Forse era già scritto. Mai campioni NBA nella loro storia. Mai alzato in cielo quel tanto cercato e troppe volte sfiorato Larry O’Brien Trophy. E ora finalmente il sogno si corona, l’obiettivo è raggiunto.

I Denver Nuggets battono in volata Miami 94-89. E il titolo NBA finalmente approda in Colorado.

Una partita dalle due facce. Il primo tempo è un continuo botta e risposta. A guidare la baracca per Miami è Bam Adebayo, autore di ottime Finals: sono 18 punti nei primi due quarti. Per i padroni di casa è il solito Nikola Jokic. Dopo l’intervallo la musica cambia progressivamente. Le triple non entrano per nessuno: Miami dall’arco tira con il 25%, Denver addirittura con il 18%. La fortuna dei Nuggets è avere nel pitturato il giocatore perfetto per questo tipo di partite.

Nessuno del supporting cast di Micheal Malone brilla. Murray ne piazza 14 (e una tripla molto pesante), Bruce Brown 10 dalla panchina, Gordon solo 4, con annessa stoppata clamorosa.

Il miglior marcatore, escluso Jokic, è Micheal Porter Jr. Dopo una serie molto difficile, l’ala dei Nuggets mette a referto una doppia doppia da 16 punti e 13 rimbalzi, con una tripla pull-up che taglia le gambe a Miami.

Ma Denver è pur sempre Gotham City, dove Joker gira indisturbato e osannato. Il due volte MVP (e derubato, a mio parere, del terzo da Embiid) si accende e domina quando capisce che la retina si sarebbe mossa solo su un suo tiro. Miami fa un ottimo lavoro a limitarne le abilità di playmaking (solo 4 assist). Erik Spoelstra lo aveva già detto qualche giorno fa: un giocatore del genere non si può limitare.

Gli togli il passaggio, lui segna. Gli togli il tiro, ammesso che sia davvero possibile, ti trova il compagno completamente libero. Gara 5 è stata un perfetto esemplare della prima tipologia. Per il serbo sono 28 punti e 16 rimbalzi. E un meritatissimo premio da miglior giocatore delle Finals. Molto meglio del premio MVP di Embiid.

Miami, o meglio Butler, si è svegliato troppo tardi. Una run di Denver mette gli Heat con le spalle al muro. Jimmy (fino a quel 2/12 dal campo) ne piazza 13 di fila e porta avanti Miami.

Una sua palla persa sanguinosissima a 30 secondi dalla fine condanna la sua squadra alla sconfitta.

Rimangono le considerazioni sulla sua caviglia, infortunata contro i Knicks. Da quella gara 1 al Madison Square Garden Jimmy Buckets è sembrato l’ombra di quello che aveva squartato la difesa di Jrue Holiday, uno dei migliori difensori on-ball dell’intera lega. E rimane la immensa leadership di questo giocatore, che non si rifugia in scuse quando perde.

Una passione incredibile per il gioco della pallacanestro, per quanto lui ne abbia vissuto quasi sempre il lato crudele e sadico. Un amore immenso per il suo allenatore, per i suoi compagni di squadra e per il gruppo. Nonostante tutto, sfottò o goliardate comprese.

Ma Butler non può certo fare tutto da solo. Ha giocato una serie ben al di sotto delle sue capacità. Ma gli è sempre mancato l’aiuto dei suoi compagni di squadra. Ancora una volta deludenti sia Strus che Vincent, che sembrano essersi spenti dopo tre serie on fire. Si era già detto: l’unica speranza per Miami era continuare a tirare rasentando la perfezione. Gli Heat hanno fatto tutto meno che quello, e il risultato è un’altra sconfitta alle Finals.

I dubbi sulla gestione di Spoelstra rimangono. Stanotte Zeller gioca 1 minuto, il suo plus/minus è -5. Duncan Robinson e Caleb Martin giocano troppo poco, nonostante il rendimento positivo. Herro viene attivato ma mai buttato nella mischia (risk management, chiaro, ma sono comunque le Finals e sei sotto 3-1). Rimane però uno dei migliori coach di tutti i tempi, credo abbia avuto le sue ragioni. Inizia ora per Pat Riley una offseason di riflessione: insistere con questo core e qualche innesto minore tra free agency e Draft? Oppure cercare un grande splash, alla Damian Lillard? E quanto si è disposti a cedere per assicurarsi le prestazioni di una seconda stella, falla più evidente in questo roster molto ben costruito?

Per gli Heat rimane una postseason incredibile. Da ottava testa di serie a sfiorare il sogno di vincere il titolo, battendo le due squadre favorite (Milwaukee e Boston). Ma questa volta Davide non è riuscito a battere Golia. O meglio Nikola Jokic, che si conferma lì in alto, il miglior giocatore della lega. Non fidatevi di chi dice altrimenti.

Applausi a Miami per i Playoff disputati. Applausi a Denver per dei Playoff dominati in lungo e in largo. E ora tutti a riposare insieme a Jokic. Almeno per 9 giorni, quando ci sarà il Draft che dichiarerà ufficialmente iniziata la nuova stagione

2 thoughts on “NBA Finals 2023: trionfo Denver, 4-1 a Miami

  1. Bell’articolo. Concordo quasi su tutto. Il quasi è che, secondo me, anche nell’ultima partita Jokic tutte le volte che era raddoppiato ha smazzato degli assist mica da poco procurando tiri apertissimi che poi sono stati sbagliati.
    Poi per Jokic sono finiti veramente tutti gli aggettivi e sul furto con scasso del terzo MVP di fila negatogli penso abbia messo un bel punto esclamativo

  2. Karma is a bitch, NBA.

    Tra l’altro Denver ha una bellissima squadra. Con un paio di aggiunte mirate possono durare.

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