A Boston si respira aria pregna di entusiasmo. I Celtics dominano in lungo e in largo i parquet dell’NBA, mettendo in mostra un basket di alto livello. Gli uomini di coach Mazzulla hanno messo nel mirino quell’anello che, in Massachussetts, manca dal lontano 2008. All’epoca, i verdi vantavano un roster di primissimo livello. I Big Three Garnett-Pierce-Allen completavano il quintetto titolare insieme a Rondo e Perkins. Un mix di genio e sregolatezza che regalò a Boston il diciassettesimo titolo della propria storia.
Quell’anello, però, appartiene a un lontano passato. Negli anni, i Celtics hanno accarezzato più volte il sogno di tornare sulla vetta del basket americano, fallendo in ogni occasione. Negli ultimi sette anni, Boston ha raggiunto le finali di Conference in ben cinque occasioni. Tuttavia, la franchigia color verde speranza ha alzato al cielo il trofeo delle finali della propria Conference una sola volta, perdendo poi le Finals contro gli Warriors nel 2022. Saranno solo numeri ma essi evidenziano bene le potenzialità di una squadra ricca di talento ma scarsa di capacità realizzativa.
La sinfonia pare diversa quest’anno. Il talento c’è, il gioco pure e parrebbe esserci anche quella solidità venuta meno in tempi passati. La scorsa notte Tatum e compagni hanno sconfitto i traballanti Utah Jazz per 123 a 107. I Celtics hanno portato a casa una vittoria pesante, arrivata con una sofferenza non pronosticata prima della gara.
I Jazz, privi di Markkanen, hanno retto l’onda verde fino al quarto quarto grazie a un super Clarkson. Nell’ultimo spicchio di match è salito in cattedra Jayson Tatum che ha chiuso i conti e ha riportato i suoi in Massachussetts con una vittoria in tasca.
È bene evidenziare le rotazioni dei Celtics nella gara contro Utah. Privo di Jaylen Brown, Al Horford e Kristaps Porzingis, Joe Mazzulla ha schierato le seconde linee. La risposta dei chiamati in causa è stata fenomenale, aumentando la fiducia dell’intero roster. D’altronde se i titolari giocano bene si vincono le partite, se le riserve sono all’altezza dei titolari si vincono i campionati.
La stagione NBA è lunga e logorante e Mazzulla deve poter contare su giocatori sempre pronti a dare tutto una volta calcato il parquet. Le 51 vittorie in 65 partite dimostrano la solidità di questo gruppo. Inoltre il record dei Celtics tra le mura domestiche è, fin qui, di 29-3. In caso di conflitto bellico rifugiatevi al TD Garden, il fortino inespugnabile di Boston.
Oltre ai doverosi complimenti vanno anche evidenziati alcuni difetti da correggere per un tranquillo cammino verso il titolo. In primis, è da ravvisare una mancanza di lucidità nei momenti finali delle gare “tirate”. Nella sfida tra Boston e Cleveland, i Celtics guidavano la gara con un vantaggio sui padroni di casa di 16 punti al quarto quarto. Risultato finale? 105 a 104 per i Cavs.
Il crollo dell’attenzione dei verdi ha regalato a Cleveland la più larga rimonta in un ultimo quarto nella storia della franchigia dell’Ohio. Inoltre, il quintetto di Mazzulla pare essersi completamente dimenticato dell’esistenza di Dean Wade. Il prodotto di Kansas State ha registrato 20 punti nell’ultimo spicchio di gara, mandando al tappeto Boston.
Pregi e difetti anche nella sfida vinta contro i Suns. I Celtics hanno amministrato il gioco per i primi due quarti, perdendo il terzo e vincendo di un punto l’ultimo periodo. Alla fine è arrivata la vittoria per 117 a 107.
La difesa di Boston ha messo in mostra una buona solidità contro quei giocatori di Phoenix che non rientrano nell’elite cestistica. Priva di Booker, la franchigia dell’Arizona è stata trascinata da un super Durant autore di 45 punti. Tuttavia, escluso il campione ex Warriors, gli uomini di coach Vogel sono stati ridimensionati dalla difesa di Boston che ha concesso 20 punti a Beal (con 10/20 dal campo) e 13 a Bol Bol.
I Boston Celtics sono una grande squadra trascinata da un grande giocatore. Le luci della ribalta illuminano sempre il ragazzo con la casacca numero zero: Jayson Tatum. L’ala di St.Louis, anno dopo anno, conferma le sue straordinarie doti offensive. Fin qui, JT ha totalizzato una media di 27 punti, tirando con il 47.3% dal campo. Inoltre, si è reso protagonista di 23 doppie-doppie in 62 presenze stagionali, circa una ogni tre gare.
Ciò che i numeri non possono rendere è la sua leadership in campo. Quando Tatum decide di salire in cattedra la partita cambia volto. Testimoni i Jazz, in totale difficoltà nel contenere Tatum e i suoi 38 punti a fine partita durante la scorsa giornata.
In tempo di Oscar è giusto assegnare un premio anche al miglior attore non protagonista. La statuetta va di diritto a Jaylen Brown. Selezionato con la terza pick del primo giro al Draft 2016, Brown è, ad oggi, uno dei migliori giocatori della Lega.
In quel di Boston, Jaylen convive da tempo con l’ingombrante immagine di Jayson Tatum. Il feeling tra i due è ottimo e l’obiettivo delle superstar è lo stesso: vincere il titolo con i Celtics. Nella stagione in corso, Brown sta prendendo meno tiri rispetto agli anni passati. Il minor numero di tentativi lo porta a smistare maggiormente il pallone e i risultati si vedono.
La guardia classe ’96 ha una media di 3.7 assist a partita, la sua carrer-high da quando il ragazzo indossa la casacca verde di Boston. Attenzione però a non sottovalutare la capacità realizzativa di Brown. Questo errore è stato commesso dai Golden State Warriors nell’ultima sfida tra le due franchigie, persa malamente da Curry e compagni per 88 a 140.
Voci narrano che Draymond Green (non proprio nel miglior periodo della sua carriera) abbia esautorato i coach dalla gestione delle tattiche, assumendo il controllo in campo. La scelerata decisione di concedere spazio a Jaylen Brown dalla linea dei 3 punti è costata carissima agli Warriors.
Brown mette a segno 29 punti, i Celtics registrano il record della franchigia per il più ampio margine di scarto nel punteggio all’intervallo (ben 44 punti) e, come se non bastasse, Curry fallisce tutte e 9 le triple tentate prima di uscire dal campo per infortunio.
Un riconoscimento speciale va dato anche a coloro che, come i tecnici di scena dietro le quinte, lavorano ma non si vedono. In particolare, un plauso va fatto a giocatori come Derrick White e Luke Kornet. Il primo gioca con costanza e intelligenza. White non conquista le copertine ma fa funzionare perfettamente gli schemi di Mazzulla. Kornet è meno utilizzato, ma altrettanto funzionale sia partendo dalla panchina, sia schierato dalla palla a due.
Le dimostrazioni di forza dei Celtics sono arrivate con le due incredibili streaks di vittorie registrate nella stagione in corso. La prima tra ottobre e novembre, 8 vittorie consecutive che indirizzavano già i Celtics sulla strada dei candidati al titolo. Poi è arrivata la cocente sconfitta contro Minnesota. I Timberwolves, trascinati da Anthony Edwards con 38 punti, hanno sgambettato gli uomini di Mazzulla all’overtime, terminandone la striscia positiva. Le 11 vittorie consecutive tra febbraio e marzo hanno rimesso in vetta alle classifiche i Celtics, protagonisti di un campionato a parte.
Joe Mazzulla ha costruito un’idea di gioco degna di un anello. Boston si muove all’unisono, è aggressiva a rimbalzo (prima in classifica con una media di 47.1 rimbalzi per partita) ed è quinta in classifica per realizzazioni nei momenti clutch della gara.
Proiettiamoci in avanti, pensando a una gara -7 delle finali di Conference (tasto dolente per il mondo Celtics). Ultimi istanti della partita, Celtics in svantaggio, servono punti. La squadra recupera palloni a rimbalzo, si riversa nella metà campo avversaria, tira, canestro. Così si vince, così giocano quest’anno i Boston Celtics.
Dunque la domanda è lecita: dove possono arrivare Tatum e compagni? La risposta, più scontata che creativa, è “dipende”. Le incognite sono molte. Innanzitutto, la tenuta mentale di questi ragazzi. Gli esempi possono essere colti dalla stagione in corso.
Da un lato, la sfida Boston-Dallas, vinta dai Celtics per 138 a 110. Doncic (il solito Doncic) realizza 37 punti. Irving, insolitamente, ne mette a referto solo 19. Da sottolineare le statistiche al tiro del buon Kyrie: 9 centri su 23 tentativi, una sola tripla su 7 tentate. La difesa di Boston ha limitato i danni limitabili, a Doncic non c’è soluzione.
Come polo opposto al match contro i Mavs c’è la gara sopra citata tra i Celtics e i Cavs vinta da Cleveland nell’ultimo quarto. Dunque, lo staff di Boston dovrà lavorare per mantenere alta la soglia dell’attenzione dei giocatori fino alla fine dei play-off.
Un’altra incognita è legata alle contenders. A Est, il cammino dei Celtics verso le Finals può essere ostacolato dai Milwaukee Bucks. Sebbene non siano temibili come ai tempi del titolo ottenuto, Antetokounmpo e compagni hanno le qualità per dire la loro sull’approdo alle finali.
A Ovest gli indiziati numero uno al titolo sono i campioni in carica, i Denver Nuggets. Jokic, tanto mansueto quanto assetato di vittoria, si è dimostrato un leader sotto l’aspetto cestistico e morale. Dunque un’arma in più a favore di Denver, in cerca di un back-to-back. Attenzione anche ai giovani fuoriclasse di Oklahoma, primi a Ovest e con nomi di qualità come Shai Gilgeous-Alexander. I Clippers, in cerca di un titolo dal lontano 2019 quando piazzarono il doppio colpo di mercato Leonard-George.
Infine, per completare un gruppo di possibili vincitori, vanno citati anche i Phoenix Suns. Fin qui, la stagione della franchigia dell’Arizona ha suscitato qualche perplessità. Tuttavia, un roster che può contare su nomi del calibro di Kevin Durant, Devin Booker e Bradley Beal deve far parte delle candidate al trionfo finale.
La strada è lunga e in quel di Boston lo sanno. Tatum e compagni sono al lavoro per trasformare in realtà il sogno di una città che, da ben 16 anni, desidera tornare sul tetto d’America.
Hai dimenticato di citare Jrue Holiday, il suo contributo è silenzioso come quello di White, ma anche lui, a fronte di un minor bottino di punti, contribuisce difensivamente in maniera significativa.
Il grosso interrogativo è proprio se Holiday e Horford riusciranno a mantenersi sani nelle serie playoff che contano, loro e Porgingis, perchè la regular season è si sfiancante, per il numero di partite giocate, ma le serie playoff sono una arena di gladiatori………….