I Knicks non sono più la barzelletta della lega.

A dire il vero lo si era capito già dalla scorsa stagione, ma quest’anno l’asticella si è alzata ulteriormente. La stagione e la post season di New York ha dato le conferme che ci si aspettava, ed i tifosi (almeno quelli vintage) hanno provato sensazioni che al Garden mancavano da 25
anni.

Inutile recriminare la sfortuna, tutte le franchigie NBA hanno fatto i conti o li stanno facendo con gli infortuni, certo lo stile logorante di Thibodeau non aiuta in questi termini. Interrogativi del tipo dove sarebbero arrivati i Knicks con Randle, o Robinson, o Boogie non fanno testo.

Come sostiene l’allenatore di NY avanti il prossimo, ma ad un certo punto su quella panca non c’era più nessuno da chiamare. Con tutto il rispetto ha fatto un po’ specie vedere Indiana in finale ad est, ma bravi i Pacers anche se poi hanno sperimentato sulla loro pelle cosa significa giocare con il tuo miglior uomo a mezzo servizio, o non giocarci proprio.

Andiamo con ordine.

STAGIONE REGOLARE

NY è partita col concetto di gioco tanto caro a Thibs ed i risultati si sono visti fin da subito, col lusso di avere disponibili dalla panca Josh Hart, Donte Di Vincenzo e Isaiah Hartenstein.

Brunson ha dimostrato in crescendo il suo valore e di come tre quarti della stampa e dei critici US avessero preso un granchio colossale, definendo il suo contratto senza senso. Randle è parso da subito coinvolto sebbene l’inizio (e le percentuali) non fossero state le
migliori della sua carriera.

Gli infortuni e le trade orchestrate da Leon Rose hanno poi ridefinito lo scacchiere newyorkese e le dinamiche dei Knicks 2023/2024.

Mitchell Robinson era partito centro titolare con un enorme contributo a rimbalzo offensivo, ed in difesa. A dicembre 2023 ha subito un infortunio alla caviglia sinistra ed è stato subito operato. Inizialmente sembrava che il centro dovesse saltare tutta la stagione, invece la cavalcata dei Knicks ed il suo recupero lo hanno reso disponibile già per le ultime partite di fine stagione e successivamente pronto per i play off.

Sfortunatamente per Mitch e New York la caviglia già operata ha subito un nuovo infortunio\ricaduta nella serie con Indiana, ponendo fine alla stagione del lungo. Il numero 23 come dicevo era partito titolare ad inizio stagione vista la sua importanza\duttilità difensiva e a rimbalzo offensivo, la sua operazione ha spianato la strada in quintetto ad Hartenstein. In estate non è escluso che i Knicks decidano di rinunciare ad uno dei due lunghi poiché sarà difficile trattenerli entrambi.

Su una blockbuster trade dei Knicks si speculava dall’estate 2023, Leon Rose ha avuto pazienza ed ha atteso il 30 dicembre per scambiare RJ Barrett, Immanuel Quickley ed una seconda scelta 2024 per OG Anunoby, Precious Achiuwa e Malachi Flynn.

Thibodeau finalmente ha messo le mani sul difensore che voleva, rinunciando ai punti di Quickley dalla panca ed al contributo di RJ che non ha avuto quello sviluppo che i Knicks si aspettavano da lui. Per carità Barrett ha sempre fatto il suo, ed è stata la prima scelta Knicks rinnovata dopo Charlie Ward, tuttavia in attacco era molto discontinuo sia dall’arco che nel pitturato, ed in difesa non sempre attento, inoltre sebbene cercasse di evitarlo, essendo il terzo mancino aveva la tendenza quando osava a pestare i piedi a Randle e Brunson.

Quickley si era tramutato in un sesto uomo letale, in grado di spaccare le partite, tuttavia New York non voleva spendere per un suo rinnovo, visto che Toronto aveva gli stessi dubbi con OG la trade si è concretizzata velocemente.

OG aveva (ed ha) estimatori in mezza lega (Lakers e Miami su tutte), ma i Knicks avevano i migliori asset da offrire. Il contributo di Anunoby è stato sorprendente sin da subito, tanto a livello difensivo quanto offensivo, dimostrandosi perfetto per il gioco dei Knicks e la filosofia di
Thibodeau.

A febbraio con la deadline Rose ha estratto un altro coniglio dal cilindro spedendo a Detroit Ryan Arcidiacono, Malachi Flynn, Evan Fournier e Quentin Grimes in cambio di Bojan Bogdanovic e Alec Burks. I Knicks si sono liberati di uno dei peggiori contratti a roster (Fournier) mai sopportato da Thibodeau viste le sue lacune difensive e soprattutto di Grimes, partito titolare ma poi sparito timidamente.

Il prodotto di Houston è un giocatore che ha potenziale su ambo i lati del campo, ma è sempre sembrato abbastanza avulso dal gioco
newyorkese, rendendo meno di quello che avrebbe potuto dare. Non è un caso che il salto di qualità la squadra lo abbia fatto con la promozione in quintetto di Di Vincenzo al suo posto. Da Detroit sono arrivati due rinforzi per la panca in grado di portare punti dal perimetro e con contratti a breve scadenza.

Julius Randle stava giocando una buona stagione, contraddistinta da una partenza lenta e discontinua, con percentuali in ribasso, salvo poi riprendersi da inizio dicembre. Il fato ha voluto che l’ala forte texana si infortunasse alla spalla il 27 gennaio contro i Miami Heat, alla vigilia del secondo alla star game consecutivo. Caso vuole che da quel momento in poi New York abbia ingranato la sesta marcia che l’ha portata al secondo posto ad est.

PLAYOFFS

Il termine con cui definirei i playoff giocati dai Knicks è certamente rammarico. Molto bella intensa e combattuta la serie con Phila in cui Brunson si è consacrato come top player NBA e Josh Hart come motore di questa squadra (commovente il suo contributo a rimbalzo).

La serie coi Pacers vedeva i Knicks favoriti ma gli infortuni di Anunoby, Robinson e nella partita decisiva di Hart e Brunson hanno dato il colpo di grazia alle speranze dei Knicks. Con più salute un viaggio alle finali di conference (atteso dal lontano 2000) sarebbe stato
alla portata di questi ragazzi, cercando di giocarsela con i ben più quotati Celtics.

I momenti che rimarranno impressi sono la rimonta al Garden in gara 2 con Phila con le triple back to back di Brunson e Di Vincenzo, le
cinque gare di Brunson da 40 punti o più, numeri che lo hanno portato sui livelli di gente con Lebron e Jordan. Peccato davvero per non essersi aggiudicati gara 3 ad Indiana, un match da vincere nonostante l’assenza di Anunoby e che probabilmente avrebbe spostato l’inerzia della serie a favore di NY.

DRAFT

New York è tra le squadre NBA con più prime scelte a disposizione (dopo i Thunder, i Jazz e gli Spurs). Quest’anno ha due scelte al primo giro la 24 via Dallas (frutto della trade Porzingis, diventato poi top 10 protected nel 2023 e che ha fruttato Dereck Lively ai Mavs, complice il loro tanking della scorsa stagione) e la 25, più la 38 al secondo giro via Utah Jazz.

Il draft di quest’anno sembra essere uno dei peggiori dell’ultimo decennio, tuttavia avere tre scelte e contratti in scadenza o pedine scambiabili rende il valore intrinseco delle scelte ancor più importante. La sensazione è che difficilmente i Knicks utilizzeranno tutte e tre le scelte al prossimo draft.

FREE AGENCY

La situazione salariale dei Knicks vede dei contratti di gran valore, ben lontani dai supermax firmati di recente. Particolarmente interessanti per eventuali trade i contratti di Randle (30 milioni il prossimo anno e poi 32 con una player option) e Robinson (14 milioni il prossimo anno e 13 il successivo).

Sottopagati rispetto alle medie di mercato NAB Brunson (25 milioni per le prossime due stagioni con player option l’anno prossimo) e DiVincenzo (12 milioni medi per i prossimi 3 anni), vero e proprio steal di Leon Rose. Anche McBride è stato rinnovato lo scorso anno a cifre più che ragionevoli (4,3 milioni di media), sia in ottica di back up che come trade asset da inserire in un pacchetto.

Jalen Brunson si è dimostrato il leader di questi Knicks, un uomo franchigia che nessuno si aspettava su questi livelli due stagioni or sono. Il figlio di Rick potrebbe aspettare l’estate 2025 per siglare un supermax da 270 milioni in 5 anni, recentemente si è vociferato della volontà di estendere già in estate con un quadriennale che dovrebbe aggirarsi sui 156 milioni.

Qualora dovesse optare per quest’ultima opzione Jalen darebbe una flessibilità di manovra enorme ai Knicks, permettendo la firma di un’altra star e dando un messaggio da leader inequivocabile della franchigia.

Il nodo rinnovi imminenti ha tra i principali canditati OG Anunoby che sicuramente rinuncerà alla player option di circa 20 milioni per cercare un contratto più remunerativo. L’ala piccola britannica cercherà un quadriennale\quinquennale che si aggira sui 40 milioni a stagione, motivo per cui i Raptors hanno monetizzato come potevano a febbraio tradandolo per RJ Barret e Quickley (a sua volta da rinnovare).

I Knicks sono interessati a trattenerlo, e possono offrire un quinquennale da 245 milioni di USD, a livello di comparable i riferimenti sono Jerami Grant e Jayden McDaniels quindi si potrebbe ipotizzare un quinquennale da 35/40 milioni che costerebbe ai Knicks 175-200 milioni.

Certamente il giocatore ha mercato, tuttavia i Knicks possono firmarlo e rilanciare eventuali offerte. È da capire quanto prezzerà il mercato, considerando che il ragazzo si sta assestando su una media di 50 partite a stagione.

Un back up plausibile e più economico potrebbe essere quel Mikal Bridges di cui si vocifera da un po’ a NY sponda Manhattan. Sarebbe suggestivo rafforzare ancora di più il blocco Villanova, con un giocatore simile (sebbene meno fisico ma più tiratore) di OG, a cifre decisamente inferiori, sui 24 milioni a stagione per i prossimi due anni.

Altra pedina fondamentale che i Knicks vogliono trattenere è quell’Isaiah Hartenstein diventato dopo l’infortunio di Mitch Robinson il centro titolare, e rimasto tale anche dopo il rientro del 23 newyorkese. I Knicks hanno gli early bird rights sul giocatore (tecnicamente significa che possono eccedere il cap per rifirmarlo).

Tradotto in soldoni dovrebbero essere circa 75 milioni per quattro anni. In un mercato estivo privo di centri free agent il ragazzone bianco potrebbe attrarre estimatori (Orlando? Detroit? OKC), il rischio è che il prezzo si alzi per i Knicks che per trattenerlo dovranno certamente rinunciare a rinnovare Burks ed Achiuwa.

La firma di Hartenstein potrebbe liberare la partenza di Mitchell Robinson (o viceversa) visto che pare difficile che NY riesca a trattenere entrambi i centri, entrambi potenzialmente titolari in un’altra franchigia NBA (i Thunder sembra siano alla finestra e monitorino la situazione con attenzione).

Discorso a parte vale per Julius Randle il cui quadriennale firmato nel 2022 pare oggi decisamente ragionevole anche alla luce dei numeri messi in cascina dal nativo di Dallas, con l’unico neo della regressione dall’arco (con meno tentativi rispetto all’anno precedente).

Il punto non sono tanto i numeri di Julius, giocatore che avrebbe fatto comodissimo nella serie coi Pacers, quanto il fatto che con lui in campo il gioco fosse meno fluido e  Brunson non potesse prendersi quella leadership che poi ha dimostrato in seguito all’infortunio del numero 30.

In passato 3 mancini (Jalen, Julius e RJ) tendevano a pestarsi i piedi in campo, ma il vero e proprio salto di qualità i Knicks lo hanno fatto con OG ed Hart in quintetto per Randle e RJ Barret. Tecnicamente Randle potrebbe rinnovare il suo contratto già in estate, il che lo rende una trade chip per perfetta per un sign and trade. Parliamo pur sempre di un giocatore da 24 punti e 9 rimbalzi abbondanti di media.

Dipende da quanto i Knicks crederanno in lui e sulla sua coesistenza con Brunson, e da quanto vogliano pagare un giocatore che a fine
novembre spegne 30 candeline. Julius potrebbe cercare un quadriennale a circa 45 milioni a stagione il che peserebbe non poco sul monte salari di NY.

Il gruzzolo di prime scelte (fino ad 8) che i Knicks hanno in carniere ed il contratto di Randle potrebbero esser gli asset utili per arrivare ad una seconda star più funzionale alla crescita dei Knicks ed alle loro speranze di fare strada nei playoff. Per ora tutto tace ma la mia sensazione è che difficilmente vedremo Giulio al Garden la prossima stagione, il punto è in cambio di chi?

Infine rimane in sospeso anche il contratto di Bogdanovic che chiama 19 milioni, di cui 17 non garantiti per il prossimo anno qualora venga licenziato o ceduto prima del 26 giugno. Sarebbe un back up costoso ma che potrebbe avere senso oppure un altro trade asset da scambiare per preparare il terreno per ulteriori mosse del management newyorkese.

Riguardo alle suggestioni ed ai soliti rumors associati ai Knicks si è vociferato di Devin Booker, Kevin Durant e Donovan Mitchell. Recentemente poi si vocifera di Towns in uscita da Minnesota. KAT è un nome accostato più volte ai Knicks. Tecnicamente potrebbe avere senso per spaziare ancora di più il campo e dare quella libertà di azione a Brunson che la presenza di Randle non sempre garantisce, tuttavia il contratto è pesante ed avrebbe un effetto immediato sul cap dal 2024-25 con 49,3 milioni a salire fino ai 61,2 del 2027-28. Insomma da
pensarci bene.

Una cosa è certa, ciò che ha portato i Knicks dove sono oggi è il deciso cambio di rotta rispetto al passato associato ad una buona dose di pazienza nel non sbracare di fronte a potenziali star (vedi Spida Mitchell due stagioni or sono). Lo sa bene Leon Rose a sua volta in scadenza di contratto, vero e proprio artefice di questa rinascita, anche in questo caso il rinnovo appare scontato.

E lo sa bene anche Tom Thibodeau di sui si parla di una proposta di estensione a 10 milioni annui, cifre che oramai appaiono consone per i top coach NBA.

Ci sarà da divertirsi la prossima stagione al Garden rimane solo da capire con che squadra, nel mentre i Knicks
sono tornati dove gli compete dopo due decenni di purgatorio e prese in giro.

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.