Concluso il secondo turno la NBA ha le sue finaliste di Conference che per l’Est saranno i Boston Celtics e gli Indiana Pacers. Due squadre partite con ambizioni differenti e dal percorso playoff finora diametralmente opposto con i blasonati Celtics favoriti fin dall’inizio nella corsa all’anello che hanno liquidato piuttosto agevolmente i propri due turni e i Pacers che invece sono partiti con gli sfavori del pronostico ma hanno eliminato due avversarie apparentemente più quotate e guadagnato la prima apparizione alla Eastern Conference Finals dopo dieci anni esatti.

Siamo quindi al momento di analizzare le battute finali delle due semifinali dell’Est nonchè di tirare le prime somme sul percorso delle sconfitte ma soprattutto su cosa potrà offrirci la serie tra Boston e Indiana che partirà al TD Garden nella notte italiana tra il 21 e il 22 maggio.

BOSTON CELTICS (1) – CLEVELAND CAVALIERS (4): 4-1

Nessuna sorpresa in gara-5 e in generale nell’esito finale della serie tra Boston Celtics e Cleveland Cavaliers. Il colpo di mano dei Cavs in gara-2 si è effettivamente rivelato un fuoco di paglia e nel quinto atto della contesa i Celtics di Joe Mazzulla hanno realizzato senza troppi problemi la quarta e decisiva vittoria per accedere alla sesta finale di Conference degli ultimi dieci anni.

L'abbraccio tra Tatum e Brown, leader dei Celtics nuovamente finalisti a Est

L’abbraccio tra Tatum e Brown, leader dei Celtics nuovamente finalisti a Est

Dopo la doppia vittoria in trasferta dei Celtics il ritorno della serie al TD Garden ha visto i Cavaliers alle prese con un roster decimato dagli infortuni con Jarrett Allen e Donovan Mitchell raggiunti in infermeria anche da Caris LeVert; di conseguenza la squadra di JB Bickerstaff ha cercato di fare il possibile con gli effettivi a disposizione non andando però oltre una certa resistenza nel primo tempo prima che Boston, di per sè favorita assoluta per chiudere la serie, non emergesse alla distanza per il +15 finale sul 113-98.

Mazzulla si gode sei uomini in doppia cifra sugli otto che hanno preso parte attiva alla gara con Derrick White che si conferma in forma smagliante (18 con 6 assist) e le doppie doppie di Jayson Tatum che ancora una volta aggiunge 10 rimbalzi ai suoi 25 con 9/16 (a un assist dalla tripla doppia) e Al Horford che oltre ad arpionare ben 15 carambole si prende anche una gara da 6/13 da tre punti rispondendo alla prestazione del buon vecchio Marcus Morris, rispolverato da Bickerstaff data l’ecatombe nel suo roster e firmatario di 25 punti con 10/13 dal campo e 5/6 da tre.

Boston ha nuovamente dimostrato di non patire la prolungata assenza di Kristaps Porzingis in questa serie e si è presa con pieno merito e autorità la semifinale playoff. Come già rimarcato però non si può dire che i Cavs fossero il più duro degli avversari così come non lo sono stati gli Heat al primo turno; d’altra parte i Celtics hanno costruito il loro percorso anche grazie al primato in regular season e quindi ottenuto una strada più agevole anche grazie ai propri mezzi.

A proposito di mezzi, anche al completo quelli di Cleveland non si sono mostrati in grado di valere una deep run nei playoff soprattutto riguardo uno dei leader designati: Darius Garland.

Il play ha avuto una stagione difficile a causa dei problemi fisici ma nella postseason è emersa, oltre che una convivenza con Mitchell decisamente da rivedere, una certa inconsistenza: nel momento di difficoltà doveva essere lui a trascinare i suoi ma anche in gara-5 si è fermato a 11 punti con 4/17 e 0/4 da tre (salvato solo dai 9 assist) I dubbi su Garland assalgono attualmente anche la dirigenza dei Cavaliers che dopo aver valutato la cessione di Mitchell sembra attualmente orientata proprio sul sacrificio del 24enne ex Vanderbilt.

Ad ogni modo il responso del parquet vede i Boston Celtics sempre più lanciati e pronti alla sfida che vale le Finals contro gli Indiana Pacers e di cui parleremo più avanti.

Facile che la risposta sia "nessuno"...

Facile che la risposta sia “nessuno”…

NEW YORK KNICKS (2) – INDIANA PACERS (6): 3-4

Due settimane fa i New York Knicks erano in vantaggio 2-0 nella serie con i Pacers e vicinissimi ad espugnare la Gainbridge Fieldhouse per una vittoria che avrebbe significato quel 3-0 mai rimontato da nessuna squadra nella storia e quindi l’ipoteca sulla loro prima finale di Conference dal 2000 (persa proprio contro Indiana) Oggi, complice la tripla di Andrew Nembhart che ha deciso quella gara-3, a festeggiare è invece la squadra di Rick Carlisle che dopo quello dei Milwaukee Bucks si prende anche lo scalpo dei Knickerboxers.

Il Madison Square Garden gremito e rumoroso di gara-7 non è bastato a cambiare un finale la cui prospettiva aleggiava come una spada di Damocle sulle teste dei tantissimi tifosi Knicks: la squadra di Tom Thibodeau è infatti arrivata alle ultime battute letteralmente a pezzi perdendo uno dopo l’altro giocatori fondamentali a causa degli infortuni.

Basti pensare che all’intervallo dell’ultima gara New York aveva perso anche Jalen Brunson, suo leader assoluto, con Josh Hart a fare ciò che poteva nonostante il dolore ai muscoli addominali, OG Anunoby a tifare dalla panchina dopo aver provato per cinque minuti a scendere in campo e il solo Donte DiVincenzo ad avere ancora le energie necessarie per affrontare una gara-7 di playoff.

La gestione di Thibs si è quindi confermata croce e delizia per i Knicks: da un lato è indubbiamente lui l’artefice del ritorno ad alti livelli di una squadra che solo pochi anni fa viveva stagioni tra il tragico e il grottesco, dall’altro era davvero difficile che i suoi giocatori attraversassero indenni i minutaggi lunghissimi a cui erano sottoposti e in particolare che Hart, spesso in campo tutti i 48 minuti della gara con un ruolo all-around che gli richiedeva anche moltissima intensità, arrivasse integro in fondo alla serie.

Gli Indiana Pacers accedono comunque con pieno merito alla finale di Conference che avevano raggiunto per l’ultima volta con una squadra come quella guidata in campo da Paul George e in panchina da Frank Vogel apprezzata dai fans e che avrebbe forse meritato anche di più. Il presente vede invece Rick Carlisle riportare in alto l’Indianapolis cestistica con un roster perfettamente esplicativo del suo stile, riassumibile nel vecchio adagio la miglior difesa è l’attacco.

Rick Carlisle, al ritorno a Indiana dopo averla allenata dal 2003 al 2007, con un anello NBA vinto a Dallas nel 2011

Rick Carlisle, al ritorno a Indiana dopo averla allenata dal 2003 al 2007, con un anello NBA vinto a Dallas nel 2011

Dopo il pesante e per certi versi inaspettato -30 subito in gara-5 a New York i Pacers hanno vinto d’autorità entrambe le sfide successive, andando in doppia cifra di vantaggio nel secondo quarto di gara-6 chiusa sul 116-103 in loro favore e dominando praticamente dall’inizio la sfida finale in cui hanno superato per lunghi tratti il 70% dal campo (e concluso col 67%) ed espugnato la storica arena newyorkese con un inappellabile 130-109.

Come accennato Indiana è una squadra che corre molto, tira moltissimo e mette vagoni di energia ad ogni possesso, caratteristiche perfettamente rappresentate dalla stella della squadra Tyrese Haliburton. L’ex Kings è talvolta ondivago al tiro ma protagonista di fiammate devastanti che producono sia punti per sè che per i compagni (9 assist in gara-7) con somma gioia in particolare per gli altri esterni: Aaron Nesmith ha chiuso l’ultima partita senza errori dal campo (8/8 per 19 punti) mentre Nembhart, eroe di gara-3, ha prodotto complessivamente un 14/24 dal campo (4/6 da tre) nelle due partite conclusive.

Con la perdita di Anunoby i Knicks hanno dovuto rinunciare a una pedina fondamentale del loro gioco e in effetti senza l’ex Raptors la squadra di Thibodeau ha subito pesantemente il gioco degli avversari. A fare eccezione come accennato è stato il trentello di scarto rifilato ai Pacers in gara-5 che ha rivelato soprattutto i rischi di un sistema come quello di Carlisle: se l’attacco non funziona (91 punti realizzati) si rischiano tracolli pesanti come accaduto anche in regular season.

Nell’atto finale New York si è aggrappata praticamente al solo DiVincenzo che ha firmato 39 punti con un pazzesco 8/10 da tre ma nulla ha potuto contro i colpi, oltre che dei succitati, di Pascal Siakam che ha iniziato l’opera di distruzione (20 con 8/15 per l’altro ex Toronto) e di un indemoniato TJ McConnell presente su ogni pallone. La standing ovation del Madison Square Garden può comunque dirsi meritata per una squadra che ha dato tutto ciò che poteva e che ora punterà a consolidare la ritrovata posizione di prestigio all’interno della Eastern Conference anche nel futuro.

ECF PREVIEW: BOSTON CELTICS – INDIANA PACERS

E’ vero, tutto può accadere nella NBA ma ad oggi non si può preventivare un esito diverso dalla vittoria Celtics. La squadra di Mazzulla appare più profonda, talentuosa e attrezzata per la corsa a un titolo NBA che insegue concretamente da molti anni rispetto agli avversari per i quali la stagione 2023-24 sarà comunque ottima a prescindere dall’esito della serie.

Le diverse motivazioni e la conseguente pressione diversa per le due squadre sono un argomento ricorrente in sfide come questa e in effetti la capacità di Indiana di non perdersi d’animo neanche a fronte di sconfitte con ampio scarto (che come visto in precedenza fanno a tutti gli effetti parte del gioco per gli uomini di Carlisle) potrebbe essere una dote più o meno importante di partenza. Sicuramente i Pacers cercheranno di continuare a giocare a grande velocità e alto numero di possessi ma Boston è perfettamente in grado di raccogliere questa sfida.

L’attacco dei Celtics può infatti contare su un’ottima forma del supporting cast che affianca Jaylen Brown e Jayson Tatum. Al grande Derrick White di questi playoff potrebbe affiancarsi anche il rientrante Porzingis, che non sarà a sua volta un fulmine di guerra in difesa ma è comunque un avversario quantomeno ostico per Myles Turner specie considerando che Horford non sta pagando i 38 anni che compirà il 3 giugno e tornando al ruolo di backup del lettone sarà ancora più efficace.

In più i Celtics possono contare su un elemento che su questi schermi abbiamo finora messo poco in luce ma che resta un equilibratore fondamentale quando si tratta di giocare per vincere: Jrue Holiday. L’ex Bucks si è calato da subito e alla grande nel ruolo di sostituto di Marcus Smart e ne ha rappresentato un upgrade come capacità di rendersi utile negli intangibles potendo contare su una rosa di attaccanti molto, ma molto prolifica.

In attesa che sia il campo a parlare per quanto mi riguarda non c’è da sbilanciarsi in pronostici azzardati (l’ho già fatto nel power ranking di inizio anno mettendo i Cavs sopra i Celtics…) e quindi dico Boston vincente in cinque gare.

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