Ormai possiamo dirlo chiaramente: dopo anni di stagioni NBA tra il deludente e il catastrofico i New York Knicks sono stabilmente una squadra da playoff.

Lo scorso anno i Knickerboxers sono tornati a vincere una serie playoff con un perentorio 4-1 ai danni dei Cleveland Cavaliers risvegliando l’entusiasmo di una fanbase che non vedeva l’ora di festeggiare; la postseason si concluse il turno successivo con un 4-2 subito dai Miami Heat ma dalla stagione 2022-23 New York ha ricavato due importanti certezze che hanno consentito di tracciare, finalmente, un progetto.

La prima è rappresentata senza ombra di dubbio da Jalen Brunson. Preso incredibilmente da free agent dopo il mancato accordo con Dallas malgrado si fosse rivelato il perfetto braccio destro di Luka Doncic portando i Mavericks in semifinale playoff, il figlio di Rick, attuale componente del coaching staff di New York, è definitivamente esploso in maglia Knicks diventando il leader della squadra.

Brunson ha pienamente dimostrato le doti di carattere già apprezzate a Dallas e oggi, oltre ad essersi guadagnato la prima convocazione per l’All Star Game (soprassedendo sulla qualità di ciò che vediamo in campo in tal sede…) è un giocatore da 27.2 punti a gara e 6.5 assist, cifre che tuttavia non rappresentano appieno la sua capacità di essere decisivo nei momenti che contano e di non tirarsi mai indietro attaccando il ferro con decisione quando c’è da farlo o colpendo dal perimetro col suo micidiale arresto e tiro.

Dopo aver inseguito tante volte superstars che alla fine puntualmente sceglievano di accasarsi altrove (giusto per citare gli ultimi, ricordiamo la delusione della free agency 2019 in cui Kevin Durant e Kyrie Irving scelsero entrambi i rivali Brooklyn Nets) New York ha così trovato il suo go-to-guy in un giocatore emergente che quando approdò alla corte di James Dolan non era certo un nome di primo piano ma i cui tifosi cantano ora il fatidico “MVP-MVP” quando è alla linea del tiro libero del Madison Square Garden.

La seconda certezza dei Knicks attuali e presumibilmente futuri viene invece dalla panchina: malgrado il passo falso del 2021-22 con New York fuori dai playoff i Knickerboxers sono a tutti gli effetti la squadra di Tom Thibodeau, nel bene e nel male.

Nel ritorno dei Knicks ad alti livelli c’è infatti soprattutto la mano dell’ex coach dei Chicago Bulls la cui filosofia cestistica è stata oggetto di dibattiti e discussioni anche su questi schermi. Allenatore che parte dalla difesa in una NBA in cui proliferano sempre di più gli attacchi, poco propenso a lasciare che la stella di turno risolva le partite da solo, le sue rotazioni ridotte all’osso rappresentano sicuramente un punto interrogativo sull’efficacia ad altissimi livelli delle sue squadre.

Comunque sia New York ha deciso di affidare alle mani esperte di Thibo l’identità dei Knicks e questo non si vede solo dal gioco ma anche da come il roster abbia preso forma fino ad arrivare all’attuale quinta forza della Eastern Conference con gli Orlando Magic nel mirino, battuti al Garden con un secco +24 lo scorso 8 marzo e che hanno una vittoria, ma anche una gara giocata, in più.

I Knicks hanno infatti deciso, nella finestra di metà stagione, di rinunciare a uno dei giocatori più rappresentativi del loro ritorno ai playoff come RJ Barrett per accogliere al suo posto OG Anunoby. Uno scossone importante allo starting five di New York in cui si legge tutta la concezione del basket di Thibodeau: lascia uno scorer prolifico ma senza troppo criterio nella selezione dei tiri, arriva un difensore di uguale caratura sia sugli esterni che sui lunghi e che non disdegna il fatturato offensivo.

Attualmente Anunoby è parte della lista infortunati dei Knicks sulla quale torneremo nel corso di questo articolo. Al suo rientro dal problema al gomito che lo ha costretto a operarsi ritroverà però intatto il sistema di gioco di cui era l’uomo di punta designato ed è sicuramente molto più facile essere interprete di un copione eseguito bene anche dai compagni piuttosto che sobbarcarsi il peso di rappresentare lo specialista difensivo.

OG Anunoby, difensore principale ma non unico nei Knicks di Thibo

OG Anunoby, difensore principale ma non unico nei Knicks di Thibo

New York ha infatti trovato importanti risorse in Josh Hart e Donte DiVincenzo, altri giocatori emergenti che in maglia Knicks stanno esprimendo appieno tutto il loro potenziale.

Apprezzato tuttofare tra gli esterni sia ai Lakers che a New Orleans, Hart oggi è stabilmente titolare (dal 29 gennaio sempre in starting five) approfittando sicuramente della partenza di Barrett ma anche di Quentin Grimes finito (ahilui) ai derelitti Pistons. Chiaro che non si tratta di un realizzatore prolifico ma i suoi 7.6 rimbalzi a gara e il suo atletismo sono il perfetto complemento per Brunson che può così permettersi di conservare energia per la fase offensiva.

Allo stesso modo DiVincenzo, ignobilmente soprannominato Big Ragù (…) e diciassettesima scelta del grande draft 2018 che ha portato in NBA gente come Doncic, Trae Young e Jaren Jackson Jr., ha avuto la definitiva consacrazione con Thibodeau registrando finora career high come i 14.3 punti a gara e soprattutto il 40.4% da tre su 8 tentativi medi che fornisce all’attacco di New York una vera dimensione perimetrale ulteriormente rinforzata dall’innesto di Bogdan Bogdanovic (finora la percentuale da 3 si è abbassata al 36.5% per l’ex Jazz a fronte del 39.5% in carriera ma bisogna dargli comunque tempo per entrare appieno nel nuovo sistema di gioco)

La classifica attuale rispecchia appieno il valore dei New York Knicks che puntano con decisione la quarta piazza ad Est essendone la pretendente più accreditata ma che hanno anche un gap importante di 4 vittorie sui Cavaliers terzi, sintomatico di una squadra non ancora pronta per puntare davvero al bersaglio grosso.

Si potrebbe obiettare tirando in ballo la succitata injury list che ha penalizzato gli stessi Cavs per molto tempo (la squadra di JB Bickerstaff sta scalando la classifica dopo mesi a gravitare nella zona centrale della standing) che oltre ad Anunoby comprende Mitchell Robinson, operato alla caviglia sinistra dopo essersi infortunato a metà dicembre, e soprattutto colui che è stato considerato per anni il vero top player di New York: Julius Randle.

Il frontcourt titolare dei Knicks di inizio stagione attualmente KO

Il frontcourt titolare dei Knicks di inizio stagione attualmente KO

Partiamo dai tempi di rientro più o meno probabili: Robinson è stato dato out of season dopo una prima ipotesi di ritorno nel mese di febbraio ma i suoi progressi stanno facendo ipotizzare che possa tornare in campo anche prima dei playoff, mentre Randle, infortunatosi alla spalla il 29 gennaio, è costantemente monitorato dallo staff medico per permettergli un rientro nella condizione migliore.

Al di là però dello stato di forma in cui rientreranno i due (e ovviamente augurando a entrambi di poter tornare in campo al meglio) c’è da farsi più di qualche domanda sull’effettiva consistenza ad alti livelli di coloro che sono stati di fatto i lunghi titolari della New York che ha disputato nuovamente i playoff nel 2021 confermandosi due anni dopo.

I dubbi tuttavia non riguardano tanto Robinson, giocatore atletico e di energia ma offensivamente limitato (solo 8.1 punti in carriera scesi a 6.2 nelle gare precedenti l’infortunio di quest’anno) e il cui vuoto è stato colmato bene da Precious Achiuwa, arrivato da Toronto insieme ad Anunoby e che ha tolto a Isaiah Hartenstein un po’ di pressione affiancandolo nel frontcourt. Da questo punto di vista Thibo ha le spalle coperte, insomma, ma il punto interrogativo principale è: Julius Randle può essere il trascinatore di una squadra da anello?

Le doti offensive dell’ex Pelicans e il suo contributo pesante al ritorno di New York alla postseason farebbero presupporre un sì, ma il pregresso dice anche che Randle ha visto sensibilmente calare il proprio rendimento proprio nelle due partecipazioni ai playoff della sua squadra.

Partendo dalle cifre, in regular season Randle non è mai sceso sotto i 20 punti di media ma non li ha mai superati in postseason, dove in tre serie disputate in totale ha tirato col 34% dal campo e col 28% da tre (tiri che spesso prende dopo averli costruiti da solo)

Julius Randle è approdato a New York prima di Thibodeau, peraltro in una squadra appena colpita dalla cocente delusione del gran rifiuto di Durant e Irving e pronta quindi a buttarsi sul primo free agent di valore. Oggi ha 29 anni e i suoi pregi e difetti sono ormai ben noti: ottimo scorer e gran rimbalzista ma finora poco consistente quando si deve evitare l’eliminazione nonchè condizionante per l’attacco della sua squadra (prende 18 tiri a gara in carriera, 15 in postseason perchè abbassati dall’arrivo di Brunson)

Come sempre la parola spetta al campo ma sulla carta il punto di arrivo per i Knicks di quest’anno può realisticamente dirsi il ripetere l’ottima scorsa stagione per continuare a stabilizzarsi ad alti livelli anche perchè come sempre non aiuteranno le rotazioni corte di Thibodeau ai playoff che rischiano di privare la squadra di risorse di riserva spendibili, come avvenne nel 2021 quando il play titolare e con ampio minutaggio fu addirittura Derrick Rose preso come uomo d’esperienza dalla panchina.

Tom Thibodeau, nel bene e nel male l'uomo del presente e del futuro dei Knicks

Tom Thibodeau, nel bene e nel male l’uomo del presente e del futuro dei Knicks

Non è certo la più nera delle prospettive attuali per una squadra che è stata per larghi tratti protagonista di vere e proprie tragicommedie sportive sotto la gestione James Dolan. Al contrario, New York ha costruito bene trovandosi già in una posizione di forza e compiendo la coraggiosa scelta di rinunciare a RJ Barrett; se davvero arrivasse un grosso nome via trade, magari impacchettando Julius Randle finchè il suo valore è al massimo, potremmo davvero assistere nel futuro prossimo a una versione dei Knicks pronta a riportare al Madison Square Garden l’anello che manca dal 1973.

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