Non è bastato ai Miami Heat espugnare la Ball Arena di Denver in gara-2 per girare a proprio favore l’inerzia delle NBA Finals 2023: le due gare della American Airlines Arena, attuale Kaseya Center, hanno visto i Nuggets di Nikola Jokic abbattere senza pietà la resistenza dei padroni di casa con la possibilità di festeggiare già in gara-5 davanti al proprio pubblico il loro primo Larry O’Brien Trophy.

La vittoria finale dei Denver Nuggets appare infatti più vicina anche del già di per sè eloquente 3-1 su cui si trova attualmente la serie. In gara-4 la squadra allenata da Mike Malone ha mostrato forse definitivamente la propria superiorità quanto a forza mentale, condizione fisica e profondità del roster battendo Miami sul territorio prediletto da coach Erik Spoelstra: il gioco di squadra.

Gli Heat ce l’hanno nuovamente messa tutta ma obiettivamente sembrano a corto di energie dopo una cavalcata nei playoff quantomai dispendiosa e con le rotazioni accorciate dall’infortunio di Tyler Herro (che non è rientrato in gara-4 malgrado circolasse qualche voce in proposito) che si è aggiunto a quello di Victor Oladipo. Nel quarto episodio della serie è però anche mancata in più occasioni proprio la capacità di giocare la propria pallacanestro nonostante le bordate avversarie, tant’è che il momento unleash Jimmy Buckets è arrivato molto prima del previsto.

Il primo tentativo di allungo da parte dei Nuggets, avanti nel punteggio praticamente tutta la gara, è arrivato sul 18-11 a due minuti dal termine del primo quarto con Miami che non riusciva a trovare la via del canestro (1/7 da tre) permettendo a Denver di mantenere il vantaggio senza troppo dispendio di forze, fattore essenziale per la partita e per la serie.

Proprio in questo frangente Jimmy Butler ha cominciato a mettersi in proprio così come ha sempre fatto nel momento in cui l’attacco dei suoi compagni non è in grado di produrre e approfittando anche di una storta alla caviglia per Nikola Jokic, atterrato sul piede di Max Strus, nonchè di una tabellata di Kyle Lowry l’ex Wolves è stato protagonista di uno dei pochi momenti davvero favorevoli agli Heat mettendo sulla sirena del primo quarto la tripla del vantaggio sul 21-20.

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Poteva essere l’inizio della costruzione di un vantaggio consistente per Miami approfittando della spinta emotiva del canestro di Butler e di un secondo quarto in parte giocato con Jokic in panchina a riprendersi dalla storta ma i dodici minuti successivi hanno visto invece il preludio alla grande, grandissima partita di Aaron Gordon.

L’ex uomo volante di Orlando spesso ha fatto storcere il naso ai suoi tifosi per l’adattamento non sempre ottimale al ruolo di scudiero in area di Jokic in grado di aggiungere alle meraviglie del serbo il suo atletismo soprattutto in difesa. Gordon è alla fine emerso prepotentemente nel momento più importante in assoluto della sua militanza a Denver riuscendo a fare da riferimento offensivo per i suoi e a mantenere in vantaggio i Nuggets.

Quando poi il Joker si ristabilisce e giusto per far capire che la caviglia è a posto mette una tripla da otto metri dopo che gli Heat avevano di nuovo impattato a quota 30 si materializza qualcosa che troppe volte era stato solo ipotizzato: Nikola capisce che Gordon è in partita e sfrutta la sua magnificenza passatoria per innescare i voli dell’ex Magic.

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Gli 11 punti di Aaron nel secondo quarto con 5/5 dal campo fanno volare Denver sul massimo vantaggio prima che si ripeta il copione del primo quarto col rientro di Miami più di cuore che di testa affidato ai voli di Bam Adebayo che con uno schiaccione a 30” dalla fine del secondo quarto cerca, così come aveva fatto Butler nel primo, di tenere moralmente in partita la sua squadra.

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Ancora una volta però i Nuggets non si fanno intimorire dai tentativi di rincorsa degli avversari, anzi il terzo quarto è quello dell’allungo che si rivelerà poi definitivo.

Miami non riesce ad ottenere impatto dai suoi role players che tante volte avevano fatto la differenza in stagione col solo Caleb Martin ad aggiungere fatturato dietro Adebayo e Butler (in particolare Max Strus e Gabe Vincent chiuderanno con 2 punti in 2, di Vincent, e 1/10 dal campo in totale con 0/7 da tre) e malgrado la sparatoria di Kevin Love con gli Heat piombati nuovamente a -10 (che include un’altra tripla di tabella dopo quella di Lowry del primo quarto) Denver riesce a chiudere il terzo quarto sul nuovo massimo vantaggio, il +13 del 73-86 con cui si va all’ultimo intervallo.

Sono ancora gli uomini di rotazione a fare la differenza per la squadra di Malone e così alle triple di Jokic e a un Gordon scatenato si aggiunge Bruce Brown che inaugura con 5 punti consecutivi il break chiuso dalla bomba dello stesso Gordon a fine periodo. Denver è più squadra di Miami con Jamal Murray che mette parzialmente da parte la vena realizzativa (alla fine il canadese ottiene 15 punti ma con 5/17 dal campo) per dedicarsi ai suoi 12 assist di cui beneficia anche un Michael Porter Jr. che a sua volta rinuncia al ruolo di tiratore per attaccare il ferro e correre in contropiede.

L’ultimo quarto vede gli Heat tentare il tutto per tutto dando fondo alle ultime energie per non arrendersi prima del tempo e così la squadra di Erik Spoelstra apre il periodo con la tripla di Duncan Robinson, la stoppata di Bam Adebayo che cancella Murray e il fallo e canestro di Jimmy Butler che vale il -5 a 8′ dal termine con Jokic costretto in panchina dai cinque falli.

Miami continua a lottare ma anche in questo caso emerge impietosamente il divario tra le due squadre soprattutto in termini di energia e mentre agli Heat ogni tentativo di rientro da questo punto di vista costa caro, Denver non perde mai di qualità per il suo gioco trovando l’uomo in più del finale di partita in un tarantolato Bruce Brown che concluderà con 21 punti in 28 minuti con 8/11 dal campo e 3/5 da tre.

L’ex Nets risponde a tutti gli ultimi tentativi di restare cestisticamente in vita da parte di Miami affiancato sempre da Aaron Gordon il cui score finale recita 27 con 11/15 dal campo conditi con 7 rimbalzi e 6 assist. Gli Heat non ne hanno definitivamente più e il rientro in campo di Nikola Jokic, per il quale come sempre una partita leggermente sottotono porta comunque una doppia doppia da 23+12 rimbalzi, serve solo ad accompagnare la tripla del +14 di un altro gregario come Kentavious Caldwell-Pope che chiude la gara a 1’50” dalla sirena finale.

Miami incassa la quarta sconfitta consecutiva in casa contando anche le due subite dai Boston Celtics nelle Conference Finals dell’est e per Denver è sempre più vicino, come accennato, il momento di festeggiare il suo primo anello. Sicuramente Erik Spoelstra e i suoi uomini hanno fatto il possibile anche in questa serie ma è palese che siano arrivati spompati al capitolo finale della stagione e una vittoria in gara-5 in una Ball Arena che non attende altro che poter festeggiare non appare esattamente come l’evento più preventivabile.

La delusione della panchina degli Heat, vicini a un'altra sconfitta in finale dopo quella del 2020

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D’altra parte il percorso dei Denver Nuggets nell’arco di tutta la stagione parla chiaro. La squadra di Malone ha guardato dall’alto in basso le avversarie della Western Conference in regular season e nei playoff ha sbaragliato la concorrenza con la mentalità di chi è consapevole dei propri mezzi e di chi vuole portarsi a casa il titolo dopo molti anni a raccogliere consensi senza tuttavia ottenere nulla di concreto eccezion fatta per i due MVP consecutivi dello straordinario Nikola Jokic.

Le Finals non sono ancora concluse ma il loro esito sembra già scritto, per quanto la parola finale, come sempre, spetterà al parquet per gara-5 che si terrà nella notte italiana tra lunedì 12 e martedì 13 giugno e che risponderà al fatidico interrogativo: sarà ufficialmente la data del primo Larry O’Brien Trophy per i Nuggets?

 

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