Siamo ormai nel vivo della postseason NBA con le due semifinali della Eastern Conference che hanno alla fine confermato i pronostici della vigilia: i Boston Celtics inciampano in gara-2 contro i Cleveland Cavaliers ma dominano il resto della serie potendo chiuderla già nella quinta gara davanti al proprio pubblico mentre tra i New York Knicks e gli Indiana Pacers regna un equilibrio caratterizzato dall’assenza di vittorie esterne e con l’arrembante attacco di Rick Carlisle che affronta la difesa ferrea di Tom Thibodeau.

L'obiettivo finale: il Larry O'Brien Trophy destinato ai campioni NBA

L’obiettivo finale: il Larry O’Brien Trophy destinato ai campioni NBA

La sensazione generale è che i Celtics di Joe Mazzulla si confermino la squadra da battere a Est. La storica franchigia di Boston non avrà finora incontrato ostacoli insormontabili ma appare comunque sempre più lanciata verso la finale NBA per cercare di portare in Massachussetts un anello che manca dal 2008 (e che sarebbe solo il secondo negli ultimi 38 anni)

Addentriamoci comunque nell’analisi di quanto accaduto finora nelle prime gare delle due serie mantenendo un occhio anche sul prossimo futuro delle squadre coinvolte.

BOSTON CELTICS (1) – CLEVELAND CAVALIERS (4): 3-1

Così come nella serie con i Miami Heat dopo 4 gare i Boston Celtics hanno sulla loro racchetta ben tre match point per passare il secondo turno contro i Cleveland Cavaliers che dopo aver strappato gara-2 come fece Miami hanno alzato bandiera bianca nelle due partite successive in modo anche più netto di quanto non dicano i rispettivi risultati finali.

L’infortunio di Kristaps Porzingis nell’ultimo episodio della serie con gli Heat (non una novità per il lettone che dalla rottura del crociato con i New York Knicks nel 2018 ha superato solo lo scorso anno le 60 partite giocate in una stagione) non si è finora rivelato un problema per i Celtics sicuramente anche per la corrispettiva assenza di Jarrett Allen in casa Cleveland. Al di là degli effettivi in campo la squadra di Joe Mazzulla appare comunque lanciatissima verso la finale di Conference: merito dei verdi del Massachussetts, certo, ma la resistenza avversaria non è stata delle più ostiche.

Se gli Heat di Spoelstra si sono trovati al cospetto di Boston senza Jimmy Butler e col mantra comunque vada sarà un successo ci si aspettava in effetti di più dai Cavs di JB Bickerstaff che dopo aver dovuto impiegare sette gare per superare gli Orlando Magic al primo turno si trovano spalle al muro e senza troppe apparenti possibilità di espugnare nuovamente il TD Garden in gara-5. Ce n’è abbastanza per mettere in discussione un progetto che già lo scorso anno aveva portato un deludente 4-1 subito dai New York Knicks al primo turno e che malgrado gli aggiustamenti estivi rischia di arenarsi appena al secondo anno.

Gara-1 ha visto subito Boston partire forte amministrando per tre quarti e piegando definitivamente nell’ultimo un avversario che comunque non aveva dimostrato di poter reggere. Con 40 punti subiti già nella prima frazione di gioco Cleveland ha avuto infatti solo Donovan Mitchell, top scorer della partita con 33 punti e unico a crederci per tutta la serie, e la doppia doppia di Evan Mobley da 17 con 8/12 dal campo e 13 rimbalzi a fronte del sistema di gioco di Mazzulla che ha funzionato come un orologio svizzero.

I Celtics hanno dominato a rimbalzo (55-38) tenuto i Cavs a soli 95 punti e saputo trovare di volta in volta nuove risorse offensive a partire dai 25 con 7/12 da tre di un ormai non più sorprendente Derrick White fino ai 32 con 12/18 dal campo di Jaylen Brown. E se l’altro Jay Tatum ha avuto le polveri bagnate dall’arco (0/5) il suo tabellino recita comunque una sonora doppia doppia da 18 punti e 11 rimbalzi.

Tutto bene per Boston vincente 120-95 nella partita inaugurale della serie, poi però l’episodio successivo ha visto di nuovo l’inaspettato passo falso casalingo dei verdi che col senno di poi può essere considerato dovuto all’aver preso sottogamba l’avversario (oltre che a un pessimo quanto estemporaneo 8/35 da tre di squadra, 1/14 combinato per White e Brown) ma che sul momento ha invece dato l’illusione di una serie più equilibrata di come si è rivelata nelle gare successive.

L’epilogo del secondo episodio ha visto un pesante -24 sul 118-94 in favore di Cleveland che ha avuto sei uomini in doppia cifra e un contributo rilevante anche dal supporting cast di Mitchell, top scorer della gara con 29 punti e 5/7 da tre: Caris LeVert dalla panchina ne ha firmati 21 con 9/17, Evan Mobley ha aggiunto un’altra doppia doppia da 21+10 rimbalzi e Darius Garland si è rivelato finalmente consistente: 14 punti con 4/5 da tre e soprattutto 7 assist.

L’approdo della serie a Cleveland ha però immediatamente ristabilito le gerarchie e rimesso in chiaro la distanza attuale tra le due contendenti in favore di Boston. Con Mitchell a lottare contro i mulini a vento (33 con 7/12 da tre in gara-3 prima di saltare la gara successiva per un problema al polpaccio) il terzo atto della serie ha visto Boston prendere il comando delle operazioni e in particolare Jayson Tatum salire finalmente in cattedra coadiuvato come sempre da Brown: 33+13 rimbalzi il primo (anche se ancora impreciso dall’arco, 2/8) 28 con 13/17 il secondo.

I Cavs cercano di reagire più di pancia che di testa e alla fine alzano bandiera bianca per il 106-93 finale, esito che si ripete in gara-4 con un copione più o meno analogo: Celtics avanti dall’inizio, Cleveland a cercare di reggere l’urto più che di contrattaccare a sua volta. Malgrado il miglior Garland della serie (30 punti ma con 4/13 da tre) e le triple di Max Strus (5/9 dall’arco ma 6 palle perse) senza Mitchell non sembra esserci storia e ancora una volta i due Jay si impadroniscono della gara: Tatum dice ancora 33+11 rimbalzi, Brown accompagna con 27 e 9/15 dal campo.

I Boston Celtics arrivano quindi alla gara-5 di questa notte con tutte le carte in regola per chiudere subito la serie e attendere così in finale di Conference la vincente tra gli incerottati New York Knicks e i rampanti Indiana Pacers potendo contare in entrambi i casi sul favore del pronostico. A meno di un’impresa titanica che non sembra essere nelle sue corde invece Cleveland si troverà con ogni probabilità a pensare sulle scelte fatte e a come di fatto dietro Donovan Mitchell (e volendo anche Evan Mobley che ce la sta mettendo tutta) ci sia ben poco quando si tratta di giocare per vincere.

Le voci su una trade proprio per la cessione di Mitchell da questo punto di vista non sono certo confortanti per il futuro della franchigia dell’Ohio anche se è ovviamente molto presto per parlare concretamente di mercato.

NEW YORK KNICKS (2) – INDIANA PACERS (6): 3-2

La seconda semifinale a Est vede il ritorno di una grandissima classica del tabellone orientale come New York-Indiana con i Knicks e i Pacers che hanno offerto sfide entusiasmanti tra gli anni Novanta e i primi Duemila interpretate da leggende del gioco assolute come Reggie Miller e Patrick Ewing. 

Ad accompagnare il ritorno della rivalità c’è il confronto tra due dei pochi head coach in grado di lasciare una vera impronta, nel bene e nel male, sulle loro squadre: dal lato Indiana il basket offensivo e i ritmi alti di Rick Carlisle, dalla parte Knicks la difesa asfissiante e soprattutto le rotazioni al limite dell’inesistente di Tom Thibodeau.

Queste ultime sono state il principale motivo di interesse (e ironia) di molti appassionati con Thibs che dopo la perdita di Julius Randle e Bojan Bogdanovic ha dovuto rinunciare definitivamente anche a Mitchell Robinson e poi a OG Anunoby fermato da un infortunio muscolare nel terzo quarto di gara-2.

Eppure dopo 5 gare i New York Knicks sono ancora avanti 3-2 nella serie perdipiù risorgendo da una batosta epocale in gara-4 a cui hanno risposto con un trentello tondo ai danni dei Pacers al ritorno della serie al Madison Square Garden.

La partita inaugurale della contesa ha visto subito grandi emozioni con i Pacers a volare sulle ali dell’entusiasmo per l’eliminazione dei Milwaukee Bucks al primo turno e pronti a dimostrare di credere in una deep run. Indiana chiude il primo tempo sul 55-49 con Myles Turner in forma smagliante e con il 43.8% da tre all’intervallo lungo ma nella seconda metà della gara arriva la risposta dei Knicks con il leader assoluto Jalen Brunson a guidare il suo starting five con 43 punti, 14/14 ai liberi e 14/26 dal campo.

Non solo Brunson però per Thibs che può contare sulle armi che abbiamo imparato a conoscere: le triple di Donte DiVincenzo (25 con 5/9 da tre) l’intensità di Josh Hart malgrado il minutaggio folle di 48 minuti (doppia doppia da 24 con 9/13 più 13 rimbalzi) e la difesa di un ancora integro OG Anunoby. New York si porta quindi sull’1-0 anche perchè Tyrese Haliburton marca visita (zero punti nel secondo tempo, 6 in totale per il giocatore di punta dei Pacers)

I Knicks riescono a confermarsi in gara-2 accettando questa volta la sfida degli avversari e battendoli sul loro territorio con una gara a punteggio alto finita 130-121 per i padroni di casa. Questa volta Haliburton risponde presente e marca 34 punti con 9 assist e ben 7/11 da tre mentre TJ McConnell va addirittura in doppia doppia con 10 punti e 12 cioccolatini da scartare per i compagni, ma non è ancora abbastanza per piegare il devastante quintetto dei Knicks.

Rasentando il 50% da tre (14/30) New York stavolta aggiunge ai 29 con 11/16 di Brunson, alle triple di un DiVincenzo da 6/12 al tiro pesante e ai 19 con 15 rimbalzi di Hart (e altri 48 minuti per l’ex Pelicans…) un’altra doppia doppia, quella di Isaiah Hartenstein che nella prima gara senza Mitchell Robinson a fargli (poco) da backup scrive 14+12 carambole con 5/7 da due. 

I Knicks ribaltano ancora una volta un primo tempo chiuso sul -10 con un terzo quarto da 36-18 approfittando anche di una certa mancanza di continuità dei Pacers (Turner si ferma a 6 con 3/11) e nonostante sia proprio la terza frazione di gioco a fermare la corsa di un OG Anunoby che ne aveva fin lì messi ben 28 con 4/7 da tre.

Si va quindi a Indiana sul 2-0 Knicks e va in scena una gara-3 che avrebbe potuto essere un vero game changer non solo per il succitato infortunio di Anunoby ma anche per come i Pacers abbiano approfittato ancora una volta, dopo averlo fatto con i Bucks, della spinta del pubblico locale per aggiudicarsi una gara in volata che li avrebbe fatti piombare sul 3-0 nel caso fossero stati i Knicks a vincerla.

In una gara in cui le superstar hanno fatto le superstar con Tyrese Haliburton condottiero dei suoi che griffa 35 punti con 14/26 (8/10 da due) e Jalen Brunson che risponde con 26 e la tripla del pareggio a 30” dal termine l’hombre del partido è stato Andrew Nembhard, due punti fino agli ultimi secondi, tripla del +3 con 16.4” sul tabellone che sarà poi decisiva per il primo punto dei Pacers nella serie.

Poteva essere un finale in grado di cambiare il volto della contesa ed è stato in effetti il preludio a una gara-4 in cui Indiana ha letteralmente fatto a pezzi gli avversari con un -22 che è stato anche bugiardo in quanto i Knicks hanno toccato anche il -38 prima del lungo garbage time in cui hanno recuperato qualche punto. Invece gara-5 al Garden ha nuovamente rimescolato le carte in tavola ed è toccato a New York fare la voce grossa, tenere gli avversari a soli 91 punti e chiudere la partita sul +30.

In effetti le discusse e discutibili rotazioni dei Knicks hanno rivelato una potenzialità: quella di tenere il quintetto base sempre in ritmo e sempre sul pezzo. Così i 17 rimbalzi di Hartenstein, l’ennesima doppia doppia di Josh Hart da 18 e 11 rimbalzi e soprattutto i 44 di Brunson che veniva dai 18 con 0/5 da tre di gara-4 sono una sorpresa meno grossa di quanto ci si aspetti.

Certo, ovviamente bisogna vedere fino a quando il fisico possa reggere e un crollo come quello della quarta gara in cui nessun Pacer ha superato i 20 punti di Haliburton solo perchè nel terzo quarto la partita era già chiusa rimane decisamente esplicativo dei rischi che Tom Thibodeau si assume con questo tipo di gestione. La serie rimane aperta a qualsiasi risultato, l’attacco di Carlisle può riprendersi anche da un -30 e anzi ad oggi gara-7 appare l’epilogo più probabile e forse anche più giusto.

 

 

 

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.