della prima e inaugurano gli ultimi 12′ andando sul massimo vantaggio di 21 lunghezze con 10 minuti da giocare. Partita e serie sono totalmente nelle mani dei verdi che possono compiere un solo errore: sollevare le mani dal manubrio credendo che la contesa sia terminata.
Nei minuti successivi, tuttavia, questo è proprio ciò che accade.

In un AAC spento iniziano a entrare le triple di PJ Washington e Josh Green che erano mancate per tutta la serie. Dallas mette a segno un 10-0 tra il terzo e il quarto minuto dell’ultimo quarto, Mazzulla chiama immediatamente timeout ma il ritorno in campo dopo la sospensione è shockante per i Celtics che non muovono più la palla, cercano soluzioni estemporanee e vedono Dereck Lively arpionare tutti i rimbalzi (11 punti con 5/6 e 13 rimbalzi per il rookie da Duke) Irving e Doncic tornano a macinare canestri e a poco meno di cinque minuti dal termine della gara è tutto da rifare per i Celtics, in vantaggio solo di tre punti sul 93-90.

La doccia fredda per i Mavericks arriva però quando Luka Doncic commette quinto e sesto fallo su Jaylen Brown, l’ultimo dei quali sanzionato dopo un interminabile review da parte della terna arbitrale. Dallas deve quindi giocare il finale di partita senza l’uomo che ha deciso innumerevoli gare proprio negli ultimi minuti, da gara-4 con i Clippers nella bolla di Orlando del 2020 fino a gara-2 con i Timberwolves di quest’anno solo per fare due esempi.

I Mavericks accusano il colpo e anche se Irving mette il -1 con ancora 4′ da giocare l’uscita di Doncic restituisce energia mentale ai Celtics che rispondono con un 5-0 propiziato da un grande canestro di Jaylen Brown e dalla tripla di Derrick White, anche lui sotto i suoi standard nel primo tempo ma che si conferma killer e risorsa preziosa per Joe Mazzulla nel secondo (16 con 4/9 da tre per l’ex Spurs a fine gara)

Dallas non ha più energie per rimanere a contatto e cercare il sorpasso e alza bandiera bianca con lo stillicidio dei falli sistematici che premia definitivamente i Boston Celtics consegnando la terza vittoria sulle tre gare delle Finals fin qui disputate a una squadra che non perde da più di un mese (ultima sconfitta in gara-2 contro i Cleveland Cavaliers il 9 maggio scorso) e che mostra ogni giorno di più di meritare un Larry O’Brien Trophy per coronare un ciclo che l’ha vista sfiorare tante volte il bersaglio grosso.

Per celebrare ufficialmente i Celtics come campioni NBA bisognerà attendere la quarta vittoria ma se è vero che l’unico risultato definitivo è quello della sirena finale il dominio della storica franchigia del Massachussetts va anche oltre il 3-0 attuale. Di fatto la Dallas che era riuscita ad arrivare in finale è stata completamente disinnescata dagli avversari, più affiatati ed esperti di questo tipo di contese, giocandosela solo grazie ai picchi offensivi di Doncic e Irving o a momenti di rilassamento di Boston.

Luka Doncic con Jason Kidd, ambedue presente e futuro dei Mavericks

Luka Doncic con Jason Kidd, ambedue presente e futuro dei Mavericks

Questo offusca comunque solo in parte la stagione della squadra texana che dopo aver smaltito la delusione della sconfitta (dovrei dire “eventuale”, ma non ci sono attualmente gli estremi per presupporre eventualità favorevoli a Dallas diverse da un miracolo vero e proprio) potrà tenersi la seconda deep run in tre anni dopo aver già raggiunto le Conference Finals nel 2022 e partire da un nucleo ora molto più solido intorno a Luka Doncic rispetto a due anni fa, con PJ Washington, Daniel Gafford e Dereck Lively blindati per i prossimi anni e per i quali questa stagione sarà un prezioso tesoro d’esperienza.

Dallas è qui per restare, magari evitando che Doncic arrivi a fine stagione nelle condizioni fisiche con cui ha chiuso questa, ma il presente è tutto dei Boston Celtics che hanno le carte in regola per concludere già nella prossima gara il discorso relativo all’anello. Vedremo quindi se i Mavericks riusciranno a ottenere almeno una vittoria o se già nella notte di sabato avremo una nuova squadra campione NBA.

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